La Voce - anno II - n. 35 - 11 agosto 1910

LA VOCE La massoneria ha fini precipuamente morali, ,ottiene spesso di arruolare uomini morali, sodisfa al bisogno di riti e di forme di cui la natura umana sente la nostalgia perfino in Italia, ripro– pone lucido e concreto alle coscienze dimentiche il problema: « Come può Puomo fraternizzare <:on l'uomo», accetta i concetti più dt!mocratici -stimolando gli individui a sentire e agire aristo– <:raticamente, invita a far sì che l'anima e la 'pratica di vita consonino con l'ordine universo, e in pratica storica ha il vantaggio, non lo svan– taggio, di derivare da sette, cioè da orientazioni vissute verso l'idea di solidarietà. Insistere a ,chiamarla immorale non è da menti lucide. E se le sette e i loro derivati fossero in Italia anch'oggi le sole forze capaci di muovere i cit– tadini e rive1arH tali a sè stessi? Inutile frignare. O mettersi ~otto un protettorato quacquero o far la storia futura con gli lta1iani come sono. A negar che le sette abbian diritto di continuarsi si fa la figura di Massimo d'Azeglio, buon'a– nima sua, e nell'azione si è nulli. Ma a pren– -dere i fatti naturali del paese, per quanto abbian nomi e lineamenti anacronistici e vi si intreccino fibre indigeste cli preistoria 1 e condurli verso una reazi9ne civica, inunergendoli nell'azione com– plessa che li dissemplifichi, si vede l'ora e si ,conquista il sempre. Mazzini e Garibaldi furono massoni, fu massone il Carducci; e quando in Loggia mi vien voglia cli prendere a seggiolate i « carissimi fratelli » mi percuoto il fegato e <lico : sopporta, omuncolo, chè molto più do– vettero sopportare costoro. Essi sapevano me– glio di te che senza l'operaio sudicio e bestem– miante, senza il contadino 1ordo e incestuoso, i ,campi non si seminano, la mèsse 11,.rnsi miete, la Casa del Popolo rimane sulla carta. Non .aver fede negli angeli! Ah se la società potesse essere un tempio ,classico, creato con l'aspirazione all'unità e per· ,ciò capace di attingere la bellezza pura! Invece ,è un chiesone gotico senza equilibrio di masse, -come tutte le cattedrali archiacute, e quando la nebbia non l'assiste e il sole l' impiccinisce ,smaschera la retorica inane del suo gesto grat– tanuvole. E pure le pietre sono magnifiche, le _giunture solide, l'acustica è solenne, le vetrate brillano, e occhieggiano dalle nicchie e dai fregi mille piccoli capolavori di mille piccoli scalpelli .artigiani. 1 liberi muratori? i massoni? Precisa– mente; e non è retorica grattanuvole ricordare l'origine loro. Mossi da scuola di lavoro e d'or– <line, ricercatori d'espressioni corali intense, non seppero tenere uniti a traverso tutti i se_coli e l'ordine e Palacrità e l'espressione, nè sanno ,oggi, sebbene moltissimo abbian donato e vo– :glian clonare alla bellezza del mondo e alla vita <lella patria. Sterminarli come Templari, fuci– larli come Mammalucchi, annichilirli con qual– -che colonnetta di clocurnenti a doppio taglio non sarà facile, perché hanno tuttavia nelle loro file gli onesti, i forti, i per lo più silenziosi. gli uomini liberi che butterebbero di sotto parecchie loggie se davvero vedessero accatastarvi con le immoralità e vanità umane, immoralità e vanità -specificamente massoniche. * Immorale no, dunque, per la semplice ragione -che noi massoni morali non pl!rmettiamo, come non permettevano quelli di cui ci ha indotto l'esempio a entrare in massoneria. Da costoro fu buttato a mare Francesco Crispi, da noi sa– .l'anno messi a dovere altri. Si sa che i volon– tari in marcia rubano le galline a tutto rischio proprio ; fra di noi peraltro non c'è manuten– go1ismo. Come si voglia sul serio scusare l'incarogni– mento socialista con la cosi detta penetrazione massonica non intendo. Prima di tutto v' è penetrazione socialistoide nella