Volontà - anno I - n.5 - 1 novembre 1946
1 c 1 alc1·sene conto. Seguono i piì1 oppressi a sentire eccessivo il peso del ]oro giogo. Ne seguono anni ed anni di agitazioni, di rivolle sporadiche che !)cmbrano prive di nesso. Una infinitù di resistenze si pongono in azione, magari in sensi apparentemente :intinomici:. ed esse disgregano lenta niente il 1essu10 sociale, prcpar.anclo una condizione di debolezza tille che diventa po:;sibile ]a e.iiplosione finale. Ogni rivoluzione conclude decenni interminabili di sofferenze e di lotte, ;\llraverso i Cjuali .le istituzioni sociali in cui è consolidato il predomnlio dei padroni vengono pcrdcnclo ogni contenuto. reale. Le leggi si staccano sempre più dal costume, ~ diventano senza efficacia. Le convenzioni che reg– gono i rapporti sociali si irrigidiscono al punto di farsi prive d'anima. La N<·iclÌl si dissolve. Ogni incliyicluo ed ogni gruppo si accorge che deve agire per sè, ogni \'olta vuole c1ualcosa. In tal ,modo.moltitudini di uomini e <lonne passive, la cui passiviti1 era il fondamento dell'impero esercitalo su di loro ,falla minuscola élite dei dominatori, si pongono in moto, si de"iclono ad :,gire: e non importa se pare che maucJ1ipo di nn orienfamento comune. t."cricntamcnto comune sorge spo11taneo 1 per la spontanea integrazione dello sforzo di tutti. E quando la di8soluzione sociale è compiuta - come in Ru~sia nel 19)7, come in Francia nel 1 789 - allora tutta la macchina frana, cou lo sconquasso del terremoto. La violenza delle ~noltitudini ne ,distrug~e iwche gli ultim.i resti, bruciando i cat.asli e gli arC'hivi, forzando gli ari– tlocraticj a di\"entare uomini comuni, tagliando le teste di chi s'ostina a resistne. E ci si' ritrova ridotti acl un ammasso atomizzato di individui va– ganti s-pesso disperati su una tabula rasa, ecl in quel gran vacuo popolato d"onori e di eroismi eon1incia l'o1>cra della dedifieazione sociale. Ogni rivoluzione è c1uindi nn pro~csso che solo fì110ad un cerio 1rnnto può S\'olgcrsi per la via clelJa propaganda d'frlee. In ogni società. anche Ja pìì, reazionaria, v'è sempre un qualche margine di elasticità, che consente discussioni cd iniziative essenzialmente prive di \'iolenza. E sarebbe assai ~C'ioccose, decis! ad operare nella lolla poHtica, non ci si v.alesse di ta1i mezzi: e noi difatti seguiti.amo la nostra opera cdueatt\'a, magari senza cti"hella di parte, anche nelle condizioni pilt dure, e ~o abbiamo mo~trato clurnnte il fascismo durante il nazismo durante il 'bolscevismo. Ahri movi- 111cutipolitici utilizzano i1n'cce questo mnrgine in un senso che li [a prigio– nieri della macolrin-a soci.Ile in alto, chi:1mandolo (( po.ssibilità cli riforme)). u di e ~.ainseriscono la loro azione tutti i <( riformisti)), <-he non subiscono ma anzi accetlano 1a socictZ1com'essa è, che si inseriscono nei suoi mecca– ni.:mi di oppressione, che hanno l'illusione (quando sono in buona Cede) di poter costruire il mondo nuovo per moi:lifìcazioni progressive del mondo vecchio. Perniciosa illusione. La storia recente e quella antica ci mostrano <·ongiuntc che appena si giunge al limite in cui le modifiche richieste toc– <·ano l'c::~cnz.1 del sistema di d~suguaglianzc sociali in atto, allor.a anche <·oniro i morhitli «riformisti>> si scatena la violenui dei padroni. Ecl an-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy