Volontà - anno II - n.12 - 15 giugno 1948
n'~li110 lih◄-ri. P(·n·hì•, dal momento in eui fo dircziouc t·d il 1·011tl'Ol10 dl'lla vi1;1 c;•onomit·a e sociale duggono ai l.n·oratori, 11011 puO piì1 n-scrvi scwia– li;,;1110 degno di questo nome. P1E1'RO. - A qu;rnto mi p:irc questo esige una riorg,111izz:1ziont· co111• plcta della socictÌI. Il follo 11011mi spa\'cnta, ma ciò che mi prcot:cupa di piì1 è ,·he se i la\'Or:tlori debbono dirigere tulio, bisogn:1 1·h'cssi abliiauo le 1•ompe1c11ze ne,·cssuric. Ora su l'iò, mio pm'cro France,wo. i:0110 un p01·0 sccttieo. Qut•s10 11011 \ uol dire «·he io respinga i tuoi prog:1·11 i. n1;1 ,·iò 11011 ;u-· n1dr.ì da sè. FRANU:sco. - Ti diro subito, ancl1c se I.i tua oss4•n•uzio11c i• fondata. 1·lw non ho m:ii preteso che I.a 1·os1ruzione di unu sodctà socialisla libcnari:; « aecada du sè » 1·ome tu dici. Niente accmle da sè; neppure i regimi elle uoi suhi:11110,ron la differenza che questi d condurranno fo1almcn!c \'Cr>'o h· peggiori 1·;1tas1rofì. Che se i l:fforntori sono assolut:1mc11tf' irw:q,:wi cli .fare il più pit-colo sforzo ... PIETRO. - Scusami, non è questo che io volevo dire. lo ponevo 13cmplicemente il problcm,, dcli., ·eapat'ilà di gc;i1io11c t· di– tczionc dei l:woratori. FRANCESCO. - Ci arri\'iamo. Pcus:1 d1c b\·or:itori sou lutti. d,1ll'oper:iio al ditcllore. Aggiuugi: la dem0t·razia ehe noi dHendiamo non significa l'hc noi vogliamo che un manovale d'officina ubbia il ruolo di un ing<'~ncr◄' o che un mezzo analfobcta di, 1 enti direllore o l'Ontabi\c. È piuuosto nei regimi t:apitalisti o nelle dittature clic ciò capila. ln quelli noi ,•ediamo un dema– ~ogo ignoraule, ma parl.1tore, diventare lanto minjstro dei trasporti quanlo delle belle arli, La nostrn demonazia, :il contrario tu·1·onl:i r◄·.-po111mbili1il ,ul un uomo sdlo nella misura delle sue competenze. P1ETHO. - Precisamente, e allora w1 operaio·? FHANCESCO. - Ti dico che l'operaio pili ignornntc couo,wc ,1lmcuu uua 1·os.a: il l:1,·oro che fo, cd io ti dico che in tutlo l'iò 1·hc ha ullinenza 111suo lavoro.deve u,•ere qualchecosa da dire. Ma prendo uu esempio più geucralf'. Chi è che dirige, attualmente, una grande impresu imlus1rialf• l'iljtil:1lis111'? PIETRO. - Ebbene, i tecnici, gl'ingegneri. FRANCESCO. - E al di sopra di loro? Pn.1Ro. - Il direttore ccrtnincnte. FRANCl-:SCO. - •.. e al di.-,opra di lui? P1E:rt10. - Jo non lo so, ciò dipende ... l-_,,HANCle:~co.- Ciò dipende forse uei dc11agli, ma in dclìnithi1 i· ,uolto chiaro. Al disopra deglj opefoi. dei IC't'11irie elci direttori ,··è un 1:oni:igJio d'amministruzionc, una banca, un trus1 o un organiilmo supremo d1e rli– @1}onedel enpitulc clel!'imprcsa. Ora la maggior parte cli questi padroni reali dell'impresa non partecipano iu nessun modo :d suo ,ero 1:n'oro e capil:1 che ccrluni non vj hanno mai messo i piedi. 'È, dunque, assurdo immuginare (•he questi organismi di alta direzione potrebbero essere, con vantaggio. 1'0111· posli di dele~ati e cli tecuici designali dai la\·or.itori della della impn•~;,·t P1t-:TRO. - Cena.mente no. F't1ANc1-:sco. - E sarcbhr ;11lt'ora ,,iì1 assurdo 1·hc 1 1·011u11·or;:;:111izza:,io11c .;]
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy