La Voce - anno II - n. 25 - 2 giugno 1910

LA VOCE dell'ath:la. E 1>erchè? Perchè noialtri, da c1uando la I 'or,· esbte fino agli ultimi tempi, abbiamo -.osttnuto e difeso il programma antisettico e di-,infetti\'o del tuo ~fornai<.·, e nuche il metodo col qu,,lc tu hai la\'orato, as~ieme ad altra gente di fegato, 1>crfarlo trionfare. Questa altitudine no!'itra ci ha fatto, in certo c1ual modo, ritenere solidali con le tem.le111eche la Vou ha rappre– ~enrnto e rnpprc ..entn in Italia, e se noi accet– ti:uno pieuamente questa respon•mbilit::'l per al– cune di C!,!'!C, ve ne sono nitre che noi, o per loro mcdei,ime, o per I' impo ..tatura con la quale sono ..1,1te 111es.1.e inn:rn;.i, o per h, qualita dei W!->tegni o puntelli coi quali -;ono state sorrette, non po-.siamo .iccett;m:. Sicchè è meglio :-pie– J,{ar~i, per noi e per tt:, e 1>crquei pochi o molti che po-.sono interc-.sarsi alle cose nQstre. E pro– fittiamo della prima occa,;ione che ci capita, per dire .:111chenoi la nostra nucla E: cruda parola. Dunque, !'ten,'..tltri preamboli, ti diciamo che In lettera cli Bor).:ese non ci pince aOatto, non solo ptr molte delle te!'>ich'egli spalleggia e dei i;hu.lizi ch'egli pronuncia, ma anche perchè ci "l!'ntbra in contra.-.to colla r,1gion d' bSere del l!orgt:se !'ité!-.Wnd mondo uni\'ersitario. Chi ha fatto il \'i,o dell';mne ali' i-.tituzione della cattedra di filosofia della 'itOria nell' l'ni– versit.:\ di Roma i: ,t;1ta, come tutti sanno, la Facoltà di l.c1tcre e cli Filosofia, la quale è corsa alle difese col MIO ordiuc• del t,dorno del 19 ri.lag– gh>. Vediamo ora, i,11lla b:l'-C di quell'ordine del giorno,.qual'è il motivo principe cd intimo delh1 op1>0sizione. Non i,:i,\, come ci si aspdterebbe, c1uello della poca fo11d,1teu.1.teorica della Filo– sofia della storia. Que-,ta, ci sembra. sarebbe ~lata la prima co~'\ da discutere, e in questa i protestanti prof<:ssori a\'rebbero avuto buon gioco, perchè ornu, anche dai neo hegeliani \'ien ne• gata In pos,ibilit.1, l'utilit:\ e la consistenza di una qualsiasi filosofia della storia. ~la i profes– o;ori della F.icoltft Romana passan.., oltre. Il lato teoretico delh questione non li ferma, non li turba. E,si fanno una pura e semplice ques/io11e arcademira. Rileggi, caro Preuolini, il docu– mento del 19 Maggio u. c. : • La Facoltà, preoc– cupata dtlla possibilità, che contro la ininterrot– tamente ri:-pettata consuetudine, venga, se11=t1 prim" Jc11/irl", istituito un nuovo insej.!'namcnto, si fo lecito, nell' intcrc%C della scienza e della :,:;cuol:l, di ri\'Olger-,i, etc. etc. » Come: tu vedi, riu che prt•orrupa la r-ucoltà, è che si vada con– tro ;1d un:1 consuetudine nd essa favorevole, contro una consuetudine che le di\ un certo r,rivilegio, e le conferisce una specie di autono– mia. I professori hanno paura di non essere in– terrogati, temono di non poter dire il loro e no•· dubitano di do\·cr esS<"rmeno padroni in quella che riguardano come ca~a loro. Ora, a questo proposito, ci 3011da Mampare, una l,uona \'Olta, alcune con'1-iderazioni che 1>0chifanoo e che nes– suno, per ora, urnnife:,rn. Anzitutto ,i può con-;tatare che sulla questione dell'a11tonomia uni,t r3Ìtnria i pareri cominciano ad esser di,·i"ii. Benedetto Crore, ad es., ha stam– pato un anno fa, e l'ha diffuso in tutti i modi. un 01>11,coloche rappre~enta un vivaci;: appdlo, al ~lini-,tro e all'opinione pubblica, contro gli abusi ed i prh·ileKi che nascono eia! pregiudizio dell'autonomia. f-:; chiMo che tutto il « caso Gen– tile 1> rappresenta un fenomeno del contrasto fra h.