Volontà - anno I - n.8-9 - 1 marzo 1947

IJono, che tutto lra"olgono nei loro ,ortici: il cliriUo di propricl<Ì illim;. ltlto, ovvero il cliritio cli possc1..frr,. più del bisogne,:ole, mentre ultn namcc, ciel neccssorio, fu la !loia , a· g:ione per cui caddero in dissoluzione i Romani, come già, per la n.1gio1n· ~tcs~a era ancnuto ai Magno•Gre– ,.; ». (Voi. I, pag. 32). Poco pila inn.inzi (pagg. 33 e 3-0 egli noia che il principio d\rntorilil dalla crcsccnle disuguagli:1nza cco– nomica veniva rafforzato, e che in– nino aumentavano le garn11zie giu- 1idiche di libertà della plebe, sotto la !lpinl:1 di quesla: tali g<1ranzie e· rano sempre più fru~trate dal raffor. zarsi economito della oligard1ia do– minante. E da lullo ciò il Pi,aC'arw dcrirn que.::te conclu,ioni: « I) Il principio su ◄·ui è ba~ato un sistema sociale, trasforma e ,·olgc a '-UO \'antaggio ogni i,tituzione, c– ziandio quelle folte per lenire i 111;1· li che da un tal principio risultano; e 1ut1i i rivolgimenti che, !lenza slmr. hicure il principio, tendono a neare ripari contro di esso, 11011 producono t·lie danni, concedono nuove e polen• li armi al nemico. ) mali cresceran– no in immenso, finchè o gli oppre,,· ...j si dedicano ad abbattere quel prin· t'ipio, o tuttu ht S<k_•ictàne rim;.111i,::a distrutta. (( 2) La cagione :.ttta a turbare illimilatamcntc l'egu;.1glianza male· rialc, in una socicti1, I., mcncrit alla ruina; l'eguaglianza morale, senza b 111atcri:.1le, è un us.,urdo, una men• zogna. (( 3) Non è giù nel modo di con– ◄·ederc il suffragio e ncll'unìversita· lità di esso che <•01Bi,tc l.1 lihcrti1; ma ben::.i nelle istituzioni ,·hc sono inte!lC a limitare l'autoritù. (t 4) Se il popolo non ::iuu"c a conoscere chiaramente ciò che dcv,..: pretendere, i rivolgimcllli sono in· frulluosi. I potenti !:-i governcnwno l'Oniro il popolo !lcmprc nel modo stes:a:o: quando un (·arnllo vi !lC:appa, lo richiamate con le carezze; ripi• gli,1to, gli fate !lenlirc rrcno e !-pro• ni. Con tal mezzo !lOno sempre riu– ~ci1i e riusciranno~ c1uan1u11quc da tutti si conosca l'c!lpedicnte >1. (ld<>m. pa~. 53). ••• :\\1turalmcntc non tulle le inlcr·– pretazioni che Pi:-.ac:,rncdii, man ma- 110, dei raui storici (·ui accenna, io di,·ci ora accellabili. Ma ve ne !lono di co.::.ìgiu.;tc, di così moderne pur adc~o~ che talmcmc si dis:1.1<·c:,rno dai soliti luoghi comuni, che ;;;on propri anche ui rivoluzionari, da rendere vcramenle prezioso qucslo primo vo• lumello dei s,1ggi. Per c:icmpio. :1,foggendo ;.dia s:uggc!ltione 1·hc c:-rr– cila sugli animi il ricordo delle rivo– luzioni di Arnaldo da Brc~cia e di Cola di Ricnzo nelht Roma medioe– vale, l'autore ne coglie subito il l.tto marn::hC\·olc e <JUa:-.idirei infontil,·, per ricavarne l'in:i.egnamcnto d1c 1( il tr;1,corrcr e.lei ~et;oli non ripro· dm·e mai, nella vita dei popoli. i tempi passati; come, nel corso dei fiumi, le acque 11011 rilornano mai in ~u verso le sorgenti: <1uclpopolo clu·, ahbattula la tirannide, vuol essere nuovamente quel d1c ru un tempo, mo.;;.1n1 (·he 11011 è maturo alla liberli'i, non ne è ancorn degno; prr ~orgt·rc a 11uov.1vita, è d'uopo si ;;;pcnga fin l'ultima eco del pa,"ato )). (Idem. pa~g. 60 e 61). ...« Saremo ,·i11t·itori o "inli? >) -.i 91

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