La Voce - anno II - n. 27 - 16 giugno 1910

LA VOCE marsi '"' /><H~irro sui problemi pitl essenziali della ,•ita; come se l'attitudine pedagogica e la &tessa 1>edagogia esistessero /11ori delle disci– pline mentali: :lrte, storia, scienza). 2. N~s<tun 1,rolungamento del corso magi– :,tralc: se no si aggra,•erebbc la crisi. Cioè la crit-i q1u111/ilnliz•t1, E la crisi q11a/ilalh•af Questa non ra ca-.o che ci !>Ìa ! A voler molti e bravi maè!>tri lo Stato dn•e pn,rm-li be11e. Non Il può pagar bene: troviamoli purchessia, anche ab– bassam.lo il livello degli studi ! I~ così che si odiano .... ;rlt' t·s/mlimli ! Vi\'a la Democrazia! 3. li rcclu1ame11to degli .:illievi delle Scuole :":ormali si far,\ accogliendo scolari tli tulle le .u11olt•; perrnett~ndo l' i:,cri✓.ione al 3° anno per eM;mpio de~li alunni forniti di licenza ginnasiale, o di promozione al 3° .umo dcli' il:ttituto. Cosi la Scuola Normale non avrà mai 1111 ru/11/ame11/o suo: tutti i falliti di tutte lè carriere scolastiche \·i s' inscrh-tr.lnno. T.rnto i Il mnuero che pnm,•. La qualitu? Ma lo St~llo non ha denari 1:>er .,cc1uist,lr hrn\i maeslri: ~i dc,e contentare di roba andante ! 4. Il rt-dut,,mc1110 dei maestri? Li prende– remo anche u ha11111J 111e111J di diria.sselli! a1111i. Tanto bisOKlla n ogni co-.to tro,•arne ! Dcll.1 Scuola l'edagogic.1, cioè di quel corso non•unh·cn,ilflriv, che l'on. Credaro inventò cosi opportunnmcntc, il l\linistro disse tes1ualmentc c1uestc parole al suo intervistatore: - Si è parlnto 1110110, in ()nesti giorni, anche della Scuolu l'edng-ogica. - Sl, e con qunlche O!<itinataprevenzione. Si è arri\'<Hi a dire che essa non è legale, come non ro-.-.e ,t.1ta i-.tirnita per legge I' 11 dicem– bre 190.1, ,tlla p11ridi <1ualsiasi altra Facoltà. Ma ha leuo l'articolo del prof. Renier- su I 11u01.1i do:·uil Anch' e~li, una ,olta, er.t mal pr-e,·e- 1rnto, e ora ha do, uto ricr-edersi ed è di\'entctto un propugnatore con,into della Scuola. M' ha fatto piacere :mche la br-e,e difosa, sul Giornale d'flalia, del prof. \"arisco: un uomo se\'ero, di studio, che de,e a,er- obbedito a uno scatto di reazione. Del r-e<,to,la Scuola Pedagogica esiste anche in altri 1>aesi e dà ottimi frutti: per-chè non dovrebbe vivere e pr-o:sperare in Italia? È quistione di aiutarl:-i a consolidarsi, a perfezio– na1si, in\'ccc di :-ivvcrsarla recisamente: que– s1ionc di tempo e di l>uona volontù. - Nientemeno la Scuola Pedagogica è diventata nell' in1er,·isrn • una F;1coltà ». Spero che la denominazione si:-idel Tona e 11011 del Credaro. Trop\lO ~arcbbc ! Con quanta per.s11asio11e pci il ~Iinistro passa creder-e bulln J)TO\'\•edimcnto quello di chiamare a insegnare pedagogia anche i suoi diplomati, e parlare di concor-<,i uguali a esami di Stato, si \'eda da quel che possiamo riferire dell'on. Cre– daro del 1907. lo trovo c1ua~i incredibile che l'on. Cr-edaro, il quale nel giugno 1907 riconobbe e o/limo , xiu.s/o p,o:-:·rdlmrnlo » l',lbolizione delle abilita– zioni ali' in!tCgnamcnto medio giacchè e per il1sr.1r11arr tfirau11unk ; 11urssaria una /1111ga e srria p,·,•txrra::iour, dre pochissimi posso110acqui– stare all'i11Ji11Jri cli "" rorso rl!golare di s/udii, atlran,-so bt11 u1di11a/e sc11oll!medil! e superiori, /unile di lutti i sussitlii che la filosofia, la storia, k sritw::e e hr prdtr.f!'O/riamoderna ro 11.si– gli0110 » possn nel ~iugno del 1910 non sentire pii1 <Jucstn c~igcntn. Nel giugno 1907 l'ou. Credaro rsiget•a una laurea in lingue e lellerature n1oderne, per abo• Jire le attu:-ili abilita;:ioni ; riteneva e modesto • il diploma 1-.elfranct!,C e pel tedesco dell'Ac– cademia Scientifico-letteraria di .