massoneria e non massonica nel socialismo; anche questo è il segreto di Ptilcinella. Poi quando dici: Tempo fa nel socialismo c'era cuore, fede, entusiasmo, oggi no; tempo fa i socialisti non osa,·ano esser massoni, oggi osano; ergo la massoneria rovina il socialismo, tu interpreti documenti monchi e perdi di vista gli uomini. Guarda gli uomini in viso. 1 capi socialisti di quando c'era fede erano gli stessi d'oggi. I ga– lantuomini assetati di giustizia e poco disposti ad adulare i comizi erano guardati in cagnesco allora corne oggi. Anche allora gli operai son– necchiavano su qualche facile alloro, o si lascia.– vano portare a spasso come oggi, illusi che le mediazioni parlamentari cli onorevoli sensali pro– vassero l'esistenza di un partito dei la,·oratori. Questo invece non esisteva ai tempi dell'entu– siasmo elettorale e delle nutrite votazioni simpa– tizzanti, e appena oggi fa sindacalisticamente capolino. Le cooperative, bellissima cosa per .. ora 1 non sono socialismo: c'erano in Cina se– ·coli fa 1 le aveva da noi consigliate Mazzini. Fu lo sforzo politico socialista, fu si e no libe- ralismo statutario, più la promessa cli accendere con un fiammifero il « sol dell'av,·enir •· Un bel giorno i direttori della rappresentazione so– cialista si trovarono senza fiammiferi e senza pirotecnici soli dell'avvenir. :\lorgari, da buon piemontese zuccone, seguitò a dire che ci si vedeva come prima, Turati si mise a sgobbare pei postelegrafici, Ferri ez.,otvelfe; gli altri, spa– ventati dal buio, antichi che valgon quanto i nuovi e nuovi che si posson paragonare agli antichi, si buttarono al\' imitazione smaccata deW anticlericalismo massonico, deviarono le turbe proletarie verso una questione soprattutto da dibattersi in seno alla borghesia ; senza lealt;\ senza intendimenti educativi, si lasciarono into• nare dall'Asino. ti qual giornaletto prodotto schifoso d' uno spostato che fu entusiasta e martire anche lui ai gran be' tempi del '98, è, a parer mio, un indice di come stanno le cose. Nel socialismo ci stan di casa i socialisti: da noi i socialisti sono italiani ; questi vogliono baloccarsi, vogliono sghignazzare, vogliono an– dare al cinematografo e parlar di qualunque argomento con parole sporche che li lique facciano cli gioia. A tanta melma nazionale de– vono opporsi i caratteri saldi, ma uno d'essi non giova al centro cli un circolo man:io. fnvece dieci uomini saldi stretti in drappello solcano le moltitudini, le scuotono, allineano e condu– cono. La massoneria vuole attrarre gli uomini di carattere generoso, stringerli intorno a un carroccio di poche e precise idee altruistiche, spingerli dove chiede il bisogno. E per questo ci vogliono riti e misteri? parrebbe di no. Oc– corrono ammiccamenti settarii e formule da far venire il latte alle ginocchia? sarebbe meglio di no. Pure l'improvvisata Dea Ragione fu e sa– rebbe più i1ragionevole e sterile delle seste e dei triangoli tradizionali. Dove c'è vita, anche se il ceppo è tutto gobbi, poniamo un buon innesto e in tanta abbondanza di debolezze non sperperiamo le forze. Sindacalismo fra gli operai, fratellanza in nome dell'onore e dell'ordine e del diritto fra i bor– ghesi civicamente attivi, ecco le due tendenze, una maggiore l'altra minore che bisogna stimo– lare per uscir dal nulla. Se vi aderiscono, per la forza loro che s'impone, dei Labriola vani– tosi e irrequieti, dei ~larangoni impudenti, dei Malinsegni ultra arrivisti, avanti lo stesso; rad– doppiamo il passo e sfiatiamoli. Non porta con– fusione l'aderire a uno dei due soli nuclei bor .. ghesi che esistono, al massone o al clericale, per informar l'uno o l'altro dell'energia propria, quando si vive e agisce nella borghesia, ma si il voler capeggiare gli operai senz.'esser dei loro. Gli operai o faranno