La Voce - anno II - n. 48 - 10 novembre 1910
Allora si pensò sussidi:uli e contemporanea– mente si \'ide la necessità cli costruire case po• polari. Veramente nello scorso in\'erno la Bo1sa del l...a,·oro ave\·a ngitato vivar.emente la que. stione delle abitazion; operaie, ma lt:: autorità non se ne dettero per inteso. Allora il colera non c'era. i\la la cosa che preoccu1>ò maggiormente la stampa fu la crisi della piccola borghesia. Un giornale iniziò un' inchie~ta che fece co11oscere come a Napoli \'ivessero migliaia di persone esercitanti mestieri in,·erosimili da cui trae\'ano proventi meschini ed aleatori. La sorte dei piccoli commercianti strappò la• crime abbondanti alle gazzette locali, e quando essi cominciarono ad agitarsi per la proroga delle cambiali la stampa fece eco alle loro la– mentele. Ottenuta la proroga - che i commer– cianti pugliesi sentirono la dignità di non do– mandare - essa fu considerata come una viao– ria del piccolo commercio. Se l'accattonaggio clerivasse dal bisogno si potrebbe ricordare la pochezza della concessione per frenare l'orgoglio dei piccoli commercianti napolitani. l\la ho detto che non si mendica per bisogno, Ora a rimediare ai danni immediati del colera si è pensato di istituire durante F in,·erno le cu– cine economiche. fl go,·erno ha dato 300 mila lire alle quali vanno aggiunti i fondi della be– neficenza privata. * ~la quale é stata l'entita del colera di Na- poli? Ecco. Quando i giornali cieli' Italia e dell'estero annunziavano la venuta in Kapoli dell'on. Luzzatti presidente del Consiglio, del ministro Sacchi e di tre sottosegretari, i casi di colera erano solamente due. i\la allora per– ché si è incomodato il Governo per cosi poco? La ,·erità è che il Presidente del Consiglio non é venuto per l'infezione che minaccia\'a Napoli. Il colera è stato per Napoli un suscitatore di energie, ciò che non riesce a fare il vaiuolo pur essendo capace - e lo ha dimostrato nello scor– so inverno - di mietere un numero maggiore di vittime. li vaiuolo è riuscito ad acclimarsi e quindi Ja,·ora indisturbato, mentre il colera per essere più temuto che conosciuto ha avuto la virtù di fare aprire gli occhi alle autorità ed ai cittadini. I quali hanno inorridito e quasi volevano con l'opera di pochi giorni distruggere tutta la ver– gogna che C apparsa al loro sguardo. J)i qui la Babele che è seguita. Quando nel 1894 si operarono stralci per oltre 22 milioni di lavori al piano di risanamento - « atto funesto » ai fini del progetto, come ha detto un ex amministratore - nessuno si levò in difesa della salute di Napoli. Questi stralci compromisero la bonifica della città. Se essi fossero stati impediti, oggi non c'era bisogno della visita del governo. Il quale è venuto non per il colera ma per constatare l'esistenza del fondaco Scopa e della Grotta della Marra che ora sarebbero un brullo ricordo della Napoli d'un tempo se la legge del 15 gennaio 1885 fosse stata attuata integralmente. Oggi questi immondi budelli sono ancorc1 una realtà ; una realtà sulla quale la paura del co– lera ha portato l'attenzione della cittadinanza e delle autorità finora indifferenti. E come è stato detto che tra l'immondizia si nasconde l'insidia del morbo r.siatico, cosi si è vista la necessità di un sistema di nettezza ur– bana che rimuova i rifiuti dalle ,·ie. E come gli sfrattati dai fondaci sono restati senza tetto, cosi è apparsa la necessità di costruire case popolari per gli operai e per quella piccola borghesia che - si è constatato - viene immiserita dal padro– ne di casa. Tutti questi problemi che pure furono agitati sono stati compresi dalle autorità in virtù della paura del colera. Se Napoli di\'enterà una città o,·e si può vi– vere senza esser rubati dal padrone di casa e senza incontrare ovunque miserie e lordure di ciò noi dobbiamo esser grati al colera del 1910, come per l'acqua purissima del Serino e pel sistema perfello di fognature dobbiamo ringra– ziare il colera dell' 84. Ma non crediate che questo colera ci abbia fQllo tulio il bene che avrebbe potuto. lnfalli ha lasciato nell'oscurità una questione che ri– guarda l'avvenire di Napoli: la zona aperta. Oggi per la zona aperta si ripete ciò che a\'– venne al piano di risanamento stabilito dalla legge 15 gennaio 1885 : la zona aperta come era stata studiata dalla Commissione Reale non 1>0- tra attuarsi ; il progetto deve subire necessaria– mente dei tagli ! Questo il colera non J' ha ri,·elato. )la con- tentiamoci del bene che ha fatto. Dopo tutto è uno straniero. N'on \'iene, forse, dall'Asia? G11:SEPPE At:1.ETTA. Napoli. LA VOCE Lettere dalla Beozia. 