La Voce - anno III - n. 1 - 5 gennaio 1911

LA VOCE qualche volta in libri dove di luce ce n'è assai poca; noi possiamo anche pensare che ce ne sia sempre di migliore nella penombra di un li– bro che nello splendore d'un bicchiere, e sarà certamente vero, ma purtuttavia alle nostre bi– blioteche non può bastare l'officio di « osteria della 111e11te », e assai debbono evolversi per di– venir quei « labo,-atori di dullura », da vincere anche il più citrullo dei lettori o il più panta• gruelico divoratore delle molte Invernizio e dei molti Salgari che ci affliggono. E « laboratorio di cultura» la biblioteca do– vrà' avere la continua e amorosa sorveglianza di persone dal raziocinio equilibrato e che non te– mono il libro (adepti del « sint ut sunt aut non sint ») quand'è ad esempio la C,•ilica Sociale o la Vie de jésru di Rénan. Nella legge Daneo-Credaro, il « Patronato» <:he in ogni Comune assume ed amministra con le opere sussidiarie della scuola anche la Biblio– teca darà forse questa tutela onesta e civile che in molti luoghi s' invoc:i; il principio ch'C buono se saviàmente applicato, darà vita in tutt'ltalia ad una nuova armonia morale che la scuola prepara e la biblioteca accresce. Tipi di biblioteca. Risoluto il problema della « Biblioteca Popo– lare Comunale » dal nuovo Patronato scolastico io penso comincierà la risoluzione di un non meno importante problema: l'orientamento a nuove forme meglio adattate ad ogni ambiente. Gran parte di esse noi abbiamo già, ma son embrioni che attendono altro sviluppo e maggior diffusione e snellezza. Cito ad esempio il « Comitato bolognese• e il « Consorzio torinese » per la diffusione delle prime cellule della biblioteca popolare, le B. Sco– lastiche; I' « Istituto Nazionale per le bibliote– che dei soldati • formatosi da poco in Torino; le Biblioteche per i marinai instituite dal Ministero della Marina, dalla Dante Alighieri (Comitali di Napoli e Genova), dalla Lega Navale; le Bi• blioteche per emigranti poste o in luoghi di -confine o nelle zone migratorie (come a Bee so– pra lntra). Anche nelle carceri e nei riformatori il libro ,entra e vi soffia un gagliardo alito di vita sana cd educativa in luogo della sonnolenza stagnante -0ei libri religiosi che i bibliotecari-cappellani vi somministravano come recipe ; alcune Bibliote– <:he Con_:1unalisenza clienti, col prestito 1 a domi– cilio rivivono e acquistano clienti e libri, e con -criteri nuovi si svecchiano e popolarizzano; le maggiori biblioteche popolari staccano piccoli nuclei viaggianti di libri e li sguinzagliano in– contro al lettore sulla montagna e pei campi e quando son letti li riassorbono e risospingono mutati e freschi a nuovi viaggi. Nelle Case Operaie, nei quartieri operai, nei maggiori stabilimenti (cito per Milano il quar• tiere alle Rottole e la Stamperia italiana di tes– suti De Angeli) si fa luogo onorevolmente al libro; nei centri marittimi, sulle navi-scuola, ne1le zone di risaia e di lavoro minerario, il libro (ridotto magari alla più umile espressione di ri– tagli di riviste illustrale e di libercoli di due o tre soldi) penetra e opera quella che il prof. Levi Morenos dice « bonifita inlelleltuale ». Per diffondere tulle queste forme di uno stes– so principio e ambientarle e affermarle nella vita pratica mentr'oggi son solo qua e là affac– ciate, ~isogna che cessata la preoccupazione per il nutricamento quotiaiano, si studino le intime necessità locali del centro di azione. Allora non si farà più come oggi dovunque una biblioteca, ma si farà la biblioteca che il paese dove si opera vuole per le sue rngioni vitali. E non basta; occorre ancora osservare come oggi si faccia una biblioteca e la si isoli da O· gni altro organo di coltura come fosse la colonna d~llo stilita Sùueone. Cosi, lontana dalla scuoi:. e dalle altre istituzioni sussidiarie, la biblioteca 1 ha una funzione ridotta e meno efficace, mentre potrebbe con una utile collaborazione dar vita .ad un complesso formidabile di