La Voce - anno II - n. 24 - 26 maggio 1910

LA VOCE Medardo Rosso: IMPRESSIONE DI OMNIBUS. Esposizioni Fiorentine.(•) Se ne sono ;tptrte vilrie questa Primavera, ma scri\'Crò, succintamente, solo di due. E, na• turai mente, per JJrima, della '.\lostra cieli' impres• sionismo francese e delle scolture di ~ledarclo Rosso. Ardengo Soffici ha parlato frequente• mente su queMe colonne cieli' impressionismo francese; con idee che non mi capacitano. Perchè e come trop1>0 lungo sarebbe dire. Non certo gli impressionisti che appaiono in questa Mostra mi sembrano tutti tali da assicurar vit– toria definiti\'a alle i.ue idee. E ~li organizzatori non lo ignorano. Con tutto ciò, il merito della Mostr,l non è minore. Di questi pittori non intendo io occu1,,mni, sibbene delle scolture del Rosso. che, rivendicate genero<;amente dal Soffici stesso alla memoria degli italiani, do. vranno costilllire quel che in gergo da guitti potrebbe dirsi una ri\·elazione, se gli occhi dei miei conterranei non s.-uanno grarnti dal sonno dell'ebetudine o tappati da fette cli prosciutto. Nella saletta del LJ•reu,11 Club le cere e i bronzi di Medardo RosM> hanno trovato l'atmo• sfera consentnnea di cui hanno bisogno per vi,,ere ed esser veramente sentiti. Il Rosso - fu scritto - è artis1a che ha a:,pirato a render nella scoltura ~li effetti dell'aria aperta t: della luce cruda del <iOle. Effe11i, aggiun~o, onenuti solo in parte, t", per quel che non furono otte– nuti, non molto da rammaricare. In realtà, troppo pili che della limpidità solare. egli è sponlanco artista di profondità delica1issime e cli sconso– late penombre. I.a sua scoltura e-i oftre una serie cli maschere muliebri ed infan1ili, nelle quali la sofferenza umana t>d un riso ;i.uche più tragico della soffer<!nza, son rapprbentati con modi che quasi sembrano non nppartenere al– l'arte ma ad un naturale processo di le\'iga• zione e di corrosione, a quella guisa istessa che le pagine di un giornale intimo po:,son fiorire della pili grande poesia, e pur o;embrar nate al di fuori ddla 1>0esia, a dir cosi, 1>ubblica e pienamente formata; re,;pirando principalmente I' int::ttta intimit.\ della coscienza cl1t: ha sentito bisogno cli esprimerle. Hanno le cere del Rosso il madore delle carni sofferenti e delle immagin! secolari. Sembrano la,·a1e e s..:avate da lagrime voraci; e l'angoscia che le ha modellate ha tagliato di intorno ad esse quanto potewt esser di estraneo e meno sicuro, concentrandole in una solitudine serrata e compatta, esalt:m<l.9le d'una esalta.done gelida a fon:a di esser contenuta. Per questa concentr-'tzione il Rosso t: uscito dall'impressioni,mo. Opere sue impreo:;sionistiche si posson vedere in questa stessa 0104,tra e sono opere della sua prima maniera (per es.: /,a Portinaia), nelle c1ualisi sente che egli ha qualche parentela con gli artii,ti che qui gli sono accanto, e combatterono, vecchi e gic.wani, con lui, sotto una comune bandiera. lvi la sua forma è o:,pez. !