La Voce - anno II - n. 53 - 15 dicembre 1910

462 I rnppresentanti all..l Dieta sono preti in sottana o clericali o liberali che non sarebbero oggi ca– paci di rinnovare il tentativo ostruzionistico di un decennio fa. Organizzare la rei;istenza nei comuni - circa un migliaio - del Trentino? Anche i comuni sono nelle mani dei clericali. Nelle ciuà vige il suflrngio a curie e l'ele111ento popolare 11011 può avere rappresentanze o avendole non in nu• mero sufficiente per spiegue un'efficace opera di controllo e cli negazione. Il Trenlino è oggi im• potente. Non /mò combattere il Tirolo, perchè non vuole combaltere l'Austria. Pochi ingenui confidano nell'avvenire e sperano che il Trentino riuscirà un giorno a sottrarsi al dominio politico ed economico del Tirolo. Quali sono in questo caso le ipotesi? AUTONOMIA? ANNESSIONE? STA TU QUO? La formula autonomistica: e Governo nostro a Tn!llto ;,. 110111, del popolo e pel popolo •• lanciata dai socialisti durante la loro campagna, è già supe• rata e le proba&ilità di un'autonomia del Tren• tino sono diminuiti! invece di aumentare. Dall'alto non verrà, e dal basso nessuno si agita per vo– lerla. Dall'alto non sono cadute che promesse e turlupinature, una più solenne de11'altrn. Dalla prima promessa formale di render giustizia al Trentino fatta dall'imperatore Leopoldo nel 1790, a quelle ministeriali del 1871, 1893-94 è tutta una collana di lusinghe e di tradimenti. E il popolo trentino non ha mai avuto uno scatto di rivolta. I propugnatori dell'autonomia: i Gazzoletti, gli Esterle, i l\'larsili, i Dardi sono scomparsi senza vedere fruttificare la loro seminagione. La loro azione del resto non toccò che superficialmente le classi lavoratrici della città e della campagna. Una cooperazione omogenea di tutte le energie trentine 11011 ci fu mai. L'alto clero era ed è anti– :rntonomista. Al principio del secolo scorso il principe vescovo Pietro Vigilio contrattò la ven– dita del principato; al principio di questo Cele– stino Eudizzi ha venduto ai volksbundisti il ma– gnifico castello di Pergine. li clero minuto ebbe un tempo delle velleità autonomistiche, oggi 11011 più. L'alta borghesia accetta 1' Austria. 1 suoi dtputati non hanno compiuto grandi gesla: alla dieta tirolese dall'astensione passarono a un blan• dissimo ostruzionismo e da questo aJla più supina e vergognosa dedizione. La popolazione rurale è austriacante. Gli operai delle città ebbero il loro quarto d'ora autonomistico, oggi, per tema d'un• brancarsi fra i pecoroni del nazionalismo. trascu– rano la politica. Quelli che un tempo si agitarono per l'auto• nomia, oggi si sono ritirati e il loro posto è stato occupato da indirierenti o da procaccianti che appoggiano l'Austria. L'agitazione orale e scritta è cessata da un ptzzo: l'ultimo comizio { 1909) pro•autonomia fu proibito. Quel divieto poliziesco che nessuno ebbe il coraggio di frangere e contro al quale ben fioche si levarono alcune voci di protesta, è stato una specie di sigillo funebre dell'agitazione pro-autonomia. Il Trentino è ras– segnato alla sua sorte e non pensa <li e redi- mersi ,. • L'annessione. Quc:sta ipotesi - allo stato attuale delle cose e forse anche dopo - è la più assurda. V'è in Italia diffusa fra tutti i ceti dellit popolazione l'allesa e la spenrnz::t. di chi sa mai qu;tJe palingenesi alla morte di Francesco Giuseppe. L~ fine del v~cch·o irnperntore St"gnerebbe l'innnel:iato sf<iCt:lodd· l'impero mosaico. ~a divisione avverrebbe cosi: l'Austria tedesca alla Germania, la Boemia .si costituirebbe in regno ;i.ulonomo, così I' U11gherir1, gli ShlVi dd sud formerebbc::ro· la loro nazione, gli italiani ritornerebbero in seno alla madie patria. Questi calcoli sono fantastici. Lo stato austriaco non si smembrerà ;i.Ila morte di Franz Joseph, poichè il successore c'è già, è già pronto e se non regna, governa e si fa sentirf". Del resto non sono più questi i tempi in cui la successione di un sovrano produce la catastrofe cli uno Stato. Ma che cos'è lo Stato nella sua diretta materiale estrinsecazibne? Lo Stato è l'esercito e la buro– crazia. Ora lo Stato austriaco che dispone di un fedelissimo esercito e di 1111a burocrazia, imperiale non per dovere, ma per sentimento, è lo Stato ptr eccell'!!:nza e non può quindi essere frazionato e annientalo dalla morte di un sovrano. Quando l'esercito è compatto, lo Stato esiste e resiste. L'Ungheria stessa ha perduto ormai il coraggio della sua indipendenza. L' Ungheria stessa oggi è ausll iacante, checchè ne dica1\o coloro che son rimasti alle gesta e agli entusiasmi kossuthiani del -48. E c'è in Austria di fronte all'onnipossente burocrazia e all'esercito cesareo, un elemento di dissoluzione statale? No. Il proletariato austriaco che dovrebbe far snltare l'Austria, ne garantisce e ne prolunga invece l'esistenza. li proletariato austriaco gode del suffragio universale e di niolte altre riforme d'indole sociale: fra le altre la Cassa per operai ammalati. Poi attende le pensioni per LA VOCE la vecchi3ia. Il proletariato •austriaco accetta l'Au• stria. Agli stessi socialisti ripugna il pensiero di una dissociazione delle nazionalità ettrogenee che compo11gono l'impero. La dichiarazione di Bruna ammette infatti u11a confederazione di popoli a11strh1ri, 11011 il loro distr1cco per unirsi alle ri• spettive nrnggiori nazionrtlità. Non esistono dun– que in Austria elementi di di~greg?.zione: non nei residui impotenti dei vecchi partiti nazionalisti, 11011 nelle organizzazioni prolet:uic:. li movimento separntisla boemo potrebbe essere facilmente schiacciato domani da un esercito rimasto fedele alla dinastia. E c'è ancora da chiedersi: Accette• rebbero le altre nazioni lo smembramento Jel– l'Austria? Per questo l'ipotesi di una insurrezione di popoli alla morte di Francesco Giuseppe, con conseguente smembramento dell'impero, ci sem• bra assurda. È certo poi che i trentini non insor– gerebbero. La loro anima non è rivoluzionaria, ma conservatrice, misoneista. ~ubisce, ma non cre;1. V'è una seconda ipotesi c:he bisogna por sul tappeto. L'annessione ali' Italia per cessione. Que– sta speranza lusingò i trentini e molti itali:rni all'epoca dell'annessione della Bosnia Erzegovin.:1 e si :iddimostrò vana. L'Austria conquista e an• nette, ma non cede. L'ipotesi dunque di una cessione pacifica, di u!la vendira, non si è realiz– zata neppure nell'unica occasione possibile: è quindi assurda come l'altra. L'Austria non vuol cedere il Trentino. Vi ha profuso decine e decine di milioni, non ad estirpar la pellagra, ben inteso, ma a costruire forti. caserme e strade militari. Tutte le vette delle montagne sono fortificate. Se l'Austria fosse rassegnata in un avvenire più o meno lontano ;\ perdere il Trentino non lo co– prirebbe di forte-zze e di guarnizioni. V'è ancora un'ipotesi e cioè quella di una guerra fra l'Au• stria e l'Italia, con la vittoria dell'Italia e l'ob• bligo per l'Austria sconfitta cli cedere parte delle terre irredente.... Rinunciamo ad altre ipotesi. L'avvenire prossimo <lei Trentino è lo stat" quo cogli inevitt1bili alti e bassi d1 reazione e di libertà che caratterizzano il regime politico borghese. B. !llusso1-1N1. Una delle prime cose che fece ti Maresciallo Af4r111011t, duca di Ragusa, quando occupò la Da/ma{Ùt 1 fu quella di mviare a spese del governo francese cento giovani a studiare a Parigi. Noi dovremmo pmsare a creare in Bari 1111 ce,dro universilario, cou borse di slutfio per turchi, albanesi~ slav,~ che ora vanno a Parigi. Bari potrebbe diventare 1111 emiro di i1,jluen{a della coltura Ialina. Un libro su l'Austria non c'è ma ci dovrebbe essere. Non possiamo farne a meno. È una vergogna che non ci sia di già. Qualunque sia l'opinione che possiamo o potremo avere sui nostri rapporti coli' Austria (amica o nemica? alleanza perpetua o guerra vicina ?) è necessario sapere con pre~isione - con tutta la precisione possibile - cos'è, cosa vale, com'è costituita e organizzata. l\Ii sono accorto, parlando con molti, che non ne sap– piamo nulla. Al di fuori delle magrissime sta– tistiche (invecchiate) dei trattatelli scolastici di geografia e degli almanacchi per le famiglie e di quelle poche notizie che si posson raccat– tare e indovinare leggendo i giornali non cono– sciamo altro. Eppure - appunto perchè dobbiamo scegliere la nostra attitudine verso l'Austria - è necessario sapere di più, saper tu.tlo. Sappiamo, ad ese11Jpio, clie la Monarchia Au– stro-Ungarica raccoglie tanti frammenti di na– zionalità diverse. Quante sono queste nazionalità? Come sono rappresentate presso il governo cen– trale e nei parlamenti? Qual'è la loro rispettiva cultura e quali sono le questioni in cui dissen– tono di più e quelle in cui son possibili accordi parziali ? E com'è fatta questa famosa burocrazia au– striaca, onore e vanto delle burocrazie europee, che costituisce, dicono, il mastice pili sicuro di tutta la monarchia? Com'è reclutata? Qual'è il suo stato di spirito? Oecade o mantiene la tra– dizione? E l'esercito? Forse alcuni dei nostri uOiciali sanno rom'è formato l'esercito austriaco e qual 'è la sua prevedibile forza, numerica e offensiva. ì\la l'organizzazione interna? Lo stato d'animo delle reclute di varie nazionalità e i loro rap– porti? La cultura degli ufficiali? Gli umori do– minanti - non quelli che si sfogano in fogli extraufticiali ma quelli veri, di chi comanda veramente e di chi è destinato a comandare domani? E l'economia nazionale austriaca? Corre voce che le finanze della monarchia ,·adano male. Ma perchè? E si tratta cli un male definitivo e . probabilmente crescente oppure d'una crisi vin- cibile che sarà seguita eia prosperità ? E codesto m:il partito delle finan.te può permettere all'Au• stria di pensare a una guerra o può nrngari spin• gerla a farla più presto, per cli~perazione? E l'opinione pubblica in grande, non quella dei giornali, non quella del Parlamento Austriaco o Ungherese, non quella della Corte ma quella dei borghesi, degli operai, delle maggioranze, dei caITè, della strada, qual'(!? Con quali lenti vede il mondo? Cosa pensa cli noi? Quali sono le sue idee fiss i suoi giucli.ti fatti, e le leg• gende e le sciocch z.ze per essa più nutore\'Oli? E il cattolicismo è p i davvero cosi possente e retrivo come supponiamo? Fede \'iva o cont uflìcioso? medioevalismo cosciente o inerzia co– dina? ~la il capitolo che desidero più degli altri ~ quello sulla cultura. ~e ~o qualcosa e questo poco mi fa ,•edere quanto siano ingiusti in ge– nere i nostri austrofobi. Per me la cultura au– striaca è più simpatica assai di quella prus~iana e sento Vienna più vicina, anche nel_lo spirito, di Berlino. Intanto il più geniale storico della filosofia greca è il Gomperz ; uno dei più grandi cultori di scienza della scienza è il .:\Iach ; due fra i più profondi e originali psicologi contempo• ranei il Brentano e il Pikler; due fra' più sug– gesti\"i metafisici il Keyserling e I' Ewalcl. Vien– na è centro letterario più importante assai che Berlino e vi nascono più facilmente, un po 1 come a Parigi, i mezzi geni originali, bizzarri ed ecci– tanti : ad esempio un \Vtininger, un Peter Al– tenberg, un Karl Kraus. li gruppo poetico più in– teressante di lihgua tedesca di oggi (Hofmann• sthal, Jluso Salus, Paul \\"ertheimer, Rainer Ma– ria Rilke, Stefan Zweig) si chiama degli « Jung IViener » ; e una delle 1Aù discusse teorie del valore è quella che ha dato fama alla t: scuola austriaca » - tanto per finire il musicista che fa più rumore, in tutti i sensi, ha cognome viennese: Strauss. Ho fatto sfoggio di nomi perché qui è la mia partita ma chi sa quanti altri uomini pensieri e libri vi sono là, interessanti e che io asinesca– mente ignoro! E a tutte le altre domande chi può rispondere? Fra le migliaia che in Italia sdottoreggiano e tenoreggiano sull'Austria scorn– metto che non v'è uno che possa rispondere a tutte. Noi conosciamo meno di tanti altri pro– prio quel paese che più premerebbe di conosce– re. Vi sono parecchi - e io tra questi - che non sono ancora ben sicuri quel che sia meglio fare - se pace affettuosa o guerra a fondo coli' Au– stria. Per deciderci, per calcolare, per preparare occorre sapere - sapere ogni cosa. Ci vuole una spia pubblica, e confessata; un uonio intelligente colto, che sappia bene il tedesco e qualche lin– gua slava e che abbia la pazienza, il coraggio, la passione di vivere in Austria - non solo a Vienna - tre, quattro, cinque anni - leggendo, guardando, interrogando, studiando. E dopo ver– rebbe un bel libro, gro:-.so, ben colmo di fatti, di fatti, di cifre e di osservazioni quali può farle un italiano che sappia non esser soltanto patriot• ta. Cosa abbiamo ora sull'Austria? Delle impres– sioni di viaggio - aggettivi e ctic/1Cs d' istanta– nee - e articoli di gion1ali. Anche i corrispon– denti italiani in Austria son pochi e non ci re• stan molto. Quello del Corriere della Sera, il i\lorandotti, per quanto arguto e colto, non pi– gliava abbastanza sul serio la sua missione e ora i: passato a Berlino. Quello della Stampa, Vit– torio Gayda, è l'unico che abbia fatto qualcosa di simile a quel che desidero io ed è un peccato che i suoi articoli non sia;1 riuniti. in volume. ì\la è troppo poco. Noi domandiamo un libro completo e ben fatto sulla ~lonarchia Austro– Ungarica - è un libro indispensabile. Fra i no– stri nazionalisti ve ne sono alcuni che hanno tempo e quattrini. Sarebbe questo un lavoro ot– timo e meritorio per qualcuno di loro, e costui dimostrerebbe che il nazionalismo non è solo esercizio letterario, 0 conato generoso incapace di sacrificio ma anche volontéi sincera di infor– mare meglio la gente italiana !,li quello che c'é da fare o 11011 fare. lo chiedo ai nazionalisti que– sta prova di !ierietà: prima della guerra vitto• riosa contro l'Austria un eccellente libro sul!' Au– stria! Avrebbero forse paura, stando là, cli diven. tare austrofili ? G. PM 1 INI. Per combatter gli slavi occorre sapere cl,e cosa essi so110,che cosa vogliono ; occori·e s/11· diare lo slavo; occorre fondare 11nacattedra di ling11eslave, a Padova dove c'è I' Univer– sità puì vicina agli slavi. Leggere la parie prima di questo 111w1ero ! Con– tiene: S. S1~ATAPER,Un po' di storia: A. \'1- VANTE, Il fattore economico e l'irredentismo trie– stino; R. TDIEt.:S, L'irredentismo e gli slavi dell'Istria; F. Sl·erAN, Carta etnogr. del Gori– ziano, Trieste, Istria ; S. S., Xota statistica · G. PREZZOLINI, Austria o Francia? ecc ' Bibloteca Gino B-ianco Austria e Svizzera. :S:ell'ultin,a seduta del congresso della pace tenuto a Como nel settembre scorso, il profes– sore Arcangelo Ghisleri propose un ordine ciel giorno dal quale giova riportare un inciso per l'accostamento fallace che vi t! fatto di rondi– zioni radicalmente diverse. L' inciso suona: << ft VI lòngresso 11a::ionafe .... invita i .fratelli d'llalia e le a/Ire popola::ioni irredente dell'impero ausb~o-,mgarico a conside– rare e/te la soddù.fa :ioue compie/a di late dirillo (di diffondere la propria lingua, cultura, contro ogni pretesa di egemonia e soprnffazione) per tutti 11011 è questione di confine, ma di liberlti, come lta dimostralo la tranquilla co11vivc11::adi varie ra==eall'ombra della couu111e Libertà della Confe• deraz; ne svizzera .... » Questo •~mpio della libera Elvezia, che al– l'oratore dovett P,arere molto istruttivo ed effi– cace, per due molto alide ragioni non doveva venire addotto: J. per '.Je varie razze che vivono all'ombra della comun libertit della Con– federazione ccc. ~cc. - francesi, 1edesd1i, ita– liani (r) - hanno raggiunto da più tempo lo stes– so grado di cultura ; 2. perchè la Svizzera, ch'è stato piccolo e lontano dalle conflagrazioni in– ternazionali, non può neanche colla più fervida immaginazione, essere pensata in atto di distrug– gere la cultura italiana o tedesca o francese nei fecondi alvi materni di esse culture che sono la Italia, la Germ1t.nia, la Francia (2). Il pacifista Arcangelo Ghisleri può augurare che sia rimosso ogni pericolo di guerra, può lottare colla propaganda per il raggiungimento di questa utopia, ma deve ammettere che que– sto pericolo è perenne, appeso come una spada di Damocle al filo dei conflitti d'interesse so• pra il destino delle nazioni e degli stati. Non C mia intenzione fare l'elenco degl' inte– ressi C'lntrastanti fra l'Austria e I' Italia, nè op– porvi gl' interessi comuni. Sta il fatto che della sottigliezza del filo metaforico nessuno più du– bita. Ora l'italiano soggetto all'Austria ha, con maggiore o minore chiarezza, la coscienza o il sentimento di appartenere ad uno stato che do– mani potrebbe volgere il massimo sforzo alla demolizione cieli' Italia come organismo politico– sociale e come organismo di cultura. Lasciamo magari stare il reciproco rapporto fra questi due organismi ; il capriccio o la giu– stizia distributiva della storia ha colti\"ato qualche volta il fiore della cultura più squisita fra i ruderci della decadenza politica. l\la questa è la ecce– zione. In ogni modo il patrimonio di cultura non è investito in obbligazioni i cui portatori sieno sol– tanto gl' italiani entro i confini politici ; esso è posseduto da tutti gl'italiani al cli qua e al cli là del– l'ludri. Quindi nasce l'irredentismo cli cultura, l'u– nico spontaneo, insito nella natura umana, com'è innato nel bimbo il movimento delle labbra che cercano per succhiarla In mammella materna. E irredentismo di cultura non vuol dire solronto « diritto di diffondere la propria lingua, tradi– zione, cultura », parole del Ghisleri che confer~ mano, invece di negare, la lotta fra le nazioni; vuol dire volontà di ,·i\"ere secondo la propria. legge, rifiuto di cooperare alla propria rovina, come deriverebbe dalla rovina della .Va=ione. Deducendo da questo sentimento più o mtuv,. ripeto, consapevole, e che negl' italiani cl' Au– stria deve essere ben diverso che negl' itali.wi· della Svizzera, un programma pratico, si può venire ali' irredentismo politico o alla propaga.n– da utopistica dei Socialisti e di Arcangelo Ghi– sleri. Quando fosse rimossa ogni più lontana mi~ naccia di guerra o in genere di conflitto fra l'Au– stria e l'Italia, quando agi' italiani d'Austria fosse concesso senza restrizioni di vivere secondo la. loro legge, cioè di considerare la nazione come una pianta, alla quale non è lecito strappare continuamente foglie fiori e ramicelli e intac. carne il tronco e reciderne le radici, ma che· deve crescere e S\"olgersi liberamente ; allora certo l' irrede1ftismo di cultura, con tutte le sue propaggini, non avrebbe più ragion d'ess'!re, e cesserebbe di funzionare come un organo inu– tile. i\la ecco una nuova obiezione. L'Austria, come la Svizzera, è un conglome– rato di varie razze. ;\la esse non sono peranco giunte allo stesso graclo di cultura (3), a quella (1) I ladini dell' Engadina poS!ono eHerc trascurati. In nu– mero esiguo, chiusi fra i monti, e quindi pet due ragioni privi dcli' impul,o a espandersi in maua. cuslodiscono geJoqarnenie la loro tradizione popolare, m:a qunndo escono dai confini dei loro Can1oni, si nssimilano senza sfono alle varie na1ionalità. 12) Svizzeri italiani irredentisci non ci sono. Essi godono tutti i bcnefic, della cultura i1ali.ana senza averne i J1.uigi materiali. (31 Allo <;tesso g,ado ali' incirca di cuhur• sono italiani del Trentino e tedeS(hi Jd Tirolo. Ma il conRino nazionale, che è spon1aneo fra rttzze di grado Jiveno, si propaga in Aus1r-ia anche • quelle Ji grado uguale. perchè la lott:1 nazionale qeguc d ritmo. di tutta la \'ila pubblica

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