• due opposte tendcn..:e csiMenti nel modo di co1,-.iderarc le funzioni e i poteri delle facoltà uni\'er~it:-trie. Dunque, -.e clo\'eo;-.imodar retta al Croce. do\'rcmmo star ,·igilanti contro la libi– dine di potere che s' imp:1dronisce spesso delle Faco1t;·1. E se un mini,tro non fosse pas~to sopra alle pniteste di 1111 professore dell'Cni– \'ersit.ì di Koma. de"iignato dalle facoltà, ~ se un profc:.sore di Firen..-c non ~i fosse deciso a sfi– dare le ire d<:l colle):'a romano, la Commissione per il recente concor-.o di letteratura tedesca non .t\'rChhc ancrna cominciato h.· ~ue sedute. e l'a– mico Bor~e!'>e,im·ece di for l'araldo della Facoltà di Roma. ~i troverebbe ora, in-;iemc con Gu– ~lielmo Ferrero. a -,o-.tc:nere i dirini cieli' ingc– .>,:no11011ordinario e dell' nui, ità intellettuale liùera ad l'-'-Ser ra1,prescn1at:l nell' i113egnarnento uni\'er-,itario. E franca111c111e ci scmhra che il pa– rere del Croce :1bbia J>cr !'>é 1111 certo fondnmcnto <lirngiont, poichè se l.i può acce11arc di discutere tulla la co1111>le-,~a CJUC!-.tio1u: dt ll'ordinarnentouni– H,rsit:\rio, sia pure per i:,:iun.>,:cre alla conclusione che una completa .unonomia ... ia preferibile allo ~lato ;Htuah:, non ,i può imece permettere di far 1c cost.' a met.1, come <;cmbrano preferire i profes– wri, '-manio~i dì :i.u1t1t•n1,.1re i loro pri,·iltgi, in un ordinamento che d,, .a loro ~car~e responsa– hilità e fa ricadere tutti i pesi 311ll0 Stato. Se proprio \'Olt-tt: l'autono111ia ,·e la daremo con tutto il cuor<.•, ma cumpleta, e perciò anche eco– nomica, con llltli i rischi e le -;anzioni della con– correnza, in modo da obbli1,rarvi a chiamare i più degni, e a s1>t:nder huw i denari, :.e non ,·orr<:te ,eder <lintinuirc il credito e le entrate. )la nc..,,uno, per Dio, \'Orr;, mai d;1n·i il r,er– mc:,,o di fare <1uello che \'Olcte soltanto \'Oi coi c1uattrini di tutti. L.1 1111."u,1. autonomia attuale, lo '><1ppiamo, ..,cr\'t: t:J,:"n·gi:unente a creare incarichi e sinecure, :1 fa,ore di o-,curi eruditi di estrazione accade– mica, 1 hc certo non hanno l' inKt:l{nOni: la dot– trina di Guglielmo Ferrtro, il protetto dei poli– ticanti contro i quali il Horgc~c getta il grido d 'al– lunne. ~la fra una clao;se di J>t.rsonc che \·igila coM:1111cme11te l)t::r trarre \'al\tn~gi materiali ed inllucn,.e morali dalla pro1>ria con<li..:ionc p.i,·i– lc~:fat;., c i ramosi politicanti di llorgese, non ci pare che c<;i,ta una t:lle differtnza di <1ua\it;.lmo• ralt, d., farci appassionare o per gli uni, o pe1 gli ;1ltri. (Juc,tu che :1.bbiamo detto ci par che ba~ti a pt:r--\udcre ~hc il motÌ\'O dei <li ritti della Facoltà non e fu,i 3t-rio come si ,·orrebbe dart ad in– tendcrv. ~lii nelle offese e difese di questa su– -.ct:llihilc Facolt.\, non si ca1>isce bene quale sia la p.wra dominante : <;(' quella di ,·eder mancar di n..,petto ad un 1>m·ileg10,o c.1uelladi dornrsi ritro\·:uc tra i piedi, O\'\'ero!:iia nel :;olito seno, c1uel1;1dat;.1per:t0na dc:signata dal Go, erno, ci<X: Gui,:lielmo Ferrero. L::.nuo,·a que!llione dunque é <.h ,tdere fino a che punto l:1.prt::!senzadi Gu• ~lielmo Ferrcro nel\' L'niversit:\ di Ro1!1apotreb– he danneggiare o turbare i pacifici insegnamenti chc vi :,;i impnrtiscono. Prim.i di tulio i chiaris– simi profcssuri sbagli:1110quando dicouo che si tratta di neart un nuovo inse~naménto: dei c•rsi di filosofia della storia sono stati tenuti per molti-.simi anni nell' Unl\'er-;it:\ romana, prima da Tcren1.io Mamiani, e poi da Antunio l.abriola, che ne tenne l'incarico fino alla morte. ?