La Voce - anno III - n. 2 - 12 gennaio 1911

LA VOCE 485 uomo, neanche a farlo apposta, era nato a Li– vorno da padre frnncese: egli era dunque ita– liano press'a poco comt: il Boccaccio era Fran– cese: oh delusioni delle barriere nazionaliste! Il ~he non valse a risparmiare alla Francia una botta retorica, tirata in quell'occasione dal buon Livi <ea una certa gente di là dalle Alpi», e al solito Larnartine quel della terra dei morti. Era– no gli anni nei quali come disse poi Carducci <1 spampanavano allegramente sotto gli stello– ni delle vecchie albagie, con la vegetale fa. cilità delle debolezze, i rosolacci della nostra vanità leuerar,ia >>. Del I esto lo stato cl' animo degli italiani in quegli anni giustificava questo e allro più. Non a caso ho •qui nominato Carducci. Nes– suno più <li lui accarnò con l'intelleuo e coi denti, derise e perseguitò questa sorta cli na– zionalismo 11011 armigero 111acartacto, non san– guinario neppure a. primo sangue rna chiacchie– roide e re1orico ; gonfio e vacuo ; prurigii10s0 borioso botolo-ringhioso e oltraggioso verso l'al di M ddle Alpi; spesso anche petulante e igno– rante, scriteriato e male educato.. Egli, il nostro grande educatore nazionale, vedeva l'ltalia cosi incuriosa per il solito della sua lingua e della ~ua cultura, così dimentica delle sue vere glorie, ululare su l'ultima tomba o saltare intorno l'ara più recente facendo le corna verso oltre monte e oltre mare. Vedeva il vecchio autoctonismo degli aborigeni (per cui i nostri padri volevano esser sbucati fuor dei lecci e dei sugheri anzi– chè provenuti da altra terra e da altra gente), t: il primato di Gioberti, e il rno11archico I' 1/a– lia /a da sè di Carlo Alberto rivivere in certe manifestazioni letterarie dell'ignoranza e vanità nostrali vagheggiantisi in raggiere di spropositi. Udiva, a ogni ombra veduta passare n'ellc piazze o per le viuzze d'Italia 1 la gente gridarsi: - Ve– dete omaccioni che fanno ancora in casa nostra. - Allora Egli, accusato cli ul,riacarsi cli vino, ac– cusava il popolo italiano di ubriacarsi con l':ic. qua e diceva : << oh se una volta scotessirno da l' abituclin~ delle sbornie acquatiche, e, da poi che non può e!--ser grande ognun che voglia e al primo momento ci contentassimo a esser schietti, coraggiosi e onestamente gagliardi!». Come tuttociò ~ vero, colto e reso magistral– mente ! Ho dt:.lto sopra che tutto questo io nel mio piccolo l'osservo nella (direbbe l'on. Bac– celli) medica famiglia: da u11 pezzo per l 1 aria a volo còlgolo : si volge esso e repugna. Perché questo male dello spirito, che si rivela per di fuori su la pelle con la prurigine ferox del na• ;.iunalismo accademico, è se1npre il medesimo e in chi maneggia la penna con intendimento letterario e in chi la muove per scriver ricette o comunicazioni di congressi. Ha un carattere fondamentale : conoscere poco o non conoscere affatto la lingua e la produzione dei popoli stra- 11ieri,ai quali si rinfaccia il nostro q1lore e il nostro primato (<< Com'è umile, nella sua su– p<:.rbia,quel disprezzo che il Giusti ostenta delle letterature straniere da lui conosciute a pena di vista nelle tradt1zioni volgari » Carducci: Ope– re, 19, p. 302). li suo frasario, anche nelle espres– sioni cli v1lentuomini 1 è di una uniformità deso– lante: /a11alismoper lt: 11o·vitti esoliclu:, sci111miot– l11re le mode estere, tedescllcria, gen11a11ir11mt1, 1,,mg-clo tedesco sono i vocaboli di vituperio e di detestazione. Oh il vangelo tedesco! Il si– g-uor De Zerbi si lagna che Carducci in una c.p1estione di filologia invochi it vaugclo tedesco,– Lombroso, a proposito della pazzia morale delle cavie e dei topi bianchi, rin1pro,·era a Lugaro di invocare il vangelo tedesco.