mezzi, come le scaglie cli una lorica, contro l'analfabetismo. Questa collaborazione ogKi comincia ad an– nunciarsi in provvi,Je intese colle Università Po• polari e colle Scuole libere, colle Biblioteche e colle 1\1 utualità scolastiche, coli' Associazione · de11e proiezioni luminose, di recente costituita, e qua e là con pinacoteche e musei storici e di scienze e commerciali ; ma son ancora tentativi t come tali scarsi e rari, mentre non si deve mai dimenticare la necessita di fare di tutte le istituzioni cli educazione e istruzione popolare come una catena lungo la quale gli uomini di fede e buona volontà si trasmettono la cultura per spegnere 11incoltura. Oli editori. E poichè il mezzo di tutto ciò è il libro e poichè questo rimane come protetto eia forti dazii inibitori interni che son gli editori, - la specializzazione delle biblioteche e il raccordo cogli altri istituti non avverrà se non dopo la penetrazione pacifica tnon è vero, comm. Bar• bèrn ?) nel territorio editoriale. Dalla mia vecchia scaramuccia al Congresso romano, col presidente della Associazione Ti– pografica Libraria Italiana, a venire ad oggi si è fatt'assai strada, e quella che era allora guer– ra guerreggiata è oggi pace... armata ; ma fra gli editori ed i librai c'è pur sempre la minac– cia di un Monroe che bandisca la crociata « il libro ai suoi produttori » o meglio « lo sconto librario per i venditori » e non per le biblio– teche. La questione degli sconti poi (che io solo ac– cenno perchè tecnica e ... diplomatica) si com– pleta con varie altre: quella delle recensioni sui nostri bollettini che per molti editori si do– vrebbero fare senza vision dell'opera seguendo uno schema comunicato e ricevendo poi in com– penso ... un'altr'opera e non la recensita i quella degli omaggi che dagli editori son fatti a tutti (quanti non ne acquistiamo sui banchi e dai ri• venduglioli) salvo che alle biblioteche nelle quali il libro do11alo (apriti o cielo !) può richiamare il secondo e il terzo esemplare, e far conoscere l'autore esigendo altre opere sue e dello stesso editore, e mostrare dalla ·pubblicità della coperta altri libri utili alla biblioteca. Un'altra questione importante è quella delle traduzioni. Non voglio considerare le troppe opere mal tradotte e le troppo mal scelte e le troppo man• canti; voglio rilevare come gli editori avrebbero un mezzo assai semplice per tradurre meglio e migliori e nuove cose. Essi dovrebbero rivolgersi a quelle dieci o cento persone che in Italia si occupano con competenza delle biblioteche e so~tituire il criterio del nuovo con quello del b110110. Un direttore di biblioteca, mediocremente colto, che legga egli stesso e tenga gli occhi aperti sulla clientela del suo isti– tuto può scoprire, - conoscendo per sperimento l'ambiente, - e suggerire libri, vecchi magari di mezzo secolo e più, ai quali una fresca tra– duzione ed edizione (anche questo deve ricor• darsi) darà vita nuova e ricca. Di altri libri, mal letti perchè mal tradotti, un'agil versione può mutar la sorte : se il lettore della biblioteca po– polare non cerca per lo più la letteratura nei libri, egli però sente (è chiaro) l'arte non nella sola situazione ma anche nella lettura del libro. Su questo argomento delle traduzioni io ri– cordo clae al nostro Congresso molte vod s'eran levate, tutte a consigliar nuove e migliori ver– sioni e taluna a consigliar la stessa f"ondenda « Federazione » a farsene promotrice ed edi– trice. L'utilità di nuovi libri tradotti e di libri rin- novati colle traduzioni si vedrebbe presto nelle statistiche. lo non voglio qui rifriggere cose note anche ai giornali di.... sport, sulle necessità ideali della biblioteca popolare : integrare la scuola, combattere la mezza co/t11,ra e l'analfabetismo degli alfabeti, sviluppare le facoltà tecniche dell'operaio etc. Ciascun rifaccia da sè questo elenco e vi affidi la ragion sua. Voglio piuttosto dar cenno della funzione di sondaggio morale che nella biblioteca popolare si