da sè, sperimenteranno da sè, troveran da sè il bandolo degli interessi ma– teriali per riscuoprire con occhi nuovi gli inte– ressi spirituali e impregnarne una società rinno– vata a base di lavoro universale, o, sotto la tutela degli avvocati e dei giornalisti non fa– ra.nno mai nulla. A noi borghesi bisogna in– tanto riaffermare i valori morali, mantenere ac• cesa la fiamma del pensiero disinteressato, pro– clamare con simpatia l'esistenza di forze mag– giori extra borghesi e augurare di buon ani1no il sollecito tramonto della classe nostra in seno alla gran classe lavoratrice, che, a parte ricorsi storici non impossibili, dovrebbe di,•entare il tutto umano. Per marciare con chi mira a questo, ioi da poco, mi son fatto massone. F. AGN0LETTI. li/io raro Ag110/dli, La tua lettera non l'avrei dovuta pubblicare, perchè di. tutti i giornali d'Italia (se togli i cle– ricali che appartengono a quell'altra massone– ria) La Vore è tra i pochissimi nei quali non arrivi lo zampino massonico ; avrei dovuto dir– ti : serviti dei tuoi giornali. l\'la, viva la libertà ! e non abbiamo paura, nemmeno col nemico in casa. Tanto più, caro Agnoletti, che la tua let– tera è il colmo della ingenuità d'un neofita. Tu hai preso sul serio tutte le chiacchiere che i fra– telli più alti e potenti dan da credere ai minori e al pubblico. Già le conoscevamo: sono perfi– no stampate in un discorso del Nathani il qual ragiona presso a poco come te. Ma io conosco almeno tre persone che, come te, entrarono nella massoneria 1 e in capo a pochi mesi, o a un paio d'anni, r,e sono uscite 1 disgustate dell'ambiente; una di queste è del Pi<"monte, una della Roma– gna, una di Firenze. Vedi tu se si tratta di ca– foni ! Son questi fatti che contan più delle pa– role, e se si dovesse credere a cotesti programmi fatti per la vttrina, chi di noi, scusa, non prefe– rirebbe il cattolicismo alla massoneria ? Riti an– tiquati ma più belli; ideali universali ma più vasti ; una tradizione storica e morale più gran– de. Per bacco, facciamoci francescani o gesuiti, allora! Dire poi che Carducci e ~lazzini furon Bibloteca Gino Bianco massoni equivale a dire che Schiapare11i o ~li– stral sono cattolici ! E poi le cose non stanno come tu dici. Tu mi hai l'aria d'esserti fatto massone anc1·1enel– l'argomentare. Non solo i riti sono segreti. For– se questo poco importerebbe. E \·ero che la se– rietà d'ogni uomo per bene repugna a quelle mascherate; e vero che la dignità d'ogni co– scienza solida dovrebbe aver repulsione per tutto ciò che non ~ fatto alla luce del sole, e per quei giuramenti che impegnano il secreto e tutta la vita. Ma lasciamo andare, sarei capace di con– ceder a tutti di far carnovale tutto l'anno. Il male è che oltre i riti, sono secreti i nomi dei soci e i 6ila"ci· Qui giace Nocco, qui ti '"oglio. Chi siete? chi c'è tra voi ? come spendete i sol– di ? Questo è il punto fondamentale. Quando si conoscerà l'impiego del vostro denaro, e si \"e• drà che posizione hanno i \"Ostri soci, legati da giuramento d'aiuto (il quale, dite voi, è soltanto per cose ~cite: e allora, dico io, perchè c'è bisogno di giurare ciò che è semplice ed ele– mentare dovere? forse si giura di non rubare, non ammazzare, ecc. ?). allora si potrà con giu– dizio serio appartenere o no alla massonerirt. Ma ora è convinzione generale, rinsaldata eia gran numero cli esperienze, che la massoneria è una società di mutuo soccorso e serve a scopi ille– citi. Certo non sempre è possibile fare una de– nunzia precisa ; ma è colpa nostra o è colpa \"O· stra che vi nascondete nel segreto ? Se siete nel segreto è segno che vi gio,·a. Venendo al caso del prof. Provenza! la tua argomentazione non prova nulla. Difatti se quel cafone. come tu dici, di direttore d'istituto, non fosse stato abituato