La Voce - anno II - n. 3 - 30 dicembre 1909

LA VOCE 235 e come :1tudi che abbiano un carnttcrc locale pos~no con~idcrar,i i l:wori del Pipitone-Fede– rico, prege,·olc fra tuni <1ucllo sul '.'olcli. Il Cesareo :lnrn dirsi alliC•\'O del Dc Sanctis. Ciò è grnndc fortun:-1, e lo S.'lrébbe maggiormente se gli allievi risalendo alla fonte del suo insegna– mento ne traessero vita nutrimento e coscienza. Discuteremo solo due punti delle dottrine del Cesareo, ossia delle sue relazioni col Dc Sanctis. E innami tutto il vero continuatore non è chi acCl.!tta le teorie del maestro ma chi criticandole le superi. Di ciò è certo convinto il Cesareo. Orn dove il Dc Sanctis vuole essere corretto, cioè fotto vero J>Crnoi? lo credo nella chiarez;ca del sistema, poichè non è vero che il De Sanc– tis sia stato un incoerente : egli cercò una de. finizione, cioè una chiarezza per gli altri; non la raggiunse, ma in sè doveva averla. Ora chi \·o• glia tener \ 1 h•o 1 1 insegnamento del De Sanctis deve cercare quale fu in lui questa chiareua e farla chiarezza per noi. t=. \'ero che il De S.,nctis disse il bello è que• sto, è quello, è quell' altro ; ma il De Sanctis quando si impastoia\'a ben bene nelle sue dcfi· nizioni se ne tirava sempre fuori, perchè a\'eva il suo lume, cioè un pensiero, e questo era che il bello i! la vita. Or.i noi dobbiamo cercare che intendesse egli per vita. li pensiero cld De Sanctis è il pensiero del• l'idealismo. Inutile cercare se egli sorridesse delle triadi, se egli acccll:wa il divenire, cioè lo sviluppo (e non accettava certo parole ma concetti); egli accettava la triade, e se sorrideva,sorrideva della formula che imperversa\•a intorno, sorrideva di tutti i fol,i hegcliani clie Il a Napoli, ricostruivano ad ogni passo il mondo con triadi, improvvisati schiavi, che non essendosi impadroniti del con• cetto, giocavano con la formula. Ora i I concetto dt-lla vita è cosi \'ago che si potrebbe attribuire al De Sanctis qualunque tco• ria s'egli non ci avesse indicato la via: egli che artista più che filosofo di <1uesto concetto ebbe una vi!,ione immediata e non riflessa: non ebbe cioè il concetto ciel suo conceuo. E <1uesta via è l'a\·ere egli riconosciuto che la morale è insila all'arte. Questa vita dunque che fa il bello non è la vita intes., come natura, ma la "Vitacome spirito che sola è in st! morale. Ora il Ctsareo vuole nvere in comune col De Sanctis questo giudicare secondo il concetto delln uita; avrebbe diverso dal De Sanctis questo con– cetto. 01;cle ha creduto correggerlo negando che ria morale sia insita all'arte. Ma distinguere il giudizio estetico dal morale è cosa che nessuno oggi potrebbe non fare. 11 giuc.'tnio che io dO di un'opera d'arte non è la requisitoria o l'elogio morale dei personaggi di essa. Ma è giudi,do morale rispetto ali' artista. E mi spiego. Xon intendo dire che il giudizio estetico !,ja la dichiarazione se quell' artista sia un galantuomo o no, questo in ogni caso non sarebbe giudizio. li concetto cli galantuomo è concetto empirico e come tale per esso non posson farsi che affermazioni d'un valore empirico. '.