Volontà - anno III - n.4-5 - 15 novembre 1948

c.iricata di :.1ssis1crli. Vede il babbo e la mamma quando essi son liberi dal lavoro. La mamma, se \!uolc al– lattare il suo 1>iccolo, si prende del– la pause quando occorre, ma va alla « créche ». Non si pensi che con questo i bambini di\'cntino l( figlioli di tut• ti ». Le relaz:oni tra genitori e fi– gli non si spersonalizzano: anzi, aC• quist:1110spontaneamente <1uelcarat– tere di patcrnitft•amicizia, di ma– terniti'1•:11nieizia, che tra noi solo le famiglie migliori riescono a rea– lizzare. I figli desiderano i loro ge• nitori. Li amano \ ivamcnte. Ne di– scutono con i compagni. Si rallegra– no quando possono stare con loro. Ma nello stesso tempo han modo di svilupparsi lungi dalla ncfosla in– fluenza dc'lla coabitazione con :.ulul- 1i - che anche <1uando si ,,igilano uon possono m:rntcncre attorno al ragazzo la libcr1i'1 piena della sooic• 1:1 di ragazzi. Accade, naturnlmcntc, che qualche gio, 1 anc mamm::i, educata alla con– tinuiti1 fisica pcrrnancntc tr:1 madre t."<I il figlio, soffra delle ore di scpa– r::izionc, Ma in genere anche a loro l"esperienza insegna che il distacco nelle ore di lavoro crea m:mticne nel rag::izzo un legame figliale in cui 1::ilibertà ha una parte -assai pili grande della necessità, e ehc essen– do piì1 puro è anche pila profondo. Il Kvutza mostra così la su:1 potcn.– za liberante. L'uomo e la donna si liberano con la···pratica della libertà. E prima di tutto dalle ossesaioni sessuali che in– torbidano la vita tra noi u civili ». Poi, nel reciproco senso dclb loro di~cr&a cd autonoma individualità, %28 essi riescono finalmente ad una vi1a. in associazione che non dctcr.mina fa solita catena famigliare, traducentesi tra noi nel pensare in ipocriti 1crmi- 11i di « noi » che, escludendo la pa– ri1i'1 della donna con l'uomo, copro– uo il pensare in termini di « lui )), del p::tdre-padrone. La vita quolidia– na, in cui ciascuno ha l:t sua aui– vi1ì1 ::tutonoma la sua sfora cli ini– :dati e di rcsponsabi'lità, ei ::ilimcnta di propositi d1e son formulati da ciascw10 in termini di « mc» - e che poi l'amore trasforiscc in ter– mini di <e lui » o di « lei :r,, ma sen– za pili nessun accenno a suprem,1zit". L'uomo e la donna nella fa:niglia trovano la sede per S\'ilupparc ar– monicamente le proprie dh 1 ersc pn– sonalitl1: le di\'Crsità vcngouo po• lcnziate, preludio necessario pt::-d1~ possano agire concordi. Un vecchio sogno si -tradu<'e -.in rcaltì,, nel miracolo operante eh~ è la famiglia dei Kvutzol. •~a parità sociale della donna con l'uomo si CO• Uruisce. senza che nessuno trovi 11c– ccssario parlare dei « diritti <leila do1ma >>. Senza che la donna di\'rnii" per ciò maschile: anzi rimatw1~do, nella competizione d'amici che e l:t vita sociale e nella collaborazion,~ \li amanti che è la vita famigliar~. scm• pre più sè stessa. E la via è la pa– rità d.i fatto, sorgente dall'cspcricn– z::i, empirica, senza nè base nè cor– nici di « uguaglianza giuridica», di idee sistematiche. di codifi<'azioni a priori. L'uomo e la donna fanno cia– scuno il suo letto. La biancheria ~la la,•arc è port.:1la alla lavanderia co– mune, che pro,"·cdc anche al ram• mendo ed ul cucito. I pasti, l"uomo e la donna di ritorno dai lavoro li: trov,mo preparati nclb sala da pran•

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