La Voce - anno II - n. 12 - 3 marzo 1910
LA VOCE il pass~'llo. E Forel :l.vev:, scritto in fronte da troppo tempo l,1 sua vocazione. t\Ieditabondo e raccoho da fanci11llo, <1t1asiappnrt;i,to dalla com– painia degli uguali. a-.sorto in quella dei suoi amici : gli insetti, le formiche soprattuuo. Quante volte il suo volto giovanile si cur\'Ò grave sui formicai e si tese •nello sforzo di afferrare la vitn segreta di quelle silenziose e ardite società! anche l'anno scorso, vegliardo, dimcntica\·a tutto inseguendo curvo ~ul Sahara rovente la traccia nera delle migr:udoni misteriose. Uno zelo divo– ratore lo incah:a. Appena si volge a studiare i formicai umani ove non sono meno frec1uenti i crolli e i terrori 1>eimali insidiosi, egli sente il suo compito e il suo potere e vi si immerge coll'entusiasmo e colla dedizione folle che solo 1>0ssono comprendere coluro che s.1.nno quale lesta si celebra quando l'anima accende i suoi fuochi. ' Convenienze, riguardi, abitudini non esistono allora per lui. Un amico ricorda di averlo veduto, studente, scendere dal lreno lornanclo per le \'a~anze in ::ibito da fotica, calzato di pesanti scarponi chiodati, ma colla tuba in testa lse ne scusava dicendo che era ridicolo pretendere di metterla nèlla valigia); sotto il braccio un enorme fagotto rinvoltato in una veste da camera e le– gato collo spago. L'amico fa le meraviglie e \·a per toccare lo strano bagaglio; Forel si volta di scatto tra crucciato e misterioso e, abbas– sando la \'OCC: « Psst ! - esclnma - laisse donc mon homme ! •· li fagott•J conteneva una se– zione di torace umano tutta sanguinolenta, che il Forel aveva portato , 1 ia dalla sala anatomica per studiarla, dopo aver ottenuto la cromatiz– zazione dei \'asi. L'episodio, in iscorcio, dà un'idea chiara della fisionomia morale di Farei. La \'ita è corta per questo suscitatore di energie che ha scelto il suo cammino; vi è appena. il tempo di gr! da.re il proprio si ed il proprio no, che già la morte ci preme alle spalle. E le voci che per ignavia o per timore non hanno g1 i dato forte, non la– sciano eco. Studiare non basta, scrivere non basta, \'i\'ere t,isogna. Vedetelo a \'\•orne la terra vinicola per eccellenza della Svizzera, un piccolo Chianti, tutto viti ubertose nella conca tiepida dei monti; cerchereste invano il tremolio dei pampini in• torno alla casa severa del dottore; il paese è abitato da. una popolazione rosa e decimata dalla degenerazione alcoolica; Farei ha iniziato la propag:mda sradicando le sue \•iti. distruggendo la pianta che distilla veleno. E poi ha comin• ciato a frequentare nelle case e per gli ospedali le famiglie colpite dal nagello, rendendo acces– sibile ad ognuno colla parola persuasiva ed im– perativa il risultato dei suoi studi ma soprat– HlllO scendendo ai consigli più pratici e più umili, a quelli che nelle scuole non si danno mai perchè non si ha d:l\'anli un caso concreto, colle sue mille interrogazioni; che arte nell' in• cuorare i timidi, nel rassicurare i dubbiosi, nel rampognare i vili! E il suo metvdo; anche a ;\lilano, or non è molto, per fare la sua propa– ganda conduceva la gente per gli ospedali. Questo ipnotizzatore, che ha guarito coll'ip– nosi anche delle psicopatie sessuali, sa ridestare le c...'Oscienze!Il clericalismo puritano ne è a buon diritto geloso. Quando egli imprese a rischiarare la gioventù sulla questione sessuale e cominciò a farlo ccn quella franchezza che è nella sua natura, la dignità scientifica rappresent:::ita dai professori piò bollati e la convenienza rigoristica si affratellarono, una \'Olta tanto. Proprio scon– tentava tutti, in un paese dove ci si sposa lo– gorati dalla lotta per la vita, dopo aver fotto un bilancio in cui entrino appuntino anche le spese di cura per le malatti~, nouchè tutte le como– dità per il più comodo ménage