Volontà - anno II - n.10-11 - 1 aprile 1948

gabili~::ima. ma tale da imporre la più e\identc smentita ai ditirambit·i e:-al– latori delle ma,-sc ». li giochcllo di chiamare « prolct~l'iaLo >> j nu.dci di an111guardi;.1 e le élitcs opernic è ·un giochetto da mellcre in soffitta. Le allegorie demagogic:he h1siugano le folle. ma le nascondono dalle veriLà essenziali per remunl'ipa– Bione reale. Una (( civiltl1 operaia», una cc societZ1 proletaria >> wia R diua– tura del proletariato >>: ecco delle formule che dovrebbero sparire. ì\011 cèiste una u coscienza operaia), come tipico carallcrc psichico di un'intern classe; non vi è una radicale op1>osizionc Lra « coscienz,1 opcrnia l> e ll <·0- -cicnz,1 borghese u, l greci non hanno combattuto per la gloria, come pre– tendeva Renan. E il proletariato non si batte per il .senso del s?tblim<'. ,·om<' ei affannava a sostenere il Sorel nelle sue 1r Néf/<'xion:) s11r ltt i:iolence ,,. L"opcroio iclcal.e del marxismo e del sociali:,mo è un personaggio mi· tico. Appartiene alla metafisic~1 del romautitisrno socialist~1 e 11011 alla .iLol'ia. Negli Stati Uniti e nell'Australia sono lé Unio,1.~ oper::tic che rid1icdo110 la politict1 rcstritLiva dell'immigrazione. All'cma1u:ipazio11c dei negri degli !Stati Uniti, il proletariato americano (Vedi Mary R. Béard, A slwrt history o/ thc tmiericcm labour movemertt, New-York. 1928) 11011 ha dato l'hc un misero cont1·ibuto. e a11cora oggi i la,·oraLOri di 1.:olorc sono csdusi da quasi tutte le organizzazioni sindacnli americane. I movinH'nli cli boicottaggio (1.:ontro le dittature fost.:iste, gli orrori coloniali, ccc.) sono scarsi e nou 1·ic-scono. E ral'issimi sono gli sciopc-ri di solidariPlÌ1 dassisla o a seopi strf't· lamente politici. Questo carattere utilitarista, questa grcuezza, <1ucst"incrzia !!.tlH'ralt· 1.."a· raucrizzano particolarmente il proletariato industriale. a. Ogni quakolta mi accade cli leggere, o di udire. esaltare il prolct~1riato indmtrialc come la élite rivolu,donaria e comunista. reagiscono in mc dei ricordi di vita, cioè delle personali <'Spcrienzc e delle osservazioni psit:olo– giche. Sono condono a sospcttal'c degli assertori di, quello d1c u mc 1>arc un mito, o un'infatuazione di « pro,inciali ,> inud)annti in qualche grandC' centro inclustrjalc 0 1 in al1ri casi, un'infatuazione d·ordinc professionale. Quando lcggc,'o I' « Ordine Nuovo >1, specialmente nel suo pri1no 1>criodo. la ,suggestione delle sue continue csahaziolli clC'lla grande industria come formatrice di omogeneità classista, di nrnturità l'Omuni:,ta degli opcrni d'offi– cina, ccc., eru in me respinta da considerazioni cl"ordinc 1>.sicolo~ico. Immagina,·o, ad esempio, Gramsci, 1>io,uto a Torino dall.1 nati,a Sar– degna. e preso I\JtlO dagli ingranaggi della mf'tropoli industriale. Le grandi u1anifostazioni, la concentrazione di operai specializzati, la ,·asti1ù fcbbl'ilt· del ritmo della ,•ita sindacale della città industriale - mi clicc,·o - l'hanno affascjnato. La letteratura bolscf"viea russa mi parc,a pantografarc lo sLcs5o 72

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