per lunga tsperienza, (non è un giovinotto di primo pelo) a servirsi e a veder servirsi della massoneria come voleva servirsene lui, credimi, caro mio, non avrebbe scritto una lettera ~osi imprudente e impudente. Se l'ha scritta è segno che sapeva di esser sicuro, e che altre volte le lettt::rine di quel genere avevano avuto buon esito 1 e che nessun fratello l'ave·.ia denunziato ! Nè val rammentare che la masso– nerin ha mandato via qualche fratello : perchè l'ha fatto soltanto quando lo scandalo ern pub– blico, come nel caso Nasi. Oh via, che ci credi così ingenui? Contemporaneamente alla tua mi giungevano altre varie lettl!re sulla massoneria. Te ne vo– glio riportare una. Tu, che sei massone, saprai beniss!mo controllare l'esattezza delle mie in• formazioni : e, alla peggio, dirai che i padroni della tua coscienza ti han tenuto allo scuro. Questa lettera risponde anche per l'affare dei blocchi e socialismo : per il quale debbo osser– vare che, naturalmente, una parte di torto ce l'hanno i capi e le masse socialiste 1 giacchè non si corrompe che chi si lasda corrompere i ma è certo che chi corrompe è proprio la masso– neria. « I.e considerazioni della Voce a proposito della massoneria, della sua opera e della sua influenza deleteria su tutta la vita morale na– zionale e sul movimento cosidettc sov,•ersivo, sono giustisime. « Che la massoneria sia una specie di società di mutuo soccorso con relativa caccia e corsa al– i' impiego, tutti sanno. ~la questa corsa deve aver appunto le proporzioni di una vera l\lara– tona, se il Potentissimo Gran Maestro Ettore Ferrari, nel!' Assemblea Legislativa della Comu– nione l\lassonica Italiana tenutasi nei giorni 12 e 13 aprile 1910 1 ha sentito il dovere cli pro– nunziare le seguenti sintomatiche parole: « lò11- scntilc rhe vi rammenti di 1·accoma11dare ai Fra– telli di astenersi da domande di/avori personali, perc/Jè 11011, si lacci la Jllassoneria quale società di 11111/110 ausilio e il Grande Oriente 11011- si av– vicini ad una specie di commissione ce11lra!eper la t11tela.tl.eg- lix/eressi dei fratelli». « Sulle forze e l'attività della Massoneria ita• liana ecco altri dati interessanti. o: Al 27 aprile 19()8 la Comunione italiana con– stava di 301 officine; nel biennio ne furono fon– date e ricostituite 70; ne furono disciolte 21 ; ne furono demolite r 1, quelle passate al gruppo irregolare: l'annuario massonico ne comprende oggi 340. Delle quali 275 professano il Rito scozzese; 15 il Rito simbolico. Nell' ltalia set– tentrionale lavorano 68 Loggiei nella centrale 99 i nella meridionale 69 ; nelle isole 65 e 39 nelle colonie. Delle 70 Loggie costituite nel bien– nio, 48 seguono il rito scozzese e 22 il rito sim– bolico. Delle 48 loggie scozzesi, 38 furono costi– tuite in Orienti ove non esisteva massoneria e 10 in Orienti nei quali funzionavano altre offi– cine : delle 22 simboliche, 1 t in nuovi Orienti e 11 in Orienti nei quali già esiste\"ano Loggie, cosi complessivamente furono create Loggie in 49 Orienti nei quali non esiste\"ano Officine. « Al 27 aprile 190S l'A111111ario 1lfasso11ico dava 375 71 Triangoli dei quali 65 scozzesi e 6 simbolici ; nel biennio ne furono costituiti 45 e 21 si di– sciolsero o si traslormarono in Loggie ; oggi esi– stono 95 Triangoli dei quali 87 scozzesi e 8 sim– bolici. e Durante il biennio furono emanate 22 Circo– lari ; emessi 116 Decreti e protocollate 38338 lettere un-ìciali. « Che i blocchi siano di fattura massonica lo dice la relazione del Gran Segretario. Una cir• colare del Gran :\laestro in data 27 dicembre 1908 • esortava le Log-g-iea cosliluire i11tulle le Valli 1/aliane « Fasri democratici » td impar– tiva a//1uopo le relative islru=io11i ». Grazie al blocco - è sempre la relazione del Gran Se– gretario che c' informa - « i 