Volontà - anno III - n.6-7 - 15 gennaio 1949

della distruzione: da <1ui rindustriulizzazione estrema, l'estremo iffiluppo scicnLifìco, le guerre sempre più , iolcntc e fre<1uenti. Nel 19.mo secolo pare esistessero aucora grandi forze sociali d'opposi.zionc; ora invece le forze sociali che determinauo il comportamento della ma~a (cioè delb media) sono eont.ro di uoi. 2. - La massa del pOJ>olo è sempre ph'1 indifferente alle idee ra– dicali, indifferente addirittur:1 al pensare. Il crescente centralismo ha condollo al fatto che il d, 1 c1·c è scmpl'c pii, regolato da istituzioni i,ociali impersonali: da~ cui sempre me110 iniziati\'a personale e di gruppo. Le reazioni mcecanichc ed anche l'apatia (tra cui. ad es., l'indifferenza ri– spelto ai folti della guerra) sono il risultalo di qÙcsta tendenza e della azione mortificante dell'educ:izionc della propaganda dei divertimenti: è perciò che l"uomo d"icri dopo aver lavorato 12 ore al giorno si c•ducava leggendo libri radic::di, mentre oggi l'uomo ehc la\'ora 40 ore la :-1•ttiman11 non pensa pili a tali problemi. 3. - Le for7.c armate dello Stato, e le superstizioni religiose sono meno efficaci di quanto lo sia invece l':11tcggiarncnto della gente in sè stessa - cioè la diffus.-i « psicologia di schiavo», e gli interessi l'OSliluiti 11cllo << st:11us quo» - per 1>crpcluarc la soltomissionc e la schiavitì,. 4. - [n America le riforme economiche lrnuno avuto sut1•esso 1 f' b logica stessa dcllu produzione di ,massa 11" prodollo un 1c1101·cdi vita cui 110nsi era ftuif pensato per la media del popolo, mentre rimane possibile Jlcvasiouc indh,idualc dall:1 classe dei l.n•orntori. 5. - Non è del tutto cerio che noi saremmo capaci di , hcrc in una società libera. In ogni crisi l:t razza umana s·affida ,dl"11iuto rccipro• ,·o: ma una societit libera, specialmente con la necessaria complessità del nostro tempo. richiede <1ualcosa di diverso di questo comportamento di gregge. Esige proprio quella iuiziativu individuale e di gruppo che il vi– vere moderno ha distrut10. A meno che b socic1:1 si scmplilichi, e che la gcntr diventi molto piìi t·:1p:1ce 'di affcnn:izionc cli sè. il (( i·onlrollo dei la\oralol'i nell'industria» od altre analoghe sislemazioni clivc1Tebbero llrC– ~•o un'altra forma di burocrazia e di schiadtit maschcraln. 6. - Va riconosciuto il peso effctth•o. dei fatti economici: mu è tutl:ivia e\'idcutc che un migliaio di anni di rivoluzioni tecnologiche ed· c,·onomiche non hanno modificato il fotto sociale centrale: la scl1in,•itì1. Le istituzioni cd i caratteri psicologici condizionati da CSS.tson cli\,cnuli parte della cultura e del pensiero umani, e i ,,cri fondamenti della schia– "iti1 così perpetuantesi: la tradizionQ..!fell':1uLoriti1, il nazionalismo cd il 1>atrio11isìno, il ra:r.zismo, le religioni istituzionalizzate e poli1icizz.'ltc. la i·cntralizzazione economica e le concentrazioni cli popolazione, la famiglia autoritaria e paternalistica, la •noralitl1 cd il codice sessuale cristiani, la ador.izionc della legge, una lista ben lunga. E finchè questi fattori per– mangono la schirnriti1 può mutare soltanto di forma. Sni-ehbe facile - e falso - passare da queste conclusioni ad una vi-· ii0nc cstrcmamenlc pessimistic11 dell'uomo e della societì1, pensare che l:t 311 ·

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