La Voce - anno II - n. 36- 18 agosto 1910
LA VOCE limentali, i quali, come trovarono una ,olta im– poetico il tr<::no perchC ci face,·a arrivare ad ora JJrecisa,_cosi oggi repugnano ad og-ni ntKiona– memo 111 affari c11amore e cli stnso: 4J in quella dei. cattolici 1 che obbediscono agli ordini della Chiesa e cli ciò che il Signore ha rivelato, ma _con ipocrisia cosciente o incosciente, ,·oglion che .le dottrine dcli' igiene, dtll'economia, dell'etica t:, se potessero, anche il prezzo del pane fosser <l'accordo con la parola dd Signore. ' Ecco nclunque assai più classi cli persone di •quel che non occorra perchè noi, realisti con– ,·inti e impenitenti in questa, e altresì in altre .assai "'tpecie di questioni, siamo oppres1-,i dal 1rnmt!ro se non dalla elevatt!zza dei suflragi. ;\la, tant'è: fiducioso d'avere ragione, essendo passato attra,·erso dubbi assai forti, parendomi cosa buona aprir gli occhi alla gente, se 11011 .altro perchè discutan cli cosa che 1110\ti animi appassiona, son qui a combattere uno scritto del prof. E. Bettazzi, nel quale i caratteri sopra <iescritti o cl' ignoranza o di siltnzio degli arg-o– menti neo-111althu!-)ia11i,oltre quel1i del pregiudi– zio e della illogicità, mi sembrano resultart: con .grande e, 1 idenza. (/la/taglie tl'og![i, agosto 19ro). Il primo fondamc:;:111~1 pregiudizio del profes– sore Bettazzi è quello scientifìco-senli111entale •<IPlla natura. Questa « natura » è, come della JJibbia diceva il franco ;rnabattista Seba~tiano Franck, « un naso di cera, che ognuno può \'Ol– lare \.: tirare a modo suo, e far lungo o rinca– gnato ». Dice il prof. Bettazzi che si deve se– guir la natura. Davvero? '.\la ha egli pensato alle conseguenze di questo dogma? Seguir la natura sarebbe non portar lenti da\'anti agli occhi, non .amnentar la potenza cl~lle gambe colla bicicletta, 11011regolar con droghe il funzionamento de.I corpo. E, negli affari sessuali, natura sarebbe dar sfogo quando, come, dove natura ci por– tasse, senza limiti di luogo e di spazio e di con– venienza. alle nostre naturali occorrenze. Cam– biar clo1;na, far vPnli figliuoli, abbandonarli poco dopo nati, 11011 riconoscerli adulti, sarebbe na– tura. La natura 11011 t; cosi in\'ariabilmente rnoralt:, nè cosi ,·olentieri s'accomoda al crescile et 111111- .tiplicamiui della Bibbia. \"i è forse qualche non .debole ragione di credere che la natura ignori J'esistenza ciel \'angelo. S1.::il prof. Bettaz7;i si .recasse, non dirò a legger libri indigesti di sto– ria naturale, ma in qualche giardino zoologico o. in mancanza di me~lio, in qualche serraglio ,da fiera provinciale, si avvedrebbe, osser\'ando le scin1111ie 1 che la natura non è sempre il mi– _gliore insegnamento per, ad esempio, una pat– .tuglia cli collegiali. Se la natura vuole (e dov'è :-crillo che essa voglia ?Jche « dal gerrne nasca scintilla di vita», .eome s'esprime il pr')f. Bettazzi, dovremo dun– que ammettere che da crt:atura riconosciuta ste– rile si debba far di,·orzio e sia proibito unirsi con lei ? I romani che, cliversnmente dal prof. Rettazzi, erano logici e 11011avev.tno letto la .Bibbia, ritenevan che si. È disposto 1 il prof. .8ettazzi 1 a dar loro ragione? Non credo, per– chè il prof. Bettazzi è cattolico, e i cattolici ,non ammettono quel divorzio che sarebbe pur cosi « naturale ». 