\lilano, e <1uello della Scuola Superion: cli Commer-cio di Ve– nezia i dichiara,·a che <1uei due istituti « non posseggono un ordinamento filologico e didat– tico !aie che offra gar.tni:i,l di preparar-e profes– S<>Ti », dice,·a fiere e nobili parnle contr-o gli • esJ>("dienti » ccc. ecc. ~el giugno 1910 come mai tutti que-.ti -.crupoli cessano per la µd'1- gogia, che t= poi la materia insegnata dallo stesso on. Credam ndl,t R. L'niver-si1à di Roma? lo non neKO rill'on. Credaro che sia utile oli' inseg11antc di ped:igogia la prntica della scuoi:-&elementare. :,Olanlla stregua del concetto empirico di pcdn1,:ogia anche Rousseau (:lllzi !) o;arebbe prs.ri11mpnhr.1ro.1rislt1. Ahra co1;:1 è la pc:dagogia•scien;:a, o gruppo ..di cognitioni filo~ofico-pratichc, alt,a è la pra– tica della !Jcuoln, il lir1Jri11io. Oggi sono confuse in-;ieme troppe ("t>s<.:, e perciò 11011 si ha peda– gogia, nrn rit1rlt1/a11t1 ia. Se intcndi.lmo t.:he la pedagogia debba essere ,•alutazionc del fJtto educativo, scientifica e filo– sofica, non dobhi,uno coufoudcda col /allo s/esso. La p:,icologia, la teoria dt:ll'educazionc, la storia del fatto educati\'O sono o non sono, debbono o non debbono t~l:tere nel programma di un:i pedagogia, e nel programma di una scuola che il pedagogi,ta on. Cr-edaro con'iidern gradi110 alla cul/11n1 1mi1•ersitan'a I Per la pratica della c;cuola, ci sono i maestr-i del tirocinio, e il loro dir-it("ente, ai quali si de,·e dare maggiore autorit:, iquando :;i scelgano fra i più \'rtlorosi maestri !). Non \'Cnga poi l'on. Credaro ad. appoggiarsi sull'articolo del Renier - il quale rombai/e la pr-e1>0ndcrn11zaclclla pedagogia negli attuali corsi di perfezionamento pei maestri, e non si sogna cli dichiarnre paragon:-ibilc alla laurea il diplo– mino che si rilascia ng-1'iscritti di tal corso - per giustificare la sua pro1l0sta di ammettere i maestri al concorso di peclagogi:-i. Evidentemente l'on. Credaro ha un concetto dell' ii1se~namento pedagogico diverso assai as– sai dal buono: pure ha già scritto altr-e volte che la pedagogia è materia filosofica. E ci duole cli dover desiderar-e magg-ior coerenza fra l'azione poli1ica e il pensiero scientifico, in un uomo che ho impar:no a ril:tpt.'tlar-ee dal quale io sper.wa il rim i~llTimento della cultura del maestro e dell:l -.cuoia magi-.tr:tle. Scri,o queste parole con un indicibile senso di -.conforto. Il pit) gr-ande cli-.credito sulla ma– teda che inse~no, e nella <1uale è e de,·e essere ta111.,parte di cultura filosofica, giuridica. poli– tica {altro che prntichctta e regolette didattiche!) doveva proprio es<;cr gettalo da un professore di pedagogia, divenuto ~linistro dcli' lstrnzione? Gtt"il!l'l'I~ LO\IIIAkDO·RAOICt.-:. Abbonamento estivo: tanti numeri, tante volte due soldi. Minimo IO numeri L. 1. Per la riformadelle Facoltà di Lettere e Filosofia. Gli studPnti di filosofia e lettere dcli' .