compie a mezzo dell'osservatorio demografico com'è costituito dalle statistiche di lettura. La statistica. Un buon bibliotecario non tanto sorveglia il lettore (operaio o no) quanto la lettura. Quan– d'io vedo uno sfoggio statistico che distingue i letlori in maschi e femmine e operai e pro– fessionisti e impiegati e fanciulli e adulti, penso ad un collezionista di farfalle che proceda a rovescio e cataloghi non per famiglie, ma per colori. lo non so se quel diligentissimo biblio• tecario ha mai pensato che quella donna che prende il libro a prestito può prenderlo non per sè ma per un uomo, o quell'operaio per un impiegato o viceversa. Certo che le per...:en– tuali di lettura e le relative illazioni che se ne traggono partendo da simili premesse sono er• ronee, ed è meglio ridurre il criterio statistico sui lettori a quel tanto che può dire senza sti– racchiature, e mettere nel massimo valore in~ vece quello sulle letture che non sarà mai ab– bastanza diviso in specie e sottospecie e cate• gorie e famiglie. Qui ,·eramente, nel!' indole del libro, sta il perché ideale della biblioteca popo– lare; nel \'eder la lettura per puro diletto ri– dursi dalla pt:rcentuale del 75 010 di racconti d'avventure verso un 75 010 di romanzi psicolo• gici e di costume, e poi discendere verso il 70 e il 60 al 50 010 1 ed accrescersi di quelle decine le categorie della storia e della scienza. E veder nei lettori l'ascensione da J. \'erne e A. Dumas a H. Balzac, A. Daudet, \'. 1lugo e E. Zola; Bibloteca Gino Bianco da S. Farina e A. G. Barili e t\. Negri a E. De Amicis, A. Fogazzaro, G. Carducci. E sen– tirsi domandare oltre al romanzo storico il libro di storia, e oltre alla Rivoluzione Francese gli Abba e i Bandi, sino ad arrischiarsi ai Luzio e ai Treveljan. Quest 'è a parer mio necessario; il resto veste si lo spirito della biblioteca, ma noi nutre. Il Catalogoragionato. Altra necessità della biblioteca popolare è quella del catalogo 11ormale come lo chiamano taluni, o ,-agiouato, e che partecipi al doppio tipo Ponti e Fabielli. Quello Ponti (lo ideò la contessa Maria Pasolini Ponti) riunisce in elen– chi ra1;io11ali tutte quelle opere che rappresen– tano le faccie svariate d'un problema o d'un periodo storico ; offre cioè al lettore, e per esso al bibliotecario, un quadro di idee intorno ai vari argomenti che possono in una B. P. essei, r-isto ai lettori. Il catalogo a sog-g-etlo Fabielli (è il prof. Et– tore Fabietti che lo ha fin'ora assai egregia– mente usato) è nell'insieme pil) modesto; rag– gruppa 0 i libri secondo il loro soggello e accom• pagna i migliori e quelli più utili con brevi note esplicati, 1 e. Un catalogo che col doppio indirizzo suesposto venga compilato in ogni biblioteca, sostituisce fino ad un certo punto quel bibliotecario colto e psicologo che pur troppo non è dato trovar dovunque (1). Se poi il catalogo fosse graficamente illustralo coi ritratti degli autori o con vignette di luoghi storici o altro (l'opera di cultura popolare deve armarsi di tutte le più umili seduzioni) esso verrebbe sfogliato sempre più volentieri e con• sultato assai spesso, trasformandosi pel lettore in un vero breviario e facendogli conoscere nomi ignoti e mal noti e spingendolo a percor• rere vie prima intentate. Tenendo inoltre conto degli enormi divari intellettuali fra l'operaio e il contadino non solo, ma anche fra i contadini del nord e del sud, il catalogo ragionato risolverebbe il problema della biblioteca regionale ; ricordo che Cena al congresso romano osservava che nel catalogo Fabietti non aveva trovato neppur u_n libro adatto ai contadini dell'agro romano e Martini diceva press'.a poco per la Toscana e Lombardo– Radice per la Sicilia. E poiché evidentemente cli tali libri clevon esserci e si tratta solo di scov~rli e metterli in evidenza, ecco il catalogo ragiq11ato porre ciascuna biblioteca nella possi– bilità di procurarli ai lettori. Uo mezzo fln■ozlarlo. Per avere quella tranquillità sul domani che per111etterà