2\fa dove spunta fuori il silenzio o I' ignoranza del prof. Beuazzi, t. dove egli parla r:on disgu– sto dei sistemi consigliati dai neo-nrnlthusiani. Um1 cloaca - egli dice - e la natura ~tessa si jncarica della punizione, perchè la salute ne sof– fre. La c01?danna del prof. Bettazzi è generale -e assoluta. Ora è benissimo vero che molti me– dici affermano ciò di alcuni sistemi di antifecon– dazione. ;\la nessuno ha mai detto, né potrebbe dire lo stesso cli 1111 altro sistema, e, pnl preci– samente, di quello consigliato dal Carpenter e -da altri 1 e anche da pubblicar.ioni popolari, che si fonda sul fatto che la donna t:, in certe epoche, assai meno fecondabile che i11altre. Qui jJ prof. Bettazzi o non sape,·a questo, e allora J1a fatto male a parlare di ciò che non :-apeva; -0 lo sapeva e allora ha fotto malissimo a ta– cerne. E poi la questione 11(111 sta nei rnézzi, sta nel ,principio. Una volta che avete riconosciuto il diritto dell'uo1110 di regolare le nascite, 11011 conta più nulla il dire che i sistemi d'oggi sono cattivi. L' imperfezione scientifica di essi non J1uoce al principio, come non nuoce all'aviazione il fatto ..:he molti aviatori oggi cadano e si am– mazzino. Se il principio è: buono, la scienza cle\'e studiare e lavorare per fornire i mezzi, e, men– tre col gridare non si tOglie la necessità di usare j sistemi dannosi, si toglie invece la voglia agli studiosi cli approfondire il problema tecnico e di risol\'erlo per il bene degli uomini. Ora il prof. .Bettazzi, co~11e molli cattolici, accetta la ne– cessità d'un freno nella natalità; ma si rimette per questo alle qualit;\ morali degli incli\'idui : J1011 vuol sentir parlare cli mezzi tecnici. Egli ,fa come chi, invece che alle registrazio11i auto– matiche cl' una macchina da contare, preferisse oggi rimettersi all'onestà e alla intelligenza del proprio cassit:re. L' insisten:: :--ui danni dei sistemi pratici neo– .malthusiani fa il buon gioco di colore., che si fondano più sulla paura che sul coraggio degli 110111ini: genere d'argomentazione infallibile es– sendo i vigli~cchi più numerosi in modo incom– J1iensurabile dei cornggiosi. ~la bisogna vedere se questo insistere è ben fondato. Dico io che non lo i!. Da primo: i danni alla salute sono cosi gra\'i come si dice? \'1 sono medici che d!– con di si, ma altri anche che dicon di no. E probabile che danni ce ne siano. ;\la ancora 11011 furono nè verificati co11 esattczza 1 nè :-tabilita la loro percentuale. 1;· ez•identt• d1e lutti i rasi in cui i sistemi neo-111a/l/J11sia11i non da1111eg:l(iaro110 la st1l11I<.', 11011 Ji1ro110de.·111111=iali i dottori. I gine– cologi sono nt:lla situazione di quei sacerdoti che non ,·edono al~ri casi di improvvise guarigioni se non quelli operatisi in persone religiose, e no11 conoscendo le stesse guarigioni operate ne– _gli i11cre<l11\i,ne (abbrican tanti 111iracoli. l\la certi ginecologi si troverebbero però imbrogliati a spiegare come, mentre da una parte deplora– no l'estendersi enorme ddle pratiche neo-mal– thusiane (tutta la Francia ne sarebbe ~t:guace , d'altra parte non possono affermare che tutti i francesi ~iano ammalati di quelle malattie che essi considerano come l:'1ripro,·azione naturale di quelle [>ratiche. Se ne conclude che l'allarme dato s~lrà 1110110probabilmente sin1ile a quello che un secolo e mezzo fa s 1 ebbe per l'onanismo, dopo J"opern terrificante del Tissot: oggi rite– Jlllta da tutti ~critturn ridicola ed esagerata. '.\la v'è de111altro. •~1e11tre a carico ciel neo– malthw;;i.:mi'-mO 5i po11gono delle malatlle e dei dan11i :-.ociali. 11(11\ si pensa neppure che debito el<:111<:ntaredi gim,ti.tia sarebbe il veder<:: quali mali esistono anche per chi non fa uso ciel neo– malthusianismo, e se i cla1111idi questo {dato cht:.!ci siano) 11011 ne evitino dei maggiori. A n– zitutto c'è una realtà che il prof. 13ettat.zi non ignora: di parto si muore. Che la nalura si a in questo ca~o cosi poco bene\'ola tutrice, è cosa che riguarda i sostenitori della « natura )) e 11011 me: "e la sbrighino loro col loro ottimismo st:n– ti111cntale. F. se il parto va t,ene. 11011sempre però lascia la madre senza conseguenze. Non credo ci siano statistiche in proposito, ma il prof. Bettazzi guardi bene intorno a sé, ascolti e -,entirà: le conseguente det parti non sono talora meno gra\'Ì cli quelle attribuite alle pra– tiche neo-malthusiane. Che appunto per questo caraucn: di pericolo e cli dolore, la maternità rappresenti una grande ed eroica funzione nel mondo: 11011 c'G clubhin. ~la che poi la si debba lasciare :11 caso e 11011 regolarla è semplicemente fare della attività eroica una passività stupida. I.o stesso s' ha eia dire per i mali sociali del nt:o-malthusiani~mo. :,,.;on si pensa mai ai bene– fici che esso apporta. Non si tratta sempre e soltanto di benefici economici, che pur non sono trnscurabili. \"e nt: sono molti morali. Una famiglia troppo numerosa, 11011 i.; soltanto una famig-lia nella llliseria; è spesso una famiglia nell'abbrutimento morale e intellettuale. Quante 111tt:llig<>nzesi spengono soffocate dalla ristret– tezza, dalla sporcizia, dalla impossibilità di vi– vere in modo più alto e bello. E in quanti casi di chiare e prevedibili degenerazioni ereditarie, la dottrina del neo-malthusia11ismo avrebbe evi– tato :1lla società dei cretini, dei sifilitici, dei ciechi, dei tubercolotici ! E non è vero che il neo-m althusianismo porti dissensi familiari, sia na.to eia egoismo : torneremo sopra a questo ar– gome nto. ma intànto occorre proprio qui richia– mare alla mente il fatto v~riftcatosi un mese fa a ~I ilano, di quella signora morta per pratiche .1bortive, con assenso, pare, ciel marito 1 e:;: la com– plicitfl d 1 una levatrice. Era, a detta di tutti, un'ec·cellente famiglia: il marito lavoratore, la moglie madre affettuosa e premurosa di tre bam– bini. l\l.t la donna, ragionevolmente, non ,·oleva accrescere il carico tconomico del marito e di– stttrbare una organiuar.ione familiare cosi bella e armoniosa. Kt si può dire che avesse man– cato ai suoi clovtri di maternità. Scelse male la via i èrrò e morì ; e altri soffriranno. I II questo caso chi 11011 sent~ che a colui che saprfl trovare un metodo sicuro, pronto e non dannoso cli li– mitare la fecondità, sarà innalzato un giorno 1111 monumento di gratitudine? l\la il prof. Bettazzi direbbe: si, limitare le nascite va bene, t::\\ora, ma « il rispetto a savie leggi fisiologiche, la modera7.ione nella passione, un Kiusto spirito di sacrificio ed il pensiero cli guardare quakhe cosa di più alto, saranno freni sufficienti e ben altrimenti nobili che le ,·olgarità dei neo-malthusiani ». E io rispon– derò al prof. Bettau:i che queste sono frasi, e che con queste frasi egli copre la realtà della vita. Pnrliamo chiaro: per molte famiglie due ligli sono già un peso; per quasi tulle più di quatlro sono un peso insopportabile; e non parlo soltanto della economia, ma anche dello spirito. Ora qual/ro figli, stando alle regole co– muni, si hanno facilmente in quattro anni, ossia, calcolando il tempo della castità durante la gra – vidanza, in circa otto mes.i di esercizio SC$<;11 ;i.le . Due persone si sposano verso i venti o venticin – que anni, e la loro passione reciproca dura circa venti anni ancora con manifestazioni fisiologicl\e; orbene, a queste persone, che, come accade pres~ so /111/e le persone ciel popolo e presso la gran maggioranza della borghesia, devono dormire nello stesso letto per circa venti anni, il profes– sor Bettazzi propone circa otto mesi di esercizio sessuale. lo 11011 dico al prof. 13ettazr.i che ciò é sopra le forze um3ne : dico che nelln vita del Beato Colombini, ai coniugi che vogliono vi– vere cli vita casta, si dà stretto consiglio di star separati di letto, anzi in due camere lontanis– sime e di ritirarsi apptna viene notte, perchè la notte, si sa, è apportatrice cli pensieri car– nali. La castità, assai dolorosa e piena cli tur– bamenti. è molto più difficile da conservarsi, mi pare, nello stato matri1noniale. Il nostro prof. Bcttazzi, o vuole un popolo di santi, o ii i1nma– gina che il 99 o/o della popolazione abbia gli appartamenti cli un 1 Altezza reale. Si scusi se parlo chiare,: ma co11tr? le frasi non c'è mi– g-lior arma del parlar clu;iro. · Accanto a queste assurdità, degne, tutt'al più, di San Luigi Gonzaga, e non d 1 u11 professore di matematiche come il Bettazzi, che, almeno, de,·e saper ragionare, si trO\·ano riflessioni vec– chie. ma giuste in parte 1 sui pericoli del neo– malthusiani~mo, che « nn-idato alla iniziativa in– dividuale, spingerà 11 individuo a darvisi secon– do i comodi suoi o secondo quelli che crede suoi bisogni; ed accadrà quindi che invece di giungere a una yroliftcazione pr<?1~orz_iona~aa_i bisogni della nazione e della uman1ta. s1 arnvera a ,·edere le popolazioni dh·er,ire addirittura ,:;carse e insunicienti ». Scarse e insumcienti ? a che cosa? l.n Fran– cia d'oggi non manca al suo comp~to ,·er~o la ch•ilt:\: o se ci manca 11011 è per deficienza d1 nu– mero d'uomini. E all'esell\pio della Francia 1 che fa sempre le spese nei disco~si cl~i nostri mo– ralisti cattolici, pcrchè non s1 aggrnnge quello clell;i Svezia e della Finlandia, dove il malthu– sianismo e, in ge11ere, la libertà sessuale, .s~n? assai comuni, e pure accompagnano una c1,·1lta e una coltura e un.1 serietà di vita assai desi– der:1l>ile dai nostri popoli cattolici e anti111al– th11siani? '.\la lasciamo li questo: il pericolo dell'egoismo esiste. Il prof. Beu,1zzi però vede il fuscello negli occhi del vicino e non la tra,·e nel proprio. Egli non vede l'egoismo di chi fa figli senza pensart: 1 \ ai figli che nasceranno, come \'h·ranno, se avrnn fame, se a~ranno ere– dità di mal sangue; 2) alla moglie, se 11011 morrà, se non soffrirà, se 11011 avr;\ conseguenze; 3) a se stesso, parte della umanif:\. A questo ~gobmo procreatore che oggi t1 _la ~·eg~la di quasi tu/li, giacchè cli padri cosi ricchi_ eh quel dominio t di quel controllo cht:: ,·uolt- 11profes– sore Bettazzi non ne esistono 111olt1,farà certa– mente domani contrapposio l'egoismo non pro– creatore: anzi fa già contrapposto in quelle na– zioni. come la Franci3, do,·c certi ideali sono andati cadendo. ;\la non è un peggioramento. i:: un mutamento. La maggioranza non è capace cli sollevarsi a criteri cosi elevati di morale. Come ieri face\'a troppi li.gli, oggi ne farà trop– po pochi. Ieri era egoista per una notte di p~~– cere, a scapito di creature male educate, gracili, :,;cn1a pane. cretine. Oggi lo è, t: lo sari, domani. BiblotecaGino Bianco per 1:t st<::-.saragiont:, ..,enza danno indi, iduale. !:ie non forse il proprio. Il rimedio al male di oggi e di domani, 11011 é il male cl' ieri. t ben altro. ~on ~i case:, nè in quello nè in queW:d– tro, ma si progredisce quando, formando gli uomini. gli educatori insegnano a regolare, con tutti i meu.i, da quelli del dominio sopra la carne R quelli dt:lla scientifica prevenzione nell'amplesso, la nascit.'I dei figli a volontà, quando è pili opportuna, per il bene dei figli e dei genitori, e soltanto quando vi siano mezr.i per farne degli esseri di vita di pensiero e di cuore. non dei bruti senza pane e senza alfabeto, retti solo da qualche superstizione e destinati alla schia\'itù di qualche signore o di qualche sa– cerdote. 1.'egoi~mo è Ji tutti i tempi e ad esso si riparn soltanto educando i gio\'ani a ,·olo11tà g-enerose e serie . I.a vittoria sopra il caso, !,Opra la brutalità, sopra la pigri1:ia n1t:11tale, che si ottiene con il neo-malthusianismo, i.: grandissima. I rnoti\·i del neo-malthusianismo saranno nobili o \'ili, grandi o meschini, secondo lo stato dello spirito di chi ne userà, nt.: più nè meno di quel che avviene per la paternità, che è un fenomeno rispettabile e adorabile in certe persone, in altre poco meno che schifoso. Questo per il lato morale; per il lato sociale il neo-malthusianismo segnerù un progresso. ~on a\'ranno figli quei genitori cht neppure oggi li vorrebbero e che, ;i,·endoli per ignoranza e come una multa per il piacere m·u– to, trattan poi i figlioli quale carne di nessuno. Meglio sarebbe, per la società, che quei figli non fossero nati. Quanto alle persone il cui spirito apprezza la pattrnità, saranno genitori, un po' meno di prima, ma meglio. Il che è, dt.l resto, naturale, pei-cht: prima non c'erano tanti medici e tante regole di igiene a salvar bimbi e uomini dal male, come oggi. Sicchè, il diminuire la natalità non ,·a considerato che in relazione del diminuire della mortalità. E chi, polemizzando contro il neo-malthu:-.ianismo, dimentica questo, o è leggero e quindi non \'3 tenuto di conto, o è ipocrita e quindi rinfor7. a le tesi del neo-mal– thusianismo, mostrn11do 1 col tacerle. che gli fan– no pal;ra . Certo, a queste idee nuoce, oltre il pubblico preg;udizio, anche la scadente morale di molte per– sone che le $OStengono o per i11tercsse commer– ciale o per spensieratezza anarchica o per tutela ciel proprio egoismo. ~la il prender tutti i 11eo– malthusiani e forne soltanto degli egoisti 1 anzi degli anarchici, e chiamare lo Stato, come fa il prof. Beuar.zi, ossi,, il gendarme (percht le frasi del prof. Bettazzi io le voglio tradotte in realtà)i è semplicemente ignorare due cose : , 0 che molti neo-malthusiani sono esempi cli vita rigida e morale, come quell'Augusto Forel, talmenle con,·into malthusiano da dichiarare im– morale chi dei suoi amici s'era permesso d'aver più di quattro figli ; e talmente morale da bru– ciare, per le sue convinzioni anti-alcooliste, le sue belle e ricche \'igne della Svizzera. E m~rali erano i soci della prima Società neo-malthusiana di Inghilterra, che per la loro causa, sostennero processi e prigionia: ed hanno vinto. 2° che implorar 1'aiulo dello Stato significa aver poca fiducia nella bont:\ delle proprie idee, ed anche che l'effetto primo della \'iolenza e della proibizione è quello d'accrescere il desiderio e la fama delle cose. Anzi io che, non da oggi soltnnto, ho parlato in favore del neo-malthusianismo, ringra,do il pro– fessor Hettazzi d'aver pensato al gendarme e dico, fin da oggi, che noi che cosi la pensiamo non riesciremo ad averla ,·inta clav,·ero che quel giorno in cui un trilmnale dello Stato ci con– dannerà per propaganda immorale. Attraverso il carcere e una condannai si potril ottenere per la nostra causa quel rispetto che perso– nalmente dobbiamo avere, e quella difiusiouc delle noslre idee che occorre per contribuire a fare una umanità m10,·a 1 libera dai pregiudizi biblici e cristiani, fiduciosa di sè, e obbediente nl dovere che da !--è si impone e non le viene cli fuori. Se il prof. Beuazzi vuole polemizzare sul serio, faccia polemica con chi sostiene che primo punto dottrinale ciel neo-malthusianismo è un'af– fermazione mòrale e non soltanto economica. G!t"SEPl'E J'RltZZOLINI. Queste idee - occorrt! dirlo.I - so110 mie e sl1'ellamente penouali, comt! cotlabo,·atore e 11011 rome tli1-etlorc de La \"oce. J:.:sse 11011. impticauo affatto la responsabili/ti di altri amici miei e de La \"oce, che da esse disst. 1 11/0110. E sia dello quindi anrke per il Convegno per la questione sessuale: le mie idel' personali non dei!OIIOalloutauar 11es– s11110dal Convegno. Fin da ora dichiaro clte 11011 aculterò 11ess1111a r rira uè prenderò impt1g110per relazioni; parlecipcrò con1e semplia ad1.•re11te;e come pegno della imparzialità mia e dei miei a– mici, per r/1i uou sapesse d1e in queste cose sono motto scrupoloso, az•z.,er/o du• la rela::io11e sul 11eo-ma/lh11sia11iJmo i stata offerta al più feroce a11li-mallhuJia110 d' ll11tia, al prof. Bossi di C.:c- 11ot.•a./'.; 0 mi pare rhc />asti.' .rr. f>r. Lettere dalla Beozia. li. h"'g'rt.•gioS1:~11orIJireLlon~. Prin1a cli tutto mi perdoni se torno nel importunarLa ; ma Lei sa che, sebbene tal\·olta sia urtato dal tono che usano i Suoi amici e Lei, pure La 1 'oce è per me un giornale di grande autorità, e, nel mio piccolu, me ne ser\'O come di una guida sicura per procedere nello S\'iluppo del mio spirito. Ora debbo clirLt.: che alcuni mesi fa, avendo letto nella Sua Rivista un articolo laudati\'O !,Ur un pittore di nome Bacci e sapendo quan– to le lodi di cotesti redattori si:rno parsimo– niose t: misurate, io. giurando, come suol dirsi, ;,, :.•erba magislri, anelai vantandolo a certi amici lche, fra parentesi, sono anche amici Suoi), t: quale 11011 fu la mia sorpresa udendoli unanimemente affermare che quell'artista non solo non era quell'araba fenice che si preten– de, a 1 ma non \'ale\'a nt.:anche tanti altri che loro hanno cosi spesso t: crudelmentt m3lme- 11ato. Le confesso che questo fatto mi diso– rientò assai ed oggi contribuisce a. raffreddare in mc il legittimo compiacimento che tuttavia mi ha procurato la lettura dell'articolo del si– gnor Piccoli Raffaello da Lei pubblicato nel nu– mero scorso de I.a l'ol·e. Ciò