\le.neo romano domandano la liberazione : riduzione del numero d'e-,ami e maggiore libertà di stuclj; ,1u:-ilche profe,,or-e, cui l'università non ha tolto il ,·h-o e fecondo cont:-itto coli:, vita reale, ha :,pplauclito e fatto coro. Questo riS\'f'glio fa bene e ci ritrnima: for-"ìe trnscinerà, pr-esto o poi, \'Olenti o nolenti, anche i go\'ernanti a fare qu:-ilcosa cli positivo. For!!-e, chissà, lo i.tesso on. Crcdnro si ricorderà delle idee mnnifcstate prima cli salire al minister-o. La facoltà di filo– sofia e lettere, come oggi è costituita, non solo è la pii\ infelice <'d inutile, ma anche la ph) dannosa di tutte: non pla,.ma e forma gli spi– riti, ma li mortifica ccl immiserisce. Gli studi, che dovrebbero sprigionare la mag– gfor forza d'idealità e d'entusiasmo. sono di– ventati or-mai tropf'M) c.pec;-.ol;-1pale-stra di sfac– ciati arri\'i-.ti, che ,·ogliono ~iungere ad ogni costo e con ogni meuo. C.llpe-.tando i miglior-i rhe si ritraggono in disp.irtc ogni giomo più n:luseati. Le scuole, che dovrebbero formar-e gli edu– catori delle nuove generazioni, troppe spesso non manipolano che eunuchi dello spirito. Come m;ii? Come fu gi:'t osservato nitre \'Olte, la magagna prinrn della nostra università (che più si risente, per v.irie raiioni, nella facoltà lcttcrnria) è I:\ manc.inz:1 di una nett:1 di-.1in;:ione tra fine pro– ressionale e scientifico. On ciò la prima e pili dannosa confu,;ione: parte dei pr-ofessori per– segue il primo. non impartendo ::iidiscenti nep• pur-e i pi1) elementari e necessnri elementi a chi \'Oglia seri.lmente dedicar-i ad un ramo scien• tifico: ahri perseguono troppe unilateralmente il secondo, infarcendo 1,, mente dei gio\·ani di dati bibliografici (non pure su questioni gene– rali. ma particolATis.,irnel, cli problemi metodo– loiici ecc. : altri infine non ne per-seguono nes• suno o li confondono entrambi. Jntinrnmente collegato n <1uesta confu ..ione Cahclica, che sgorga dal fondo stesso dei rego– lamenti vigenti, l! un nitro d;-1nno non meno funesto: la pletora dei corsi, di cui evidente– mente una parte mira a scopi scientifici, l'ahra :1 -.copi scrn1ici: cd intanto sono im1>osti ugunl– mentc :1 giovani ,li 111ent;-1lit;\<liversissima, che vogliono raggiungere i fini pif1 opposti. Oggi lo studente di lettere in quattro anni deve frequentare quindici cori,i e preparnre una tesi cli )aur-ca, che non gli costa in media meno di 1111 anno di a'isiduo l;-1,•oro: inoltr-e in parec– chie uni\'ersità de,·c ogni anno su~rare bene gli es:imi sulln parte annuale dei corsi biennali e triennali, se \·uol concor-r-ere a l'esenzione dalle t.\S~: sicchè gli e~ami oltrepa'-sano in tal modo di gran lunga la ,·entina. Se :-aggiungipoi che difficilmente uno ,tudente cli letter-e è bene– stante e de, e quac;i sempr-e concorr-ere a qualche bor-.a di <,tudio, che impone altri obblighi (esami e la\'ori '-pedali, corsi interni ecc.\, apparir-à ch'egli, mettendo il piede nell'aula uni\'er:,itaria. Bibloteca Gino Bianco che dovrebbe essere il tempio della scienza, come la r-ettorica comune continua a chiamar-la, cessa d'essere uomo per di,·entar-e una mac– china mi-;eranda: il suo cervello non è più, per usare un'esprc-.