Volontà - anno I - n.5 - 1 novembre 1946
tano, le lenzuola, mi dispi.ì.ce di mcl· 1crle perchè .altri con fa febbre non te hanno». Vedete che cosa dice alla figlia a \mdici anni dj distan7.a: « E io ti forò amare anche ]e cauivc per– sone, che sono così. perchè nascono cosi come il rospo nasce brullo e la fo1,mira nasce piccina, piccina>). La liberazione slrappa, ad ogni vil– loria, un brano d.i carne. Egli è ar- 1isla e poeta. Non q1.1andoscrive versi e cerca la rima; i suoi versi, anzi, so– no mediocri e poco originali, ma ,1uando, con i suoi occhi acuii guarda la vita e trema prendendo la penna. Allorn la poesia è come il sole; le imagiui pingono e snbliu.1a110. Vede· le un canqrnnile: « Mi piace così, faccia a faccia col nemico, in piedi, fra le rovine, c1ucsto A Iberi o di Giu!!– sano di matloni e di calce ll; un pi– l"(;io di cavallo: « l'iridata chiazza del piscio cavallino sull'asfallo violn– cco di lramonlo »; là fine della sua prima confcre,n.a: (< il silenzio as– sonnato ru rollo da alcuni applausi di convenienza, r<tdi r.acliche pare,•a– no i ciak-ciak di una scuk1cciata )); l':mclare e venire degli abitanti della Zone: t< Ma per anni e anni, 1molti e lunghi, sarl, l'andare éd il tornare dello ~ciacallo dalla tana al cadavere, dal cadavere ~dia tana>). È poeta e scrillore, dico, e rinuncia alla let– leratura. Oh. non è facile! <( Che gioia quella di sentirsi un focolare, vh·o di fi,unme e di scoppiettii. Sa– pere che tm giovane che è <tuello che tu cri prima cli essere impovcrilo e guasto, ha pi,anto, 1eggendoti. Sa1>crc che qualcuno è stato condotto a nov:t vita, pili jnlensa e più degna, eia te; oh, <1ues10deve dare l'illusione di cs- 1crc \lii poco Dio». Vi rinuncia. Lcg- gctc, in Maturità, quell'analisi spa· ventosa di se stesso e delle proprie facoltà. Quella SCar'lnificazione delle proprie possibilità. C'è da rabbrivi– dire tanto addentro egli 4,cende nel giudizio. Sentile: « Avendo rinuncia– lo di Care il Goya della letteratura, non m'è rimasto che dipingere ac– quarelli, come u11a signori11a da ma– rilo. Ho scrilto ancorn e ne scrivo, novellette. Quadrelli dn fissare alle pareli con due chiodini e da guardare di tanto in tanto. come un albo di istantanee domenicali o ,~illeggiatu• resche. J'.i'allimenlo letterario com– pleto dunque». Rimangono a lui, per fortuna - come una rugiada ri· storalrice - le lagrime. 1< A lavare il cuore non ci sono più che le la– crime. E elevi allendcrlc. Devi atten– derle come una piog1,•fa sull'ilrsura .alroce. Ne sei asselato, di quelle la– crime. Il .dolore li si gonfia in gola, li strozza, ti islupidisce; e, alla fine, piangi come un fanciullo )). Rinuncia ad essere oratore. Fra spini e rovi, procede. Natnralmenlc, le contraddizioni sono in lui flagnmti. Come polrehh'cssere .altrime11tl? La santità si com1uisla, ogni giorno. Ci son ritorni,. scor.iggiamenti, clnbhi. Ci 6011 momenli di 4,l,ancliezza è di maledizione. Ed è queslo cliC"è gra11· de. Queslo ritornare sugli scorag!::ia– menti e i dubbi. on basta, la p~rsonalità poliedri. ca di Berncri si condensa, alla fine. in <1uesJodilemma: ubbidire alla pro· 1>ria passione che è queUa dell'uomo di sludio, in cui una curiosi!:, pr(l– fonc1ae universale lo sorregge, o scca• dcre in campo, soldato della buo1rn battaglia. RjnchitulcrSi nella torre– d·'avorio o militare. Le due co~. in
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