•) L' 1rticolo del no•tro ~echi do\'evo ,,cni, pui>blica10 nel• 1,hro numero e fu J'OIJ'OllO per 11~iom d, urporcun,t• 1ipo– Ct116cbe. I MILANO, 1883. zcttata e sconnessa in una ricerca che conti– nuamente si solleva ma non si compone in un equilibrio sicuro. Se anche in t:lli opere ~i deve cercar di comprenderlo, è forse lecito non riu– scire a chiaramente sentirlo. ~la nella l)o,ma ritlcn/t•, nel /limbo ma/alo, in Era Pue,·, nell.i. 11/asrhera tic/la Cui/ber! egli si circoscrive nella solennità d'un grande stile sepolcrale, cui tah-olta la squallente- lucentezza della cera dà un formidabile risalto. c•~ in que– ste figure qualcosa che ad un tempo ;"l\•vince e conturba, come l'aspetto d'una ,·erità luttuosa <1uasi impudicamente scrutati\. Venuti con l'idea di tro,·nre llll imperfetto artista della violenza e della luce, uoi restiamo stupefatti di trov..i.rci dm•anti ad un meraviglioso ,cultore della las– situdine, a un grande poeta di quella malin– conia la c1uale non cerca tlludersi nella gioia esteriore delle cose, ma vuole, ripiegato su sé medesima, soltanto i'i:tziarsi nel suo segreto cuore. E se ial\'olta sorride, il suo riso ha un che di funebre e di malato, cruando non t: il ric/11.s dell'angoscia e della furfanteria parigina, colto nel sembiante sfuggente dd Rookmaker, e, con fredda efficacia, sul ,·olio 'tfatto della Cui/• br:rt, dove il lampo obliquo dell'occhio sembra tradirlo, mentre la boccn tagliente e qua.:.i senza labbri t: duramente serrata come a ,·olerlo moz– zare. S'erge fra queste bcolture un torso bronzeo, opera di Rodin, regal:uo da Rodin al Rosso. in cambio della :-.ua Do1111t1ride11/e. Con chiarezza che impressiona si scorge il dbsidio terribile di que~te due scolture, d1e son st:1te più di una \"Olla affratellate. \'t:ramente <1uesta, come tutta l'opera del Roclin, nella quale ri\'ive tanta scol– tura greca e tanto Michelangiolo, è fatta per la vitn aperta, per afft:rmarsi sul mondo, nella sua forta 1ranquilla, sostenutn dalla tradizione. Quella ~coltura che qui le patisce intorno, sollo cristalli come di reliquario, simile ad una anatomia di anime dilacerate, è giunta forse ad un'assai maggior chiarificazione dn ogni elemento che non ~ia completamente fuso nella sua ragion d'e~o:,ere pili profonda, ma appunto per questa intima nudità è sacrata all'ombra do,,e gli spi• ritì ,•igili e inquieti vadauo a !-.Coprirla. I la lJj. sogno di essere accolta da un ano di amore. Le manca la violenza pratica dell'arte che co– stringe a guardare e nd intendere, ed è neces– sario le manchi, perctiè le restino intaue qua– lità pili sue e più pure. S'intende meglio, frawrnto, il silenzio che in llalia si è o~tinato per anni i111orno al nome di Ro'J~0. Duro silenzio che de,c essergli com• pcm,:no. L'altra piccola esposizione <,'e apena in due mag'nifiche snle del palauelto Condi, in vi'l Tort.t, con opere dt:1 paesista Baccio lfacci e cli Giornnni Co,;tetti. Il Bacci ha molle bt:lle tele, rc!-.piranti una ingenui1:1 franca e sicura di toni anurrognoli, cli luminosità velate eia tremoli languori di !lll\'Oli, nelle quali la su:l. gioventù fre-;chissima s1 esprime con una festidt,1 marzo– lina, umida d'un pulviscolo elle "iembra agitato da ,·enti ter".li, intorno ad alberi che mettono e fiorano, lungo le: porche ciel grano tenero verde smeraldo, e che ogni t:l.nto, in qualche zona tepida dove i toni s'accendono, si riassorbe nel sole che fa sentir la sua forza vicina. La pittura di Baccio Bacci è l'emozione di uno spirito pri– ma,·erile non turbato dalla più tenue vena di oscurità. Per questo gli aspetti delle cose vi vivono <l'una vita intier:l. e tutta circoscritta. Non c'è coscienza o dubbio di contrasto; e anche le cose più lievi e pit'1fuggevoli, sah:rate di pace, assumono nella loro sicurezza luminosa una ~ignificalione potente. Son ,,isioni senza limite, non certo nella loro estrinsecazione pit– toresca. ma nella loro realtà psicologica. L'an– ~olo solitario della piccola via. ombrato da un ciprC!tS0 o risplendente di mandorli, la respi– rante superficie dell'acqua della gualchiera, il sereno portico ospitale, son colti dall 'artisia in uno sta10 d'assorbimento e quasi cli Smarrimen10 cht: ne perpellla l'apparenza fuggevole come in una lunga eternità. Sembra, davanti a questi quadri freschi ed acerbi, di vi\·ere qualcuna di quelle ore di J>OChiminuti che vh·iamo impro,•• visamente quanc!Ò un bel paese ci si rivela. E c'è, nell'aria della stanza, diffusa la luminosita s1upita dei pomeriggi trop1>0 ancora \'icini al• l' invt:rno per non esser pallit..li come d'un ri– Resso di neve lontana, ma inquidi cli \·enti, ora ghiacci per un'ombra azzurra clo\'e s'indugiarono, ora tepidi perché discesero per liii g-rembo verde caldo di sole. La massima tela: un fiume sol• cantc una campagna montana, con liii grande albero cla\lanti sopra una proda erbosa di ci1,ol• lacci ametista e di margherite tremanti. dà l'idea di quello di cui Uaccio Bacci potrà e!-scr capace quando la sua forza san\ ancor più matura. Vi ritorna un moti\'O caro a questo pittore: into– nare gamme ,•ela1e e fuggevoli sull'accordo ro– busto di un verde audace p0sto sul primo piano, e in questa tela egli ha saputo trarne partito con potenza allegra. che fa pensare a qualcuno dei mo,·imenti più spensierati e felici della no– stra ullima grandt: poesia. Singolare contrasto offrono intorno varie tele di Gio\'anni Costelli. nelle quali la larga ma• niera prima di queo:,ioartista, che nel 1903 ave\'a dato si grandi speranze, balena tratlo tratto di sot10 una tecnica legnosa, arsiccia, franta, re– pellente quanto l:l. tecnic.t ciel Bacci è 0uida, fresca, seducente, !,ana. Il Costelli ha creduto di passare dal lirismo arcaicheggiante delle sue teste del 1903 alla nudit:\ della vita affermata nella sua brut.tic e tormentosa immediatez:m. In realtà è passato al grottesco. E del grottesco, infatti, egli fa esplicitanu;:nte in l'Crti disegni a nero e terra d'ombrn, che hanno del Rembrandt buffone, del Callot e ciel Goya, e posson forse essere volutamente simpatici, ma non certo co– stituiscono arte -.eria. C'è, in 3tile sacchettiano, una caricatura di Eleonora Duse, che non CO· :-.titui-;ce preci')amente <1uel che si dice una buona azione. Ci sono pastelli e ritratti che ri– chiamano con troppo ramnmrico la bella ma– niera di un tem1>0. C'è, sopratuuo, la profonda malinconia che alita dall'opera di 1111 nrti~ta vigoroso quando si ~ente che egli ha smarrito st: stes<;Q. E~rn.10 C1~cc111. Bibloteca Gino Bianco 329 , Turlup_lnelde luna11l11na: le _pensioni agli operai e 1_ao1_lcle_ricallsmo. - <Juando 11~lini!>tcro Sonnino si num per cou cfctart : le riforme immediate d: 1 presentar~ .alla ca.nu: ra'. l'on. I .uuani, che era allora ~l1111stro d1 agncollur;1. propo-;e che si ponessero nel programma ministeriah.• le pen• !,ioni operaie. !.'on. Salaudra, ,\Jini!:itro dc:I Te– :.oro, dichiarò t:hc e~li !>arebbe ,t,110 lieto cli dare al :,uo \'0to a 1.tnta proposta ; ma dopo che erano M_ati~·otati 100 milioni di ,pe:-.e milirnri :.traor– dm_aru,:, oltre all'a11111cntodelle spe:-e ordinarie, eili non , t"dc,·a dc,,•t- si 1>0ks,ero prendere i fon~• p_crle pèn:-.io~1iopt:rart' , ,e il Con,iglio dei ,\11111~1~1 cr~dt!\'a d1 poter prendere I' ii.izia1iva dell_a ndu71one dell~ !-.J)è~emilitnri, nulla vietava, a~lll t:~a l>è_neche I fondi db1>011ibili fos,cro im– pu:gau tutt! ptr le pensioni operaie; ma sc:uz:l. questo, t_gh non !-.i :-enttva di fare prome~'l'.e, che :,~pe,a_ cl, 11011 poter mamt:nere. L'on. Luaatti. dman!1 a qu~:,11 nr!'o111~11,ti. ritirò la ~ua propo• Ma. 1-. fu co~1 cl.1e Il ~1.nustcro Sonnino non pro– po,e le pens1om operaie. e fu chiamalo nemico del proletariato, o pre-.s' a 1>0co. Poche -.c11imane dopo, l'~n. l.uzzatti ~i pre– senta alla C:1111.era come. Pre~identc: del Consiglio; l'ron~ett~, 111-;1~me a mfimte altre riforme, le pens1om operaie: aumenta immediatamente di cinqut: milioui le .spese mili1ari. Ed è cosi che l'Estrema Sinistra dà all'on. Luzzatti, padre ~egli ~per~i. quella _fiducia, di cui 11011 ern degno I 011. Sonmno, nemico del proletariato. Ma e' è cli meglio . . Allorch~ ,l'on. Luzzatti pre~entò alla Camera 1I suo M1111stero,clo1>0 che l'on. Treves ebbe parlat~ sulle.d!chiarazioni del i,_"O\'cmo,mettendo 1 1>un11sug_ll., u~ po' più di quanto fa pru• denza .... m1111sterrnle11011 consigli:,~se, l'on. Pan– tano ~ndò a trow,re !'on. Treves, si lamen1ò del discorso troppo imprudente e chiese che i deputati socialisti dicessero chiaro e tondo unr1 buona volta se erano pro o comro il Ministero L'on. Treves rispose che le dichiarazioni fau~ dal Luzzntti nel presentarsi alla Camera erano trOJ?I~ ''.3ghe e insignificanti, perché i deputati soc1alist1 potessero \'Otare la fiducia senz'altro. - l~bbene, disse l'on. Pantano, scrivi in stile luzzattiano le dichiarazioni che credi il Ministero debb a fare sull'anticlericalismo . . E 11.su due piedi, l'on. Treves pigliando in giro l'on. Luzzatti, l'on. Pa111a110' e sè s1esso s_te.se in stil~ luzz:lttiano, cioè con molti agget: ttv1 e senla idee, quel che l'on. Luzzatti avrebbe dovuto dire. 11 giorno dop0 alla Camera l'on. l.uzzattì fa )e sue se~ond~ ~ic.hiarazioni: quelle dalle quali 1 deputati socmllst1 dovranno tirare l'oroscopo per ~pere se debbono votare sl, oppure aste- nersi: votare no s.,rebbe troppo eroismo. , L'on. Luuatti 1>arla, parla, parla senza dir nulla. Quando arriva all'anticlericalismo, dice la famosa frase: i11cedoper ignes: smette di im• provvisare; comi11cia a leggere. Sono pari pari le parole consegnate clall 'on. Trt:ves all'on. Pantano! I pochi iniziati dell'Estrema cominciano a ridere. Qualcuno, più impertinente degli altri, anticipa le 1>arole del Presidente ciel Consiglio. L'on. 1:,ulzatti trova che il gioco è un po' troppo spmto. Interrompe la lettura. Ed esclama, rivolto all'Estrema: « Signori, non m' interrom• pano; altrimenti i colleghi di quesia parte (e accenna la Destra) diranno che loro mi sugge– riscono le parole -· E fu cosi che i deputati socialisti votarono la fiduci-'t al Ministero