-;iune bnmiana, il sacr.,mento, ma l'asino che lo porta. Come facc,a l{i11stamcnte osser\'are, giorni fa, il Sav)'-Lopei: e.ul (;ionurh· tl'flalicr è assmdo riprometten,i 111m qualche coltura da questo armn:-isso di 1101ioni particolari, conful:te e sle– gate. Consideriamo J>.e!,. due o tre di qucMi cor-si, presi cosi ;1 ca-.o: ~coi;rnfia, s1oria moderna, gr-eco: il profci,,ore del 11ri1110 corso accennem fugacemente ad un br-e,e periodo di storia della cartografia od a qualche 11rcble111a di geogr-afia fisica, matcnMtica o biologica ecc. : il professore di stor-ia a ci11<1uan1a,,en1i, dieci anni di un <lato periodo, <111ello<li t,:r-cco tradurrà un testo. C cosi tuui gli al:ri. E 1>01?Lo studente ingo– ierà bene o male tulto ciò per riversarlo fa1ico– same11te a luglio o ad ottobn.:. Suo sco1>o sarà unicamente un buon ,·oto, dig1:tir-lo non 1>0tr-f1, è troppo chiaro : neppure lo stom:1co di uno strnzi:o lo potrebbe; quindi nessuna utilità, chè qualsi"o~lia org,1nismo 11011 uc riet!\'e, se 11011 dalla ridabor:-izione dell.t sol:ttant.l"Iassimilata : ali' intelletto poi tolta In pos~ibilitù dell'apper– cezione è tolla la \'itn stessa. l'otr:\ almeno dedicarsi a qualche ramo par– ticolare della sciema, 1rascurando i molti altri compiti ~col.1-.t1ci,che gli riescono assolutamente inutili, se non dannosi? Se e u110studente per bene, <1uel tipo ideale, che tanto i gonzi ammi– rnno, non potrà ne1>1>11rc, <lurante la sua \'ita univen,itar-ia, dedica....,i seriamente a quel ramo cui intende JlOi specialinarsi. Difatti, Mlvo rare eccezioni, ognuno dei <1uin– dici professori delle c1uindici matede, crede na– turalmente che la sua sia la phì im1>0rlante di tutte; quindi pr-etende frc<1ue11za assidua tutto l'anno, diligenza e ripetizione scrupolosa del corso agli esami. Dunque ogni giorno c1uattro, cinque, sei e persino sette ore di le,tione: poi in casa la pre• parnzionegiornaliera oi cor!'li, che la richieggono, e poi finalmente il facchinaggio per- gli esami finali : e tutto qucl:tlo fotto senta alcuua spon– taneità e sopportn_to dolorosnmcnte cl.ii migliori, che sentono diminuir-e ogni giorno irrimediabil– mente le loro migliori energie, sotto le im1>0· sizioui di un regolamento imbecille, che vuol regolar-e burocraticamente la cosa più insotfe– r-ente di <1ualunque freno e legame esterno e ir-rnzionale: lo spirito dell'uomo. Jn questo ambiente afoM>e gretto, in questo stato d'animo chi potrà ancora amar-e la scienza e studiar-e per csl:ta ~ohanto, per seguire qual– che suo sogno luminoso e vh-ere intensamente all'unisono colla ,·ita uni,er.»a? Chi oserà tentarlo sar.\ il reietto, che diser– terà le lezioni, se ne infotchierà dei corsi che non gli importano e dei profossori che non par– lano nè al suo cuor-e, né alla sua mente, pen– serà poco .:ili<.:piccinerie della moda e molto all'elc,•azionc del proprio spirito. Dopo quattro anni avr:\ raggiunto qualcosa di più intimo e di ph'i sosrnnzialc dei !'IIIOicondiscepoli (11011 molto però, chè ~-li esumi bene o male li dovrà pur sempre superare, cd un po' di frequenza è necessaria J>CT ouen<.:re la firma), ma gli sarà rifiurnto alla fine il I iconoscimento ufficiale, poi– chè la su.1 scienza 11011 porta il bollo del segre– tario. Quindi catth•i t.."bami e pcs:,ima laurea, quindi bocciatura ai concorsi e quindi ... quindi, perdio, la fame, se non , uol fare il cronista di qualche giornale di pro, mcia o I' impiegato postale. Sono troppo cariche queste tinte? Ma no, non lo può allermarc nes?tuno •:he non lo faccia per partito preso o ,i,1 i1,:nornnte afl:llto della \'ita uui\•crsirnria: c1uesta è la realtà vi,·a, palpitante e dolwosa di tutti i giorni. ?