Volontà - anno I - n.2 - 1 agosto 1946

LIBRI PROBLEMI D' U O l\l I ~-I Saggi di John Oewey E difficile trovare un movi1,nento progreesivo _in America che uon :.tbbia in qualche modO John Dewey alle sue c•rigini. Ei;:li è stato (>Cr così gr.an t~mpo suUa soona i111elleLttrnle che ornlai si 1cndc ad assumere come oV,,ie alcune· idee che egli 1>erprimo ha messo a fuoco e principi da Jui pct· primo formulati e per i <JUali e– gli ha comhal.luto J>rimo. L'orienta– mento Jiberale nel suo insieme, in tultli i campi, gli deve Je slradc che egl.i •ha tracciate per fa liberti, di iu,– dagine, pet· ]'intelligente analisi dcl– Jo coodfaioni in atto, per Ja valuta– zione delle idee in base alle Joro con– sc;uenzc, e degli ideali in ba~ ai loro lruttj nel.l'azione. Ora egli ha passati gli 85 anni. Al principio del '900, quando le sue jcJee han cominciato ad' essere lar· g;u.nente influenti, v'era ancora ra– gione per J'ollimismo. In un mondo TClaLivamente tranquillo e prospero, si poteva !acihnente pensare che ap– J>licando i metodi deUa ricerca scien– tifica alle foccendc umane si sareb– be migliorata la condizicne dell'u– manità. Dewcy portq la filosofia dal• Je ,aule scolastiche al 1111o!ldo degli , uomini: egli concepì la filosofia non eome un sistcm.a da esporre ma co– me delle ipotesi da vivere. Ed in quel tempo sembrav;1 possibile ere• derç che t.aJi ipotesi, fondate su u– na esplorazione della n.:11q1·a dell':rn.1· hiente umano e degli uomini .in sè stessi, potessero portare una pronla e diffusa Ielicitù. · Da alJor,a, a lungo e t.r.agico pe– riodo di fanatismo di spaq;-imet110 di sangue, di tirannia e di c.:1os, S'è mostrato come una derisione alle li– heraJi speranze dell'età media d·i Dc– wey. Ma questo è propriò il 11.10me11- to adatto per leggerlo di J1uovo, e l'occasione ne è allerta da quesla col– lezione di saggi, ìnlitolal.'.l << Pro• hlemS- o[ mcii~> (<e Proble1i1i d'110- mi11i ») e costituii-a da scritli p1.1bbli– ca1i di i.ein1>0 in tempo durante ~li 1.1Jtrimi 15 anni. Dewey ~1011 1 ha ()Crduto la fiducia in. uno strumento possibile l)Cr il 110• stro miglioramento: l':tbitudine elci– la indàglne intelligenle, che do"rcb– be divenire il metodo pervasivo e il costume in un.1 sociel:'1 demo:;rnli~·a. Gli uomini debbono estendere 1a loro inte11ige•iza anche sui loro problemi morali e politici oppure, come le due g:uerte mondiali e Ja bomba :1• tom.ica ci hanno m.ostralo a sufficien• za, il risultato sarà il eaos, e ror.?e ,anche l'estinzione di ,1oi l:1t_ti. La filosofia non è slala mai llCI' Dcwey una oziosa concentrazione 511 << Je forme eterne ». Egli crede che conecpii:la jn taJ moclo è sfoggire al– la vita ed .ai .suoi problemi. Per Jui la filoso:fi;1 è sempre apparrn come u– na \'asta e genèralizzata ipotesi falla per v-iverla. Ed ora egli dice: « Ju filosofia ha ancorn un l<tvoroclctcom– piere. Può trovarsi w.1 u.'f!icio volg,•n · dosi <I considerare perchè accade che ·l'uomo è ora divenuto così. cstra11co· all'uomo. Può voJgcrSi <i progettor<' 47

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