(« Lasciamo 1 per amore del buon gusto questi spari cli metafore » rispose l'uno. E l'altro: « E preferibile I' in– lt.::rnazionalismo, sopratutto poi in fatto di scienza »). l\·lolti anni fa un professore di Napoli 1 il Sem– rl'lola, scrivendo contro 1 'applica,done della scien– t:a sperimentale alla medicina clinica e conse– guentemente contro la patologia di. Cohneim (gc.:rmanicume anche quello} che egli definiva come un vero agguato per la gioventù, usciva in queste invettive: « Davvero io mi ,·ergogno cht:. in Italia ci si guardi cosi poco dal dare ugni giorno una dimostrazione mera\'igliosil della vt:.rità d~l darwinismo per ciò che riguarda i 11u:,tri primi antenali : perché noi non facciamo ~e 11011 scimiottare troppo facilmente tutto quanto ,ci viene dal di fuori. ... Uell' ;uno re cli patria ! Assoggellare il proprio paese che ,we,·a appena finito cli scuotere via il KiOgo ~traniero a una 1111ovaforma di schiavitù ben più crudele .... » ,PI urri obbiettava: « Strana carità cli piltria !... . t.:oloro che si studiano di p<::rpetuarvi la caligine per la validissima ragione cl.1eil sole è spuntato di là dall' r\lpi mi sembrano meritevoli cli 1..,r0 . fonda pietà! Se l'esempio attecchisce, c'è eia n::dersi rinviate a Bologna tutte I<:: pile dettri– d1e, perché il galvanismo nacque a Hologna ! » E, ricordando lo Zambeccari, il Fontana, il Bu- falini, dimostrava chiaramente che il segreto di certo nazionalismo accademico sta nel sapere poco la storia della coltura della propri;i na– zione). Oggi le similitudini bestiali in bocca dei na– zionalisti accademici hanno mutato il termine di paragone : 11011 si parla più di scimie, ma di allodole per giunta incoscienti. Il prof. i\Iorselli 1 il dottore dell'anima (come disse Gabriele) sa– pientissimo ed eloquentissimo, nell'atto di in• fliggere una sua cura dell'ilnima a un altro dot– tore non altrettanto sapiente ed eloquente che fa il medico cli pazzi nel contado di Lucca, dice appunto cosi come sopra è scritto: <( Allodole incoscienti ve ne sono ilnche in psichiatria che cadono spasimanti di fre11esia ed ~rnsimanti per timore riverenziale come diceva il nostro grande Lombroso davanti a tullo ciò che sa di fore– stiero e sopra tutto cli germanicume ». Non c'è male: se non come eloquenza, come punto in– terrogativo degli applausi in un congresso di freniatri, questo facondo c1111masso di parole può passare. Ma che cos:i risponderà il dottore igno– rante ed oscuro al sapientissimo e lucentissimo? Prima di tutte..: che dicesse quelle cose il no– stro gra11de Lombroso (o meglio il vicin mio grande del ~lorselli : vedete omaccioni che fanno ancora in casa nostra) non fa meraviglia: egli come tanti altri d(:lla illustre sua razza credeva di essere venuto in terra a miracol mostrare: e i molti che squassarono, sfruttandolo, il banclie– rone lombrosiano lo aiutarono e confermarono in quella persuasione. In secondo luogo rispondo che se è vero quel che dice un mio maestro sopra e sollo citato che, ciot', l'.arrore non fu mai tanto pernicioso come quando seconclò I' ignavia umana, cotesti atteggiamenti altezzosi e dispre– giativi verso i barbari - che sono più avan– ti cli noi nelle vie della civiltà e della col– tura - distraggono e seducono l'ignavia delle allodole incoscienti aborigine-autoclone (le quali credono tutto al professore nborigeno-autoctono) a non cercare direttamente la procluzio"e stra– niera : con quanto e quale vantaggio ciel disce– polo e ciel maestro e della coltura nazionale sa– rebbe facile dimostrare : e gi:\ fu dimostrato. In terzo luogo, per contrapp:.sso a tanta boria italica, voglio allegare i pareri più modesti cli altri valentuomini che pure meritano cl' essere ascoltati. Uno cli questi pareri risale al 1876 1 l'altro è ciel 1906. Trentacinque anni or sono. il prof. Murri nel– l'assumen.: n Rolog11a il guo insegnamento glo– rioso diceva: - « Non fu senza u11a !--ef:!'retasperanza che io parlai delle vostre gloriose memorie. Laro– chefoucaulcl ha dello: << I grandi nomi abbassano invece di elevart: coloro che non sanno soste– nerli». Ebbene, gl' italiani ~astennero il loro gran nome nelle scienze? lo debbo dire una du– rissima vc.:ritfl.,ma la dirò perchè spero che sia fruttifera in animi ge11éro!