\la quando giudico un'opera d'arte ~-iudico se quel• la è una manifestazione di vita o non lo è. Per• chè l'atto morale è atto di vita, e I' affermazio– ne dcli' essere dello spirito. Quando lo spirito afferma la sua esistenza compie un atto morale in sè. La rnornle è dunque immanente ali' arte se per \•ita si intenda l'essere :dello spirito. E l'opera cl' arte è fallita c1uando manca in essa lo ~pirito. Ed in c1uesto ha ragione il De Sanctis. Ed il Cesareo che ha certamente compiuto una opera d'arte nel suo poemetto e La Belfiore • guardi a c1uel suo lavoro. Facciamo per un mo– mento la falsa distinzione <li contenuto e forma (che è in realtà l'opporre una forma diversa, per lo più inferiore, ad una forma per lo più su– periore) : ebbene il contenuto di quel poemetto sarebbe un episodio sensuale,·un delitto; ma la forma è 1' elevazione di questi fatti naturali ad un atto spirituale di purificazione del tragico uoe: ed in quanto c1uesto è avvenuto si ha l' O· pera d'arte. Ora pare a me che il Cesareo quan– do combatte la morale sul giudizio estf'tico, re• spingendone ogni contaltO, quasi avesse a na• sceme una contaminazione, non respinga la 1110• raie, ma il moralismo, quel mornlismo che hanno ucciliO non i positivbli, nè forsanco il Nietzsche, quantunque ciue~ti appaia il cavaliere fatato della nobile impresa, ma l'ha ucciso l'idealismo da Kant ad lftgel, ponendo il ,ero concetto della morale, che è I' es!ter stesso dello spirito. Ora poi che il rnoralh,mo è morto, che giova combatterlo> Specialmente quando molti di coloro che vi ascolteranno non c,1pirnnno quale è il \tro ne• tnico, e crcdtndo d' an:rlo colto, faranno scam• bi degni d'un Calandrino, e pigliando a legge– re, per e!tC:mpio,nelle loro scuole, le no\·elle del Boccarcio sct-glicranno le 1>iùsporche (sporche Come es,i l' intcmforanno: non in Sé) ed a parte il problema della .;celta che è didattico, non comprèndcndo il Hoccaccio e non comprtn– dendo il giu<lh:io cc;tctico crederanno che non faccia parte cli questo il porre in rilie,·o la spiritualit.\ im,ita dcli' opera d' ane, cioè quel su1>era111cntoche I' nrlisla compie di quel mllU· ralismo 1x:l solo fatto che lo muta in rapprescn• tazione: o, se crederanno che l'arte del Boccaccio sia un brivido sensuale, sia quello che essi gli danno per conlcnnto e che non lo è pi1ì in quanto è divenlato quclln forma, cioè quell'atto dello spiri lo, avranno inteso il Boccaccio, avranno dato il giudizio eslètico? Ma perché l'equivoco non avesse a nascere, era necessaria la chiarezza, cioè il sistema, abborrito, e con ragione, da ogni persona di buon gusto che lo J>ensi fuori <lei concetto del divenire, eia<: cieli' idealismo, e <1uindi in un materialismo che ne faccia uno stampo da cui tutte le crete rice,•eranno la me– desima impronta. * Palermo hn. buon numero di gio,•ani poeti, co– me di giovani artisti; brave persone che vesten• do I' ultimo fil:'urino intellettuale 1>0rtano a spas• so il proprio ginnello dal pettinato crine, cara• collaudo 1n {,cci• •i loto amwi, Si sa che a Palermo ci sono bravi sarti, ma quel sarto, lo spirituale, si va a cercarlo fuori, e se proprio non si Va a cercarlo si aspetta che arrivi il modello ritnglinto. Il sarto degli artisti sta a Venezia, ospite di Antonio Fradeletto, si sa che è tenuto in ser• vizio un paio cl' anni, dopo i quali gode unono• rato riposo. Le epoche palermitane ritardano d'un anno almeno le veneziane, ma \'anno di huon passo: il municipio poi è \'enuto in SOC· corso i~titu<:ndo una galleria d' arte moderna, che, fin dalla sua na-,cita, sempre chiusa al pub• blico, acc1uista