po.:;sibile ! Dove \'Olete trovare più saggezza, più ragio– nevolezza? Ma il Farei non si lasciò prendere al barbaglio di questa \ irtù di gente avara e gretta che prescinde dal considerare l'amore: gli era presente al pensiero il tra\'aglio dell'ado– lescenza abbandonata senza simpatia in uno elci momenti più decisivi della \'ila e pensando alla gioventù scrisse e insegnò non rifuggendo, nella sua onestà, come non ne rifuggivano quei Padri della Chiesa, che insegnarouo ì' i1'ie11e delle sensazioni, dall'entrare in ogni più scabroso ar– gomento i fino ad insegnare ai contadini cd ai lavoratori il malthusianismo nel modo più spe– rimentale possibile. Andrebbe, però, lungi dal \'Crochi, su poche af– fermazioni che hanno puro valore di reazione, pretendesse catalogare c1ue:-.t'uomo forte nella categoria fanatici, se pure il fanatismo c1ualche volta non onori. ;\li par di vedere il risolino, a fior di labbra, del facile umanista (11011gu<1sta uno zinzino di tabe celtic~ nelle vene) e udirlo cen– tellinare la sua rotonda eloquenza sul valore morale della passione e dei dissidi interni, sulla funzione pro\'\'-idenzinle di quel perfetto nlchi- misrn del\'aninrn che è il peccnto e della diver– sit:ì « sirenn del mondo~- Oh! In lumaca che sorte dal buco e si azzarda a far cnpolino dal guscio, per sbavare la sua argentea contempla– zione sull'albero schiantato dal fulmine! Ci vuol altro. Gli uomini hanno bi:i.ogno "'ogni tanto di essere scossi e spronati verso nuO\'C esperienze: ritrO\',lrc la freschezza di una coscienza sotto i molli strati cli \'ernice individuale e sociale, chiamare le energie: che dormouo e incitarle \'erso le vie non tocche da piecli umnni, è :rn1- pliare i confini dd piccolo rc~no ed allungare la catena delle possibilità. Fuori gli igna\'i ! Se il mondo fosse solo uno spettacolo, a quest'ora il sipario sarebbe calato. PIRRO jAIIIER. Nel prossimo numero: « Dopo la vit– toria giolittiana , di G. SAL VEMINI. PIACENZA • La vlla placulloa, ecooomlca e politica. La vita piacentina non si distingue molto da c1uclla <I I infinite citt.ì iialiane, non aperte ai ri– volgimenti di merci e d'idee. Soggette fino a ieri al dominio slraniero nelle giornate della li– berazione, -videro assenti o in ultima linea le clasi.i popolari e le aristocratiche. Le prime il governo patriarcale d'allora dimenticava o non taglieggia\'a, mentre, con il contatto <1uotidiano e immanente con le seconde, si era creato in– torno una numerosa coorte di clienti, cl' impie– gati, di titolati. 11 popolo continuò nella sua beata incoscienza e solo ora ncccnna ad una paurose, riscossa. È il bue, dai larghi occhi pazienti, che d' improvviso impazzisce, conosce la propria forza, vuol scuotere il giogo secolare e può cor– rere \'erso una ro\'ina. Gli arbtocratici hanno ac– cettato il nuovo ordine di cose, con entusiasmo talora passeggero, quando non l'hanno subito .. Per gl' interessi particolari sacrificali ottennero cariche pubbliche o, quando si volle far a meno di loro, passnrono alla critica rossa o nera, o vissero sdegnosi d'ogni cura pubblica ed inconsci elci nuovi urgenti problemi. Quasi tutta l'aristo– crazia non partHipa alla vita ciuadina, ma forma una casta troppo chiusa. Nelle fe~te ~ evidente il distacco tra I' aristocraziR e la borghesia, sia pur dorata. ;\la la razza è buona e vanta le glo– rie delle Crociate e della Lega lombarba e tradi– zioni d'arte e cli dottrina. '.