che mi piace in questo articolo è ch'esso 1l1i par segnare, dopo tanta opera cli demoli– zione, un ritorno a quel sano ed equo istema di critica che, stnza rinuntiare ad un \'asto ideale, tien conto anche dell'onesto tentativo di 379 chi, per 1.tprima ,·olta, <., 1 affacci~1 a chiedere CÌl· rnclinanza nella libera repubblica delle lettere. Scnonchè (e Lei 1 signor Direttore;, saprà co111- patirmiJ, prima cli abbandonarmi al naturale en– tu~iasmo che può ispirare ad 1111 italiano il , e– cler rifiorire l'albero secolare cltlla patria poesia, vorrei es~er sicuro, dopo lo spiacevole esperi– mento di cui ho fatto parola, che questa \'Olta si tratta cl:i.vvero cli una scoperta preziosa e che il signor Ercole L. ~lorselli merita, eOetti,·amente, di esser conosciuto e apprezzato. Aggiungerò, per giustificar meglio la mia cantela (della quale, spe– ro, non vorrà formalizzarsi), che, avendo avuto più voltt:: l 1 occasione di accorgermi come lor signori siano tutt'altro che teneri per ogni ,·ecchiume mitologico, ancorchè ricucinato con nuove salse rettoriche, mi pare strano anzichenò, vederli ora esaltare un artista che di mitologia e di retto– rica fa soggetto della sua oper:1 1 se mi affido a ciò che mi sembra intravedere attraverso alla brillante descrizione dell'articolista. Perciò Le sarei graditissimo, egregio signor Direttore, s' Ella volesse garantirmi dell'atten– dibilità di quesrn nuo,·a rivelatione, e quan– cl' Ella \'Ì consenta, io mi farò un clo,·ere di aggiungere l'opera di Ercole L. l\lorselli ai po– chi libri della mia biblioteca che, inspirandomi ai criteri de La Voce, sono andato piuttosto clc– cirnanclo. Kè creda, La prego, eh' io vada cosi. come si dice, col i-,iè di piombo per pura gretteria: solo il timore di far brutte figure e di spender male quello che il mio modico stipendio 111i permette di consacrare alla cultura ciel mio spi– rito, « mi fa parlare ». ln attesa si abbia di nuo,·o, egregio signor Direttore, le mie scuse e confidi nella defere111e stima del suo de\".mo GINO BIANCIII. Pro e contro la Massoneria 1vedi ultimo numero), Caro Prc::::oli11i, leggo un periodo nella IE:tte– ra di Agnoletti sul numero scorso in cui è ac– cennato quasi ad una grande tradi1:ione masso– nica del risorgimento nazionale. Gliel" hanno proprio date a bere tutte ; ma per quel che ri– guarda i\Iazzini, l'è troppo marchiana per la– sciarla passare. Il movimento nazionale s' impernia nella cor– rente Gioberti-Ca\"OUr da una parte, Cattant:O– Mazzini daJllaltra. (Lasciamo stare Garibaldi che fu tutto, salvo un uomo politico di principii sal– di 1. Di costoro nessuno risulta legato alla l\las– soneria; l\1azzini, anzi, se mirò in una circo– stanr.a a farne strumento politico, 11011 ebbe, nè eia gio\'ane nè da \'ecchio, fede nei suoi metodi e nei suoi ideali, nè vi appartenne. Ci ave\'a contro le sue brave ragioni, le quali somigliano, per avventura, molto alle tue. La Massoneria dei suoi tempi ~i chiama\'a Carboneria, e tutti sanno come ci fu trascinato da 1111 :unico e la sua esperienza fosse eguale a quella dei valentuomini eia te citati : una tastata e via! (Si ,·eda Scn'lli edili e inediti di C. 1lla=– ::i11i, ediz. Daelli, Milano, 186r, \'OI. 1, spec. pagg. 24, 25, 28, 31, 3i- 38). Non basta : in quali rapporti fosse colla M.a'i– soneria alla vigilia della presa di Roma, ce lo rivela una serie