qu:llche Stuck e Comp., briciole di banchetti più lauti. Il sarto dei poeti sta a Milano in via del Se· nato, ama fare delle scappale a Parigi, do,·e si fo /11!11risln; e poichè per gli uomini la moda C londinese, di tanto in tanto \'a a trovare Rt1dy. ard Kipling facendosi impcri~li-,t:t ; non senz..1. essersi fatto mounco, come ogni buon libertino, in punto di vecchiaia. Queste cose però i nostri bravi giovani le fanno senza chiasso, (non so quanto in c1ucsto c'entri il loro desiderio). I.o stampa cittadina niuta l'or– dine pubblico m:mtencndo un austero silenzio intorno a roba co:sì 1>cricolosa. Dopo cli\'ersi :11111i d misterialismo oggi tutta :lll'opposizionc, con lodevole accordo, s' é man– tenuta sempre all'opJ)()!,i.r.ione in fotto cliarte, un opposiziont: dignitosa fatta d'ostruzionismo e d'assenteismo. * Ideali 1>0li1icia Palermo non ne esi'ìtono, sako che tutti sono popolari ed abbiamo un'am– ministrazione popolare (!); il quaran1ouismo vi ha buona 1>resa, l'ottantanove ci passò in veste ufficiale, col \'icerè Caracciolo, che bruciò tutti i documenti del Santo Uffizio 1>er far la luce dei nuo\•i t<:mpi ! Esempio di coerenza politica: il collegio di Francesco Crispi si è c1uest'anno reso con tutti gli onori ad un clericale. Correnti di pensiero fatte sangue del popolo non cc n'C. Che poi ci siano persone che pensano, nessuna meraviglia, perchO le persone d'ingegno possono nascere anche nei terreni aridi. Lasciando dunque da parte c1uesti dolorosi cenni torniamo alla piccola schiera. * Luoghi di riunione intellettuale non ce n'è. Il Circolo di Coltura è un cirr.olo e cerca la piccola coltura: il giornale, il romanzo, gli scac• chi, il bili.irdo, le conforenze col bel pubblico. Non (a OJ)era nociva, ma non compie certa• mente l'umile missione assegnatagli dal nome. Il Circolo Artistico si è sempre molto poco oc• cupato d'arte, oggi con piccole esposizioni pe• riodiche pare voglia ricordarsi dd suo nome. Alcuni studiosi si vedono nella bottega del Reber, il lil,raio intelletuale della città ove fa ceutro con sc1uisita gen1ilezza il Pitrè. Una casa privota npcrt:t ngli sludiosi è la casa del doti. Amato•l'ojero. Viconviene gente d'ogni pen:,iero, dal Gentile all'Orestano, noto pel con• tributo apportato allu teoria del \'alorc, dal Guastella fonomcni-.t.1•po.,ithbta ma certamente pili filo<,o(o dei positi"i.,ti italiani, al Colozza, che h,1 co,nt,.,ttuto il pedagogi,1110 per una filosofica 1,)ic:agogia, t' JlOi <inanti studiosi arri– "ano a Palermo. Tutti çi trornno larga o<,1>ita• liti, d;1 uno .,,>irito che <;uri0!-,0d'ogni forma di pen,it:ro, tutte le ;una, ~uardando ,,d una ideale p1,;10sopkia pht'1t11is, che vorn:bl.ic a base dd· l'insegnamento c:ome ,1cccn11a\,l nella sua comu• nicazionc al Congn.:.,,o pedagogico di Londra. Bibloteca Gino Bianco Quc.-!iticd altri amici riuniti formeranno prossi• mamcnh.: il nucleo d'una società lilosofica, che non a\ rà un llarticolare indiriz1.o teorico, ma cercherà comprando libri e ri, i.;te e promo,·endo discussioni e facc.:.ndor-onosccrc nuove correnti e.lipen-.icro <harc intrcnu.