alle nostre biblioteche di migliorare, fra i mezzi governativi e privati convien allo– gare una proposta del bibliotecario delle Meai– ceo-Laurenziana di Firenze, comm. Biagi. Le leggi 1866 e 1867 dopo sciolte le congre– gazioni religiose, devolvettero la loro immensa suppellettile libraria ai comuni dov'esse prima sorgevano. Si tratta di un complesso di circa 900.000 opere di vario pregio, ingombranti e inu– tili alle biblioteche comunali dalle quali son relegate su su in allo negli scalfali dove le sca– lette a mano non ~rrivano. Perchè non si ritolgono quei libri alle biblio– teche e non si concentrano nelle B. Governa– tive,· dove può scernersi l'utile e il prezioso dal superfluo e passar l'uno agli scaffali e l'altro alla vendita o al cambio con altre nazioni a beneficio delle B. P.? La proposta Biagi mi sembra degna di di– scussione meno affrettata di quella ch'ebbe al congresso romano dove neppur apparve in giu– sta luce ; verrebbero rimes~i in valore esem– plari bibliografici rari ed egregi di libri ora se– polti sotto la polvere, ed il resto diventerebbe buon sangue per la cultura popolare (2). Rlaa!umeodo. La Biblioteca Popolare entrat~ definitivamente, e anche col piombino governativo, nel viluppo delle questioni d'alfabeto merita di esser stu– diata con serietà. L'essenza di cui si nutre e che parve insino ad oggi compresa solo dove non si parla il sì, comincia oggi ad essere esaminata con amore anche da noi ; essa, male e incompostamente prospettata, è nei termini esposti. 1(: piccola nè facile, alle sue diverse faccie (1) Le Biblioteche mancanti d'una. persona. idone3 3\l'ufficio ~lclicatissimo di bibliotecario pouebbcro ru ordin:m: le loro colluioni do un competente : ciò supplirebbe pei lettori oli' ii::no– ra.nu del distributore. (1) Lo \'ecchia. B. Circo\11ntc opuaia di Cannobbio, ch·ebbc i libri clou~troli d'un 1opprcsso con\'Cnto froleico, opc,ò in puce per suo conto in questo ordine di idee. 481 posson trovar lavoro quanti in Italia pensano al problema dell'alfabeto con mente sincera. Se il risveglio di pochi anni, dovuto in parte al valore dinamico dell'idealismo nel movimento delle idee, fosse ora aiutato da quanti possono, certo più e meglio il libro che vogliamo man– dare fra il popolo ci andrebbe e ci resterebbe con profitto. Bisogna però che gli italiani si persuadano che talune pi&cole tose son degnissime di en– trare nel bilancio nazionale di « quel che si può fare » e che certe pictole parole hanno assai più significato di frasi magnifiche. Rll:NZO BOCCAROI. Intorno alla Legge Daneo-Credaro. L'invito a studiare gli effetti della legge Daneo– Credaro nelle varie provincie italiane e special– mente meridionali, rivolto ai lettori cle La Voce nel penultimo numero, m'i porge o~ca_sione _pe~ anticipare su queste colonne alcuni risultati d1 uno studio mio particolare sugli effetti generali che la legge stessa svolgerebbe in tutta la pe• nisola specialmente in rapporto all'analfabeti– smo. Perocchè quel che a noi deve interessare non è tanto la legge in sè come ordinamento tecnico e teorico quanto la sua convenienza pra– tica al fine che essa si propone : nel caso nostro si tratta esclusivamente di farla finita coll'anal– fabetismo. Vediamo un po'. Provincie analfabete in Italia sono a priori le provincie meridionali ; m_ase i1 rigorismo tot><?• grafico mi permettesse d~ d~re ad una denon:u– nazione geografica un s1gn1ficato morale, clna– merei credo non a torto, 111eridio11aU anche pa– recchi~ provincie del nord (Arezzo Per esempio) e molti dei comuni rurali del Ve:,eto e dell' E– milia dove l'analfabetismo supera, anche di pa• recch 1 io, la media del regno, propri_o _come in Puglia e in Sicilia. Purtroppo. le stausuche uffi: ciali con ci permettono che dt valerci dei dati sommari distribuiti per provincia o per compar– timenti· poichè in caso contrario noi potremmo avvertir~, fin negli stessi circondari in_testati dalle città maggiori una impressionante d11ferenz~ fra due percentuali