\on è dunque una cosa del tutto strana che si pensi a rendere st.tbile un insegnamento che in fondo è tradiLion,1lt ntll' Cniversit:1 di Roma. Ma c'è l:1 scelt;1 della 1>ersona. 11 Uor~e-,c riconosce che il Ferrcro è uomo cli grande ingegno, <: un uomo di grnndc ingegno non è, a priori, fuor di 1>osto in un luo~o don? l' inge~no è, o dovrebbe essere, a:,sieme :illa dottrina, il titolo primo. 11 Borgese aggiung-e che il Ferrero ha dilapidato il suo in– gegno. l'uò darsi, ma bisogna 1>urc a,·,·ertire che ,olo i ricchi poswn pcnnettehi cli dilapidare e che ad ogni modo un uomo che per dieci anni si mellt· dietro ad un'opera sola, ad un solo e g"ii,:nntesco ar~omento, non è poi quel gran di– lctt.tntc che la parol.:i « dilnpidatorc » farebbe 'iupporre. E del resto il Uorgese dovrebbe c-,ser l'ultimo degli ultimi a 111110,creuna tale nccusa al Ferrero, lui che per tanti anni ha scial.1cqunto il suo granclbsimo ingegno nelle terzt" pagine dei quotidiani e c.he soltanto da po– chis,imo tempo, grazie ad un'insperata fortuna, 3 'è potuto mettere ad un la,·oro più continuato e mcditato. \'olendo scendere ai particolari, noi non ci sentiamo, come Borgesc, una tal com– petenza in fatto di storia romana da sentenziare con unta sicurezza che la- Cra11d~=::a e Deca– den.:a di Rvm" non è da prcnder:.i sul serio, se non come una felice ,·olgari1.1.azione. Se si desse retta alle critiche e alle rettifiche degli speciali– sti non ci Mrebbe storico degno di insegnar la -,toria e 11011 ci sarebbe, per restar nel campo prc-,cme, una storia di Roma degna di esser letta pcrchè, e quella famosa ciel gran Mommsen, c in Italia quelle degli specinlisti i;:competenti l'ais e l)i;: Sanctis sono state criticate, e spesso fcroceniente, da altri specialisti e da altri com– petenti. Dicono fra le altre cose che il Ferrero non ha titoli speciali per la filosofia della storia. E <111ali titoli :l\'eva, per fa\'ore, Antonio Labriola che tanto fu lod.,10 e ma,;-nificato da ,-i,·o e da morto. 1,rima d'es-,er chiamato ad insegnarla nell'Ate– neo Romano? Pochi discorsi e qualche bre,·e e franunentnrio saggio - e non tntti preci ..amente di storia o di filosofia della mede3i111a. E i suoi corsi non furono pili costrutti\'i di quel che sa– rebbero, secondo il prcvidcnu: norge~e, quelli di Ferrero. Il Labriola cr.i tm irrequietissimo spi• rito critico che buua,·a a terra, spes-;o con para– do,si che non rbponde,·ano in tutto al modello ~tabilito da Borgese per que,tc eserci1azioni del– lo spiri10, teorie 11110,•e o incriminatc:-: e le sui: lc,ioni 11011 erano altro, in fondo, che lezioni di 3 1oria sp..:nncllate di ma1crialismo :..torico. Anche per qoe-,ti due lati - la pre1>Mazio11cdei titoli ed il tii}(>mentale - la tradi1io11c dclln cattedra 11011 -.an·bbc rinnegata. Ed Cappuntr• ,1uesta tra– dizione che ci indica il contenuto efietti\'O dcl– i' in...cgnnmento. ~on bi,ogna l.1sci;1r,iS\'iare dal -,i>;"nilicato rigoroso della denominazione della cattedra, perché tutti :-.anno che i cor-,i cli Fer– reru ~areblx:ro cor-.i di :..tori;1inqn•1drati in con– ~iderar.ioni s,,ciali, precbamcntc come c1uelli di Antonio L,'tbriola erano corsi di "itOri:-t inquadrati ncll.1 cornice de.I materiali"lno storico. )la noi \'Orremmo -.apcre quali mai danni "er– reùbcro ;1ll'l 1 ni\'CP.