di lettere a Campanella rapide e conclusive come ordini di capitano, che ,·en– tura vuole siano rimaste negli archivi familiari di uno schietto mazziniano - Luigi ~1inuti - anzichè in quelli della Massoneria statale (1). )fazzini è tutto preso dal pensiero di organiz– zare il i\lezzogiorno cl' Italia. Son gli anni in cui scrive (Il ;\Ii son dato con volontà feroce, supe– riore davvero alle mie Condizioni fisiche, a con– quistarci, con intenzioni pratiche, il l\lezzogiorno, ma per questo m'è 11ecessario 11011 negligere alcuno » .... (Lettera al Campanella del 2 dicem• bre 1865). « L' iniziativa dovrebbe essere al Sud .... • (id. del 6 maggio 1869). Ora : sebbene il Grande Oriente cli Palermo rappresenti, per influenza di Campanella, una sana tendenza democratica, spentasi in breve e faccia premura. per a,·erne l'appoggio, l\l:1ui11i pur essendosi mosso, con intenzioni pratiche, di adesione non \'UOIsapere. « Capo dell' Allean– za Repubblicana, come posso io farmi ispiratore ecc. della Massoneria? Come posso predicare a un tempo d'appartenere a un'Associazione senza forme e a un'altra ingombra di simboli ? L' im– portante è ch 1 io rimanga a contatto e possa consigliare ; e vi rimarrò .... Credo che pel ln– voro di trasformazione che dobbiamo tentare nella i\lassoneria, come è bene che tu, non vin• colato ad altra via, come capo dell'Alleanza, appartenga ad essa, è bene eh' io rimanga in contatto, ma fuori. Dobbiamo tendere a che la ~la~soneria segua il moto repubblicano, se mai dovesse inizian,i in Sicilia. Ma la l\lassoneria non ai.•rà mai I' i– niziativa. E accennerò in un'altra mia delle ri– forme che bisognerebbe a poco a poco cercar di introdurre ». « Non ho colore massonico per firmare la circolare che ti domandano le Log– ge •· (Lettera del t:J luglio 1869). « Frapolli è un buon diavolo in fondo, ma ha la testa imbrogliata e la passione delle \'ie obli– que delle quali è passato il tempo». (Lettera dd 1 i agosto 1869). Frapolli era un graduato mas– sone che gli st:wa alle costole. « Bada : è necessario intendersi sulla parte eh' io intendo cli fare percht non ci si creda di– sgiunti. mentre noi siamo. Noi non siamo mas– soni. Il vincolo nostro e quello dell'Alleanza. 1 011 possiamo in coscienza, su terreno vergine, organizzare che quella. Non impianteremo dun– que logge. Ma dove troveremo logge già fon– date o dipendenti dall'Oriente fiorentino, cer• cheremo - im.'ece di lm•orare rome 1111 tempo a dissolz,erle - di staccarle da quello e ridurle all'Oriente cli Palermo. E via cosi in tutto il re– sto; ma non più in I.i. ». {Lettera del i settem– bre 1869). « La loggia Colombo, eh' io credeva esistente tuttavia, mi elesse un tempo non so che cosa» id. del i.i settembre, « Non ho mai sognato che la '.\lassoneria, com'è da due terzi di secolo po– tesse mai clivenLare un'associa1.ione d'apostolato repubblicano: bisognerebbe per questo scioglierla e rifarla a modo nostro, con leggi diverse d'am– missione e dieci altri mutamenti radicali. Tanto varrebbe volere che la monarchia diventasse no– s~ra )) id. del 15 Gennaio 1870. Anche la parte eroica nel nostro risorgimento che la ~lassoneria si aggiudica su pe' suoi ca- (11 !S'c è 1t11ta.puLblica1a una 1celta nel fascicolo di giugno 1905 delht Riv,',fa ,J 1 llnlia per cura di G. r,.-ta:uatintl.
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