di analfabeti della popolaii~ne agglomerata e da quell~ sparsa ; ve?remn:io cioè che mentre nella maggior parte dei casi I capo .. luoghi danno u11 conting~nte mi~imo, i centri rurali ne danno uno massimo. Egh è che le de– ficenze dell' ordinamento dell' amministrazione scolastica attuale, sotto il triplice riguardo am– ministrativo fiuanziario e morale, sono identiche sostanzialmente tanto in molte zone del nord come nella generalità di q~elle del sud, ?ove la diAerenza dei dati sommari è più sens1b1le sol– tanto perchè il contingente positivo dato dai po– chi centri import.:inti è sopraffatto da quello ne– gativo dei centri minori. Tutto questo per no~re fin d'ora un c~iteri_o di praticità e cli giustizia che alla leg117 m di– scussione manca assolutamente. Tuttavia anche il compito sommario non giun– ge a tali risultati da ~Iterare le conclusioni a cui si giungerebbe mediante un ~S~f!le cos~ pa~• ticolareggiato degli effetti preved1b1h del riordi– namento scolastico. Ne11arelazione che illustrava il disegno Daneo, il )'Tlinistro era preoccupato di porre in tutto il necessario rilievo le cause che avevano ostaco– lato il diffondersi più rapido ed efficace dell' i– struzione elementare. Fatta quindi la debita par– te ali' incertezza e ali' insufficienza delle dispo• sizioni legislative precedenti alla le~ge 1904, il relatore indicava codeste cause e specialmente le principali: 1) nell'inettitudine dell'autor ~tà CO • munale a far rispettare la legge; 2) nell' mr.om– patibilità di n~10--:es~ese per !' i~truz!o n~ colla ristrettezza dei bilanci comunali ndott1 ali estre– ma tensione ; 3) nella sopraffazione degli ele• menti locali politico·camorristici contro le esi– genze morali della scuola. Da questo triplice ordine di Cio\use altre ne de– rivano e tutte in danno dell'istruzione, cioè; man– canza di maestri mancanza di scuole; pessime con– dizioni della maggior parte ~i qu~ll.e esiste~t.i; di– sorganizzazione ~ener~le d~1serv1z1scol_as~1c1 _;an• date dicendo. Gh studi fa111dalle comm1ss1om go– vernative competenti dànno a questo proposito dei risultali impressionantissimi : come per esempio avrebbero potuto direttori didattici f~re ai c<;>m~– ni le dovute rimostranze e le necessarie press10111, quando questi adducevano _lapatente insu~cie_n– za del loro bilancio a cornspondere alle richie– ste dell'istruzione, e quando le scuole esis~enti mancano di locali decenti, di arredamento, d1 as• sistenza e perfino di insegnanti ? come quivi si conterrebbe la popolazione scolastica obbligata, quando anche quei pochi alunni che fre9uentano versano in gravi disagi ? dove trovare 11 perso• nale insegnante quando i concorsi vanno deser– ti? come istituire nuove scuole mentre quelle esistenti sono già di peso ? Prospettato cosi il problema, si giungeva come logica conseguenza all'ord!nament~ proposto_dal• l'on. Daneo. Si trattava cioè, com t noto, d1 to– gliere ai comuni, dimostratisi inetti al soddisfa– cimento della leggi! sull' istruzione elementare. l'amministrazione della scuola, rimettendola ad un Consiglio scolastico creato appositamente, il quale dovrebbe accertar~ il n~mero de~li obbli– gati ; provvedere, me_d1ante 1_1~on~olldaf!lento della spesa attuale dei comu!11 pn). 1 nuovi con– tributi dello Stato, alla fondazione d1 nuove scuo– le alla sistemazione, al miglioramento di quelle es'istenti, alla parificazione degli stipendi dei mae– stri e ai nuovi aumenti progettati; a fare osser– vare la legge dell'obbligatorietà, indipendente• mente dalle pressioni estranee e nocive all' in– teresse della scuola, ecc. Nel disegno di leg-ge ·ciascun ordinamento aveva un articolo proprio e nel relativo progetto finanziario vi corrispon• deva la somma necessaria per l'attuazione. Cosi la crisi magistrale (si dà questo nome alla man– canza di maestri) si risolveva con aumenti di stipendi ai maestri, facilitazioni, indennità, au– mento di direzioni didattiche, ecc.

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