11ostn·J•ì-aldli dai seggi di Pa!a::o Giu.stinia11i,ormai t per sem– pre nostro, andarono ad assidersi, t z•i ,~ima11gono concordi p11g11ari e ttilloriosi, 11~· seggi del Cam– pidoglio •· « Delle ultime grandi manifestazioni di pro– testa del sovversivismo italiano - sf'lo quell'an– ticlericale (contro l'assassinio di Ferrer) riusci perchè voluta dalla Massoneria. ~la per quella progettata contro lo czar o: la 1llasso11eria11011 si mosse perrlti 11011 poteva e 11011 doveva assodarsi, mollo mu,o dare impulso e forza ad iuulili t cla– morose ma11ifesla:io11idi pia:::a ». La manife– stazione - come è noto - aborti e Nathan gran Massone al cospetto del Grande Architetto del- 1' Universo, corse a Racconigi a prosternarsi da– vanti a Nicola Due. e Questi documenti strappati al profondo, ma non del tutto impenetrabile mistero massonico sono abbastanza eloquenti. E ci risparmiano la fatica del momento. Ci pensi il lettore ». * Commento, no, ma conclusione si, caro Agno– letti. E ti debbo dir subito che la nostra amici– zia è mutata. Che vuoi ? quando domani mi ver– rai a parlare di questo o di quello, che dovrò pensare? Penserò: è lui che parla o è la log– gia ? E per le tue opinioni dovrò avere lo stesso rispettoso riserbo, ma la diffidenza continua, che ho per l'opinione di certi cattolici, quando mi parlan di questioni sociali o d' igiene, e non fanno, in fondo, che parlare a quel modo per– ché c'è scritto in un libro che si chiama Van• gelc o 1>erchèil confessore glie l'ha soffiato nelle orecchie. Ma di qui a un paio d'anni, torneremo come prima ; tu escirai di certo dalla massoneria, quando ti sarai avveduto di quel ché si fa lasst) dai capi grossi. A voi gregge minuto, si dà pa– scolo abbondante di buoni principi, dei quali hai voluto oggi onorarci ; lassù si tocca qualche cosa di pili solido. Vedrai, vet.Irai; e arrivederci di qui a un paio d'annetti. Per La Voce il tuo aff.mo GIUSEPPE PREZZ0l~INI I fatti di Romagna, relli, la rettorica nazionalismo. Giovanni Bo– di Roma e il I fatti di Romagna non attraggono troppo la attenzione del pubblico. Quei pochi che si inte– ressano, lo fanno per interessi egoistici : toccati nel salvadenaio o minacciati nei voti. Il pub– blico è più « ideale » : preferirebbe, ad esempio, un secondo processo di russi. Le anime da centomila franchi hanno, già si sa 1 assai più. at– trattive che quelle dei braccianti a tre, quattro e cinque lire il giorno. E nessuno ama i romanzi con personaggi aristocratici, dove l'eroina va in automobile e l'eroe é un principe, più. della gente del popolo e della media borghesia. Ancora non si è capito, e il grave si è che nep– pure il popolo l'ha capito, che chi fa la sto– ria è il popolo, e non i signori con le uniformi e con i titoli. Un anno fa, durante il e giro di Abruzzo » non uno di quei giornalisti in auto– mobile dal ,•entre capace e dalla lingua pronta ai brindisi, era degno di legar le scarpe, per coraggio ~ per importanza storica, a un solo di quei contadini d'Abruzzo che, senza conoscere altra geografia se non quella del proprio comune, osano andare in America e rifarsi una vita nuo– \,a. Cosi per la Romagna: laggilì c'è un nuovo mondo in gestazione. Si giudichi come si vuole, quel che è certo è che nasce un nuovo diritto e una nuova morale, delle classi si affermano e si stabiliscono degli usi e dei domini, come sol– tanto se ne può avere un'idea studiando il me– dio-evo. I nostri grandi giornali non han saputo far di meglio che mandarci dei letterati. Di let– terati non si può fare a meno in Itatia. Occorrono anzitutto per abbP.llir la materia. Si tratta di contadini, di braccianti, di grano e di trebbiatrici ; e per 1' italiano ci vuole un po' di spolvero di poesia sopra i se no, non li di-

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