Volontà - anno III - n.2 - 15 agosto 1948

bombe atomiche. L'umanità non può ecrcare la salvezza per tale via, che peggiora tutti i mal; che pretende 1:urnre, sopratutto pcrchè conduce alla guerra, al clima di guerra, alla produzione di guerra. La nostra generazione, gli uomini c:1paci di pensare e di sentire devo· no rispondere a <1ucsla domanda stringente: è possib.ile armonizzare i vantaggi materialj del progresso 1ccnico, che 1611 qui sono serviti sol• lanto a rafforzare l'accentramento 1·,·onomico e politico non 6olo con la sicurezza, ma anche con la liber1à? Jn un mondo che è sorto a cavai• lo del suo monopolio capitalista del• la macchina a vapore, del motore a s1:oppio e dell'elettricità, in cui l'uo• mo e i valori umani sono naufraga• ti quasi completamente, « quel1o c·hc ci vuole è ritornare a stabilire la dourina cmerson!ana della fidu• c·ia in sè stessi, ma non già in modo astratto o generale, bensì piena• mente documentato con un detta– A"liodi tutte le teeniche attuahncnte a nostra portata, per ottenere J'in• dipendenza in una comunità locale (_'cooperativa 17 ). Eceo l'indirizzo salvatore. Bisogua ritornare all'uomo padrone di sè, alla sua jndipcndcnza e dignità che è fine a se stesso; n.i gruppi fami– gliari e cooperativi; ;:tifa produzione f.ct· ondo le neccssiti1 e non secondo il gioco dei grandi mercati; all'im• piego della scienza e della teenica f)er cementare la fo1icità e il bene&• ftcre dell'uomo e non per pw1tel1are il potere dei ricchi e dei possenti. JI destino dcll'unrnnità dipende in ruisura scmpr" nrn,:giorc dal ca- 12) A1.ooi;s HllXLlì\': Op. eil. na;::. 77. priccio, dal- buono• o dal cattivo. u– more, dall'ossessione del potere, dalt'aberrazione totalitaria di pochi· uomini che si sono cretti ad arbitri supremi nei ministeri degli esteri e della guerra di alcune grandi po• tenze. -Quei messeri possono con– durci dalla notte alla mallina, sen– za eonsuhare la nostra opinione, alla guerra oppure prolungare la pa– ce armata di qualche anno, fino a che i rispettivi preparativi per t'c•• catombe finale siano considerati suf• ficienti ller una vittoria rapida e per lo schiacciamento fulminante del• l'avversario. I promotori della guer– ra credono sempre ad una villoria• 11 breve scadenza, perehè l'abbaglia• mento che produce loro la propria preparazione impedisce di poter ap• prezzare le capacitìl dell'avversario. Non si è mai presentato con tanta imminenza un dilemma chiaro come questo: 1 o i popoli, da sè stcs.si , per mezzo dj uomjni tibcri, di'gruppi au– tonomi, dj forze rappresentative non· statali, irregimentate da sopra a sot- 10, afferrano i propri destini con le loro mani o li abbandonano all'ar· bjtrio dei signori del potere politico accentrato, dell'alta .finanza o dei' privilegiati del dominio economico che, per tradizione, per educazione o per quello che aia, sono ancora in. tcressati nelle guerre e sono capa• ci di lavorare per esse senza sperare dividendj. Perchè le guerre modcr• ne a differenza di <1uelle di ieri, non sono pii'1 fonte di dividendi per i patirioti clic fabbricano cannoni. Le guerre d'oggj si risolvono econo· micamente in wi disastro totale. Do– po di esse non rimane in piedi altro che un maggiol'e accentramento sin• ti1le e una maggiore concentrazione del potere economico dominante. 109'

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