\lagnifico rappresen– tante della nobiltà fu uno scomparso di ieri, che nella vita quasi centenaria, aveva brillato ai servigi di quattro re di Savoia: il conte Lodo· vico Marazzani. La borghesia invece, qui come altrove, fu mag\;iormente preparata ali' incalzante ,•ita mo– derna e, attra\·erso squilibri e cadule, regressi e viuorie pare avviarsi \·erso un radioso av\'e• nirc. La ricchezza locale deri\'a quasi esclusi\'a– mcntt: dai feracissi111i campi. I nostri vini e i nostri formaggi conservano la buona foma, con– quistata nelle corti europee, ov' erano mandati in dono dalla municipalitfl.. I proprietari di terre prestano docile l'orecchio al \'nngelo della cat• tedrn agr,1ria, una delle 1>rimesorte in Italia e la coltura dei campi si va applicando come scienza. Formidab:li istituti e cooperative di produzione raggruppano lo forze agricole. E, poichè gravi scioperi non impaurirono il capitale, le associa– zioni agrarie sono tra le pili forti e le più for– tunate cl' halia e la Peclernzione dei consorzii agrari italiani, che à miglior organizzazione e maggior ... importanza clicerti ministeri del regno e clclln quale è :-anima i_ldeputato cli Piacenza, professor Raineri, può compelere con le sorelle d' Europ;t. Ma la classe borghese si è data alla politica peggiore, quella cli non farne nessuna. Del resto 11011 c'è pili un cane che eia noi faccia della po• litica. Qui non sono moderati, nè democratici, nssorbiti i primi dai clericali, i secondi facil• mente rimorchiati d:ii socialisti. Anni addietro molti borghesi per snobismo erano iscriui o in– dulgevano al sociali:;1110. Ma qu:rndo s'accorsero che ugualmente compromettevano i velri delle proprie botteghe o le giovenche delle proprie stalle, ripucli.uono le ubbie dcli' umanitarismo e s'unirono in società patronali apolitiche. ~on opposero, come nel \'icino parmigiano, uu sin– dacalismo borghese a quello prole1ario, ma te• sero n dirimere le controversie niulando la pre• vidcnza e alleandosi in leghe git11lc. C'è forse soltanto il VesCO\'O che fa e spinge i suoi a fare della politica. Egli cura personal• Jucnte l'organizzazione del pnrtito dcmocrbliano, Bibloteca Gino Bianco ma incontrn l'opposizione elci clericali laici, c~lC non si \'0gliono staccare dai moderati. Sulla vita cittadina 1 fino a qualche anno fa. in0ui la bo– naria figura del \'escovo tunani.,ta, mon~ignor Scalabrini, volatosi ali' apostolato a favore degli emigrnnti, il quale a\'eva ponato in episcopio una nota d' aristocratica bontà e sape\'a disar– mare col sorriso gli d\'\•ersari. Per suo impulso le migliori chiese, nlle qunli a\'e\'a for~e fra j maslri•comacini pos10 mano qualche suo ante– nato, furono restaurate, alcune ..... fin troppo. Fu unn perdita per Piacenza la sua morte per– chè altri monumenti attendono nncora amorosi e intellil{cnti restauri. li suo successore, molto democralico e moltissimo economo, non incon– tra nel popolo e neppure fra i cattolici le larghe simpatie del predecessore. Sull'esempio dello Scala.brini il ~lunicipio, aiutato da un generoso lascito, intraprese i re– ~tauri del palazzo comunale e non sembra uto– pistico il progetto dell'awocato Garilli, richia– mato in questi giorni dall' ing-egnere Dnrattieri, d'adattare a sede della biblio,._a e dei musei il palazzo dei Farnesi. L'amore dell' antichith. e del!' arte i: uno dei più certi indizi della coltura nostra che, dopo qualche bre\'e bagliore, nasconde il suo fuoco sotto alta cenere . I giovani. I giov~mi tornati dall' universii:ì, spesso an– cora ignari della vita, si lanciano nelle profes– sioni coll'ardente fretta d 1 arri\'are. Al loro egoi– smo non s'oppone neppure la modesta gioia di riuscire utili pili agli ahri che a sé. E quando li ass.1.lga110problemi di coltura: di arte, di so– ciologia, di Politica, ai quali nelle scuole non udirono forse neppure accennare e che ormai manca loro il tempo d'approfondire, li trascu– rano con posa suniciente, o li tratta.no con ma– nifesta superficialità. Ì\la non tutti restano qui. Molti, che pure negli anni della prinrn giovi– nezza mordevano il freno, emigranti del!' ideale, vanno in città sconosciute e v'intraprendono un quotidiano combattimento e non sempre sono dei vinti, perchè