-it.1di Roma dalle l~ni, sia pur di ,toria o di metodo storico, di Guglie.Imo Bibloteca Gino Bianco Ft:rrcro. La Facoltà cli Lettere e di Filosofia di Koma è nota per lo "-trahocchen1le numero di ,r,cd.llbti che e~sa ri,ca!Ja nel -.uo \'a'ttO seno, e non , Nli;imo quale os1acolo l)(.lrterebbe alle rict:rche di epigrafia romana o cli archeologia 111ci,1orica o (li to1>0gralia medi0t:,·alt-, un corso che ricorda,-;e ai giornni che al mondo non \'i son -.olt.1nto le epigrafi e i ctx.·ci m,'"I anche i grandi popoli e i lttn){hi imperi e che le ,uddette e sollodatc rit-erche, se hanno un -.cn'>O,hanno preci,amentc quello di farci sapere, attraverso le ,1orie elci mom1mtnti e elci cantucci, la Storia l'oll'S maiu-;cola. Tutt'al pili la presenza di un 1101110 d' ingci,:-110, come il Ferrcro, che pur con lè sue ,cioccht:zzc gio\':rnili è riu-.cito ad agi1ar le menti. ad i111ercc;,are i 1wllti e a suscitar di– -.çu,.-,ioni e ammira1ioni, può stn·ire a ri-,,cgliart e a ritonilicare i tO))idi biblioteca, le talpe degli !-C,wi e i p:lppa).::illi della letteratura. Noi 11011 ,ogliamo intender con c1ue:.to che i libri del Fcm.:ro siano dei capOh\\"ori ingraffia- 1--ih. ma vogliamo protestare, pt::- la mille-,ima e ,lecimille,im;1 ,·olt.l, contro l'immortale rancore \ he gli aùit,11ori delle zolle hanno -,emprt: avuto contro i padroni dei campi. E ci mera, iglia e ci addolora il n·dere che proprio Uorge:.e non ab– bia sentito, in questa occasione, la necessità di t..icere. i~ i:,eccantc do,·cr ricorrere a discorsi sulle per~one, ma non 1>0ssinmo fare a meno di dire d1e il Oorge-,c non può dimenticare che le ra– i:doni che !,anno fatto pender In bilancia in fa– ,·or suo nell'ultin1oconcor30 di lctter;1turn tedesca, ~on molto ,i mili a quelle che ora ,i possono ad– durre in r.nor di Ferrero. Noi nbbiamo a1>plau– dito ai \'ittorio-,i e gene.rosi sforzi di .\rturo Fa– rmelli per for nominare Borgesc, 1>erchèla \'ittoria e.li <Illf"Stisignifica'"a, 1>crnoi, la ,ittoria dell'in– g-egnolibero edell'atti\'1t;\ extra accademica contro lo ~pecialisrno e l:l J>edanteria. 1:: bensì \'ero che Borgese ha , into in un concorso e che J>erFer– rero si ricorre all'ar1icolo 69 1 ma è anche \'ero che i principi che furon richiamati 1:>ersostener Borgese erano assai somiglìanti a <1uellidell'art. 69: cioè la !-.uperiori1à dell'ingegno non ordi– nario sui titoli legali e sull'erudizione minuta. Con llllC"iti principi Horgese ha vinto e contro que!iiti \'Orrebbe neg:1.re a Ferrero l'entrata nel– l'inscg-namento superiore. Che mistero è mai questo? ' l11 o~·ni modo, cnro Prczzoliui, noi non , 1 or– rem1110che In r~o,;, la quale h:1 tanto gridato contro l'accademismo e contro la poca nobiltà dei costumi universitari, debba essere sfruttata J>Cr!iJOSteneredei fini cosi palesemente accade– mici. Abbi l>Ure il giudizio che \'UOisul Ferrero, ma non far -,\ che l'amore della battaglia e del– l'onestà ti porti fino a quel punto in cui la fiducia piglia il nome dell'ingenuità. Credici -,empre tuoi alT.mi Fucnlt ,7 )bpg:1<>1910. ;Viri "", omio'. G10\'A!','SI PAPINI. GIO\'ASNI AMRSOOLA. Permettetemi che mi dichiari imbarazz.ato per le parole con le c1uali