Volontà - anno III - n.6-7 - 15 gennaio 1949
.. uiLà, e non tenevano alcun conto i \'ari fattori personali. Per questa ra- · gione alcuni altri scrittori di utopie, come Gcrrard \Viustaulcy, erano con• trari alla delegazione del potere del– la eomunitì, ad un Corpo centrale, per timore che in Lai modo essa per– desse di fotto la sua libertà, e soste– neva cht essa 1·onserv,1ssc il suo pro– prio governo autonomo. Gabriel dc Foigny e Didcrot andarono anche ol• tre, abolendo acldil'ittur.-1 i governi. L'esistenza dello Stato rende 1mre necessari due t:oclici di comportn• mento morale, poichè lo Stnto non solo divide gli uomini in e-lassi m.1 arwhe l'umanil:1 in nazioni. La fc. deità allo Staio ri<:hicclc spesso la negazione dei scnlimcnti di solida• riclÌl e mutuo appoggio che esisto– no naturalmente tra gli uomini. Lo Stato impone un certo c-odice di com– portamento per i rapporti tra i <.·il– ladini della 1·omuuiti:1. cd un altro 1>er i rapporti tra essi e gli sdtiavi od « i barbari ». Tullo C'ÌÒche è 1>roi– bito nei rapporti trn ugmdi è per– messo verso coloro che son conside– rati esseri inferiori. Il ,-illadino uto– pico è gentiie e cortese verso i suoi p:iri ma crudele con i suoi -schia"i: ama la pace in casa propria. ma con– duce le guerre pili spietate nelle co– ruunil:1 straniere. Questa dualit:ì del• l'uomo è ammessa da tulle le ulo– J>ic che seguono l'orma di Platone. Ed è "ero purtroppo che una tale dualità esiste nella sodctit quale uoi la sperimentiamo, ma può ap1>arirc strano che non sia stata eliminata i11 una « societ:ì 1 pcrfclla >). L'ideale universalista di Zenone che nella sua Repubblic" proclamcl\'a la fra– tellanza degli uomini di tutte le na· zioni è stata molto raramente adot- lata dagli altri scl'illori utopici. La maggioranza delle utopie ammetto– no la guerra come•un elemento ine– vitabile del loro sistema: come del resto deve essere, poiehè l'esistenza di uno St:110 nazionale sempre gene– ra guerre. Le utopie autoritarie non consen- 10110 mai nessuna personalità forle cd indipendente ~1bbastanza per t:on– ccpirc mutamenti o rivolte. Le isti• tuzioni utopiche sono considerale pedeltc: è implicilo che non pos– sono essere capaci di miglioramen– to. Lo S1ato utopico è essenzialmen– te statico, e non permctt~ elie i suoi cilladini si ballano, e n~mrneno ("hc sogn.ino, per una ulopia migliore. Questo .s1rit0Jamcnto della pCl'SO· nalit.'.1 dell'uomo assume Sf>Csso un ,·arattc1·e ,·eramcnte totalitario. i;: il Legislntorc od il Governo elfo dcc·i– dono il piano delle cil!Ìl e clcllc case: questi piani son 1>reparati secondo i. principii pii'1 razionali e le migliori conoscenze tccuichc, ma non sono Po,.~anica espressione della comuni– lÌ1. Una casa. come una città, 1>uÒ essere i·ostituita cli materiali inerti. m:a ugualmente dovrebbe incorpora· re lo spirito di coloro che l'hanno costruila. Allo stesso modo, le uni– formi utopiche possono essere piì1 comode ed attracnli dei ,,estiti nor– mali, ma anch'esse non const'ntono l'espressione dcli' indi"iduali1:"1 di ciascuno. Lo Stato utopico è anche più fo. roce nel la soppressione della li ber• lii dell'artista. Il poeta il pittore lo scultore debbono diventare Lutti ser– vi dello Stato, suoi agenti di propa– ganda. L'espressione individuale vie– ne loro proibita con pretesti esteti– ci o morali. ma lo scopo reale è lo 335
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