1:,"gregiu.\.ig-11or /Ji, et/ore, Questa ,·olt;,, perdin– dirindina, -;on fuori dei gangheri cl.wvero. Ogni giorno che passa mi trovo sempre più impigliato fra le corna cli questo dilem.11:t: o io 11011 capi, sco nulla o fin dal principio mi sono ingannato sul \'alore e sulle tendenze del suo giornale. Ancora una volta abbia la compiacenza, egre– gio signor Direttore, di non lasciarmi in questa perplessità e di rispondermi come ha sempre fatto pri,·atamente. Nella mia passata lettera, eh' Ella ha pur ,·oluta data;e dalla Beozia, le esprime,·o il mio rammarico di non ,·ederla danzare satirescamente col professor Romagnoli Ettore, oggi le domando percht: mai la critica arti!-.tica che si fa nella sua rivista, contrasta abitualmente con le opinioni in materia di tutte le persone di buon senso. L'ultimo articolo sul- 1' Esposizione di Venezia, per esempio, pare che oltre a non rispecchiare i metodi seri e scienti– fici della nuova critica vaticinata da « Le Cro– nache Letterarie » non sia neanche della critica. lo, a dir vero, l'avevo letto con piacere malgrado il suo tono oltraggioso e paradossale, e affidan– domi ~Ila competenza dello scrittore m'ero fatto il più triste concetto di tutti quegli artisti ch'e– gli maltrattava cosi acerbamente e specialmente d 'lsraels Jozef malmenato e vituperato con tanta \'irulenza. Ma che debbo dirle, signor Direttore? Una distinta signora olandese, amica del mio capo unicio, proveniente dalla Liguria e ospite da qualche giorno di qtoesta amena e ridente cittadina di Prato, dove anch'io mi trovo tra– sferito, mi ha assicurato che il suo collabora– tore non critica, ma schernisce e che là dove critica dà prova di una mentalità troppo ita– liana e magari campanilistica per poter giudi– care le creazioni dei nobili figli del nord. In– somma, se ho ben compreso le parole della gentile signora, egli non ama che i colori vivi come sarebbero il rosso, Parandone, il giallo canarino e la luce vi\'a del bel cielo azzurTo della nostra Italia, onde non sa nè può pene– trare le blande mttlinconie e le cupe tristezze dell'anima nordica, tulla\'ia cosi suggestive e incantevoli. Il che, mi perdoni, pare anche a me difetto gravissimo in chi professa il nobile ministero del critico. Il critico, a parer mio, de\'e serbare sem– pre intatta quella serena obiettività e compren– dere la pittura di tutti i colori, come pure deve fuggire sdegnosamente ogni sorta di restrizione nazionalista. Lei mi dirà signor Direttore che (come del resto arguiva la sullodata signora) il suo ~ritico non conosce de visu il paese ritratto eia quell'artista, ma questa non è, cc,n sua buona pace, una scusa; neanch'io ho viaggiato, ma alla nostra epoca di fotografie e di cartoline illustrate non è chi non abbia avuto agio di farsi un'idea non solo dell'Olanda ma, sto per dire, e dei due poli. Se 11011 che, le parole, quantunquesecondo me, autorevolissime, della egregia straniera: mi avreb– bero trovato abbastanza restio a un ,·olla faccia su– bitaneo e tutt'al più non avrebbero fatto che ren– dermi indeciso nel giudizio definitivo da darsi sul firmatario degli articoli, st ieri, mentre sfo– gliavo sull'ora del tramonto, stcondo una mia antica abitudine, la collezione completa del Fi'e– ramosca, mio giornale preferito à cui resto fe– dele, malgrado tutto, da più anni, non avessi letto che proprio in questi giorni, un ricco si. gnore di cui il foglio tace il nome, ma proba– bilmente e purtroppo un americano - ha pagato per un solo quadro del pillore olandese la me– ravigliosa somma di lire italiane 150,000 (dico centocinquantamil(l !) Capirà, egregio signor Direttore, che quando un uomo, il quale, come me, cerca di rendersi modestamente conto della verità delle cose, si trova clavé:nti, non a opinioni o divergenze este– tiche ma a fatti cli una tale importanza ha il diritto di domandarsi, come il personaggio del- 1' A,,iaro di Pietro Racine: Qui trompeton ici ? Sì : chi è che si sbaglia in questa faccenda? Ecco, egregio signor Direttore quello che umil– mente le domanda il suo devotissimo G1:\'0 BIANCHI. Telefono della VOCE 28-30 ROMAIN ROLLANO R. R., r.i-trai/s de so11 octlt'rt', i11/rod11clio11 par JEAN BONNJ<:ROT (Ne,·ers, Les Cal1irrs 11iz 1 er11ais et du reulre, oct. no,•. 