La Voce - anno II - n. 42 - 29 settembre 1910
LA VOCE Il sistemadellafilosofia dellospirito. ('J Ben finito e tornito ci sta dinnanzi il si– stema ddla « Filosofia dello spirito :i, di Be– nedetto Croce. Esso è il risultato di un lungo, continuo la\"orlo di pensiero i cui progressi e pentimenti si possono rintracciare in numerosi saggi e opuscoli sparsi attraverso uno spazio di circa r 5 anni. La forma in cui ormai si è fuso il sistema soddisfa a tutte le esi– genze immaginabili in materia Ji corret– tezza logica. In virtù di tale chiarezza e soli– dità la filosofia crociana ha trovato fra gli italiani in pochissilllo tempo un considerevole numero di seguaci. Specialmente I'< Este– tica >, pubblicata per la prima volta dieci anni fa, ha esercitato una decisiva influenza sulle ricerche di storia letteraria e perlino $Ulla critica estetica dei giornali, e con m,ra vigliosa rapidità ha elevato di parecchio i" livello intellettuale degli italiani. I lavori di storia e di filosofia che si pubblicano in Italia portano quasi tutti in qualche modo una traccia del pensiero del Croce. Difatti il merito principale di questa filo– sofia sta nel potente impulso che essa diede e, secondo ogni probabilità, continuerà a dare agli studi storici. L'orientazione storica vi è tale e tanta che le ultime conclusioni portano alld perfetta identificazione di filosofia e storia. La controprova della verità filosofica sta, se– condo il Croce, nella realtà storica. Ecco per– chè nell'esposizioDe della sua filosofia il Croce ha ordinato le cose in maniera da far seguire ad ogni deduzione logica dei concetti la storia di essi, ad ogni parte sistematica una parte storica. Così il sistema della filosofi, viene a contenere in sè, anche formalmente, anche let– terariamente, la storia della filosofia. Le scienze storiche studiano lo spi rito nella sua evolu– zione, cioè in ac/11; la filosofia le studia in tutte le sue possibilità di evoluzione, cioè ù1 poleulia. Come atto e potenza, cosi storia e filosofia possono bensl in astratto esser distinte, ml non andranno mai separate in realtà. Le possibilità di evoluzione, ossia le fun– zioni dello spirito son quattro: r) la funzione estetica, 2) quella logica, 3) quella econo– micà, 4) quella etica. Esse ;ealizzano via via il Bello, il Vero, l'Utile e il Buono. In que– sta conformità la filosofia dello spirito si di– vide in « Estetica • e « Logica » - le quali, unite, costituiscono la filosofia della Teoria - ed in « Economia » ed « Etica > che compongono la filosofia della Pratica. Per analogia le scienze storiche si presente– ranno anch'esse via via come storia delle arti, delle scienze, delle attività econ?mico– politiche e di quelle etiche. Si avverte senz'altro che in questo sistema non vi è posto nè per una storia della reli– gione o del sentimento nè per una scienza della natura che sia diversa e distinta dalla storia della natura. Il Croce toglie di mezzo il concetto di religione risolvendolo nei con– cetti di arte e di scienza ; riduce il concetto della natura a quello dell'attività pratica; nega al sentimento il carattere di atti\'ità e viene ad eliminarlo dagli aclus, ossia funzioni dello spirito, ammettendolo solo come una passività accompagnatrice delle atLività, ombra di esse e vana senza esse. Ecco come i caratteri del sistema: realismo, idealismo, attivismo e razionalismo, risaltano chiari e limpidi J3 questa negazione del sen– timento che è negazione della passività pura e che porta ad identificare le funzioni dello spirito con le sue attività. Li funzione estetica ossia I' « intuizione » è per sè stessa attività estetica ossia « espres– sione». Abbiamo qui un'altra coppia di con– cetti legati insieme a mo' di ac/11s e poie11/ia. li caso che voi possediate l'intuizione di una cosa senza trovarne l'espressione è, secondo il Croce, illusorio. Il grado di chiarezza e sicurezza della vostra intuizione è appunto 4 uello che raggiungete coll'esprimerla. \'oi, uomo morale, non agite nè meglio nè peggio di quanto avete in animo. Cosi nelle e pur_e come la vostra coscienza sono le vostre a21on1, cosi prudenti come la vostra intelligenza sono (*) Ripubblichiamo