La Voce - anno II - n. 54 - 22 dicembre 1910
Rlordlnameotodella Scuola Unica. È certamente questo uno dei provvedimenti più oppoi;tuni e reclamati con maggior insistenza. Al riguardo la legge dispone : Art. 29. - Per tutte le scuole rurali uniche obbligatorie classificate, istituite nei comuni e nelle borgate, è obbligatorio il riordinamento -secondo le norme seguenti : J. nei comuni e nelle borgate ove sia isti– tuita una sola scuola rurale unica, all'insegnante che vi è proposto è affidato l'insegnamento in orari diversi, a norma, per quanto riguarda l'orario, dell'art. 6 della legge 8 luglio 1904, N. 407, della prima classe e della seconda e terza ; 2. nei comuni e nelle borgate in cui sono istituite due scuole rurali uniche, saranno isti– tuite quattro classi miste, e l'insegnamento e affidato in orari diversi ed a norma del citato articolo 6 della legge 8 luglio 1904. numero 407, per quauto riguarda l'orario, a due insegnanti con norme da stabilirsi nel regolamento ; 3. nei comuni e nelle borgate, nei quali le scuole uniche siano più di due, si procede con le stesse: norme al riordinamento, istituendo, ove sia possibile, la quarta classe. Art. 30. - Nei Comuni e nelle borgate nei quali per effetto del riordinamento in cui nel•_ P.articolo precedente si istituisce la 4. 1 classe, l'obbligo dell'istruzione, limitato per effetto del• l'articolo I della legge 8 luglio 1904, N. 407 al solo corso inferiore, è esteso a1la quarta classe elementare. Sarannno cosi messi m grado di dare un la– voro più utile ben 353 insegnanti che attual– mente sono costretti ad esaurire la loro energia in una fatica !mproba, i cui risultati sono spesso negativi e ben di rado sono tali da lasciare qualche traccia e da compensare i sacrifici dei ,comuni, dei maestri e degli scolari. Il provve– dimento non è la soluzione completa perchè implica sempre la riunione di due classi in un'aula e perchè riduce a sole tre ore la per– manenza quotidiana degli scolari nelle scuole o quanto meno il periodo delle lezioni, ma è un -Ouon passo verso di essa. Istituzione della Quarta Claase. Il comma 3. 0 dell'articolo 29 prevede dallo sdoppiamento della scuola unica la istituzione della quarta classe. Nella provincia di Milano esso troverà appti– -cazione in forse go Comuni soggetti all'am– ministra.ione del Consiglio Scolastico che si ag– giungeranno ai 70 che già posseggono la 4.• classe. Questa classe verrà ad essere istituita -nella metà circa dei comuni : in quelli che hanno più di 4000 abitanti agglomerati e nei comu– nelli minori che hanno attualmente la scuola unica. Ne rinìarranno ancora privi i comuni intermedi (137) che hanno per lo più dai 1500 ai 4000 abitanti ed anche una popolazione mag– giore, ma sparsa. Si avranno così molti comuni con un migliaio circ:i di abitant) dove l'obbligo scolastico si estenderà fino alla quarta, e comuni, anche con più di 4000 abitanti, (es.: Lambrate ab. 5038, Caronno 4200, Cornaredo 4533, Sac– -conago 4893, Busto Garolfo 5400, Magnago 4754, Trenno 5100, llaggio 5359, Corbetta 6397) i quali persisteranno a rimanere con le sole prime tre classi. Edifici Scolastlcl. Nei comuni rurali della Provincia di Milano è già attualmente accusata la mancanza di 175 aule ; delle esistenti, 529 sono assolutamente disadatte : è quindi urgente la costruzione di 704 aule, che ad un costo medio di 8000 lire cadauna importano la conseguenza pei comuni di contrarre mutui con la Cassa di Deposili e Prestiti per l'ammontare complessivo di circa 6 milioni di lire. Se i 240 milioni che la legge mette a disposizione in prestiti per gli edifici scolastici verranno assegnati in propoczione degli abitanti, alla provincia di Milano toccherà circa un vente~imo ossia 12 milioni. Gli altri 6 mi– lioni rappresentano appunto quanto occorre alla costruzione delle 708 aule che si renderanno ne• cessarie quando si vorrà contenere nella media di 50 il numero degli alunni per ogni scuola. La questione della casa della scuola sarà quella che troverà nei provvedimenti della legge D1- neo-Credaro la più radicale solu:ione col minor -;acriftcio dei comuni. Adempimento dcli' Obbligo Scolasllco. Fu constatata l'inerzia, l'inettitudine e la nconcludenza delle Commissioni speciali per osservanza dell'obbligo scolastico. Di tali Com– nissioni la legge non fa menzione ed affida la igilanza sull'adempimento dell'obbligo s~ola– tico al R. 1--'rovveditore, il (Juale l:1 esercita a mezzo degli ispettori e vice ispettori. ~la la LA VOCE legge conta molto anche sull'efficacia dell'assi• stenza scolasticn, per la quale istituisce in ogni co,mu';le un patronato obbligatorio che sarà ente morale ed avrà assicurato un contributo del comune e uno dello Stato che fissa per ciò in bilancio 1.900.000 lire. Nello scorso anno l'assistenza scolastica era più o meno largamente esercitata in 112 comuni compresi i maggiori, e a 18740 alunni. A 1197 si diedero vesti, a 2657 la refezione, a 12052 i libri/ a 15862 la cancelleria. lspetlorall e Direzione Didattica. L'inchiesta mise pure in luce il grande nu• mero degli inadempienti a11'obbligo scolastico, il 29 010, e la inesistenza di fatto o la mancanza d'iniziativa, di vigilanza, di buona volontà delle commissioni speciali per l'osservanza dell'ob– bligo scolastico. Risullò pure la grande e de– cisiva influenza della direzione didattica nei pochi comuni dove essa esiste. I direttori di– dattici nella provincia, esclusi i capoluoghi di provincia e dei circondari e Legnano e Busto Arsizio, erano 27. La nuova legge tende a tra– sformarli in vice ispettori e ad assegnarne uno per mandamento. Saranno dunque .30 vice ispet– tori ciascuno dei quali dovrà vigilare in media su ro comuni e su 65 scuole ; la loro azione sarà estesa anche ai comuni minori, ma sarà pii\ azione di controllo e di critica, e meno azione di coordinamento e di integrazione, cioè fattiva. Scuole per adulti : Serall, festive e regglmeotall. La nostra inchiesta h,1 rivelato il numero stra– ordinario di giovani dei due sessi rimasti o ri– diventati analfabeti. In un solo triennio (906- 907-909) si registrarono 3481 sposi incapaci per– fino di scrivere il proprio nome e 2722 reclute dichiamtesi analfabete. Ma sottoposti ad una prova di semplice leggere e scrivere ~i trovarono 35 coscritti su 100 che se ne dimostrarono in– capaci nel circondario 2. 0 di Milano e il 30 010 in quello di Lodi. Nondimeno ben poche furono le scuole serali o festive aperte nella provincia ed anche quelle poche erano quasi tulle d' ini– ziativa privata e pochissime sussidiate dallo Stato. Con l'istituzione delle scuole reggimentali e con il notevole aumento al fondo per le scuole serali e festive anche la lotta contro l'analfabe• tismo degli adulti sarà più vigorosamente com- battuta. A. M CRLINt. Insieme a questo nttmero gli abbonati ricevono il .I.I Bollettino ln'/Jliograji&o, contenente: G. CARDUCCI di A. Softìcj, ORPHEUS di A. di Soragna, LA FORTUNA DEL DOSSI di A. C., IL P-~SE DEI FA· RABOLANI di g. pr., e motte rubriclte ed annunzi. Il prossimo Bollettino escfrà il 5 gennaic, e conterrà anche una bi'blio– gra/ìa ra 6 uirmata. II giornalismo meridionale. (ST AURO LESTEO) ft brano elle qui pubblùhiamo è tratto da. 1m romauzo del prof. E. Ruta « InsaniapoU » elle oggi stesso escirà ùt /11,ttaItalia per cura de/l'e– ditore R. Ricciardi di 1Vapoti. In 1ma nota clie è in fondo al volume, e che è stata pubblicata -re– centemente dal Giornale d'Italia, appare che in questa parte del romanzo il Ruta ritrae qualche lineamento della vita 111eridio11ale. Leggendolo i nostri lettori si accorgeranno perchè esso possa essere accolto co11piacere dal nostro giornale. _ Che cosa si propone ? dove intende di an- dare? - - A conoscere Stauro Lesteo, - dichiarai. Egli sorrise con furbizia. _ In bocca al !u 1 Jo? Vedrà, è un uomo che seduce. - Stauro Lesteo, che sonnecchiava su una pol– trona con un grosso sigaro tra le labbra, mi ac– colse con un garbo molto amabile e deferente. Elio, tu non ti meravigli che io sia andato a trovarlo. » Elio meditava, col capo sul petto. Levò la fac– cia, sulla quale un'angoscia sempre più cupa e muta s concentrava, e rispose secco : « Il buonsenso visita non di rado i masna– dieri. » Ario aveudo a fior di ciglia un sorriso sou-i– lissimo1, che era forse mestizia segreta, riallacciò: e Era un bel maschio atticciato, energico, di una simpatia penetrante e immediata. L'angolo delle palpebre rivelava l'animale di razza fina, pronto ali 'attacco, folgorantemente destro all'a– zione del fine, e che conosce sol~ difesa l'offesa. Tese le mani cordialmente. .:_ Venite a proposito. L'articolo cli ieri con- tro di voi è andato a ruba, e penso un capo– cronaca piccante, da tener desto il successo. Ma non potete immaginare la penna quanto mi pesa! In questo paese di bruti mi sono abbrutito e ogii mi rincresce pill scri\"ere un in~terrog;ui~o, che non in altri tempi sfondarmi la porta del dominio. - - Il difficile, - chiosai, - è scrivere l' inter– ntrath·o. - - Forse ingrasso troppo. Un capocronaca in– titolato ~_It11emico è in casa. L'argomento è, che tra noi stessi non mancano gi' imbecilli, che pel prurito di fare gli evoluti e coscienti, come si di• ceva il secolo scorso, si sbizzariscono a cercare il pelo nell'ovo nelle faccende di casa, t: a mettere in mala luce la vita, la politica, la morale della Siobia appetto a quelle degli altri paesi, che han– no visti al cinematografo. Scrivete il capocronaca voi stesso. Lo condirete con una dose ben gra– duata d' insolenze e vituperii al vostro indirizzo: pensate, scrutate, cercatevi dei difetti fisici; se non li avete, inventateveli ; di quelli la cui denu– dazione seduce le masse: insomma cavatevela, purcbè mi liberiate oggi dall' idea di prendere la penna. - Io girai con gli occhi I' istanza a Bascanio Ala– store, il quale sedè al tavolino dicendo : - Sta bene; m' incarico io di rosolare lei e i maligna– tori paesani. - Stauro l...esteo ci offrì del caffè, dei liquori, del sigari, sfogando: - Qui si marcisce. Quando penso che da ra– gazzo accende,·o in tutta Insaniapoli delle pole– miche storiche! Che fare? Si subisce 11ambiente ! Qui il lavoro è aborrito, è un castigo ciel cielo. Come nei libri I' industria degli scrittori e nei giornali quella dei giornalisti consiste nel mo– strare di dire qualche cosa senza dir niente, così nella vita indigena l'industria di questi porci musulmani consiste nel brigare per creare occu– pazioni che diano da vivere d'infingardaggine, fingendo di fare qualche cosa senza far niente. Quel tanto d' intelligenza animalesca chE::hanno, la stupidiscono nell' ignavia spemallettatrice di una superstizione sensuale e nera, che accende candele, e aspetta che caschi dal cielo la cacca dei santi. Della quale il sensale patentato è il prete ; che perciò in Siobia non è meno potente e tutto lui del Sonnenregenmacher nel Kasembe. La sapienza di governo è lasciare le cose come stanno: le così dette classi dirigenti vivono di cose come stanno ; dall' ignoranza e dalla su– perstizione succhiano le entrate. Il medico, se non fa il clericale, non ha visite ; l'avvocato, se non brandisce il torcetto, non ha cause. E non conJ cepiscono un mutamento, in cui ciascuno trovi da stare meglio ; la loro astuzia sensuale e gros~ solana si esaurisce nella furbizia del meglio Puovo oggi che la gallina domani; e se l'uovo di oggi è un uovo di pidocchio, amen. La marmaglia vuole sdraiarsi nelle immondizie con la pancia al sole come gli Scilluk, e senza lavarsi, perr.hè la sporcizia tiene caldo ; gli evoluti e coscienti vo– gliono sdraiarsi su una poltrona a fumare, come me, e a sognare il di dietro delle donne. Quando tutto manca, si buttano a fare le guardie doga• nati, le guardie municipali, i questurini, gli uffi. ciali dell'esercito e dt'"ll'armata. Quale esncito! e quale armata ! Il rifiuto del cimiciaio, i!!elto a chiappare perfino uno straccio di laurea, va a rie!!!pire i quadri. L'accademia militare e l'ac– cademia navale sono lo smaltitoio delle famiglie disgraziate, che non sanno dove altro gittare i cretini e i corrigenòi. E che generali ! e che am– miragli ! Un siero asinesco di un'asineria tale, non si estrae che nella Siobia d' J nsaniapoli ! Ed è tutto cosl ; qui l'umanità é un ricordo preisto• rico. Canaglie, nient'altro che canaglie. lo ho tirato giù botte da orbi sulle natiche di queste canaglie, per spingerle a fare qualche cosa, a mo,,ersi un poco, ad agire : capirete, che se non si fa proprio niente, se non si apre una sorgente, dove diamine caccio le mani per cavarne i miei proventi ? E qualche cosa son riuscito a ottenere: tenuto conto di quello che era, io ho moraHz– zato la Siobia. Io ho elevato il tono intellettuale, ho fatto balenare alla mente dei mercanti dei professionisti, degli usurai, dei faccendieri la possi– bilità e il desiderio di affari, che prima non si co– noscevanoneppurecomeallucinazione di ubbriaca– tura ; io ho ficcato in corpo ai minimi borghesucci una fregola di far 'luattrini e di regalarsi maniere e gesticolazioni di marchesi e di duchi, che prima era ronosciuta quanto i peli di Sardanapalo. La mia missione di giornalista io l'ho compiuta con coscienza : ma che volete? sono bruti : i bruti sono irriducibiti : J fangenbeck di una gru non fa mia moglie. Razze decrepite: testP. d' impie– gatucci, d! bottegaiucci, di leguleiucci, cl' inse– gnantucci, di strozzinucci, d' imbroglionucci, di proprietariucci, di conunendatorucci, che vivono e sono abituati a vivere di :senseriucce, di ri– sorsucce, di zaccherucce, di paraguantucci, di sbruffucci, di raggirucci, di scroccucci, di ricat- BiblotecaGino Bianco 469 tucci. lo sgraffigno un cappone a te, tu sga– glioffi un sacrhetto di fagioli a me. 11 farmacista lecca il medico, il medico pel lecco della perizia lecca il giudice, l'avvocato lecca la camorra e il capitalista! il magistrato lecca il medaglino, il sindaco lecca il capoccia elettorale, tutti leccano il prete, e tutti quanti insieme leccano me. il quale ormai ne ho abbastanza di questi montoni che al minimo stormire di trafiletto mi cascano tra le gambe ciel tavolino C0'1 le brache in mano e la lingua sulla pedana. Non lo avete visto che hanno il b'l"ugno idiota delle bestie brute, in cui non brilla un sol raggio d' intelligenza, e in pelle in pelle non hanno altro che il luccicore imma– lizzito dei cretini furbi, bruciati dalla smania di buscherarsi l'uno con l'altro? Topacci di chia– vica, che invece di sfogmtre dalla cloaca, sono divorati dalla foia di essere l'uno più grosso del– l'altro, e si putrefanno nella febbre della soper– chieria e della prepotenza, che è il solo incen– tivo della loro ahieua esistenza. Proprio cosi ; e questa è la ragione per che ogni autentico siobita è perfettamente persuaso di