La Voce - anno II - n. 5 - 13 gennaio 1910

Sentenze talmudiche. In tre cose si conosce l'uomo: nel bicchiere, nella borsa, nell' ira. * Passeggera è la \•ita unwna, come l'ombra di uccello che vola. * 11 demolire dei vecchi è fabbricar<::, il fabbri. care dei giovani è demolire. Jf Badate ai ligliuoli dei poveri, perch\! da essi verrà la scienza. * La preghiern senza raccoglimento è un corpo senz'anima. * Chi ha commesso due volte un peccato, non pensa più che sia un pecc:i.to. * Non il topo è ladro. ma il biico. * L'occhio e il cuore sono i sensali del pecc,110. * Al primo bicchiere, agnello: al secOndo bic. chiere, leone : nl terzo bicchiere, maiale. Jf Sij pudico dinanzi n te stesso ancor più che dinanzi agli altri. * Scienza t! pili che::sacerdozio e regalità. * Se hai ncquistato sapere, che ti manca? Se ti manca il sapere, che Imi acquistato? * Molto ho imparato dai miei maestri, piÌl dai miei compagni, più cli tutto dai miei scolari. * Gli studiosi si possono dividere in quattro classi, secondo che somigliano alla spugna, a\. I' imbuto, al filtro, allo staccio. La spugna m:;• sorbe ogni cosa. L'imbuto prende da una parte e lascia uscire dall'altrn. Il filtro mancia fuori il vino e si tieue le fecce. Ma lo staccio lascia uscire la crusca e si tiene la farina. Jf L'uomo deve mangiare e bere .il disotto de' suoi mezzi, vestirsi secondo i suoi mezzi, ono• rare sua moglie al disoprn de' suoi me1.1.i. Una moglie catti\'a è come un giorno di pioggia. Non buttar sassi nella fonte da cui hai ben1to. Jf Sii piuttosto la coda dei leoni che la testa delle volpi. L'uomo fu creato il sesto giorno, perchè non fosse orgoglioso: infatti la mosca fu creata prima di lui. In Palestina si dice: Chi primo tace in una disputa, viene da buona famiglia. La parola t: come l'ape: ha il miele e il pungiglione. Bisogna sempre adattarsi all'uso dtl paese. Mosè salì al cielo, e non mangiò. Gli angeli scesero in terra, e mangiarono. Traci. P. E. P. PISA Pisa è città di silenzio e di raccoglimento: quanto fu fervida, agitata, violenta la sua vita passata, nell'ora della grandezza, tanto è sta– gnante e monotona l'odierna: dorme essa, come un'antica divinit:i obliata, il sonno delle glorie morte. La sua grandeu:a è ormai tutta riposta, non si rivela se non a chi sa interrognrla con intelletto d'amore: dolce e amato rifugio di pochi spiriti pensosi ed eletti, riesce ai piì1 muta ed insopportabile dimora. Ogni suo monumento, ogni edificio, ogni pietra esalta per chi s.i, una grandezza, perenna un fatto glorioso od una visione d'arte e di fede, commenta la sosta cli qualche anima stanca, che qui cercò pace e le• nimento: Shelley, llyron, Lt:opardi, Mauini. J\fa questa gloria è già troppo lontana e l'eco n'è troppo fioca o spenta ciel tutto. L'aquila ghibellina dalle capaci ali e dai rapaci artigli non vigila più su domini e castella, ma d.1 molti -;ecoli s'è raccolta muta nel silenzio della schia• vitù dapprima, cieli' indifforenza poi. Pi~a difatti nella sua secolare sonnolenza ha perduto perfino la coscienza clell'antica gran• dezza, che almeno conser\'a c1ualche altra cittù italiana, senza sapersene rifoggiare una nuova, rimanendo ancora del tutto estranea alla nuova civiltà, che si va plasmando ed elaborando p. t::. 