--i e caldi di patria ca– rità come i vo5tri. lo vog_lio dirvelo con le pa– role d'uno straniero, ma 11011 di quelli malevoli e dispettosi che ci negano persino la loro rico– noscenza per il nostro passato ; le parole che io vi cito sono di UDO scienziato quanto autorevole tanto amico ali' Italia, e •voi stessi, interpreti fedeli e generosi dei se11ti111entidi tutta l'Italia, lo acclamaste nella vostra città in occa!Mone del Congresso preistorico : voi con,pren<lete che io parlo di Virchow. « i~ abbastanza istruttivo ~ egli dice, 111aio soggiungo, è pure molto dolo– roso, « il vedere come una nazione che aveva in sè un germe imperituro di colllJra, come l'Ita– lia, la quale a tempo delle repubbliche ha pro– dotto tante cose straordinarie in ogni ramo del- 1' umano sapere, abbia poi re1rocecluto cli secolo in secolo cosi che oggi, meno poche eccezioni certamente splendic.ft: , la s.ua letteratura scienti– fica offre quelle forme scientifiche, quella infrut• tuosa erudizione che troviamo negli scritti dei tedeschi del 15. e 16. !--ecolo ». Non esaminiamo se questo giudizio sia esattamente vero, ma la passione non ci tolga di considerarlo come non scevro di qualcht.:: giustezzil. Chi nega le verità che dispiacciono non fa opera d' intelligente pa• triottismo ... Quanti fra noi seguirono il l\lalpighi? Quanti il Morgagni? Qu~nti il Volta? È duro a dirsi, ma ben pochi. ç,Juesti g-randi figurano nella nostra storia moderna quali palme giganti circon– date solo qua t:: là da pochi alberi minori, 01:l esse disvelano la 111<::ravig-liosaubertosità. del nostro suolo. Esami11ate invece le altre 11:lzioni: può darsi che il vostro occhio non scorga nep– pure una soln produzione che uguagli in rigoglio le nostre, ma esso , eclrà una selva ben 11udrita 1 ben filla larxa111e11t<:fruttifera. » Il professore Cc:ntanni cli patologia generale a Siena in un 11:agistrale discorso del 1906 ha un paragrafo sulla « pora on°f:'iualild della pro– d11::io11e italiana mod,·run » e dice quanto segue: - « .... u11:1 vaga inquiétudine ci punge sul destino della cr1.-w=io11r so'ollijira 11a=iouak. Nei BiblotecaGino Bianco Insieme a questo numero del1a VOCE esce un supplemento straor– dinario in quattro pagine grandi, col titolo : Le Cronicheletterate che si troverà presso tutti i nostri rivenditori al prezzo di Cent. 10. Contiene sonetti del prof. Ettorre Rimaioli, una novel1a di Tosca no Itali, un articolo filosofico di Paolo Orino, una traduzione in versi dal tedesco di Heine di Gigi Calabresi, un brano del poema " Crepitus " di Uè Bolsi, e di questo stessissimo una forbita invettiva contro un infran~iosato scrit– tore. Il " Programma dei Carduccini " e un notiziario vario ed interes– sante completano questo numero, insieme a un componimento poetico di Giuseppe Èsca. Per invogliare i nostri lettori riproduciamo qui, col con– senso de11'illustre prof. Rimaioli Ettorre questo suo sonetto : IL TRADUTTORE Un ciuco nato e rilevato a Roma Recò d' Ellade un vate corpulento. V'adoprò molti lustri e venne lento Ma non piegò sotto la greve soma. Allor la fama coronò sua chioma E saliron le lodi al firmamento ; Ma di questo il somier poco contento Aprl la bocca e dichiarò in suo idioma : lo non sono, per Dio, quel che credete ! Non solamente reco oppur traduco: Tutto il vostro entusiasmo è un grande sbaglio. lo son cantore, e se non ci credete, Sentite 1 - e ricordando d'esser ciuco, Il cielo empì d'un fragoroso raglio. Tutti quelli che non possono procurarsi i1 numero dai rivenditori, ce 1o domandino con cartolina doppia lasciando in bianco 1a risposta. più mode~ni campi di studio della biologia svol– tisi quando avevamo stabilito la nostra unità, I' Italia non ha data nessuna mossa geniale, una di quelle idee che rappresentano una bandiera; dietro a cui traggon le genti a raccolta, che staccano con mano gagliarda la prima ruvida scheggia nel gradino clell 'ascensione scientifica, sopra cui 5i arrampica poi il sc1'7Jmn.pcc-us con le seste pazienti e con la lima. Noi non riu– sciarno fin ora a sollevarci da questa schiera. Certamente in tutti i ricercatori si insi11ua in– cosciente la convinzione di aver fatto o di star per fare qualche cosa di grande, e niente altro potrebbe in essi sostenere la precoce sepoltura nei migliori anni di tante, sia pur vuote e fug– gitive, ma non meno rimpiante, gioie dell' esi– stenza. l\la, « ars longil », passa