qualcuno sa farsi apprezzare. Ricordo soltanto l\larcello Prati che cominciò ad essere noto a Piacenza, per una berretta inglese, per la ca1ligliatura assalonnica, per una giacca triangolare, tagliata su suo figurino, per uua pi• pelta, le ijUali fecero più chi;isso di certi arti– coli, stili):zati alla Gabriele. ~la la stoffa era di uno studioso serio e tenace, dall'ingegno e dai ucrvi \·tbranti. E un giorno si seppe che la Scrao aveva giudicata pri1na, fra molte concorrenti una II0\ 1 elln del Prati, che d'allora batte sicuro la sua strada, nè accenna a rermarsi. E cosi pub– blicò un \'Olume di novelle, La ,,ilti fragim, buone per lo stile rapido e per I' osser\'rtzione precisa e colorita dei caratteri. Poi andò al– l'estero, grande scuola per chi à gli occhi aperti e l'anima \'ergine, e dall' Inghilterra spedi cor– rispondenze al Regno e un volume al Treves, Cl'i11g-lesiossertJOlida 1m ilalù1110, bene accolto dalla critica. Il Frassati della Stampa che à buon naso lo nomina suo corrispondente straordinario di guerra nel parmigiano, acceso della lottai agraria. L'esperimento fu ottimo e l'incarico che ne segui pili grave, quello di studiare a New– York l'elezione presidenziale. Ora è corrispon– dente a Londrn. Il Prati ~ personale, osserv,1- tore ; à sicur!i e signorile padronanza della for– ma La smania di fuggire al luogo comune lo porta talora ad affermazioni che rasentano il paradosso e forse si lascia trascinare trop1>0dal– l'ammirazione per le forme strnniere. Ala lo por– tano a ciò l'amore per quest'Italia, ancora cosi piccola e la gioventù: invidiabili clifotti. Lo spirito placcatloo. Chi conosce Pietro Giorcla11i, attra,•cr.so i suoi quattordici volumi, a torto polverosì, conosce anche il pitlre1tli110, poichè quello spirilo critico che non si pro1>0se \'asti argomenti, mordace, nemico d'ogni costrizione morale, (la do_1ra1m dei p,•11sieri) che non sape\'a tacere, nè servire, di felicissimo intuito, pronto agli amori e agli od, scontinnti, molto tenne della sua razza, l.1 quale diede pochi artisti: due soli pittori, il Lancli e il Pannini; pochi 1>0eti: il Valla e il Cornazznno, ma parecchi nomini eccellenti nella scienza, nella storia e nella poli1ica. Il piacentino è in genere scettico, brontolone, maldicente, di carattere rll\ 1 ido e PoCO vi\·ace. )la è anche sobrio, ,·ersatilc e pratico. La mae– stranza è intelligente; lo prO\!a P industri:a dei mobili che fiorisce, per quanto non aiutata. r-.'oi sembri:imo 11011 amare la nostra terra, ma, qua.ndo l'abbiamo lnsciata, \'i ritorniamo con desiderio infì11i10. Un detto popolare dice: pituc11/i11ila– dri, assassini. i\la esso non C che uno di quei graziosi omaggi, che si ricambiavano le d1tù \tÌ• dne e 1 i\'ali, perchè la s1atistica della deli11- q11e11za 11011 è qui affallo superiore alla media e 277 i lavoratori del codice (Piacenz:1 vanta un foro illustre) non devono con loro rammarico, indos– sare di frequcnLc la toga. Tuunvia è doloro!-o compito riconoscere rhe le classi co~ì elette in– colte si distinguono tristamente nel turpiloquio. ;\la un sen-.ibile miglioramen10 c 1 è. A1111ind– dietro era una paurosa catena di cleli11idi bru– lale ma.h-a~it:\. E di più si 1>0tr:\01tcnere, quando eia tu11i, uomini e giornali, lo si \'0rrà sul i.crio. Si pronecla alle c:1se operaie. Abbattere elci qunr- 1ieri e 11011 ricostruirne vuol dire fermarsi a metil slrada, far rial,:are gli affitti, crcnre dei malcon– ten1i. K'el foLbisogno di una ci11fl.Ci\'ile, del• I' im1> 0rtan.la di Piacen.:a, \'i sono i bagni i>OPO· lari. I giornali ;;mettano 1>0lemiche spesso poco eclucale, per la mancanza cli riguardo verso il lettore, co~trctto a ro\'inarsi una digestione per leggere diatribe cd insolenze. Società di coltura, musei, blblloleche. 