1909, L. 2,50). Oltre pensieri estratti dalle \'arie ope– re, contiene una biografia ,·eramente interes– sante, la prima che esista del Rolland. Il bis– nonno fu di quelli che presero la Bastiglia (v. I.e I.J juil/et: più d'una risposta, più d'una ri– flessione o:: fu colta vh·a dalla pol\'ere e dall'om– bra delle carte di famiglia». Nato a Clamecr il 29 génnaio 1866. Entra nella Scuola Normale a Parigi nel 1886. Primo maestro di musica fu la madre. Studi e amicizie dal 1886 al 1 89. Let– tura di \\'agner, e sopratutto di Tolstoi. Ami– cizia sopratutto di Suarèz. Impara come si fa l'erudizione. Nel '89 vince un posto a I' E.Cole française di Roma : ,•i scopre I' Italia e vi co– nosce l\lalwida von ~leysenburg: l'amica di \\'agner, di Listz, di Lenbach, di Nietz.,;che, di Garibaldi, di Jbsen 1 di Herzen, di Mazzini, di Kossuth, fu arnica di Rolland, e in un suo li– bro lasciò scritto: « In questo giovane francese ritrovai lo stesso idealismo, la stessa altezza di aspirazioni, la stessa profonda intelligenza di tutte le grandi manifestazioni intellettuali che avevo già trovate negli uomini superiori di na– zionalità differente .... ». Scrisse alcuni drarnmi storici di soggetto italiano : sono nel cassetto ancora. Kel 1892 s'ammogliò. Del 1893 è la tesi : Storia dell'opera in Europa prima di Lui/i e di Scarlatli: le biblioteche italiane di musica devono ancora ricordarlo 1 studioso. La prima opera d'arte è un dramma: Sai11t-Louis (Rev. dc Paris, 1896): inftuenz:a di Shakespeare: « S. è l'artista che ho con maggior costanza preferito a tutti, nel!' infanzia. Quello dei drammi storici ha avuto su mc maggiore influenza .... » (da una lettera). Vengon poi gli altri drammi, ora cono– sciuti nella raccolta Tlléatre de la Révolutiou (Ha– chette, Paris), e l'azione per il teatro popolare. Quindi Vita di B,elhove,, e l'ifa di 111.Angelo, e alcuni dei saggi dei Jllusiciens d'aujourd'hui: nel '98 era critico musicale della Rev. de Pa,·is. E jea11-Chri.rtophe f Uscì nel febbraio 1904. jea11• Chrislophe è l'accellazione del dolore come ele• mento di vita e di grandezza. Con esso Rolland ha vinto. Da allora la sua storia è nota a tutti. Tutti la seguiamo in ogni « quaderno » che n'esce. Molti però, che lo seguono nelle edi– zioni Ollendorf ignorano le parole d'una delle prefazioni nella edizione dei « Cahiers 3, - « È chiart> che io non pretesi mai di scrivere un romanzo .... Che cos'è dunque quest'opera? Un poema? Che bisogno avete d'un nome? Quan– c1o vedete un uomo, gli domandate forse se è un romanzo o un poema? lo faccio un uomo. La vita d'un uomo non si chiude nella cornice d'una forma letteraria. Ha la legge propria in sè, e ogni vita ha la sua legge. Il suo regime è quello d'una forza di n:i.tura. \"i sono vite umane che son laghi tranquilli, altre grandi cieli chiari dove "agano nuvole, altre piani fecondi, altre cime dentate. Jean-Christophe mi s'è sempre presentato come un fiume .... • Annunziamo intanto che questi Cahicrs .\"fre,·– nais dove son statt: pubblicate utili raccolte o saggi di o su autori francesi come J. Renard e E. Guillaumin, continuano col nome di Cakicrs d11,Ccnlre : il primo dei quali esce ora con una monog. econ. sul paese di C/1arri11 per opera di Pierre Joly. g. pr. Impacci burocratici. Con questo 11umeroesce w1. Bollettino bibliogra– fico di saggio a tutti i lettori, ma risen•ato in se– guito esclusi1,ame11/e ai nostri abbonali. Speravamn di pote,-gli dare 11umera=io11e progressiz•a e a parie, 111a11011 ci è staio possibile per causa delta hn– rorra=ia postale d,e lo considererebbe come 1111 foglio aggiunto eri impedircbbt· ron 111111/e