1 Milano e a Genova. La vita pisana è in fondo LA VOCE Perchè non crediamo all'anticlericalismo dell'estrema sinistra. C'na frazione del\' Estrema Sinistra, quella ch:i repubblicani, conduce una vivace campagna con• 1ro il presente ministero con programma di one• stà e di riforme, opponendogli un anticlericali– smo ali:, sincerità, serietà t praticità ciel quale noi non crediamo. E non credin1110 perchè vi sono in quel partito, come del resto negli altri partiti della Estrenrn. uomini viziati delle stesse colpe che rimproverano ai loro a\'versari. Eccone 1111 esempio. li giorno 10 maggio 190i tutt:1 l'Estrema Sinistra sollevò un ~rnn putife– rio per certe onornnze militari concesse dal Go– verno per feste cli santi su richiesta. dì deputati della maggioranza. L'on. Barzil.li !-trilla\"a: (C II deputato De Set.1 alle ~ue feste cli San Francesco di P:tol:1 domanda una c0raZ7ata che il go\'erno concede e fa le sah-e al cardinale Cassetta. L'on. ~lont:rnti o chi per esso ha hi• sogno di una compagnia di soldnti che s.i man– dano a Lucca a presentare le nrmi nl cardinale Lorenzetti. (Bravo, bene, applausi). Tutta que– sta gente non crede a nulla ; ma ha dei conti correnti allo scoperto con talune fazioni eletto• rali e deve fare onore ai suoi impegni•· L'ono– revole Antolisei gridava al ministro della guer– ra:.. « Siete voi, proprio voi che :1bbas!-ate l'e– sercito a strumento di omagg-io a c.irdinali e vescovi e a strumento di repressione contro le ri\·endicazioni proletarie ». E l' A,:anti l com· mcntava : » Contro questo cinismo di governo che ric;1ccia l'Italia nel buio d'una sen·itù reli• giosa, ... perché il gruppo repubblicano non OP· pone la sua formidnbilr pregiudiziale politica, oggi di cosi fecon<la attualit;\? » Perché, noi risponderemo, il grnppo repub– blicano alberga deputati come l'on. Pan~ini il <1tiale, per il suo collegio cli Molfetta, adopra gli stessi sistemi dei ì\1011tauti e dei De Seta, invocando, per le feste dei suoi santi. regie na\'i dal ministro della guerra, e \"antandosi presso i !-uoi elettori di averle fatte venire. la vita grett.1 e monotona delle cittadine di provincia: rada e degenere l'antica aristocra• zia, che si spegne stupidamente e fatalmente nell'ozio e nell'autocontemplazione, quasi nulla l'alta borghesia industriale, finanziaria, afl"ari• stica, privo di qualunque senso politico e di cosciente conquista il popolo minuto, ciarliero e mendicante, di cui i migliori sognano an• cora, per inerzia mentale, la repubblica di l\laz. zini e troppi balbettano teorie anarcoidi: strano anarchismo questo, pettegolo e \'U0to, che si esaurisce in un reciproco sbudellamento nei mo– menti di furore bacchico o nel solito dispiega• mento di bandiere aerepotlr epater les botll'/jeois. L:'1massa della popolazione è composta in pre,·alenza di piccoli borghesi e bottegai, impie• gati. affittacamere e studenti, moltitudine amorfa e nu;cliocre, su cui troneg-gi:'I qu.ilche I lomais o Rabagas. Katuralmcnte qui la coltura non alligna: è nulla nel senso più assoluto della parola: nessun circolo, nessuna istituzione, nessun giornale o periodico, che se ne occupi sul serio. 1 teatri rinrnngono chiusi ~ran p:irte dell'anno o si aprono, sal\'C rarissime eccezioni, per rappresentazioni mediocri con compagnie cli 1erzo o <1uano ordine: il pisano è soddisfatto della Ccisluz, dt::lla Ve• do;_.aallegra e cli qualche comizio. !'