Volontà - anno I - n.5 - 1 novembre 1946

<·ompcrare c·on c~o le cose di cui ha bisogno. Ma farà pre!lO ad accorgcr:i,i che il danaro non gli serve. In Russi.i <lur.ante la rivoluzione non potevate comper.are dal contadino una libbra <li farina neppure con un uceo pieno di danaro. Mu egli ,,i dava facilmente un b.arile del grano migliore per un paio di stivali. Il cont.ulino 11011 voleva danaro ma aratri, \'anghe. raslrelJ.a. 1rici, macchine agricole ccl abiti. Per <1uesle cose egli vi dava il suo grano, il suo orzo, i suoi cere.ali. È staio suggerito da qualcuno che lo 5cambio durante il periodo ri– costrulli\'O t.lella ri\'oluzione, dchba essere basato su una misura fissa. I!: staio proposto, per esempio, che ogni C'Omuniti, emetta la propria moneta, come è Staio spesso fatto, in tempo di rivoluzione, o che un giorno lavora- 1ivo debba essere ronsicler:.llo l'unitl1 di lavoro cd i cosi detti buoni ciel lavoro servano come mezzo di scambio. Ma J1cssu1rndi queste 1>roposte è di aiuto pralico. li danaro emesso dalle cOmunità durante In rivoluzione è ra– pidamente deprezzalo al punto di non aver nessun valore dal moimento che tale danaro non ha una gar-<mzia :,icura dietro di sè. Anche i buoni del la– voro non rappresenJano nessuna misura definita di valore come mezzo di icambio. Quanlo varrebbe, per esempio, un'ora <li lavoro del minatore? o quin,li<·i minuli di com.uha:done del <lollore? Ammcsi,o che lutti gli sfon:i debbano essere consit.1erali ugunli in ,,,dorc e che un'ora di lavoro debba essere l'unità di misur.a, polri, l"ora dell'imbianchino o q11cll.:1 del chirurgo e:-:iere ugualmente misurnle io termini cli gr-3110? li buon :,Cnso ris.olvcrù <p1esti problemi :mila h.:1.sedell'uguaglianza 111;:111:.1 e del diritto di ciascuno alla vita. (co11ti11ua) JtELIGIONJ<, f_: 1u•1·c•:i:trio .-it-onlarc t111:1ntoe 1•0111cle religioni in:,lu1Jidiscono e corromJJono i j}OJ)Oli? U('ridono in e,,gi la raiiom:. 1>ri11cipalf' •lrumcnto dclrcmanf'ÌJ)azionc um:ma. o li riducono all'imbet'illità. (.'()11dizio11e-~enziale della loro :ichi:nit1'1. Di:ionorano il l:1voro umano e nt: fanno un :,ègno e una fonte di •t.-r,,i1l1. c,·ido110 la no.:ione ~ il ,-entimenlo ddla Jim, ti1.ia um:ma. rarendo ..cmJ)r~ J)cndere la bilancia dalla llarle dei fodanti trion• fa111i. t-oggcni 1)rivilegia1i della grazia rli, 1 ina. Uccidono fo lìereua e la digni1à dell'uo• mo. non 1>ro1eue~do <"hc ;;li •lri,;eia111i e gli umili. Solforano nel more dei po1,oli o:;ni ~cntime1110 di fra1èrni1à umana. riem1>iendoli di .-rudehà divina. Tulle le religioni :>Ono crudeli, tulle ..ono fondate --ul ~:aniue; 1•erd1è 1111teba•ate 1>rinl'ipr1lme11tè ~ulridèa di :-:wrifìl'io. doè d·immola1.ione J>erpelu:1 dell'Umanità ad una insa1.i11bile vendeua della Di,,inilÌI. L'uomo è .. cmJ)re la vi1ti111a di <111c&10 1o:'lnguino~o mi,;tcro, e il 1lre1c, uomo pure, 111:1 uomo 11rivile1_:iatodalla 1, :ra1.ia , è <il l,oia divino. Ciò l'i ti>piega 11erl'hè i preti di tutte le rdi1tio11i, i migliori. i 1>iì1umani, i J}iì1 dolci, han quasi 1oempre in fondo al Joro cuore. qualrhe eo-:i di crudele· e di sanguinario. « Il Ris1•etlio » giugno 1946. 31

RkJQdWJsaXNoZXIy