aprite la. vostra lettern. La Voce, fu detto e stampato, non è una cooperativa di responsabi1ilà. Ognuno di quelli che qui scrivono e firmano è responsabile per 1>roprio conto. Neppure io sono contento di 1u1to c1uello che pubblico, perchè cert.o di stare al programma tiella. Voce e non ai miei gusti person11li. \'oi accentuate questo, che dovrebbe esse1c un luogo comune del nos1ro programma, in modo da far credere a un dissenso più pro– fondo; pure vi presentate ancora come miei com• pagui e come tali godete <lell'ospitali1à della Vi>– u: e <1uesto,ca1,irete, metterebbe uell' imbarazzo anche uno pili diplomatico di me. Quanto a Borgt'St', io lo sentiì piil d'un anno fa, qu.-ndo nll'uuh•ers1tà non 1:>0tcvane1>purepen• sare, esprimere su J•errero gli stessi giudizi che ha :;critti per La l'ou: uè ca1,isco pcrchè ora do\'rebbe tacere, essendo stato nominato con me– todi, per rngioni e da uomini c~i d1flcrenti da (1uelli chi;:sostengono oggi Ferrero. Fra le sue i<lee di ieri e il suo posto di oggi non c' ~ che coerenza; tra il suo posto d'oggi e la sua prolest.1 contro la proposta di legge per una cattedsa speciale da dare n Ferrero 11011 c'è d1e c0t:1enza. Nou a,·endo brigato per vie ecce– zionali, contro le ,•ie ecceziouali de,·e protestare. A me sembra che abbiate tro1>1>0 all,trgalo l'im• 1>0rtan:zarnppresentati\'a di Ferrcro, e ristretta malamente quella di Borgese: facendo del primo, notoriamente 1rescante da anni con tutti gli am– bienti politicau1i d' E11ro1>a e d1 America, il rap– prt:sentante della coltura libern, e facendo di Burgese, da pochi giorni eutrato nell'Unh 1 ersità, il rni>presentante d1 un tornaconto accademico. Dirb che siete ingiusli? Farò meglio. Mette1ò la questione nei suoi veri e larghi termini. 333 lo non \'edo in tutloriò se non l'urto trn due col– ture: <1uella.detta ufficiale e quella detta libern. lo, che per questa ho semp1e bat1agliato, mi sono accorto da qu11lche tempo che i i>«Cati suoi sono di\'ersi, ma non minori di que 1 1i dell'atlra. Nell.1 coltura libe-r11ho visto I renomeni dell'avventa• tczz.a, della leggerezza, della fretta, dell'.trrivismo, dell'avitl11à <h denaro, del popolarismo; nella ufficiale il profe~sionalismo, la pigdzia, la noii., l'insensibilità, l'accade111ic:1110. Insomma non me la se11todi prender l'hi p:u tito, così in blocco, come nel pa,;;sa10,per questa 1>iuttosto che per quella: io prendo partito per le eccezioni, che stanno a loro 1>0sto: prendo partito per chi è un buon pro(essore e per chi è un buon \'Olgariu.,. tore, per chi è un 11l1evatore di persone metodi– che e per chi è uno s,·eg:liatore d'anime: ma dec:i– dero, 1>e1ò,che il buon proressore non stampi i documenti origi,m1i nei giornali e il ,•olg ,rizz.."ltore non dia la sua scien:za di terza mano ngli studen1i, che le persone metodiche cresc,mo fuori delle redazioni 1.lei giornali e gli S\'egliatori d'anime si !ii«:rvanoclelh, stampa. Chi conosce Loria e Lombroso s.1.che sulle cattedre può impancarsi la leggerezza e l'a\'venlateua: i: chi conosce Lu– zio e D'Ancona sa che la noia precis11e h1 pe• santczza metodica J)OSSOnoestendersi nelle CO· lonne dei giornali. Ma non me la sento di dire che ciò sia un bene. lo ris1'1C1to i professori che fanno i pro(e.'1.SOri, che educirno all.1 seiietà e al rispetto del documento i giovani folli per ciò i e ho sempre veduto Borgese rispethre il metodo critico 11,u/,e 11eisuoi n, fico/i di }!io, 11ale, mentre Ferrero non lo rispella sempre nei suoi lihri. l.. 