\'on vi è urm sola biblioteca circolante de– cente: qualcuno che tentò l'impresa fal\l: l'unica è ora quella della libreria Dcmporad, composta in gran parte di romanzi da popolino. Nep– pure riuscirono pochi volenterosi ad istituire le bibliotechine popolari. Sono invece assai 1111mt:rose le lib1·crie, ma rifornite in massima parte d'opere scolastiche ed accademiche, che non oltrepassano la ristretta cerchia cli professori e studenti : un libraio so– pratutto, lo Spoerri, è molto benemerito degli studi : oltre che conoscitore assai esperto cd unico qui della produzione libraria estera, spe• cia\mente tedesca, francese ed inglese, t: :mche editore di qualche buona opera, comt: del pre• i;e\·ole saggio ciel Gentile su :'\larx e di qualche utile rivista di erudizione storica e filologica : (;ti Studi Sloriri, l'A111111ario bibliografiro dellu Storia d'Italia, la Rassegna liibliografica della /rtlcratura itatiam,, gli Studi di storia per l'au• tirhif(l dassi((1. i\"onostante parecchie lacune gravissime rmche la biblioteca universitaria é rtssai ricca e rifor• nita: ma \a sala di lettura é inadattatissima ed iusuffidente: <::ssa11011 solo è adibita nnche alla di<Mibuzioue, ma è nello stesso ttmpo sala di passaggio di tutti gli studiosi e degli impiegati, che devono attraversnrla 1>er recaNi negli altri Ecco i documenti che. '-periamo. ri~chiare• rnnno la mente: a c1ualcu110: D•I Co,,int 1itlle Pug/i,, 6 luglio 1906, ,,. 1b;1. ;\IOLFl:-:TTA, -4. - La squadra a ~lolfctta. (I'.) l'°t.•r,-à /11.:r il gior110 20, 21 r 2~ "1 sq11t1• dra ud nostro porto. /)0111a11intanto arri.·t·rà la ron,::::ata L."mberto I. L '011. Pidro Pt111si11i, i,llen•istato dal sofl!,·te pn-side,1/t: ddta festa 1 "it111J/()11io Pirca, !,o olle• 11ulodal 11/inisk,·o questa spt·riak ronsid,-ra::iom·. La rittadi11a11::aarr()/U ro11 ,,f.,a sim/mlitr la bdla 110/i::in. /11fo,·maò. 16 lugliù 1906. f\ll'on. Pietro Pansini. 011. colkg-11, Dopo il 1111111ralo im•io a Alotfdta della A'. X,1.: 1 r Re Umberto a; 1 n.•o disposto per I' im•io rold di quattro lùrpedùder,• p,:r il trior110 20 rorr. Sir– <Omt.• però due di queste l,011110 tlo;.,ulo nmrsi per missione 111:tre1J/1.• a Tara11l0 cosi /10 fe/t'l!'rajica– me11I,·ort/i,l(l/0 alle a/Ire d11tora a Val/011a(Dal• 111n::ia1 (!] di essere a .l/oifl'lta fN,·1· fa tld/a ,,poca e per fare rosa grata alla ciltadi11a11::a /10 pure· ft•. tegrafato al/'forrorialort• Cnprern di /roz:11rsi i11 quel porlo pa il 20 rorr, Come ;•et/e, 011. rolkga, !,o armlo di fare q111111!0 di meglio ern in mia faro!M per (l("(Ondi– sre11derrai d,•sideri della dt!adi,uw::a di .llolft'lla da lei rosi ;•alidamenle pa!rori1111ta. ArtntY. lii.mo Si![. Pn:sidndt.· della fi•s/11. Sono lieto di ro1111111imrr alla S. V. d,e in se• g-uilo alle premure fatlnni po· I' im•io di lorpt.·• ·di11icrt1 i11 roteslo porlo nd/'orcasio11e delle locali frste del Palro110. prn1111rt'll(1/ida111c11/e palrori• nate dall'ou. Deputalo l'idro Pamiui, ho dispo– sto r!te per il 20 ron·. si t,-oz 1 i110rosltl due tor• pediuù•rt· ed ,wrl,,· l'h,cmrialon: Cnprera. Cou la rerle::::a r/1e l'i,wio di dl'lk Rf<. l'\°rwi sia di gradi111e11l0a rodesia be11e111e,·ita t"ittadi• 11011::a, prc'f[O la S. 1 ·. di rendersi ilJ/erprde dei wit•i se11ti111e11li presso il comi/alo dd quale la S. 1 ·. t.'rosi dt'g'lla pm·te. Coi sensi della mia prrfdla ricouosren::a A. AnntY. locali, doYe sono ri1>0sti i libri. Siccome le mi• gliori opere, specialmente filosofiche e giuridiche, sono comprese nei lasciti e doni Carrara, Piazzini, Ferrucci e Gabba e non sono date a prestito, quello sconcio riesce dannosissimo ngli studiosi ed esige una soluzione 1>ronta ed energica, che non donebbc offrire soverchie diflicoltit ora specialmente che si sta riordinando lutto l'edi– lizio universitario. È assolutamente impossibile potersi raccogliere nella lettura di opere scien• tifiche e filosofiche in una snla, do\'e si è di• sturbati ogni momento da 1111 continuo andiri• vieni, sbatacchio di porte