L' i11- ser:io11e. 1Vou ci ·resta c/ie andar ronlro la logica e 1111111erarlo c me pagina della Voce! Di queste sciocd,e:::e c!,e mm servono a da,·c 1111 un/esimo di più allo Staio e i11/ralda110il cammino della coltura, la burorra:ia postale è piena. /Ja anni si rerlama contro lo sconrio dei libri italiani im,enduti che 11011 posso11 rilon,a,•e dai librai es/eri se 11011 jJa,l{audoda=io, e aurora 11011 s · è proz,z,edulo. Da por/ii giorui è staia diramata una circolare, BiblotecaGino Bianco 431 per In quale i manifesti dt!igiornali mm polra11110 piu rsser trasmessi insieme al gion,ale al pn·=:o rido/lo del roulo-corre11fe, ma don·a11110 pag,u,· romc stampe ce11tcsi111i 2 riasr11110. Si capisre che saremo ros/retli a mandarne di meno e cosi i let– tori alla spieriolala 11011 m,wa11110 la comodilt1 di vedere quello cl1e il giornale stampa. Sono anni e anni elle i manifesti z•engou spt'– diti a lassa 1·idolla, ma la burocra::ia appena s • è arrorla d1e r' era q11ald1,:: rosa rl,e andaz,a Oe,u e faceva romodo al pubbliro s'è affrettala a im– pedirlo. Gli obbligl,i dei regolamenti sono assurdi t' 11011 serz,0110cl,e ad accrescere le frodi e /t' il/o– gicilà. Causa i conii correnti e' è, per esemp,o, 1111a rivi.sia di rcdame, sulla quale a Id/ere di scalo/a si legge clte viene spedita gratis, e pure porla, per essere i11 1·egola con la burocra::ia, tu/li t" prcz::i d'ab/Jo11ame11!0 (!) ammo, semestrale, etc. Per lo sl.::ssoridicolo regolamento 1111 editore, a /i11 di poter spedire co" tariffa ridotta le p1111f11t, d' 1m'edi=io11c popolare dei Prom~ssi Sposi, ha dovuto farla dil 1 enlare, pro forma, il supplemento d' 1111 fogtio grassoccio da militari di bassafor::a! lt buon senso e que.'la certa larghe=za pratica che tante volle i la dote degli italiani, sembrano es– sere addirillura sco11osci11/idalle Dire::ioui po– stati. Non s'è ancora capilo 11110 cosa semplice: che il servi=io postate è fatto per comodità dd pubblico e 11011 per il piacere che i f1111::io11ari provano nd/'esumare 1111 regolamenlo sol/erralo da 1111- bisogno della vita pratica. LA VOCE. T urlupineidescolastica. Firenze, 31 Ottobre 1910. Egregio sig11or Dfrellore, per intenderci e per finire. lo credetti di usarle cortesia offrendole noti– zie ed elementi illustrativi in una questione che mi pan•e le sttsse mollo a cuore ; ed Ella que• sto mio atto ha voluto interpretare com'espres– sione di un desiderio o adempimento di do\lere verso di lei critico giornalista. Siamo ben lontani ! Vi è tanta corrispondenza fra il mio ed il suo pensiero quanta fra la for– ma della mia offerta e quella delle sue risposte piuttosto eccessi\'a e da nessun motivo giustifi– cata. Ella quindi comprendera che, ove a Lei non piaccia di uscire dall'equivoco, a me non resti che rinunziare al piacere, che mi sarebbe stato assai caro, di avere una conversazione con lei. Me le confermo dev.mo suo E. D' A!\IHROSIO. Egregio Signor Provveditore, finisco ,·olen– tieri, ma il torto è suo. Fu lei il primo a scrh·ermi; fu lei a propormi schiarimenti. lo non le chiesi nulla. lo le risposi soltanto di dirmi quando potevo venir da lei per gli schiarimenti che m'offriva. Le lettere parlan chiaro e sono state stampate qui : le rilegga e \'edrà. \"edrà che lei assunse un dovere, di sua spon– tanea volontà. E che oggi manca al dovere. Del resto, poco importa. Il ministero ha ri– soluto la questi~ne, ed ha avuto per l'opera sua degli elogi. Non è vero ? E se v'è taluno che sostiene il contrario, non ci sono forse i ,,eridici quotidiani fiorentini per rimettere a posto le cose? ~li creda suo GIUSEPPE PREZZOLINI. Preg.1110Signor Direttore, Ad una nuova noti– zia comparsa sul 1Vuovo Giornale, in ordine alla questione dei libri di testo, risposi, rettificando, con la lettera del 3-4, che il 1\'uovo Giornale pubblicò, ma che fece precedere e seguire da altre corrispondenze con le quali si asseriva : 10 Che il l\linistero a,·ca tenuto conto della consuetudine che c'è a Firenze di scegliere i libri in adunanza generale di tutti i maestri. 20 Della scarsità delle proteste in senso contrario. 3u Dell'avanzata stagione.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy