Volontà - anno III - n.6-7 - 15 gennaio 1949
,liui$ibile. fo 11u:.io11e: che è pres11p• posta comr precedente in diritto l' supcrior<' in potenza u tulli gli altri ,i;ruppi. È quesUt fo sola /omw::.:ione socfoif, d1<' è 11/ficialmentc ri('o110- sci11tt1 rrllro l'utopia 1w:.io11alr. Cib che è cn1t11rnc n5li abitanli di <Jllf'· Sto territorio è pcnsMo <'OIIIC molto più imporlr1r1te d'ogmuw dt>llt>,,ltrt> ("OSl' clw legano insieme gli 11omir1i nei loro 1x1rticofori gruppi <'ivici o ;,.d,1s1ri,,li ». Quf'Sl:1 uniformitil è mantenul:1 d:1 un forlc Stato nazionale. L,.., pro• prif'IÌ1 è abolita in Utopia non llCln· plil·emenlc per stabilire l'uf.ruaglian• za tra i (·i11adini. o per la sua Ìn• Oucnzn eonull rice, ma pcrchè rn p· prcscni:1 un pericolo per l'u11iti1 del– lo tnlo. L'aueggiamcnto vrl'so la famiglia f• pure determinalo dal dc• ~idrrio di :1ssicurarc uno Stato uni– iÌL·ato. Molte utopie rim,ingouo nel• la tradizione platonica cd abolisco– no la f:uniJ!:lia insieme al matrimo– nio monogamico. mentre ahrc P.C· guono Tomaso More e sosieng:ono la famiglia patriarcale, il matrimonio monogamiro. e l"nlle\'amenlo e l'e– ducnzionc dei figli enlro b famiglia. Un terzo gruppo cffcllun un <·ompro– messo, rOuscn•ando le isliluzioni fo. miglinri ma affidando I' cdu<'azionc dei fon"iulli allo Stato. Quando le utopie ,·ogliono aboli– re la famiglia, ('iò è in gran 1>arl(' per le !'lesse ragioni per cui voglio- 110 abolire la 1>roprie1i'1. L'I famiglia viene considerala un istituto che in– coraggia ili istinti personali, e par quindi abbia un effetto <lisin1cgran– tc sulln ('Omunitì1. D'allra parte i so– !ltenitori della famiglia vedono in rssA In base per uno Sinio etabilc, In ccllul:t indispen"abile. il campo 334 di allenamento per le , irtl1 d'ubbi– dienza e di fcdchà richieste dAllo S1ato. Essi giustamente pensano che la famiglia aulorilariu, lungi dal eo– ~tituirc un pericolo con l'inculcare lcndenze individualis.tichr IH'j fan– ciulli, li abitua :d rispetto dcll'au• 1ori1à del padre: piì1 tnrdi essi ub– bidiranno senza distulcre a1whc agli ordini dello Staio. Uno lato forlr rit·hiedc una (·las– sr o ca.sia dominanlc thc delenga il polerc sopra il rcsto del popolo. l ,·oslruttori di t·omu11i1i'1 ideali eh– bcro molta t_•ura dw la proprictl1 non rorrompe~e o disunis-:c que~la t•b-:. :.c dominante: ma in f::Cllf'rcessi non si accorsero dei pcril'oli della brama di potere, che (•orrompc e divide i c·api e opprime il popolo. Platoné è !lilato il maggiore pe<·entort' in quc· !Ilo senso: ai suoi l!Uardiani era dalo tulio il potere nella ril!Ìl. mentre Plutareo ben Hdcvn gli abusi <'UÌ po– lern ("Ondurre il potere degli sparla• ni. ma non sapeva su~i;erire alcun rimedio. Tommaso l\fore a,•nnzò una di\"crsa t'onrczione: <1uclla dello St:1- 10 come ra1>p1·esrn1anlc di tutti i rit– tndini, eccclluati soltanto un pirco· lo numero di srhia,•i. Il suo regime era ciò rhc noi ,·h iamercrnmo demn· rrati,•o: cioè il potere '"i era escrci– lato dai rnppresen1an1i del popolo. l\fo questi rapprcsenlanti nvevano il polerc di applif'arc le leggi piutlo• sto che quello di cosliluirlc, poiche tulle le leggi principali dovernno es· sere date al 1>aesc cfa un Legislato– re. Lo Stato perciò amministrava un codice di leggi che non erano state foue dalla t·omu11itì1. lnohrc, data la natura centralizzata dello S1ato. le leggi crnno le stcs.,;e per tutti i 'cit– ladini e tutte le sezioni della comu-
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