l'articolo per le ragioni dette nel numero passato. le vostre misure, e via dicendo. Insomma, tutto quanto in soggetti-;ità voi siete e avete coincide a pennello con lutto quanto in og– gettività effettuale. È la teoria hegeliana del- 1' immanenza dell'ideale nella realtà ristabi– lita con inesorabile rigore. Considerata da que– sto lato la filosofia di Croce continua quella di Hegel e presenta con estrema chiarezza tutte le conclusioni derivate dal pensiero della totale e assoluta immanenza. Dato che I' ideale e il reale combacino, dato dunque che in massima il mondo sia razionale: sorge il dubbio dell'origine del- 1' irrazionale. Donde mai il Brutto in arte, I' Errore e la Menzogna nelle scienze, l'In– conveniente e il Male in pratica? Il Brutto, ci si risponde, nasce ogni qual volta nello spirito dell'artista creatore la funzione ossia attività estetica venga turbata da altre attività ossia funzioni spirituali; quando cioè certi interessi o logici o pratici cvnlaminano di elementi intellettualistici, didattici, rettorici, avvocateschi ecc., la purezza dell'intuizione. Similmente l'uomo scientifico cadrà in errore tosto eh' egli lasci che le sue velleità fanta– stiche o le sue simpatie e aspirazioni pratiche ingombrino la via logica al suo pensiero. L' Inconveniente e l'Ingiusto nascono quando il vigore dell'azione soffre o d'un pensiero sbiadito o di inopportune ansie di coscienza; il t-lale, quando all'onestà dell' homo mora/is contrasta l'egoismo del!' homo oeco11omicus o po!iticus, oppure il quietismo dell'homo iheo– relicus. Insomma l'irrazionale deriva non già dal dualismo dell'ideale col reale, del « Sein– sollen > col < Seia > ma da contrasti intrin– seci ali' ideale stesso, da concorrenza disor– dinata delle funzioni, da disarmonie nate io grembo allo spirito. Quindi il criterio del Bello, Vero, Utile e Buono sta nella giusta armonia ossia nell'or– dine delle attività spirituali ed è di natura economica, direi quasi tecnica. Per esempio, in arte si chiama perfetta quell'opera nella cui produzione le funzioni logiche, economi– che ed etiche si $Donsubordinate alla funzione estetica in maniera da manifestarsi non già direttamente ma soltanto attraverso la fun– zione estetica, soltanto in armonia con essa, vale a dire soltanto come intuizione. Insomma quello che importa resta sempre il giusto rapporto tra le funzioni o attività o categorie spirituali che dir si vogliano. Perciò il sistema del Croce potrebbe ben chiamarsi la teoria del governo, ossia dell'economia dello spirito, ossia la tecnica di esso. Difatti, lo scopo precipuo del sistema è studiare e stabilire le competenze ed or– dinare le gerarchie delle attività spirituali. In ogni parte di esso segue alla delimitazione della competenza delle singole categorie una rispettiva casistica dei possibili turbamenti. Accanto all'analisi del razionale viene cosi a porsi con simmetria ed esattezza, addirittura scolastiche: la casistica del l'irrazionale. Ora, volendo, senza ulteriori preamboli, spingere lo sguardo bene addentro a questa fi. losofia, si farà bene a concentrarlo tutto sulla categoria economica, che è appunto quella che costituisce il criterio di ogni razionalità. Essa è lutto insieme funzione, attività e criterio. In quanto attività pratica essa presuppone ·1e fun– zioni teoriche della conoscenza intuitiva (este– tica) e concettuale (logica). Poichè, per agire razionalmente abbiamo bisogno di intuizioni e di concetti. ì\1a in quanto c1iterio, la fun– zione economica viene, a sua volla, prcsup· posta da tutte le altre, quinJi anche da sè stessa. Poichè, per poter distinguere in mas– sima il Bello dal Brutto, il Vero dal Falso, il Bene dal Cattivo e perfino l'Utile (il Con– veniente) dall'Inutile (l'Inconveniente), il no– stro spirito deve esser costituito conveniente· mente, deve cioè accordarsi collo spirito ~ni'. versale, ossia la giustezza delle sue fuoZ1001 deve essere assolula. Due son dunque i lati d, I carattere economico delle, spirito: 1° conve– nienza e giustezza assoluta (universale), 2° con– venienza o giustezza relativa (individuale). li critedo immediato e assoluto dell' atti– vitit economica