11 piacentino 11011 è un animale socievole. Nes– suna società locale è vegeta. L'unh·ersit:\ 1>0· 1>0lare non 1enne fede ali' agge1ti\·o, perchè vi mancò del tutto il J>01>olo. \'erdcggiò poco, diede miseri frutti, inaridi presto. Così si dice d'una società per le conferenze che, dopo qualche ban– chetto, morì cl' indigestione. Ciò non f:t molto sperare 1>er una pro cul/11ra 1 tenuta a battesimo, padrino il ~lunici1>io, da una stereotipata confe– renza del Fradeletto, unica manifcstaiione in quasi un anno di vita (1). Dicono che a l'iacenza la Dunle Alig'l1ieri abbia una sezione, ma nts• suno lo potrebbe giurare. Tempo fa alcuni gio– \'ani vole\!ano costruire qualcosa di nuovo, ac– cesi da una di quelle fiammate che ad intermit– tenza la politica della triplice à. la bonti d' ali– mentare. r.1a furono pregati di smettere, di non fare la concorrenza, perchè la sezione sta\'a per rinnovarsi. Infatti .... La mancanza dello !pirito d'associazione si mostra anche nelle societ:i. politiche ed econo• miche, che, si può dire, non esistono o vi,•ac– chiano. li piacentino respira nella breve cerchia della casa e del caffè. \'a a letto alle dieci. Fre<1uenta molto i cinematografi, pochissimo i teatri, ma non sopJ>0rta spettacoli cleficenti. Legge molti giornali (politici) e pochi libri. Ama I' nrte e di• seria le sale del musco. l1trudoae pubblla, Secondo l'ultimo censimento nella nostra pro• vincia sanno leggere, ogni cento individui, !'iOlo 5;,25. Invece nelle limitrofe provincie di Cremo– na 71,12, di Genova 73,11, di Pa\·in 74,17, di Milano So,51. Ma in pochi anni la papalRzione scolastica si è raddoppiata, onde giova sperare che la triste statistica migliorerà. L'istruzione viene impartita nel R. Liceo, nel R. Ginnasio, nella R. Scuola Tecnica. L'istituto tecnico e la scuola normale femminile sono mantenuti dallo Stato II dalla prO\!incia. Oltre le cinque classi elementari, annesse alle Normali, il Municipio ha aperto quattro rioni, tre dei quali sono nuo\'i e splendidi fabbricati, eretti coll'aiuto della cassa di risparmio; anche il quarto sta per essere convertito in rione mo– dello. Grande è il bisogno, paichè quattro cla.ssi si sono do\'ute ricoverare in una baracca di le– gno. Nel bilancio di pre\'isione, nei capitoli spe. se d'istruzione, il Comune è impegnato per circa 350 mila lire. Abbondano le scuole private, pro– fessionali, serali, promosse queste dnlla sezione dell'Umanitaria, i collegi, moltissimi i religiosi, due i laici. Anche la Camera del Lavoro indice un corso di conferenze pro c11ll11rt1. Vi sono anche la scuola di musica, la salu e la casa di lavoro. Gli nsili infantili hanno una rendita insufficiente, di 15 mila lire i raccolgC\no 11oveceuto bambini. In Prodncia fu inaugurato l' is1ituto ciel conte Guido Visconti ~lodrone per 11 istruzione agraria. Di qui mosse la mutua– lità scola,.tica, duce Giulio Casalini, a conqui• stare alla previdenza le menti di tutti i piccoli italiani. Il clero esce, oltrechè dai seminari, dal col• legio foncla10 dalla munificenza del cardinale Alberoni, che la sun vita tempestosa riparò in c1uesto sicuro 1>0sto. Dal collegio alberoniano uscirono il Roma– gnosi, ~Ielchiorre Gioia, il Taverna; ivi In col• tura è relalivamente varia e lo attestano 11011 solo i sacerdoti, ma anche distinti professioni– sii che, impauriti d.:1 qualche sacro ordine, si spogliarono della ncr:i \'este seminarista. ;\la nell' l\lberoni e nei seminari dovrebb' es– sere curato cli ph) l'insegnamento della storia dell'arte, perchè i lesori delle nostre chiese sia??o allida1i a competenti e amorosi custodi. Un giovane piacentino, volato in più spirabil aerc, il professore Leandro Ozzola, ha scritto un'opera interessantt! sulla storia de!Parte cri• !I) Ora pc1ò r-rc: che 11 /"io mllu1J e· minci a lno,11c: ,ul ,c1io e: 1cgola1mcntc.
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