e cicaleccio di pas– sami e di impiegati. Ma la biblioteca, come lo studio, gloria seco– lare cli Pisa, stanno a sé:, come una piccola rocca chiusa. fuori dal contatto della cittadinanza, del tutto estranea alla vita accademica. In questo ambiente di indifferenza e cli me– cliocritit sono falliti finora tutti i tentali\'i di S\'ecchiare un po' la coltura e di agitare qualche nuova idea. Riporterò brevemente, benchè assai significativ,1., la storia recente di un'impresa seria e ardita, che falli per l'indifferenza e I' i– gnoranza del cosi detto pubblico intellettuale pisano e per la sorda op1>osizione dei clt:ricali nemici, qui pili cht: altrove, cli c1ualunq11enuovo soffio di \'ita. Un gruppo di giov:rni tentò qualche mese fa cli scuotere questo torpore e fondò un Circolo di Cohur:t, che si prefiggeva, oltre che una più intima e spirituale: comunione fra gli studenti, l'apertura di una biblioteca circolnnte, di una sala di lettura con buone riviste italiane ed estere e.più tardi cli un'università popolare: i fondi dove,·ano essere raccolti con 1111 ciclo di conferenze e poi con una sottoscrizione pubblica. l'ila i promotori ebbero l'ingenuità di invitare a parlare uomini, che agitassero idee con serietà e coscienza, e 11011 le ~olite celeberrime e nau– seanti 11111\it:1 dell'accademia e del giornalismo, e mal g'liene incolse. Il Circolo ebbe ottimi inizi, un buon numero di abbonati fra i giovnni universitari, incoraggiamen– ti 1>aternieia molti professori lnrghe promesse di cooperazione ecc. ecc. Il proprietnrio clel!' Hòtel Ne1t11no, assessore clerico•moderato, promise a pagnmemo la sala maggiore dd suo albergo. Pnrlarono Giovanni Papini sul Nazionalismo, Giuseppe Prt:zzo\ini sul Giornillismo, Angelo Crespi sul\' l~voluzione, il Gallarati Scotti su So• crate e Salvatore ~linocchi sulla Democrazia e Cristianesimo. ;\la appena pubblico proprietari e giornali s'accorsero che non si trattava delle solite conferenze s'affrettarono quello a cliser• tare, l'altro a negar la snla, e gli ultimi, con BiblotecaGino Bianco 245 pretesti e meschint:rie a lacere c1uanto più era possibile. E l'impresa folli. Così finisce a Pisa qualunque conato ele\·ato ed ardito: il pisano \'i Ve rannicchiato nel suo guscio e non vuol sentir parlare di cctte cose, che ripudia cd ostacola col frizzo, coli' incliffo. renza o coll'opposizione ~orci:,. L'indice più palese di que~to stato d'animo è il giornalismo locale : ohn.: qualche piccolo fo. glio settimanale cli 1>arti10ciel tutto i11signilican1e si pubblica un quotidiano, il sullodato C'orrÙ'1T 'losm110, che ogni giorno commenta. lumegg-ia cd esalta la vuotaggine spirituale di Pi:-a: anzi il segreto appunto della sua vita stn nella sua \'Uotagg-ine: \'egeta perchè non pensa e non clice nulla. La media borghc~ia •111icome clt:I resto in tutta I' Italia. politicamente \"ile e moralmente scettica non tql\era e com1)ra che i fogli, dove la \'ila CÌ\·ile è diluita nel pettt:goler.zo quotidiano e <love può tro\'are in qualche modo 1itillamento t:: soddisfazione :llle proprie ambizioncelle. L"n giornale d'idee e di :-eri intendimenti sa• rebbc qui un assurdo inconcepibile. Tutta la vita intellettuale si raccoglie e si rac• chiude cosi nel1 1 universitit, che rimane sempre una delle migliori cl' Italia: benchè O!,:'gi siano piuttosto mediocri tutte le facoltà, meno la ma– tematica. \"Cramente 0llima e la medica assai buona. Gli studenti. che qui con\'cngono da tutta l'Italia specialmente centrale e meridionale, sono generalmente i migliori per \"Oiontit e