La Voce - anno II - n. 17 - 7 aprile 1910
LA VOCE 299 p1elle heure il est » (333). La Toscana ha un posto a p:,rte nell'Italia e afìn que l'lta• lie offrit tous les contrastes, le ciel a voulu ,qu'elle eùt un pays ;cbsolument sam pas5io,,s: c'est Florence » (2 16). « Ce que vous ne trouverez j:imais en T 0scane 1 c'est l'air exal– Jabltt, m:ds en revanche, de J'esprit 1 de la fierté, de la raison, quelque chose dc fine– ment provoquant • (21 ;). « En tout c'est l'opposé des i\'lilanais: jarnais de ces faces épanouies et he::meuses. A Milan la princi– pale affaire est de bien diner; a Florence de faire Yoire qu 1 on a diné » (334). Non c'è dubbio: lo Stendhal ha colpito nel se-gno. Na1ura 1 arte, 1-ilosç>IÌa fìoren1ina hanno in genere sempre a\'uto qlialche cosa che rispecchiava questo srnto d'animo. Quei muriccioli gelosi che sal\'ano orti e giardini ne' dintorni di Firenze dagli sguardi e dalle invasioni dt:"gli estranei; que' quadri dd '400, con que' persona,ggi smilzi, gracili, svelti e. si vede, sottili d'ingegno, ma mercan1i e di poca profondità i quell'amore del positivo e quel li more della me1afisica nei realisti poli• tici clel '500 e negli e1v.piristi,òel 1 600 i quel moderatismo politico, n;1to sotto il governo granducale e appen:1 ora disparso dal suolo toscano; son tu11i sintomi - e quanti po~ tresti allinearne - di una certa secchezza <l'animo, ingenerosa, roco da,; :illa fant:isia, piì1 capace di epigrammi, più abile nel ca– pire, che di donare sè a qualche causa. Sopra1ntlo dopo il governo lorenese, la -cosa s'è accentuata fino :11 punto di .render necessaria una reazione. Quel governo p;1~ terno, senza forca e senza bastone, con le carceri comode del Gnerrazzi e con la ri\'O• lnzione del 27 :\prile, che, non dispi,1ccia al venerando D',\ncona 1 fu il sintomo d'una vigliaccheria uni,·ersale sia del popolo che del principe, senza neppur che si poss,1 sa– pere chi, primo, al\'.1ltro l'attaccasse i quel go– ,·erno dunque, ha avuto effetti pila gravi pel ca– ratiere di questo p.tese in quanto v'Jn trov:ito già una disposizione :1I letargo, alla picci– neria, al dominio di cervelli da fringuello, .che fischiano bene e fanno dei bei salterei• lini e dei volettini anche tra i boschetti, ma che non :;on fatti per le cime dove neve e .cielo si confondono. Non c'è che Livorno che formi ecce– zione a questa regola, città nata da poco, e di rana non toscana, ma di gente marinara, corsara, mercantile d'ogni paese: di Genova, di Sardegna, e certamente, di Spagna e d'Al– geri. U ancora c'è del carattere, il popolo -si sbudella, e nas..:ono degli artisti originali, \ofonnino Fattori e C':lppiello. Chi confronla il Signorini col Fattori, senti1à subito la -differenza tra Firenze e Livorno, e passerà, dall'aneddoto che può essere anche un pet– tegolezzo, all1opera d'arte magari sbagliata, ma non sempre, e sempre, però, concepila con una robustezza e larghezza che destan rispello. 