\011 potrebbe ccr-h.>escogitarsi mezzo più per– fetto per allontanare o C'itturire i migliori ed aiutare i pc!(giori, qudli ciol! che nella scuola non vedono che una c:ntedra o una paga da conquistare cou c1uulunque mezzo ed a <111alun– que mczto ed a q11nl11nquecondizione. * Se non si i>orrà presto un termine a c1uesto -;tato di CO!ic, c.li\ en1ato asi,oh11a111ente insop• portabile, vedremo to~to andar:,cne quei pochi ingegni felici e bene intenzionati, che ancor-a s'attardano nelle f,1coltà lclterade e nell' inse– gnamento fiduciosi in 1111 migliore avvenir-e, ~ la scuola cadr;t completamente in mano dei mestjeranti e d1 coloro \~111 quanti !) che hau,no spent'-' il fuoco di lor , ita interiore, sicuri di poterlo riacct!ndere quando che sia, come un moccolo q1u1lu11que.Vi;i 01:a:.'i è c111estoil ti1>0 341 pr-edomina111e ed il 1>iù ,·aiutato nelle nostre unh·ersità. Ilo , i-.to .,pe~"-<>anche persone in– telligenti sgranar-e gli occhi di stupor-e e d'am– mirazione dinanzi a gio\"ani, ch'erano riusciti a strappar-e sempre, ,em1lre, -.e1111>rt.• i massimi ,·oti e magari la lode in qualunque la\"oro sco– la.stico, in qualunque es.ime, con c11i:1lunquepro• fessore. Eppure cosloro 11011 sono che l'incarnazione della pii) supinil hes1ialitt't, E 1roppo evidente che non furono mos-.i da IIC!-iSUII ideale, che nulla li può far pl"llpirnre -.e non l'i1111>iegoo il trenta, che sono incapaci di St.•ntire il di..,pr-ezzo di fronte n qu:lkht- c.;erreiano rhe loro ,·enda parole invece cli scienza. Come ,i può essere così ciechi d:-iammirarli, prott>gJterli, pr-eferirli nell'insegnamento aJ:li ahri? Da qui ha origine specialmente c1uell'c.,clusi, i,1110 pucr-ile, quello specialismo ridicolo, <1ue1Jatendenza alla picci– neria ed alla gretteua, che caralterizzauo 1:inti mestieranti dell' in'-egnamentu. N"e1.sun tern.-no più di questo ~ adatto a moltiplicar-e le tante \ariet.i zoologiche dell'eterno Polinnio. « O tem– pora, o morts, quanto son rnri ilUei che inten– dono la natura dei J>articipl, clt:~li m,er-bt, delle congiunzioni ! • * Uunque couchu!cn<lo: facuh;1s philosophica, esame cli stato, liberti\ cl' iscri.dont!? lo 11011 propongo nulla: lo lrn111101,:i:\ fotto altri più dotli e più COIIIJ)Clclltidi me (1). Ilo solo vo– luto ',(atteggiare brevemente In psicologia ciel• l'ambiente unher-"itario e degli studenti d'oggi, dei maestri di domani, che dovr.111110educar-e i nostri figli. EK'\►.STO ComG~oL,\. Sl■1oml di collura. - Alcuni giO\'ani hanno for– mato a Trie:,te una socic1.\, la • Pr-oCultura•· pr-o– J>onendo:,i, fra altr-o, di studiare le i'itituzioni di cultura paesane e di contr-ibuire ad un migliore funzionamento delle stc:,se. Lagnì :-antichie recenti, il contatto giornaliero la coi,tringono ad occupar-si anche della « Biblioteca civica •• le infelici con• dizioni della quale fur-0110rese e,idcnti ai let– tor-i de La /'ore dagli articoli del nostr-o Sla– taper-. Raccolti e dii,cu11'iii <Iritidi fatto, aflìdano lagni e pro1>0stc di rimedi ad 1111 memoriale che vogliono trasmetter-e al Co11siglio dèlla Città, :ippoggiato :111chcdalle altre Società