dilig:enza; figli in massima parte clella piccola borghesia sono qui ali ratti dall;'Ieconomia della \"ita, da\l:l. nomea di serietit che gode questo s1udio, dalle numerose borse di studio non solo uni\·ersitariè, ma governati\·e e private (Scuola Normale Su• periorc, Collegio Puteano ecc.). ;\la insieme alle qualità questi studenti partano con sè i difetti della loro classe: I:, grettezza e la piccineria, I:, mancanza di larghe e gio\'anili aspirazioni, una SO\'erchia cura egoistica cieli' a\'venire e quindi del concorso e dell'impiego, 1>iùche dello studio e della scienza. Mancano così in questa quasi af– fatto quella balclama e spigliatezza giovanile, quell.l libertà di pensiero e d'azione, quelle in• diddualita tanto comuni e simpatiche nelle altre 1111i\'ersità.Qui generalmente lo studente è già uomo fatto, serio, metodico, economico, limi• lato nelle aspirnzioni, noncurante dei problemi ideali, tutto racchiuso nell'ambito dei suoi studi professionali, solo intento a procurarsi la sim• patia di qualche professore ed una buona laurea per i futuri concorsi o impieghi. Tutto ciò dù un carattere di grigia unifor• mità e monotonia alla vita universitaria pisana, dove troppo s1>csso trionfano i più pedanti ed astuti su i più intelligenti e liberi, e promuo\'e quel servilismo e piccolo machiavellismo del futuro impiegato tutto intento a conquistare l'alta classificazione, il titolo, il diploma colla assidua frequenza. la supina rassegnazione, l'ap– parente umiltà e tante altre belle cose, che sem• brano doti e non sono che \·igliaccheria e debo• lezza. Difetti <1uestic!1e magagnano specialmente quelle focoltit, dove un certo numero cli discenti si raccoglie, per rngioni di studio, intorno a piofcssori, che do\"ranno poi giudicarli nei fu. turi concorsi, e sovratutto uella facoltà filoso• fico•letteraria e per le leggi che governano i concorsi e richiedono dai giovani pili doti ap• parenti che reali, più titoli ed alte cl:issific.t– zioni, ottenute con qualunque mezzo, che scienza \"era e coltura soda e profonda, e per la mala influenza della !-Cuolanormale superiore. Questo colleg'io•com•itto, aggre~a10 ali' università, che concede ogni auno dei posti gratuiti ad un buon numero di studenti di lettere, matematica e scienze fisico•naturali per forza di cose e spe• cialmente dei regolamenti uni\'ersitari, è cli\'en• tato un \'ero vi\·aio cli pedanti. i\li si obbietterà forse ancora una \'0lta che questo è un para– do!iso e mi si ripeterà la filastrocca di valentuo– mini, dal Carducci al Gentile che uscirono di qui : ma tale obbiezione mi pare troppo puerile per essere confutata. Del resto tutti sanno quanto ne lasciò scritto il Carducci (t) e se il Gentile, che in \'ero fu in questa scuola nel periodo più glorioso di essa, l'esaltava in un recente artiçolo dei 1\"uoz,i do– veri, è troppo palese che, per soverchia indul– gen1.a ispiratagli da grati ricordi cli giovinezza, ha proiettato su un intero istituto l'amore e l'a– micizia, che lo legano a qualche suo degno mae~tro e specialmente a Donato Jaja, mente elettissima ~ cuore fen·iclissimo di \'Cro :1postolo della scienza. Quanto ali' ambiente spirituale cli questa scuola nulla è più significativo cli 1111 aneddoto, raccontato anche dal Genlile: Ales• sandro O' Ancona, che diresse dal 1$92 al 99 questo istituto e qui naturalmente più che al– trO\'e impresse coll'esempio e col consiglio il fl} ,·~Ji ltttc~ riportala Jml CHIAIUSIin .\/t1"0l'it ;J,/1.1 ,11,1 di G. c~,-J,,ui, op. Il

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