essere un uomo di cuore : se la gente mangia, è lui che la fa mangiare. Non ha pane lui, e si smanica a darsi importanza, e si sbraccia a farsi credere potente, e n vendere fumo agli altri. Non ne trovere;e uno solo, che non faccia il mestiere di uomo di cuore, e che non salvi dalla fame e dal sequestro dieci famiglie al giorno. Vi figu– rate voi dei topacci che hanno una superbia in• commensurabile, e hanno l'arroganza di credersi degli animali di prim'ordine? La loro anima, che non I' hanno, è anarchia di superbia e di ar• bitrio ; è sopraHazione. - - Superbia, invidia ed avarizia sono .... - principiavo io, con un risolino la cui significa– zione Stauro Lesteo comprese, perchè interruppe con fastidio : - Non scherzate a profanare con l'applica– zione a questi topacci I' invetti\·a meritata d2. un popolo che con4uistò l' Europa con la banca e col genio ! - E cambiando, domandò premu• rosamente: - Ma voi non prendete il caffè, non fumate? - - Osservo la regola, - risposi. - La regola ? di chi ? - - La mia, della mia volontà. - - E io ossen 1 0 la mia, - oppose Stauro Le- steo tracannando d'un fiato un bicchierino e ac. cendendo un altro sigaro; e ripicchiò : - Che bruti! che bruti! Poco fa era qui l'ingegnere capo del genio civile, che é venuto a scongiu• rarmi di appiccicargli un articolo violento. Gli serve come patente di onestà alla proposta da lui fatta al ministero di una concessione di appalto che gli frutterebbe ventimila lire, dice lui, di cui diecimila verrebbero a me. Mi pagano gli impropreri ; ecco il popolo. L'eroe del paese è Dorodoconte Ftirodeo, di cui domani inaugurano il monumento in occasione del cinquantesimo: il nome dice tutto *). Qui la grande industria è la ftiristica. Il povero scultore non piglia due– mila lire sulle centocinquantamila che costa il monumento : il consiglio provinciale e il comu– nale e le relative commissioni hanno fatto man bassa. Che meschinità di lordura ! che grettezza d' immondizia ! Vi giuro, che sono stufo. Per non rirnpinconire affatto nella noia e nello schifo, mi darò alla letteratura galante. Non era questa 13. vita che da giovine mi fingevo. Credetemi, ve lo giuro, io avevo un ideale; io allora credevo al– i' ideale: i grandi orizzonti aperti, la natura ver– gine e inesplorata, la conquista dei mondi con )'arme in pugno a capo di un manìpolo di de– monii eroici, una mossa audace che regala un continente, e galoppare a sera intorno a un monte di tesori equatoriali accatastati a spicchi di monumento con1,euna.dagoba indiana: ah !... e addirizzare sulla patria un torrente di gemme, di aromati e cli zanne di elefante .... che sogno! E son finito tra questi miserabili, a cui il furto permanente t diventato coscienza pubblica; il cui odio è l'ozio lascivo e balordo, al quale im– molano le teste delle sardelle rubacchiate nelle nasse dei pescatori: questi pidocchi, il cui ideale è vivere nel sozzume succhiando: io, che volevo creare un impero coloniale ! Son finito pensio– nato di borsistucoli borsaioli e banchierucoli ban– carottieri in barba al questore, io che volevo in– ch·ilire il tropico ! Ma che Siobia ! ma che Sfe– teristopoli ! questa è espressa Porcoladrobia ! - Io lo guardai con un sorriso definitivo, no– tando: - Caro Stauro Lesteo, i sogni sono una cosa e i falli compiuti un'altra. - - Che intendete di dire ? - fece lui, colpito, con gli occhi un po' imbambolati. - Ciò che ho detto. - Forse è così, - c01wenne. - Se \"eramente *) Col verbo òwpoò,xiw i greci significa~ 1 ano il corrompere e _ilfarsi_corromper~ con ~10111 : ~Ou– ,-CJò'fl;, pidocchioso: 'f/ fOup,-;~,x~, I arte d, prendere i pidocchi. /
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