di Cultura. Oi queste, par-ecchie 111m11i111i consentono, nitre non ris1>011dono,una nega OJ.:"IIÌ appoggio. E la secolare« i\liner-vo. •(:z) I motivi? Sono di forma e di co11/e111do. Essa 11011può :tpJ>oggiare il memoriale per-ché nella direziouc c'è A1tilio Hor-tist il ci,·ico bibliotecario! un uomo d' in• geino, senza, dubbio, un letterato e un erndito eccellente, un patnotta sincero e fer\'ido: ma che i Tries1ini ebbero il torto di • idola/rare »; sicchè oggi nessuno ha il coraggio di dirgli fran• camente l:-1verità. I~ il pegi;:io si è che un gior– nale che si dice e Indipendente•• in un articolo dettato da meschina malignità e da antipatia contro la • Pro Cultura •• ha avuto il coraggio di lodar-e quell'auo della MinCT\'a che lutti :we– \'ano disappro,·ato; dico tutti quelli che le ra– gioni per-sonali vogliono subordinMc alle ra).:ioni di giustizia e di cultura. - Il caso \'a riferito, per-chè, e quando S. SIMnper ne I.a l'oa (an– no I, 11) espose a vivi tratti la cultura triestina, e quando più tardi sorse la o: Pro Cultura ,, si cominciò, cou gergo pro\'i1wialc non alieno da un r-etorico ragionnlismo, a clifeudcr In calun– niata cultura di Trit'-tC. Il ca,o esposto dirà ancora una volta da che parte fossi: il torto. :,OIA11.1so G1uz11.:sM. 11prof. Achlllc Pdlluul mi scrh·e, da Lisbona. la lettera seguente, con facolu di non pubbli• caria . ..\ me spiace pubblicarla, ,~r lui, 11011 per me. ma 1 .. pubblico e per dO\'ere la commento. l.1~,,6)t..,:i;io /:.g-t'rgio Sig11or Prr:::olini, mi duole di distur-– bare a tant:1 distanza di tempo Lei e i lcttor-i della l'ort• per- un fatto per-.onale ; ma io sonC? confinato qui. in fondo all'Euro1>a, e soltanto ogg1 ho Jeuo la Vou del 19 maggio, e ho a1)preso che. secondo Lei io e esercito molli mestieri, g~::i– zie al mio ver:,.1tile ingegno, con eguale ch-.111- voltur:i •· Or-a ecco io non esr,·rito i11 vrrit:\ che una sola Profes-; 1 ione: quella dcll'i11scl{1mnt~ .. E la esercito con tutto l':1111oree con tutt.1 la d1h).:'em:a che so e posso: J'<:scrcito, i1ho1.11mn,come 1111u professione e non come un 1111•J/1t•rc: !tea quest,, paroln clebbo dare il ~•alorc_di~p1c){iati\'O ch'~ss~ suole avere quando ... 1 apphc:t alle occupaY1_?n1 cosi dette in1ellt!ttt1nli, Di che {mi ~luole ch'l~.lh~ non sia un ispettore mio, per co11v111cer~en<: d1 persona)~ po~ran_n? (.irl.e_ fo~lc, !'I~~corr<:, le :tt– testaidom dei 1111e1 -.u1>cnon ~ 1 m,ult:-it.' delle molte ispezioni che ho .1,•ute. E ,~r-o che m que– sto mo mento s ono ,1ll'cstcro, ma \ 1',Ono llCTcom– piere a spe.rr mir r .rr11::a _Juuidi o iml~,utildgo– ;.•ernalfoe, ric cr-che e :-.tud1 che reputo po-.s..·mo (1) ~c1i1erd!N a qun o proro-i10 d ,.,,,,riu lcno, •r« al IIKAIC per b <onciu ch,uc,u d·c.-•po,,.1:10• e e P,ff Il nlore cbe r,n1ma, il ,olumcClo d,I p,or. c. f(MUIICMI: Il ,.,,. ,,11, tclfÌrt.nllJ 1tJ/1Jlff. 12) Un cp,M>lm c,r,1a1tcri~ 1.ro d p 1111quota ,ocl,1,. \;11 aaiic:o, noo a.op, er1,locb• 11Cru,ce """ f,. ,1 c.,nfereft~ "''•• •• indie:• 11noaio • 1111 duouu•e della • M n,,.,. • 11uu, afl'..cccn• data I mcitc, 1 ,,.1 , •• q,atu,, co,nt,,,nr.c, \Mli p•rcu, 11ncora l'ÌYa, Ma il nnnte nun , acc,11 ..10 • 8,•n,...tenu C,uco o an• cora 1,oppo Jì1c11uo ! •· Carona, noa • .,.,o

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