111. Il vecchio fiorentino esis1e ancora, quello di Stendhal. ~la oggi c'è il nuovo. Anche a Firenze, come in tulle le grandi cillà, è cominciata I' immigr:1"Lione dalla campagna e dalle regioni circosfanti: dalla Romagna, d1lla Lombardia, ma anche dal fi.lezzogiorno. E con la genie nuova, desiderosa d'arricchire, mode nuove. La vecchia aristocrazia, in ge– nerale, è reslata inattiva. I grossi p:tlrirnoni di terre rendono meno oggi a chi non li curn direttame-nte. E d1 noi sono r:iri gli esempi d'oristocrazia attiva sul tipo di quella milanese, che ha sapu10 dan:i alle industrie. Dalla piccola borghesia invece è scaturita la grassa bo1ghesia professionista, In questi ul– timi anni c'è siato un movimento insolito di affari. S1 suno fo11da1e molte socie1il ano– nime, per hirni, per pas1icce1 ie, per ce1ent> 1 per a1.11omohili, rc:r (l,_:!lli sOrf;t d 1 imprt.'.!-e. E intorno :ille societ:'t annnime sono liorili gli :Hfan a,•yoc.ltcschi e gli intrighi d1 banc~. Si sono veduti degli alti e base.i di horsa. Si parla di for111ne improYvise 1 f-111e con metodi troppo pill rapidi del risp:1rniio. La genie è uscita per le slrnde, se non pili ele– gante, almeno più ,•istosa. I e bol!eghe sono state pili frequentate. I principali c:.ffè han creduto bene di rrender quella veste :1lla tedesca che sembra folta per i p,11TWt1S. E mono Paoli, il Castelmur ha chJl1,;r,. I cine• matografi hanno occupato tulle le posizioni Strategiche nelle vie e nelle pi:ine. Infine i lranvai, adoprali da tu1ti qoelli che h:rn tempo da perdere 1 hanno fatto la !oro aprari;,ione nelle \'ie più secrete e stre11e, andando a passo di lum3ca, cc;w,gran bauer di campana. 1 quartieri nuovi si allarg~no con gran r:1pi– dità1 lasci:mdo in mezzo delle vaste lacune di lerreno coltiv~to 1 in modo che presso alla casa signorile incon1ri ancora la cascina del contadino col pollame e il cane da guar– dia, e presso una chiesa nuova \'edi g·li olivi e le \'iti e un pono col bindolo. I 1erreni 'i0no rincarati enorrntmente. Ogni piccoJ(l borghese arricchilo si fabb1 ica oggi la casa, e basta visirnrc il qua1tiere Yerso il viale 1'lazzini per accorgersi, scorrendo i nomi dei proprietari, di llltti gli ultimi arrivati. Il vecchio fiorentino che s'avvenH!ra con lo stecchino in bocca e l'abito ben sJazzo– lato di cui parl:i Stendh,11, di là dal Cimi– tero degli ingle~i, e oltre porta San Gallo, dove una \'Olla c'erano campi e muriccioli e. siepi, rimane un po' urtato di questa nuova vita spendereccia. Il suo bilancio meschino è messo a grave pericolo dal rincaro d'ogni genere: Firenze non è più la i\Jecca dei pen– sionati. E si lamenta di dO\'er badare all'in– colu1~1ità della propria pelle quando l'auto• ~nobile a gran corsa per i viali lo sfiora, o Il trnn_1 lo :l\'Yerte col suo impazienle bat– tere ?• campana di farsi pili in là. Bei tempi quelli del Pernzzi I Eppure fu allora che si ideò una Firenze grande, tanto grande che neppur ora si è r:iggiunta tutta la cin1a che il ministro sindaco fece costruire con lropro grandiose previsioni. La mentalità del vecchio fiorentino è però ~emprc quella di quel tempo. Ep.li ha votato per i .modem ti, grossi nomi del l'a.ristocrazia, grandi not:ti t: avvocati in relazione con i vecchi istituti di credilo e con le \'ecchie fomiglie fiorentine, che erano un po' con– soni, se ~i vuole, per senso di clientela, ma non affaristi, poco ambiziosi, e molto tirati nello spendere i soldi del Comune. Certo ernno in generale tesle un po' piccine, che non comprendevano, come i loro babbi del Risorgimen10, l'avvenire del pa-ese e non avevano idea dei problemi tecnici d'una gr,mde cit1à 1 come acquedotti, fogne, servizi di tranvai, stazioni, igiene pubblica e via di– cendo; e non capivano, poi, questo è pii1 grave, il movimento opernio che si stava 111·epanmdo, nel quale essi, tulli stretti poli• tic:unente a alti ufficiali e grossi fun1.ionari in ritiro, non vedevanò se non la sobillazione passeggera di qualche ribelle. Ma certo questa genie, con tutti i loro difetti, non dove,·a cascare così male di fronte a aei radicali e a dei massoni. A Fi~ renze tutte le speranr.e che per il carattere del paese avrebbe date il socialismo, sono state infrante d:iWahile modo con il quale gli arrivisti della democrazia l'hanno stor– nato a loro favore. Tullo intorno a Firenze, d~ Porta Romana a Signa, da Port,1 :d Prato a Sesto Fiorentino, da Porta Aretina a Rovezzano, si sono formati dei lunghi e stretti sobborghi popolari, che abitano masse grandi di operai impiegati nelle nuove industrie sorte di qua e di là in cerchio a Firenze e specialmente nella· direzione di Prato. La fermentazione de!la nuov:1 vit[l operaia, le organizza1ioni, una forte C11mera del Lavoro, un fer\'ore nelle ele1.ioni straordinario, tutto poteva dare a sper~re 1111 rinvigorimento del car.ittere, anche della borghesia, per contrasto. Ma qni, come altro,·e, è accaduto che manci1ssero al socialismo gli uomini. L,1 classe operaia non ha saputo tro,are nel proprio seno gli ele– menti che dovevano guidarla; li ha dovuti prendere in prestito dalla borghesia, che, non è eccessivo dirlo, le ha dalo spesso dei propri rifiuti. E della situazione chi ha .ipprofit1a10 1 sono slati i caratteri radicali. i\li sia permessa una parentesi. 11 radicale è precisamente un uomo dell,1 borghesia, or· dinariamenle prore~sionista, più specialmenle avvocato, che navigando nel vago e nel vuoto, presta il proprio inge,:;no e il proprio tempo alla polillca dei µarti1i 1 imbrogliando le si– tuazioni ne11e 1 evitando le posi1.ioni precise, e permettendo ai socialisti di votare per un uomo capace di stare col re e ai monarchici per un uomo capace di stare con i socialis1i. Uomo di ingegno e di nbililà, la sua funzione è eminen1emen1e corruttiva, non nel senso del denaro, ma in quello del c.1rnl!crt-. Con lui spariscono i partlli e appaiono le c!iei1· tele, con lui i prindpi diventano elastici. con lui le: cl:isc.i si confondono, non in qualche cos:1 di superiore. come la patria, ma in quJI· che co'-a di inferiore, come la distribuzione dei posti del comune. Il nid1cale è l' 1101110 cht! :111111en1:1 l:1 burocra;,ia, che' ai111:t le feo;1e 1 elle mene ciel Ju,;;so nelle ci1ti11 e che lascia dopo qu:1lthe :umo il potcrt: 1 con le C;IS'-C dello $1;.10 o del Co11111ne \'Ilote, e: i c111a– dini ~t111z:i uulb cli tiolido in piì1. :\ Firenze c'è un caso 1 tipico per certi btt 1 del radic,1li~mo: si tratta del partito de- 111ocr:nic(l-rnci:tlr. È un pa1tito che non esi– !-IC <.he a Firenz~ 1 spiritosa in,c:nzione d"un ,n·w•c:110 d'ingegno. Come mai Firenze ne h:1 sentito il bisngno 1 è cosa veramente non s11·:ma.Gli e\e1ton del blocco popolare s.0110 1 no\'ania su cento, socialisti. ,., è poi il no,·e per cento di repubblicani. Restano i demo– cratici sociali, i quali sono 1a111i 1 su per giiJ, quanti sono i posti e le c:iriche da oc– cllpare, co11 il voto dei soci;ilisti. Ecco la necessità di creare un partito tutto cli eleui e senza ele1tori. un pa1tito-liacre 1 che roso;:t ricevere il re se domani \'iene a Firenze, e il congres<::o repubblicano se lo si tiene nella nMlrn ci11à. Ì\:11Uralmente i democra1ico-sociali sono legati con la massoneri:t 1 e per mezzo di loro la mas-.oneria domina oggi il pa1tito so– cialis1:1 di Firenze. I.a borghe~ia è riuscita Bibloteca Gino Bianco cosi a smussare ogni pericolo socialista. Per mezzo della massoneria impone nomi di de– putati, votazioni al Consiglio. Si può esser sicuri che i socialisti di Firenze, malgrado che tra loro non pochi si siano accorti della manona e Yigilino) non faranno mni nulla che possa cuocere agli interessi della bor· ghesia professionista massone che ha tutti gli onori e tut!e le cariche alla Signoria, senza avere dietro di sè un profondo consenso po– polare. Giuseppe Prezzolini. (Co11ti1111a). Alfredo Oriani e la H Lotta politica in Italia." t\!fredo Orinni (: ormai morto dn p:uecchi mesi, e attorno :tll'opera 311a si va iniziando ap1~ena ora un cenò movimento di curio:-:ità e <.lt m.tere~se, come <;noie avvenire degli scrillori che 111 vua non seppero o non ,·ollero da soli co.nquistarsi )'altenziu1.1e e le simpatie deÌ 1 ;ub– hhco; t: lasciarono, d1speuosi o indifferenti: unn t;de cu_raalla critica. Cominciò a fargli un certo largo mtorno, e a distingu<.-r la sua persona ckil_laturba degli scrinori minori, il nostro indu– srnoso e mer:wiglioso Henecletto Croce clecli– can~oi;(i un sng~io sulla Critira. Prima ~ncora. a dire "·\'ero.alcuni gio\';111iamici e conoscenti dello scrittore romngnolo più affascinati che altro d~ ce_rte q_ualitàsu~ pcrson.i!i, di grnn parlatore, d~ c_h1~ch1~ratore mesnuribile e pnraclossale e d1 gllld1ce libero, sdcgnoso, mordace, lo avevano ain!at? a salir~ in quest:\ o quella 1ribmrngior– nalistica, e pmna e dopo In morte di lui anda– r~no dice_ndo anorno e stampando qua e l:i, orn cl~proposito ~ o~"-pt:r l'occasione, essere tempo eh rendere !{IIIStaz1a 1111 tant'uomo, di ricono– s~ernc i. meri~i, di a~c_oltn_rne la parola, e perfino 01 segmrne I lllOllllJ. Sulla Sllll tombn fu liii subito balznre in piedi di Kente che fiuo allora non aveva mai pens::no a lui, non l',n-e,·a mai letto, 11011 ,1,·tnl 111aimpres.o con seriet;i a stu– diarlo: ma seutiva il bisogno di confessare ,il P!1bblico !a pr?pria peccaminosa ìgnoran;,,a e di ;{IUrarc dmanz1 :t quella dipartita imm:'ltura che pt:r l'::wvenire avreabe letto, avrebbe stucli;ito. e avrebbe fallo leggere e corioscere almeno le opere magJ6ori cli quel grande. Questa com1110- ✓.1.on_e, qu~:-to intenerimento cli cuori, ern quasi cllre1 dom111:no eia ,dcuni pochi che dell'Oriani aveYa110veramente letlo •1ualche-cosa, fors'anche ave\'nno letto ogni cosa; m:t nella infinita bontà dell'animo loro non er.1110rit1sciti ancora a di• s~rimina_re la lode dal giudizio, e, s'iwesse a clire, no1arot10 non poco, per qunlchc settinrnna. con un grnn squillio di trombe e bron1olio di tamlmri, al q.uale non tenne dietro, eia parte loro, nè uno st11d10serio, nè 1111 gfodizio che ,•alesse la pena d'essere preso in considerazione da una mente serena e cliscriminatrice di critico. In <Juella occasione. e anche un,1 volta, il giorna– lismo fu pago cli compiere la sua funzione più mediocrt> e più mecc.1nica. di divulgazione, di informazione, cli diffusione, di curiosità e di novità. Chi si lasciò anelare a qu.1lchc giudizio, comP per esempio, l'Oriani essere eia con!-iderare scr.ittore della •aglia di u110 Stendhnl, non credè poi prudente far seguire un'adeg1mta e ponde– rata dimostrazione. E si rimisero tulii con granùe innocenza nelle mani ciel Croce; col motto Cl'lrO in ogni tempo :li cattivi scolari e r1.glit:ccellenti poltr<;>ni: lpu di.i-il. S'ii.i;giunga che, veramente, non è facile oggi rintracciare tutte le diverse e sparse opere dello scrittore e accumularle sul tnvolino del proprio studio per prenderle a una a una rnetodicameuto e pazientcmeute in esame. Chi scrive quest;i. notere\l;i., tanto per dire, dove rivolgersi a uno, a punto dei più ferventi e credenti :1.mmiratori dtll'Oriani; il quale. a sua volla, don! trava– gliarsi per procurar~li alcune di queste opere, coufer111.111do cnndicl:unente che. 1,11ravendole possedute, gli erano srnte tolte, rnpite, o gli erano anelate perdute. Cosi sono pas-.a1i parecchi mesi e, mentre da un l,ito, intorno a certi scritti de\1' Oriani. come p. es. Ln /o/In t,olilim s'è sYegliato un pocQ cl' interesse da parte del pubblico e mi si è offerta più di una voha l'occasione di sentire parlnre cli lui, ::;crittore storico e politico. in crocchi più specialmente cli giovani, cl:lll'altro nessuno ha ancora aggiunto nulla :il saggio del Croce, nessuno ha pensato cli rendere ~iu– stizi3i-- l:t giustizia che ~li spetta - n questo sforlunato scrittore. Nè il lettore clè\'e credere che una tanta im– presa me 1:1 sia scelta e addossata proprio io. e proprio ora, e proprio in queste colonne: sulle quali, prima che I' Orinni morisse, ebbi vc-casionc, ricordo, cli rendere pubblico un mio j{iudi✓.io abbastnn✓.a a!-,prosulle qualità in gene– rale ciel suo inKei:no e sulla n:ttura complessiva dell'opera sua. Questo 1>otrà anche nvvenire. ma in altra sede, <lo,·c lo sp;:izio 11011 mi ~ia cosi misurato. pur rim:111en lo ugualmente in• ,~rn la libc:rtA,che m't.'. necessnria, clell'esamc e dt-1 j.!iudizio. Qui rnrrei soltnnto offrire: n~li slllcliosi un modesto contributo delle mie letture e dclii..: mie ricerche 11emme110sn tutta, ma su una pmte della proùnzione di un cosi sin)'.:olue ingegno. E p:1r1icolar111en1c \'urrei, se mi i:: le– cito, illumin:m: !e rela✓.io11i. fino ad O).!"~Ì rimaste :tbh~-.t.111✓.a 11:icut e fra quell.1 che t: con-;idcrata con1e l'opera principale ùcll'Oriani. I.a lolla poli/ira e qualche nitra opera che ad essa s1.c:rYi cli e:-;cmpio e cli fo:ne. l .fficio. come si ,·t::dc. molto mOdt",tO, ma. u iv m' inKanno. o quando lo :1niJ co111piuto. n:rh'. cpiali1;'1 c dcli' ii:~eg-no e della culturn e dello 3les~o animo tlel\'Oriani do\'r:mno c:~,ere considerate e t!'i11tlic:tteda uu punto di , i-;ta .llq11nnto<li\•crsn da q11cllo pre• -;cntc:. E comincerò senz'altro a porre iu rilievo le relazioni fino ad o::;c.i i~·noratc 11 lnlScurate <'h<: corrono fra /,a /o/In po!ilic,1 e 1111 altro J!rnndt! la\·oro. purtroppo s,onn:-.ciuto in Italia anche alle JH:rsont: più colte, dico i qualtro vùlmni di C. Ferrari: 1/ìsloirr ( 1rs rlc•olutionç d'ltatit- 011 Cuelfi·s cl G"ibdins (Pari'-. ])idier. 