'I funzione eccitatrice di Ferrero (se pur ena esi5te : che a me par sterile movimento di torha acqui-, e non lento e continuo crescere di un ddta fuor dell'acqm, d'un fiume) sarebbe sciupata dalla cat– tedra: e, quel che ~ peggio, sciuperebbe dei gio– vani. Resistere alla fregola accademica del F~r– rero mi pare atto sano e per Ferrero e 1>er la coltura. Resta un punto nel quale son d'accordo con voi (e lo dicevo in una lettera preparatA fin dallo scorso numero, che tempo e s1>a:ziom'impediremo di pubblicare). Si tratta dell'autonomia univers:. taria. h, quale, se divisa dalla responsabilità eco• nomi~a che es~ ha in Germania, pare a me sem• plicemeute la giustific.izionc del nepotismo e del camorris1110 universitario. Onde in ciò son d'ac– cordo con voi, con Croce e con Spavt::11ta. Nel caso presente, però, va tenuto conto di quel che voi sembrate scord.1re: dell'ipocrisi11 ministeriale, delle false ed erronee ragioni addolle, e sopratutto di quel lavor1o nascosto e antipatico, che ha portato 11llaproposta di legge: per il quale lavorio voi, senza addarvene, non aiutate la coltura libera, ma la leggert.zi :a, ma la piccola vanilà. Il che ~. scusatemi, qualcos;\ di a,;sl\i simile a\J'i11ge1111i1h. ciel ,•0s1ro C1USlil'l'li P1tP.ZZOI.INI. C,ro J>, r:::ohm, Amendola e P.:1pi11i nvrebbero prererito che io, poichè mi trovavo iu una situa– zione delicata, tacessi. l.i ringra:zio del consiglio, che purtroppo non può avere un efletto retro– attivo. S0110, per temperamento, 111ie110 dalla pru– denz11; e non !iiOndivenuto professore per rinun– ciare alla mht libertà di 01>inione e cli parola. Amendola e l!apini pensano che anch'io, come Guglielmo Ferrero, ho scialacqu:ito il mio inge– gno. Può e<sere che abbiano ragione; e il paral– lelo non mi oHènde Dicono che alcuni mesi fa io urei sostenuto i diiitti dell'ingegno non ordi– nario e dell'.11tiviH1liber.t ad esser rappre.o;entata nell' inst'gnamento universitario. Li sostenni in– fatti, parteci1:>andoad 1111 concorso. Suppongono che quei dii itti avrei sostenuti e insieme a Gu– glielmo Ferrero •· E son liberi di supporre quel che lor piace, sebbene abbondino documenti a pro,•are che verso Guglielmo Fcrrero non ebbi mai soverchi entusiasmi e sebbene l'alleanza dei rappresentanti la cultura libera, a scopo di espu• gn11:zioniaccademiche, sia, a parer mio, la più bizuirra nega1.ioné della culturn libera. Pteten– dono che le ragioni, in virtù delle quali io fui nominato, in seguito a regolare concorso, profes. sore straordinario in una calledrn esistente, siano analoghe alle ragioni, in ,•irtll delle qul\li il Go• verno, rendendo eccezionahuenle lassativo l';1rti– colo 69, vorrebl,e chiamar Gui;:lit::1110 Ferrero or• dinario ad una cattedra restaurata con legge spe– ciale in suo esclusivo servigio. Ed avrebbero ragione, se in favllr mio fosse stato invocato da un ministro, da un relatore o da un commissario, come oggi s'invoca per Guglidmo Fcrrero, e il mondo politico dell 'aha cultura •· Mi chiamano • araltlo della Facolt!l. •• saltando senza contrnddirla, l:i mia :1fler11111zione: che io di– rendo il mio giudizio in qualità di scriuore libero e di giornalista, per motivi 1>0liticie di cu1tun1,e non per motivi accademici. Citano l'opinione an-

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