l'opera e il tempo, e la scoperta grande non viene ; e quel poco che si fa, aspettando, a giudicarlo dopo entrato nella corrente del tempo e dellc1scienza internazionale, è goccia che nella grande fiuma– na presto si perde. Astraendo dagli studi cli morfologia, dove ab• biamo avuto in ogni epoca cultori eccellenti - senza però tacere che in questi ultimi tempi, su campo largamente mietuto, alla inl.ensità del lavoro non ha risposto la bontà del prodotto, - più vicino a noi, neWopera batteriologica: 11es– sr1110 dei _t:crmi dclh- malattie capila ti porla nome italiano. E pensiamo per t:sempio, con ramma– rico, che una nostra triste prerogativa cli studio, la malaria, do\'e tanta opera acuta ed assidua di nostri lil\·oratori si è spesa, nella s1oria della !Scienza passa girando sui due poli: per la sco• perla della 11atura parassitaria, Laveran fra11cese, pel ciclo delle zanzare, Ross inglese. Il periodo cli studi che seguì sull'immunità, nell'ampia distesa delle sue dottrine offriva a tutti messe rigogliosa, e nOn era diOicile ali' Ita– lia portarvi in alcuna parte la sua impronta crea– trice: ma i tenrnt!\'i !:ivohisi in ambiente mal preparato e financo ostile, hanno finito per es?.U· rirsi in imitazioni pili o meno riuscite e spesso non nitro che stucchevoli. Che cosa vi è di 110- stro nell'ampli~sima dottrina ciel ricambio, nella elevati~sima delle applicazioni fisico-chimiche? Per quest'ultima, che pure ha radici italiane nella legge di Avogadro, quando in biologia ci siamo accor1i clt:lla sua esiste11za 1 fuori 11e erano non solo gii stabiliti i principi, ma sfruttati gli stru- 1nenti e i quesiti anche nei laboratori di agraria e di \'tterinaria. Quanta maggiore resistenza a raggillngere in queste condizioni qualche risul- lato significante, e quante opportunità di lavoro perdute! Sempre troppo lardi ! sempre dimentichi del detto di Michelangiolo: « chi va dietro a altri mai non li 1>a~sa innanzi»! Per ciò che riguarda poi il germanicwue cito ancora da questi due autori. Diceva l\lurri nel r882 : - « E certo, per ciò che spetta allo scopri– mento dei fatti, la Germania ha avanzato cli molto tulle le altre nazioni e specialmente l'Ita– lia. Noi dobbiamo e vogliamo confessare d' es– sere in questo da meno di loro, non solo per– ché nessun'altra nazione riconosce, al veder mio con pari giustizia e con grato animo, quanto la tedescn 1 i benefizi che in altri tempi le vennero dal lavoro degli scienziati italiani. E chi in tutto il mondo ci\'ile non sentirà, come noi, gratitu– dine ed ammirazione per quel popolo fortunato ed illustre che ci ha dischiuso tanto tesoro di cognizioni? >> E Centanni nel 1906 : « Quando entra in discussione l'organizzazione degli studi di chi1nica, il prirno pensiero va alla Germania, alla Francia e anche ali' lnghilterra 1 dove queslo genere di ricerche ha avuto le pri– mt mosse e il culto costante ; alla Germania in ispuial modo che al prese~tc, per produ.zio11e scieutijica e industriale, schiaccia, a grande pre– valtm=a, ,pmlsiaS1:allra 11a;io11e. Troppo lontano ci porterebbe dirionderci sulla organizzazione poderosa che essa h.a elevato alle discipline chi– miche in ogni loro bran._ca e manifestazione, e sulla imponenza dei suoi laboratori cli fronte a cui a noi non resta che la spavald;c., consolazione: più ruote sono negli scaffali e meno ne sono nel cen·ello ... ,> r-.;onso poi che cosa trilleranno le allodole inco– scienti spasimanti di frenesia davanti al genio italico di noi fervide ardite i11le menti d'ogni altn cosa in1egn1tori altrui s<:: s'imbatteranno a leggere le altre seguenti riflessioni di Centanni il quale, notiamolo bene, ha egli davvero il diritto di priorità d'una idea fondameutale nella teoria dell'immunità. • Dovremo dire - scri\'e Centanni - che alla insoUerenza della nostra razza manca la tenacia del la,·oro, quando, tia lavoro e ripieghi cui siam coslretti, noi ci arrovelliamo il doppio per ottener la metà; e quando, pur in mezzo all'at– tuale abt,andono) con sforzi di abnegaziont: in– didcluale la nostra produzione scientitica si va

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