Volontà - anno II - n.10-11 - 1 aprile 1948

perfino <lcllo :,piritismo ,·las,,ieo, tra gli <1 autodidatli )); ma 11011 ue trou"1·cte Ira pcr'-onc realmente colte. Una qualsiasi teoria thc comincia a di, cntan popolare e a trova,·c èco nella << cultura prolclaria >, è golosa di fossi. Comt· il romanzo popolare è pieno di principi, cli man:hc"i e di ricedmcnti salot teschi. CO"Ì un libro è tanto piìi riccrC'ato e gu"Lato dagli << autodidatti quanto piì1 è indigc~to cd a'ìtru'-'o. Molti di costoro non hanno mai letto la « Conquista del Pcme )>, o il <1 Oiuloe;o tl"a co11t.ctdini >>,ma hanno letto « Il mondo come vOlorità e rapprescntc,zione )1 e « La critica della Ragion pura)). Una per'-ona colta rhe c:i occupi. ad escm1>io, di scienze naturali e che non abbia eono"ccnzc di matematica "-Uperiore, si guarderà bene dal giudiC'arC' Einslein. Un autodidatta, in generale, ha in materia di giudizi uu fegataceio grosso così. Oiri'1 di Tizio che è un filosofocolo 1 di Caio clic è ui1 « grande '-eÌenziato », di Sempronio f'hc non ha capito il « rovesciamcnlo della pn~ssi », nè la (e noumcnieità », nè l' « ipo'-la"i )). Chè l'autodicluua, sempre. in generale. ama parlare difficile. Fondare una rivista, al mezzo-colto nou b paura. Non parliamo poi cli un "-Cltimanale. Scriverà della schia\"i1l1 in Egitto, delle mardiic --olal'i. del!'<< atci~mo )> cli Giordano Bruno 1 d('lle « prove>) dcll'ei-istcnza di Dio, della dialettica hcgclianu, ma della sua offi- 1·ina, della -ua ,·i1a di operaio. delle "-UC c<;perienze professionali non di1~1 una 1>aro1a. (< L'autodidulta u ccs--a cli e:;o:;crctipicamente t;:•lc quando giu11ge a far--i una , erri ,:ultura. Quando 1 cioè, ha ingegno e volontà. Ma, allora, la sµa i·ulturn non è più operaia. Un operaio colto, come Rudolf Rockcr, è come •un negro portalo in Europa bambino e cresciuto in una famiglia colla o in l·ollcgio. L'origino:::, come il eo1ore della pelle, non conta, in <1uesti ea-i. rn Ro<·kcr, uc--=uno immaginerebbe l'ex-sellaio, mentre quando Grave e<>cc dalla volgarizzazione Kropotkiniana fo p<'ll"arc. con rimpianlo. che è --lato t·alzolaio. La t·osì dl'tta (1 t·ultura opcrnia 1J, è insomma, una -,imbiosi parassitaria della cultura \'era. che è ancora borghese e medio-borglie;;e, È pila fm·ile c.hc dal proletariato escn un Tilla Ruffo o un Mussolini, che uno scienziato od un fìlo-.ofo. Questo non pcrchè l'ingegno sia monopolio di uan C'la"se. ma pcn·h(· al 99% dei prolclari, la!'=ciata la scuola prinrnria, è negata la cultura ,:;j;:.tematica dalla vita di lavoro e di abbrutimento. L'i.;;truzione e l'educazione per tutti è uno dei più giusti canoni del "OCiali"mo, e la "0<·ie1i1 t:omunista darà le èlites 1wt.11ruli; ma per ora è grottesco parlare di (( cul– tura proletaria >l del lfi.Iosofo Gramsci, o di << anima 1>roletaria >1 del bor· ghc~e Terraciui. La dottrina !'=ociali"la è un:1 ueazionc di intellettuali. E.;;"a, (·Ome os~Cl',a Dc Man. in Au-delà dtt mctrXi.sme, « è meno una dottrina del proletariato che una dottrina per il prolclariato ». I princip;tli agitatori e lcorici dell'anarchismo. eia Godwin a Bakunin 1 d,l Kropotkin a Cafiero. da Mella a Faure, da Co,,elli a Malatesta, da Fabbri a Gallcani, da Gori e Vol!airinc dc Clcyrc. uscirono eia un ambiente aristocratico o borghe~c. per anelare ,d popolo. Prouclhon, di origine proletaria. è di tutti gli "crittori anarchici il pili influenzalo daJl'ideologia e dai --cntimenti della pi(•cola 70

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