1~5~1. upt-ra antcriorè di quattordici nnni :tlla pnbblica✓.i<mc della Lolla. * La lo/1(1 poli/ira ili 1/11/ùr fu c-ompartita clal- l'autort: in nove lihri: i11titolato il primo« Ft:dc– n1li:.mo municipale» e .;ndclistinto a !':>lla ,•alta in sei c-:ipit()li: « La fu.,,ione barbnric:t :t1, « I Co• muni ». « Le ~ignori1.c: », ~ \'enczia ndla storia italinna ». <t La ri\'oluziont: militare ». « I prin– cipati »: trattazione, come: !':>i ,·ed<..·,che abhrac– ci:t parecchi !':>C:Coli <li storia, tanto chi.!clinici\• mentt: in questo primo .lrticolo potremmo e~au– rirne l'e1;:imc. I.a prima impres.sione mia di questa lettura, era come indistint:\. L'ammirazione per cerlt: parti era turb:'lia da un senso di disagio e di ~con– tente1.za , che mi "eniva da altre, come dimrnzi a m.1'opcra che rivel:isse ingegno mirabile di storico. rna anche una iufinita mancanza cli mi• s1.1ranello scrittore: bt:lla a tratti, luminos,1, d1seg11at.t con forti rilievi, ma nel complesso lc11t;1e aflhticn111e: troppo rapida i11sieme e troppo minuziosa; con 1111 susseguirsi frettoloso di fatti, ai quali non era dato il colort: che vo– levat)O; troppi nvmi e poche figure; 1roppi ac– ceum t:: troppo poc:'l parie data agli svolgimenti, alla narrazione riposante e poetica dei fatti. ;\lì facern eO"euo cli 1111:i condcnsazio11t::e insieme di una 3larnlura clt:11;1 stori:t. l'n mis10 di sin– te:.i e di analisi : da cui non mi usch-a nè la forma del saggio storico, nè quella della narra• zioue storica. Cn 11011 so che cli incerto fra il ca1>0lavoro e il manuale scolas1ico. Onde mi di– c1.c:vo:n punto questo deve essere l'Oriani. E )(ià mi rendevo conto criticamente di una tal forma Slrana, ma Ct:rlame11temirabile di inge– tno, quando una curiosità, che presto si colorò di dubbio. mi turbò ogni cosn. Evidentemente l'Oriani do\'eva essersi servito di qualche opera storica o <.lipiil opere storiche trattanti anch'es– se quel periodo. La not;i.zione dei fatti, egli, che i:;torico di professione non era e non era mai srnto, doveva averla tratta. ponìa'mo, eia <1ualchc manuale: da qualche libro do\•eva cer– tamente averl.1 tratt;i. E allora, mi sorprese :inche la curiosit:\ di sapere cli dove I' Oriani ~1~!f:esu~c~~~~ 0 cli~~lt~\~i 1 ; ~l:1tt~~1,:~/ 11 ; \ 1 ~ri a;~~.~::~ faltn la sua nustera preparazione, donde avesse trntla la sua magnifica cultura storica. Curiosità, clubbii, che volli subito soddisfare. Fu cosi che presi in 111,1110 l\.pcr:t di Giuseppe Ferrari. Apren– dola mi dicevo che ci avrei trovato senza dubbio i segni di qlmlche fon1e; ma la lc:11ura mi porse subito per si::!,lessa un si forte i111eresst:che se anche non avessi don1to trO\'ar nulla, l'avrei ugualmente condoua sino alla fine. * Chi ha seguito il Croce in quelle sue mirabili evoluzioni fra questo e quel problema cl' Este• tica; chi ha letto recememente il lucido volu– me dove molli di quei problemi sono posti e risolti, sa che non si può parlnre oggi di plagio come se ne parlava una \·olla. O c'è l'opera lel– Leraria, dice il Croce, o non c'è il plagio. O c't: i.I plagio, e in tal caso non c'è l'opera le11craria. E 1111 aut aul, che vi stringe come fra due morse: o c'è il plagio o c'è l'opera letteraria. Se non che ogni opera lctlt:raria t: formala di un nu– mero inconunensurnbile di parti minori e minime, e autori che abbiano plagialo dalla prim:'l p:irola ali' ultima non se ne trova, perchè sarebbero