Volontà - anno III - n.1 - 15 luglio 1948

Ma ciò 1100 mi è di aiulo pcrd1è #! c1ucs1a la sorte di 11oilulli: se Kcrn• mcrieh :H'c~sc tcnulo la eua g;unhn dic('i t.•c11timc1ripil, ;1 dcs1ra. ~e H:,ic si fo~~ 1·hinn10 ci11<1ucccntimctrj di piì1 ... Jl silenzio si prolunga. lo parlo, bisogna che parli. Per questo mi rholgo a lui c gli dico: I( Compugno, non voJc,·o uc,·idcrti. Se 1u sai• ta~i, ancora una , olla, in questo buco 11011 lo farci più, a condizione che unchc 1u fossi ragionc,,olc. (l\fo inuanzitullo tu non sci Sinio per mc che un"idcn, una combinazione nulu nel mio ecn·cllo e d1c ho susci1ato un.1 risoluzion(': è questa combinaziouc d1c ho pugnalato. Ora mi accorgo IH'r la primu vollu che tu sci un uomo come mc. Ho peniiuto al le tue armi: orn ò la lutt donna che io ,celo, cosi f•omc vedo il tuo viso 1· quello che ,··è di ,·omune Ira noi due. Perdonami, t:ompagno. Noi ,·cdiamo le 1·osc sem· pre lroppo tardi . .Pcrd1è 11011 d dicono conlinunmentc 1··he "Oi siete, an• 1·hr ,·oj, dei poveri cani come noi, che le vostre umdri si tormcnlano 1·0- mc le nos1rc e d1e noi abbiamo lulli la stessa paura della mortc 1 lo s1es,,.o modo di morire e le rncdcsimc sofferenze? Perdonami compngno; come hai potulo tu essere il mio nemico? Se noi gc11assimo queste 11nni e <1ues1'u11i• forme tu po1rcs1i essermi frutcllo, come Knt e Albcrt. Prendi "cntj anni della mia vi1n 1 pcrchè, ormai non so piì1 che cosa ne forò >J. Tutlo ;, t·uhno. 11 fronte è 1r:111quillo ad eccezione del crepilio dei fu– t:ili. Le palle si seguono vicine, non sparono a caso; nl contrnrio mirnno ,liligcrllcmcntc da Lulte le p:1rti. Non posso lasciare iJ mio rifugio . .. Scriverò u tua moglie» dico afTreltntamcnte al morto. « Voglio scr-i– , cric; sarò io die le farò «·onoscere la notizia; ,·oglio dirle tulio, di dù ◄·he ti dico; non bisogna d1°c!!a soffra; l'aiuterò e così pure i luoi parcnli. <"d anche luo figlio ... >1 La sua unifonuc ò mezza :1per1u. t facile lrovnre il portafoglio. Ma ._,:-ilo nd uprirlo. C"è il suo librcuo militare con il suo nome. Finchè io i~noro il suo nome 1>olrò forse anche dimenlicarlo; il tempo cancellerà (fUC8l11 inrngine. Mu il suo nome è un chiodo che si afTonderì, dentro di nw e t·ho non polrò piÌI ~lrnppnre. 'Hu la fol'Zn di ricordare 1uuo 1 in ogni Jno– mento; qucsla 1wena potri1 sempre riprodursi e presentarsi dav11111in mc. Scnzu snpcre clic ('OSa fat.'C'io,1cngo nelle mie mani il port:.1foglio. Mi ,!'fugge e si apre:>.Cadono dei rjtralli e delle lettere. Le raccolgo per rimet– terle a posto, ma la dcprcs!ionc d1c ho subito, tutta quesla situuzio1w inccrla, la fome, il perico1o, queste ore passate con la morte hanno fatto tli me un disperuto.; voglio affrettare lo scioglimento, accrescere la lortura. per mettervi fine, nello stesso modo che si sballe contro un albero una mimo il cui dolore è insopportabile, senza preoccuparsi di ciò che capiteri', in seguilo. Sono i ritratti cli unu donnu e di una bambina, delle pit'cole fotografi,, d'umntorc prese chn•antj ad un muro di edera. Vicino ud esse vi sono dcllt· leucre. Le prendo e t'erco di leggerle. Non comprendo lu muggior p;1rll' rlelle cose: è djfficile da dccifr11rc e non conosco che <1ualchc cosa di fr:m– ceae . .Ma ogni parola che 1raduco mi penetra come un t.·olpo di fuoco 11d petto, romt' un 1·olpo di pugnale nel cuore ... :;6

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