Volontà - anno I - n.5 - 1 novembre 1946
Putrà un"unità, sugellata dalfo direzione dei due pt1rliti, ft1r tnccre i rw,– rori, scomp<1rire i contrasti? Ci riuscirà, lt corulizio11e che i militanti del partito socialisla diventino tlei gregari ubbillieitti alle Giutlle d'Intesa provinciuli che, come si vede tlal nuovo pntlo, sono incllricale cli far esesuire le deliberazioni dello Giunta d'Intesa centrulc. I militan.t.i sinceri, quelli che costituiscono il fermento di ogni partito' o dovnmno uscire o dovranno far tacere quello che c'è di. più. vivo de;,. tro di sè. Ma il nuovo pa·uo tornerà " vm1tnggio dei capi. che potrmrno subir o. fare dei calcoli aritmetici in vista. della. conquisi.a totale del potere pcrchè, essi dicono, .che la parte che hmmo, oggi, rcon è Mtj{ìcimue per rimediare lii gravissimi" mali di cui soffre l' llnlùt. Ancora una 1,-0/la w1 patio che si dichinru esser fatto a nome della classe lavoratrice, i· fatto, invece, nel pre· ciso intento <li <1rrivorealla COll<JlliJtci totale dello Stato. E lutto questo av– ·a;errà, se avverrà, in nome degli interessi e delle aspirnzioni della classe /a,;oratrice. Ma i11terrogctte le masse, vivete 1111 poco in mez:o al popolo e doman• ,foresti se esso sente questa necessità del potere. Esso chiede cose più seniplici, piiì. concrete. Chiede tli vivere in un modo più umano, chiede che lo spettro ,/ella fame sic, mw voltn per sempre allo11tmwto do lui, chiede un poco più di gius1i:ifl, chiede che /e ricchezze siano mi poco megli.o riport.ite, chiede che i suoi governanti non. distribuiscano miliardi. solo per saziare la vorace avidit,i di certi ap11altatori e sodisjare lP so/ile cricche, chiecle che non sia,w Sf>mpre gli stessi Cl sfruttare, chiede fovoro per non morire ,li fame, chie<.le, insomma, che non ci siano più quelle due lwlie lllle <JLUili S,,ragat hli acceu– mllo nel suo discorso di Napoli: ,, 1m' Italia che vive come se ln guerra IJOft ci fosse mai sllltn e wi' /tedia che lavorn e muore di Jome >L E quest.'ctltrn parte d'lt(l/ill non capisce più i discorsi dei grandi uo– mini politici che parhmo un linguaggio che non conosce la miseria. fla c<i· pilo ,ma. sola cosa da questi, discorsi: che i grnndi uomini smwo tracciare <lei nwgnifici quildri sull<i situct:fone intenwzio,wle, stmno di/enclere otl ullnccare mllgistrnlment.e il governo seco11cloche a loro }li comodo, ma sono muti impotenti dav!mti oi problemi concreti. E chi vive nella miseria 11011, pui, llSJ>Cflore~he gli uomini po/ilici clw lw,wo oro il potere ,,, me::.c,clria: l"obbùmo conquistato interamenle. Se l'oUesa si facesse troppo /unga la. miseria gicì difogo11le, potrebbe assumere l'irruenza del fiume che strorip,r e che obbatle dighe e tr<1volge tutti gli ostacoli. Il fenomeno che si. vcrific<1un JJOco ovmu1ue, di gente Sf>n:::lt /aa;oro e se11:o mez:i, che cfollcicC1mpagmi si porto in. città, /<i pensctre c,//o marcia dPi lupi che si rercnno si rnggruppcmo ,l11nt11IP i lunghi i11ver11i, pPr opprossimarsi. ogli. <tbilllfi. Spellc, llÌ militonli sinuri, agli uomini che soffrono per i,, miserie, mci· terinle e monile che si ,~ <1bba1t11t<1 sul popolo i.toli<wo, lii di Juori dei Cllpi.
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