si chiama nel linguaggio po- BiblotecaGino Bianco polare: « il successo•, nel linguaggio filosofico: « l'ordine armonico dello spirito soggettivo– oggettivo , . - Vi sono dunque per determi– nare la convenienza ossia l'utilità di una mi– sura economica tre criteri fondamentali: primo, il criterio storico adoperato dallo storiografo critico: vedere cioè se la misura in questione sia stata dettata dalla giusta intelligenza delle momentanee circostanze; secondo, il criterio filosofico, ossia l'ordine armonico delle fun– zioni : vedere cioè se nell'effettuazione della misura le altre tre funzioni si siano debita– mente subordinate alla funzione economica ; terzo, il criterio effettivo quale gli avveni– me,ti col loro continuo decorso storico lo cosffluiscono: vedere cioè se la misura sia stata corrisposta dal maggior successo possi– bile. Questi tre criterii sono posti nella filo– sofia del Croce come perfettamente congrui. Con ciò crediamo di aver chiarito le prin– cipali fondamenta del sistema. Esso pone che nulla nel mondo sia immeritato, nessun suc– cesso, nessuna disgrazia; che vi sia qualche co;a di assolutamente giusto che sarebbe ap– punto il successo e che questo a sua volta non sia altro che il riflesso della armonia delle attività dello spirito universale. Il suc– cesso è, secondo l'espressione del Croce, la risposta che l'universo dà alle nostre azioni. D'altra parte sappiamo tutti che il successo delle nostre azioni non corrisponde giammai all'intenziJne di esse, non può corrispondervi, poichè appunto dalle discrepanze provengono le spinte ad ulteriori azioni. Dato che il successo pieno e perfetto non si è visto mai in questo mondo, non è pensabile neppure la giustezza assoluta, nè la perfetta armonia Jelle attività dello spirito, nè, per conseguenza il e sistema • dello spirito. Ecco il punto ove iI serpente si morde la coda. Vi è, se non sbaglio, in fondo ali' in– tera filosofia crociana un doppio senso più o meuo velato. Il giusto ( 1), che pel Croce è un concetto naturalistico, passa poi ad essere il criterio del Bello, Vero, Buono e Utile che sono pel Croce concetti puri. L'Utile-Giusto è insieme concetto puro e concetto naturali– stico, legge universale e legge di natura. Esso si presenta nella storia come successo, nel sistema come simmetria e proporzione nu– merica. li fatto economico dello spirito nel sistema crociano è collocato in modo da co– prire il limite che corre fra spirito inconscio e spirito conscio. Nello stesso attimo in cui il fatto economico si eleva alla dignità di 11l/i11111111 crilcri11111 delle attività spirituali, esso si abbassa al puro stato naturalistico. La pie– tra rigettata dal sistema dello spirito conscio s'è falla pietra angolare dell' intero sistema. La natura nella metafisica crociana non è altro che un fare pratico dello spirito; non un modo di pensare, ma un modo di agire. Pensare e agire, ossia teoria e pratica stanno in un rapporto di reciprocità. In un circolo eterno essi si presuppongono e si limitano l'un l'altro. Ma siccome in questo circolo vi è un punto morto, un punto che riposa su di sè stesso presupponenJo e limitando sè stesso insieme a tutti gli altri - manca al circolo la circolazione cioè il moto dina– mico. Di fatti non si capisce perchè mai la prima categoria dello spirito, l'intuizione, avendo essa la possibilità e la competenza di esprimere nella sua attività no,, soltanto se stessa ma ancora tutte le altre assimilate a se stessa, non debba eia sola bastare allo spirito. Non si vede la necessità interna che dovrebbe spingere lo spirito a spiccare dalla funzione estetica iI salto a quella logica e eia questa alle altre. Oppure, quando lo spi rito stava rinchiuso in se stesso ed era natura, che cosa mai potette indurlo a diramarsi in fantasie e riflessioni ? L'Hegel spiegava il progresso, ossia il salto (1) Faccio osservare che 11ell'origi11ale tedesco al termine «giusto» corrisponde « richlig • non « gerecht •· l)'altronde la « ridu1.ione della filo– sofia del diriuo alla filosofia <lei!' economia )) praticata dal Croce :,i muove anch'essa se non sbaglio sul doppio senso qui SCJpra ccennato. 403 dello spirito dalla prima delle attività cate– goriche alle altre, per mezzo della nota dia– lettica : tesi, antitesi, sintesi. li Croce vede appunto in essa l'errore fondamentale del sistema hegeliano. Nel suo volumetto : Ciò che è vivo e ciò che è morfo ddl" filosofia di Hcgcl, egli dimostra come la grande scoperta del la sintesi valga solamente per i concetti opposti, non gi11 per quelli subordinati, e come Hegel abbia cominciato bene col su– perare i concetti opposti del!' • essere > e « non essere >, oppure quelli del « bene> e « male •, elevandoli dallo stato di isola– mento e di astrazione all'unità concreta dei concetti siotetici del < divenire > oppure dell' e attività etica », e come abbia conti– nuato male coll'applicare la stessa dialettica ai concetti subordinati del « bello e vero·>, di « natura e spirito , ecc. li vero rap· porto di questi ultimi gruppi di concetti, dice iI Croce, è rapporto di subordinazione, non potendosi pensare i concetti superiori (« vero >, « spirito ») senza quelli inferiori (« bello >, e natura »), ma beasi quelli in– feriori senza quelli superiori. Da questa teo· ria appunto proviene il carattere architetto– nico, statico, adinamico e scolastico del si– stema. Considerato attraverso questa logica, lo spi– rito non è più viva evoluzione ma un mec· canismo il cui moto, eternamente circolare, equivale all'immobilità. Soggetto ed oggetto, funzione e attività, .;onscio e inconscio, tutto coincide. ldentilicando I' auività dello spirito con la realtà, il Croce ha tagliato le ali ad ogni attività. Se vi è un ordine assolutamente giusto nelle attività spirituali, se quest'ordine gerarchico è proprio quello stabilito dal Cro– ce, se insomma lo spirito ha un sistema; a che prò la sua evoluzione? e se ha una evoluzione perchè dovrebbe avere un si– stema? A tali e simili dubbii e domande il Croce potrà sempre sottrarsi ; perchè se gli colpite il sistema egli si ritirerà nella storia (evolu– zione) e da questa ripasserà, caso mai, a quello. Finchè si rimane dentro questo mondo d'idee è impossibile confutarlo, giacchè è un mondo a doppio senso ; è una fi!Gsofia che sta piantata, vera testa di Giano, sul limitare fra natura e spirito. La natura vi apparisce assorbita nella storia dell'evoluzione dello spirito e lo spirito naturalizzato nel sistema logico. Per vedere anche più chiara questa dop– piezza, diamo uno sguardo alla logica stessa. A capo di essa sta il « concetto puro > che è la coscienza che lo spirito ha di sè, pen– sando le proprie categorie, ossia attività pro– duttrici di valori. Gli altri concetti, concetti empirici, tipici, naturalistici, concetti di leggi o relazioni, concetti matematici son tutti co– struzioni pratiche o economiche, istrumenti di conoscenza, non già conoscenza, imita– zioni, falsificazioni del concetto puro: pseu· doco11cctti:. I soli concetti puri son universali e concreti insieme. Gli pseudoconcetti non sono nè l'uno nè l'altro; sono astrazioni del concreto e specificazioni dell'universale. In quanto imitazioni del concetto puro pre– suppongono il concetto universale; in quanto schematismo delle cose concrete ed indivi– duali presuppongono I' intuizione estetica; quindi presuppongono anche la conoscenza storica, la quale, secondo il Croce, non è altro che co:ioscenza del concreto nell'uni– versale. Cosi gli pseudoconcetti sono I' in– dice del libro storico della verità e servono solamente all'orientazione. Nasce il dubbio, come mai lo spirito es– sendo in grado di conoscere attraverso i suoi concetti filosofici e storici il mondo intero, abbia ancora bisogno degli pseudoconcetti, come mai, possedendo la conoscenza, abbia ad orientarsi dietro ad essa. Gli pseudocon– cetti - rispondesi - non servono alla cono– scenza, ma all'attività pratica, e, cioè, alla conoscenza solamente in quanto involve anche essa un fare pratico. Ora, secondo il Croce, il fare pratico è implicito nella conoscenza in due modi ; 1 ° come attuazione della conoscenza, cioè come voler con,oscere; 2° come contenuto 0 oggetto della conoscenz.,, cioè come avve– nimento continuo, ossi~ storia. Nel caso pri-
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