La Voce - anno II - n. 48 - 10 novembre 1910

LA VOCE Bollettino bibliografico LAVORI SU E DI GIORGIO SOREL Insieme alla ventura di un pn:sentatore e pa– trono come il Croce, il S. ha avute parecchie sventure in Italia, sua seconda patria spirituale, per causa dei suoi traduttori. A stare alle indi– cazioni, non sempre attendibilissime, del miglior bibliografo ciel marxismo in Italia (Ronrn·ro ~I1- CIIEl~S, Sto1'ia del 111arxis1110 ù, l!alia 1 traci. dal ted. amµI. Roma, ~longini, 1910 p. 160-LVIII) il S. avrebbe cominciato a pubblicare in Italia nel 1898. Fin da allora ci si doveva lagnare di chi lo traduceva (GIOVANNI GENTILE: la /ilos. di llfa,·x. Ma il colmo è raggiunto c,ggi da Ag. Lanzi Ilo (G. SOREi,: Le ill"sio11i del pro– gresso, a cura e con pref. di A. L. Sandron, Palermo, 1910 1 p. 312, I. 3 50). Di questa traduzione potrei citare periodi e note saltate, scorrezioni poi senza fine a diecine. Prendo, ad esempio breve, il capitolo: L'audacia del ler::o sfato: mtl si intende che parecchi altri sono in queste con– dizioni. somme toute Les J>rojets li connaissait, beau- roup mieux 169 à la fois 171 les résistences que rencontrent ses projets par suite de l'esprit du corps des ingénieurs I 73 d'une g1-a11de épura- tion. 173 quelques fails sem– blaient donner raison aux prolagonisles de ce système r73 sopratutto li progello Egli conosceva me- glio 191 a volle 1 93 le opposizioni ai suoi progelli da parie del co,·po degli ingegneri 195 àa quella epurazio- ne. 195 qua/c!,e fatto pareva che desse ragione agli epigo11Z: cli questo siste– ma 195 Si intende che con ciò non si accusa il tra– duttore di 11011 sapere che per es. somme toute vuol dir insomma e non sopratutto; ma si prova con quanta leggerezza e poco rispetto del pubblico italiano e dell':iutore francese e dell'editore sia stata compiuta la traduzione. lo non ho esami– nato tutto tutto il volume, ma ho trovato per esempio un passo di Vico, che il S. citava da « l'adaptation » del l\lichelet, tradotto in modo da renderlo incomprensibile i ma il bello si è che il traduttore, come si capisce dal confronto, ha avuto sott'occhio il vero testo di Vico e l'ha amalgamato, per qual miracolo di sbadataggine non si sa 1 con « l'adaptation » del Michelet. Ecco qua: M1CIIELET (cit. da SOREL). Le spectacle des loa– bitants d' Athènes s'u– nissant par l'acte de la législation, dans l'idée d'un interét ég'al qui ft1t commun à tous, aida Socrate à former les genres intelligibles ou universaux abstraits au moyen de l' indu– ction, opération de I'e– sprit qui recueille les particularités uniformes capables de composer ungenresous lerapport de leur uniformité. En– suite Platon remarqua que, dans ces assem– blées, les esprits des in– dividus, passionnés cl1a– cun pour son interét, se réunissaient dans I' idée non passionnée de l'utilité commune ... Aussi ffll preparée la définition vraiement di– vine qu' Aristate a lais– sée de la loi : Vo/011/é libre de passion LANZILLO Socrate dall'osserva– re che i cittadini ate– niesi nel comandare le leggi andavano ad u– nirsi nell'idea di una utilità comune a tutti, cominciò a trarne l'ab– bozzo dei generi intel– ligibili o degli univer– sali astratti con I' in– duzione che è una rac– colta cli uniformi parti– colari, capaci di com– porre un genere retto il rapporto della l'lro uniformità. Platone os– servò che in tali ragu· nanze pubbliche, I e menti degli uomini par– ticolari , appassionata ciascuna cl e I proprio utile 1 si conformavano in una idea spassionata di cornune utilità ..... Così Aristotile divina– mente ci lasciò poscia definita la buona legge: ima volontà scevra di passione. Vico, senza le correzioni ~·IIcHELET-LANZILLO Socrate, dall'osservare che i citta.dini aleuùsi nel comandare le leggi si anelavano ad unire in un 1 idea conforme d'un' uguale ulilitd, partita– mente comune a tutti, cominciò ad abbozzare i generi: i11lelligibiti 1 o vero gli uuivcrsali aslratli con J'/11d11=io11e - ch'è una raccolta di uniformi particolari che vanno a comporre un genere di ciò, nello che quei particolari sono uniformi tra loro. Platone, dal riflettere che ir tali Ragunanze pubbliche le menti degli u9mini particolari, che son appassionate ciascuna del proprio utile, si conformavano in un'idea spassionata cli comune utilità ....... onde Aristotile poscia divina- mente ci lasciò cliffinita la buona legge, che sia t1na volontà scevera di passioni. Ora la cosa dispiace di più in quanto il L. 11011 è il solito volgare traduttore a tanto la pagina. É un discepolo, fervente ammiratore del S. E nel difenderlo clall 'accerlamento cli fatti che, lu11gi dal diminuire la reputazione e la sti~rn per il S., servon a meglio determinare la fis10- nomia, il Lanzillo non esita ad adoprare lo stesso metodo già constatato nella traduzione. « i::: destituita di ogni serietà la obiezione che si muove da alcuni, fra cui anche .... il Prezzo– lini al Sorel, che egli 11011 è letto o capito uel– L'ambiente operaio. )> E qui il L. cita il mio libro La Teoria Simla– calista, ma non la pa– gina. (L. A. Giorgio Sorti, Romu Lib Editrice Romana, 1910 1 pa– gina 66). Quando si sente par– lare del 111itodello scio– pc,·ogenerale, ddla mo– rale dei produttori ..... ecc. non si fa che udire un'eco della voce del Sorel ; e basta scorrere qualche rivista ... o an– r I, e quale/te giornale siudaralista, per accor– gersi quale larga d1f– /usio11e abbiau raggiuu– to quelle idee... (G. Pllf.t.1.0LINI: I.a r. s. P ,.Hl• Così in un altro punto il L. vuol confutare un'altra tesi mia sulle relazioni del S. con il Ilergson. Qui non basterà il solo paragone: << Il lievito che do– veva produrre la teoria della violenza era già nel pensiero ciel ilae– stro da molti anni ; da quando la Ere 11ouvelte pubblicava PA11cie1111e d La 11ouvellcmélaplty– sique. Perché quivi la filosofia di Bergson è di già segnalata come un virgulto che s'acler– geva rigoglioso nella steppa desolata della fi. losofia conLemporane:rn E in nota: « quanto diverso dal semplici– smo critico di G. Prez– zolini che crede che Sorel abbi a scoperio Bergson solo con I' É– volulion. créatrice I - v. G. Prezzolini, La teoria si11dacalista 1 Na– poli, 1909. » (L. 1 id. id. pag. 22). « E notevole il ritar– do ciel Sorel nel cono– scere il Bergson : egli ne è proprio un disce– polo cieli' ultim'ora e della parte meno ge– niale del maestro. L'opera per me più profonda e la prirna ciel Bergson, il famoso Es– sai su.r /es do1111écsde la couscience è del 1889 e non tardò a diventar celebre. Nel 1901 era già alla terza edizione. Nel 1901 esciva pure la Ruinc du u:onde an– lique del Sorel, ma non v't! mai ricordato il Ber– gson i e anche se mi ras.se sfuggito il suo nome, certo vi manca il suo spirito e la sua innuenza. Pian piano, poi, è un crescendo. Non si nota nulla uel- 1' Avenir socialiste des sy11dicats (1899) ma nel– la In/. àl'J::c, Poi. (1902) il liergson vi è citato come « un des maitres de la pensée contem– poraine ». 1'-legli /11se– g11a111e11ti ( 1907) appa– ion soltanto citate le lezioni che il Dergson faceva allora. La gran– de esplosione è nelle Néj{éxio11s (1908) .... e nelle recensioni e arti– coli contemporanei nel fllouvem.Soc. (sopratut– to quelli ... ledicati all'E– votutio,1- créatrice che il Sorel non esita a pa– ragonare per importan– za alla Critica della ra– gion. pm-a!) (G. P1112zotrn1: LnT. S. p. 271). Ora è evidente che io non ho detto affatto quello che il L. mi fa dire; e che il L. cita l'.i1·e uouvelle senza data, il mio libro senza pa– gina, in modo da rendere il controllo impossi– bile. Se non che tutti i nodi vengono al pettine e questa volta è stato il S. stesso che ce li ha condotti con un articolo nel Resto del Cartiuo (Dio ritorna, 31 ott. 1910) dove dice: << li primo libro del Bergson, dal titolo : Les do1111écs immcdiates de /a. co11scie11ce, non sembra aver prodotto in Francia una grande impressione, se dobbiamo giudkarne dal rendiconto che il Levy-Bruhl pubblicò nella Rl'Vlle phitosopkiquc; il razionalismo era allora troppo potente nel no– stro paese. Nel 1894- io ero ancor troppo pieno di pregiudizi razionalisti allorché criticava code– sto libro; io gli attribuivo tuttavia un' impor– tanza straordinaria, dacchè lo comparassi (sic!) ad « un albero vigoroso che s'eleva in mezzo alle desolate steppe della filosofia contemporanea ». Dunque il S. nel 1894 «criticava» il Bergson, ed era « ancora pieno di pregiudizi razionalisti ». La citazione del L. 1 riportata al suo testo, prova evidentemente ancor meglio la mia tesi di una assai tardiva ammirazione e accettazionè: del Bergson da parte del S., se si pensa, sopratutto, che Les don11éesimmédiates era escito nel 1899. fila il L. ha la coscienza tranqui!la: tanto da permettersi di accusarmi di « leggerezza » e tra– smettere questo giudizio ai suoi benevoli recen– sori più amici suoi che della verità. Quanto a me par che la leggerezza sia tutta dal lato suo, e ch'egli abbia dimostrato poco e povero affetto e stima per il S. presentandolo al pubblico ita– liano ,:osi male tradotto e cosi mal difeso con– tro te mie, per orn sempre valide, affermazioni. [Sono avvertito all'ultim'ora che il L. ha dovuto compilare assai in fretta il suo volumetto su S. e che le bozze della traduzione furon riviste del s. stesso. Ciò dimostra soltanto che i colpevoli sono due!] Ben altrimenti e con coscienziosa preparazione A. Sarno ci ha dato in italiano le R.éjléxions sur BiblotecaGino Bianco la viole11cc del Sorel (Bari, Laterza, 1910, con pref. cli B. Croce, p. 350, I. 3.50) che sono I'o– pera fondamentale e pill geniale dello scrittore franct!se. \'an pure citatt;, come curiosità, le Confessioni del S. pubblicate a cura ciel Dwenire Sociale (Rorna, 1910 1 cent 40). E se anche non si sen– tiva il bisogno di confessioni d 1 un uomo la cui opera è una continua confessione, confessione di principi, di simpatie, di letture, <li aneddoti, di rivalità, cli ammirazione, tuttavia riconosciamo volentieri che tutto quel che esce dal Sorel ci interessa. È dunque anche il caso di far cenno della ri– vista 1-:acilé fra11(aise ch'egli si propone di pubblicare insieme al fido suo discepolo Edou– ard Berth e a due dei monarchici francesi Pierre Gilbert e Georges Valois. (mensile, ed. ~I. Ri– vière, Paris, 3r 1 rue Jacob, I. 12.50 per l'est.). I due gruppi hanno idee personali, ma sopra un punto s 1 accordano: « che se si vuol risolvere in un senso favorevole all'incivilimento le questioni che .. 1;orgono nel mondo moderno, è assoluta– mente necessario distruggere le istituzioni demo– cratiche. L'esperienza contemporanea insegna che la democrazia costituisce il massimo pericolo sociale per tutte le classi della nazione, princi~ palmcnte per le classi operaie. La democrazia confonde le classi, a fin di permettere ad alcune bande di politicanti, associate o dominate da fi– nan.1.ieri, lo sfruttamento dei produttori » La critica della democrnzia è sovente giusta in que• sti scrittori, ma dubitiamo assai e ciel loro pos– sibile accordo sul regime da sostituire alla cle– rnocrazia e sopratutto sull'efficacia di sostituzio11i artificiali, venute dall'alto, senza un profondo rinnovamento nazionale. g. pr. STUDI GALILEIANI In quest'anno s'è compiuta la grande ediiione nazionale delle Opere di C. Ca/ilei (Firenze, Barbèrn, 1910, voi. XX) cominciata nel 1890 e diretta dal Prof. Antonio Fàvaro. Ilo già parlato, qui e altrove, di questa edizione e non mi ri– peto. li volume ventesimo e ultimo non contiene che gli indici [e qualche briciola di documenti e cli lettere] ma non è meno prezioso degli altri. V'l! primn di tutto u11rninuziosissimo e completo indice alfabetico delle cose e delle persone, dove son registrati anche i minimi accenni, e di pili un ricco dizionario biografico di tutti coloro che hanno a\·uto a che fare con Galileo e eia lui souo stati anche semplicemente nominati. Di molti di questi uomini non si sapeva nulla e al– cuni mancano anche ne' più reputati dizionari biografici universali e nazionali. Per quanto il Fà– varo non abbia potuto 1 per non raddoppiare il vo– lume, presentare al lettore l'apparato bibliografico, chi conosce un po' quel periodo s'accorge su– bito che questo dizionario è il frutto di ricerche dirette e originali. Per non tornar pili sull'edizione nazionale av– verto gli studiosi che nel volume pubblicato due anni fa (1\1. C10N1, / documenti galileiani del S. Ufizio di Firenze. Fire:1ze, Libreria Fiorentina, 1908) non v'è nessun documento che 11011si trovi anche nell'ecli.done nazionale, ma che vi sono in più soltanto parecchi spropositi nelle note. (cfr. A. F:\vAR0 1 in Archivio Storico /tal. Serie \' 1 tomo XLII, 1908 1 disp. 4). Quei docu– menti dell'Archivio Arcivescovile furon tenuti nascosti a tutti e, specie al Fàvaro, finchè la grande edizione non volse alla fine, eppoi pub– blicati ali' improvviso da un canonico 1 imitando, fin nei caratteri e nella carta, l'edizione nazio– nale. A questi duole ora che le sue fatiche di tren– t'a,rni per compiere un'edizione che si può dire perretta sian rese in parte inutili dal fatto che le opere di Galileo sono, ali' incirca rome pri– ma, inaccessibili alla maggior parte degli stu– diosi e dei lettori. Le ragioni le ho dette e molti le sanno. Egli spera ancora di poter dare all'f– talia un'edizione economica delle opere galileiane dopo avef dato quella monumentale ed io mi auguro che egli possa far ciò nella collezione degli Seri/tor} d'Italia or ora iniziata. Coloro che dirigono questa raccolta non potranno trovar certamente chi sia preparato pill di lui! Per rimediare quanto si pote\'a a questa rarità di edizioni galileiane io compilai un anno fa una piccola antologia cli pensieri filosofici ciel « Gran Vecchio» (ILpensiero di G. C. Lanciano, R. Carabba, , 90 9) della quale posso dir soltanto ch'è il risultato di una completa lettura dell'e• dizione nazionale. Anche il Fàvaro meditava da tempo una simile raccolta ed è uscita. o.ra una. sua piccola antologia (G. GALll~EI, Pc11s1en, 11/ott1 e .5'enlen::e. Firenze, G. Barbèra, 1910) nella quale mancano alcuni passi importanti per lo studio ciel pensiero galileiano (come ad esempio quello 433 famoso ciel Saggiatore s11lla soggettività delle cosiddette qualità dei corpi) ma che sarà utile per quelli che di Galileo sanno 1>0eo o punto. Fini più letterari ha l'altra antologia che il Fàvaro ha fatto insieme al Del Lungo (La Prosa di Galileo. Firenze, Sansoni, 1910) e ch'è desti– nata alle scuole. Antologie simili a questa esi– ste\·an di già ma erano i1wecchiate o dimenti– cate : speriamo cl~ non si~,letta soltanto da stu– denti e per forza ! Il Fàvaro ha pure pubblicato in questi giorni un profilo di Galileo (Modena, Formigg:ini. 1910) che, per necessità di spazio, è puramente bio~ grafico tanto che si trovano sol di passata ac– ce1111iall'atth·ità scientifica e filosofica del cieco d'Arcetri. Un libro su Galileo ha pubblicato quest'anno il Prof. De Gubernatis che purtroppo seguita ancora a insegnare nella Unh·ersità cli Roma (C. C. Firenze, Le i\lonnier, 1910). Di questo libro non conosco che .alcune parti che però son tali da levar la voglia cli cercare il resto. Si tratta, a parer mio, di una delle solite abborracciature superficiali ciel vecchio poligrafo. l\lanca\·a finora un libro cl' insieme e ben fatto su Galileo e sopra la sua parte nella storia della scienza. L'ha fatto, naturalmente, un tedesco e il primo volume è uscito l'anno scorso (\VOIIL– \\'ILL, C. 1111d seù1-R'àmpf /iir die Coper11ica11i– srh,· /,e/,re. I lamburg 1111dLeipzig, I. Voi. 1909). 11 \Vohlwill era già noto eia moltissimo tempo come studioso di Galileo ma in questo libro egli l'!nta, per il primo, una sintesi preparata di lunga mano eia ricerche e studi personali. i\lalgraclo certi preconcetti che qua e là s'intravedono ma che non son mai a scapito dell'esattezza) si può dire che questo del \Vohlwill è, per ora, il libro definitivo su Galileo e soltanto il Favaro potreb– be, se volesse, farne uno migliore. Gli s.tudi galileiani non sono molto apprezzati in ltalia e fra i pill giovani soltanto il Prof. N. Vaccalluzzo vi s'è interessato. Nel 1896 egli pub• blicò 1111 libretto s11 C. C. lettera/o e poeta (Ca– tania, Giannotta) e ora ha raccolto le poesie del seicento dedicate a celebrare Galileo e le sue scoperte (N. VACC,\LLUZZO, C. C. nella poesia del suo secolo. Palermo, Sandron, 1910). La rac• colta (ch'è preceduta eia una buona introduzione e contiene anche cose inedite) è utile per la fitoria della fortuna di Galileo ma non ci dice niente di nuovo su di lui ed è mediocrissima sotto il rispetto dell'arte. Il vecchio professore di storia della filosofia, Alessandro Paoli, seguita le sue ricerche su la Storia di C. 11c/lasto,·ia della filosofi-a, che però non rispondono sempre al titolo. L'ultima parte pubblicata (Pisa, Vannucchi, 1909. estr. dai voll. XXVIII e XXIX degli A1111alidelle U11iversi/d Toscane) contiene la corrispondenza del Padre Grandi col Padre Ceva. Abbondanti notizie sulla reazione antigalileiana nella seconda metà ciel secolo XVII, promossa specialmente dai Gesuiti, troviamo nel libro cli G. ?\IAVGAIN, Élude sm· l'évolutio11 i11teltec!uelle de l'ltatie de 1657 a 1750 e11viro11 (Paris, l-la– chellc, 1909). Dunque Galileo, specie per merito del Favaro e del \Vohlwill, è degnamente studiato: restano ora da studiare i galileiani, che hanno continuato a lavorare e a pensnre fino alla prima metà del secolo XVIII, e la cui innuenza non è stata an– cora abbastanza riconosciuta. GIOVANNI PAPINI. TRIESTE S1Lv10 BENCO. 71-ieste, Trieste, May15nder (coli. La Ve11e::iaGiulia e la Dalmazia: utili volumetti, con parecchie incisioni). L. 4,50. È il primo libro completo s11T. - poichè cli quello di G. CAPHIN (T-r·iesle, coli. « Città artisti– che » Trieste, Schimpff) non contano che le bel– lissime illustrazioni. G1US€PPE CAPRIN, il simpa– tico innamorato della vita passata della regione Giulia (l nostri nonni, vita triest. dal 1800-1830 i Tempi andati, vita tries.t. dal 1830-1848; 11/an·ue /striane; Lagune di G1·ado, Pianure friulane,· Alpi Ciutie ,· Istria nobili'ssima, 2 voli. - il Il è pos.tumo e incompleto: tutti ed. a Trieste) era un temperamento nostalgico e figlio di quell'in• teressante « venezianismo istrico » che ancora prospera a Trieste, un po' inquieto 1 rifugiato nelle pagine della nosN"a storia prima del trat· tata cli Campoformio, e si gode d'un mobile settecentesco e d'una cornice in legno del cin~ quecento. (BACCIO ZILIOTTO, Capodi}lria; AT· T11.10TA:-.IARO, Pirauo, Trieste, l\laylancler). S. Bcnco ha vissuto invece profondamente Trieste moderna, cioè la logica espressione febbrile d'una lunga scontentezza e insoluzione storica. In que– sta coscienza di poeta son dissolti tutti gli og– getti che il triestino vede sotto il bigiume dell'a– bitudine, e salta fuori un moto meraviglioso di colori.

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