non scriuori, ma trascrittori ; e autori che non abbiano plagiato nemmeno una sillaha nè anche– se ne tro\·a, perchè pli1gi minuti, il poeta di Lm \'erso. il filosofo cli un'idc::a, lo storico di uu giu– dizio ccc. ecc. tulli ne hanno fatti, tutti ne fa– ranno e sarebbe pedanteria andnrli a contare. i\la nel fatto, r1.nchedopo la lrauazione teorica del Croce, rimane vnoto il campo .il g-iudizio, al 1111011 giudizio ciel lettore e ciel cri1ico, e si tratta di vedere, caso per caso, in quanto un autore sia s1ato il successo di un :thro, in quanto sia riuscito in vece, pur servendosi tlell:\ sua materia, ,1 trasformarla con un suo intimo sen• timento, a illuminarla con una sua \'i~ione dal– l'alto. E confesso che da prima, accostando il h.::stoclcll'Oriani a quello del Ferrari 11011 riuscii a cletcrminare cli quale dei due casi si tra\l:tssc. Certo. mi col1>ironosubito alcune rassomiglianze, e alcune icle11lit:'l. mi confortarono a uno scru- poloso esame. .. Intanto: la materi;'! dall'Qri;mi trattata in que– sto primo libro t:ra la stessa di quella tmuata dal Ferrari nei suoi quattro volumi. ,\la ciò che pro– v:n-a? Nulla se 11011 che: l'Ori:'lnì, in qu:ilitii cli uomo colto e di scriuore serio. clovc\'a aver letto il Ferrnri : come. poniamo. 1111 che scrh•,1 la stori:i d' lrnlia eia] liS9 al 1S15 cleve a"ere lttto il Bolla e uno che scriva l:t storia della R1\'oluzio11t:;Fr:inccse dt:,·c a,·er letto il Taine. Se non che fui presto mes~o su un altro an·iso da piccoli. ma note,·oli, particoiari. Titolo di que-.to primo libro: (I Il Federalismo nrnnicipale » ; e titolo del suo secondo c:ipitolo: « La foderazione ndl' impero ». Titolo ciel pri– mo capitolo del Ferrari « Le fCdi'.:rnlisme dans \'empire romai11e ». Questo non fece che accen• dcr1.: pit1 e pilÌ la mi.1 curio:.ità. Scorsi .1lcur,è pa~ine dell'una e dell'altra opera ; e trovai lll, para~rt1fo tt Fondazione ciel Regno ~. in corri– sponclr-nza con un capilolo « La fonclation du Royamne ». L·n lampo mi illuminò (J\ICsteprime paKine dclln I.olla con una luce sinistr.l. :\In poichè volevo ved~r chi.lro. la~ciai intcstnzioni cli pnrngrali e di capitoli, e mi rimisi n.lla \t;l– t11ra.!-e~nita dnl raffronto dc:lle singole p:igine. Dico che in capo nd :-1\coneore. clur:intc le quali• la mera\'ii.:-lia$i avvicendò in mc allo stllpore, e I' incre<lnlitù allo sdeguo, mi p:ll've di se11tirmi come tutto impc}.:'olntoin una melma vischiosa. e in mrn for~,1a ptmgt:nte cli sorpn•sc incredibili e i11e11arrnbili : un luogo e una sccnn dove 1111 ~t1""'-':;!'llirsi continuo di mer:n iglie mi dava un senso qua'>i cli pa11r;1 ; e per questa selva 1111 ladrone con la fronte bendata pa-.sava di cor.sa , tutto ~<.l11fio di bottino, e correndo decl:un,w:1. ..:omi.:un pazzo. Ora ripensando a lllt':llle fredda, era 1\lfredo l)ri:tni che si.:ri"eva il primo libro dc\1:t Lolla polilira. ccrc::mdo di coo11estare con ct:rtn sua ;1rlc di dt:clama1ore formiclahilt:, trno elci pii1 grandi pl:i~i di cui si siano mai J>Otutcvantare la s1rafottt:r1zne In ingenui1:\ insieme nccoppiate, cli un letterato italiano. Oggi, passato lo stupore. io mi domando se nd corso di sci secoli <.li\e1terat11ra itali:ina si ofTra m1 esempio dì una burla e cli ima mis1ifi-
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