dell'on. Luuatti. G. SAL\'E)IINI, Fedele Romani. - Lasciamo che i giornali ac• comunino colle parole uguali <i; t:minente lette• rato, illustre dantista », questa coscienza di maestro, ai mercanti del sapere. Con\'iene che l'anima solitaria e fiera di Fedele Romani ri– mang~ ch(usn alla pubblicità d'occasione, come I~ fu ~n vita. Ma vi e un nucleo di giovani, d1vers1 per natura e per volere, che sentono scomparire ~on lui il maestro buono che '>eppe comprenderli e spronarli cornt: 1111 vigile oadre spirituale, spartendo loro nella scuola, ~'enero– samentt, il frutto della .:.ua dura esperiem·... , La sua opera di studioso e di critico, se pur note• vole, fu scarsa cd affrettat:,, tutta di questi ullimi anni: egli i,e n'è anda10 col carico i111a110 dei suoi pensieri chiuso dentro quella vasta fron1e bi.inca. li più ed il meglio che cli lui rimanga è -;eminato nelle anime nostre. Ci parrebbe cli mancare ad un do\'ere tacendolo su ques10 gi ornal e che rifugge d;ti necrologi. Egli era m1 gio,•: l.ne e forse comin– cia\'a solo ora a raggiare lt: sue forze, sicché la morie lo ha colto acerbamente; con quale odio do– vette guardare l'av\'icinarsi di questa implacabile! Un giorno griclòcontro il codardo oltragf,:iodi uno scolaro che si giustificava biasimando i suoi maestri passali, ma egli soleva dirci che nessuno lo avrebbe guidato e nessuno guiderebbe noi, usciti dalla scuola; con rammarico come cli uomo che ha riafferrato la ~ua vita nl tramonto ed é stato giovane yuando la 11:l.tura lo piega\'a \'er~ la terra. Lo sape\'a pure egli che comprendeva e sentiva e <1uel eh<: comprendeva e sentiva lasciava scorgere alla intuizione affeuuos:l dei suoi discepoli, pure chiudcncloi-ii in una sde– Knosa solitudine. Si usciva dalle sue lezioni francati di tante mist:rie, se111endo cara la scuola per la prima ,·olta: quello ch'egli toccava si staccava dal pro• granuna per collocarsi nella luce della vita; parlava semplicemente e rudemente schietto, con• tinu.tndo, si sentiva, il pensiero suo di tutti i giorni; ogni tanto interrompeva quel suo dire spezzato rercando, con noi: ,,i erano dei silenzii pieni di un profondo la\'orio interno alle sue lezioni, delle pause in cui il suo pensiero ani• malore continuava a scavare nelle anime nostre. Rifuggiva da ogni forma d'autorità che non gli venisse dalla ~ua natura: insofferente di gioghi :,i muoveva come un colosso irretito nelle for– malità dell::1lrnrocrazia scolastica e pochi hanno saputo vedere e ripetere come lui quale compito :l.ltissimo sia in:.egnare. Se vi accennava t:l.h•olta, cercava invano di na.,condere la Ml.l commozione ::11 riparo della voct: m:1schia e rude che aveva allora dei tremiti. Cerio egli ebhe la consape– volezza con1inua dello ~volgersi incerto cli que• ,to suo autunno che \'Oleva essere una prima• ,-era; ne traspariva l"amaro nelle sue parole: in quell'indefesso incitare a sce)òiere una strada e a non deviare, in quell'accorato spronarci ed :-iffrcttare il passo finchè ,i aprono i :;e111ierisotto i piedi forti, Oggi uon <'i \iene altro :1mmoni– me11to d:l. colui che non 1>01èes:-.ere giO\':lllt: : rinsaldate le ginocchia \'acillanti; c:amminale, voi che avete la giovinezza. P. J.

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