•nto :-id una più intensa vita ~pirituale. Usando 1111a parOl:l un po' :lmbigua nella lar• ghezza del suo ,;ig111ficnto,si può dire che tutti questi amici convengono nello spiritualismo, in• tendendo co11 ciò solamente l'opposizione al materialismo. L'Amato è il ra1>prescntnnte di quello spiritualismo cristinno che amerebbe una rinascita del cattolicesimo, vi\'O, produttivo, crea• tivo come nella sua bella cpoc:l. L'uomo rappresentati\'O dcli' idealismo è in– \·ece il Gentile: di lui si suol dire che sia un hegeliano. Ugualmente un tcm1>0 ~apoli come al \'era anche allo Spa\·tnla si dava dell'ht"gel• liano, uomini che M.!ntivano tutta l'avversione oella loro diversità. Uertrnnclo Spa\·enta, dalla ,;ua cattedra uni• \·ersitaria, considerando come un formalismo l'insegnamento hegeliano del Vera. ricerca\'a il di\•enire concreto della filosofia nella psiche nazionale, ed indicava agli italiani que-.t 'indiri1.Zo di studio: • prima di rimetterci davvero in via e dar corso a tuua l'originalità precoce che non ci cape in scuo, abbiamo l'obblig_o di rientrare ancora in noi medesimi, cli ori1.zontnrci, di guar– darci anco attorno, di guardare e conoscere ciò che gli altri hanno fatto da sessant'anni in qua, e specialmente ciò che st:111110 facendo• (1). Tal fiaccola egli consegnava ai ~uoi allied, cui <1uesti custodendo quasi in secreto mentre imper\'tr• sa\•ano le raffiche della generale decadenza filo• sofica, conserva,·ano alla nuova generazione. Il programma dello S1>;;1\entaindica\'a il bi• sogno Jei periodi di forma.r.ione, ma poicht: tutti i periodi sono di formazione nel loro essere e solo dh·entati storia potranno essere distinti in grad succcssi\•i, c1uasi in sè statici, è il pro• gramma d'ogni insegnamento. I~ storia è la philosopliia pertmtis; ma tale è la storia che non sia e,·ocazione di ombre, ma sviluppo dello spi• rito che ri\'iva in sè le mille vite del passato, non l'io che guardi come uno s1>ettacolo svol• genteSi fuori di sè 1111a successione di concetti e di \'ile filosofiche, ma l'io che viva a volta a • volta in tulti i suoi momenti storici, cht non sono altro da sè, perché furono in Talete, Era• cli:o, Plato11c, ma sia esso Talete cd Eraclito e Platone, per divenire se stesso nel suo momento storico e quind'auche nella sua nazionalità. Questo è il ronclamento dell'insegnamento del Gentile, cui i custodi della prima generazione hanno consegnato la fiaccola s.1.cra perchè l'ani• masse di novella vita nella cors.1. Chiedendo questo abbouo, o meglio questi vari piccoli abbor.zi del diverso quadro della col– tura contcm1>0ranca a Palermo conviene far cenno delle principali istituzioni cli coltura. A Palermo "i sono due biblioteche pubbliche: la Comunale, fondala nel 1760 col nome di Pub– blica libreria del Scnalo, per contribuizione di cospicui cittadini e molto importante agli stu– diosi di storia sicili:111n, ricchissima cli mano– scritti (oltre duemila) e pubblicazioni d'interesse locale. La Nazionale che cerca giovamento agli studi generali 11011 ha carattere spiccato : pos• siede una preziosa collc1.ione di edizioni sici– liane del X\'11 secolo cd anche IJell~ edizioni Aldine, collezioni di Classici latini e greci, la Didot, la Lcmair, la Tcubncriana, molti Alcan e • (1) Bntu,.r,o s,..,va.'f"f..,, , . J/,,,J• ,,.,u.,.. wll, ,.., ,,,.. ,.,.; '"" I•}'-J• E•r.,,•, cJ, Gcobk, L1.ttru, S.,i, 1,0,, p. ::1:0,. poche delle importanti opere critiche, llOChb,sime rivi:,te speciali. I la il doppio catalogo per autore e per soggetto. Ali' l"nh·crsi1.\ sono aggregate una biblioteca J>er la focolt.\ di lettere dove manca De S.1.nctis, Carducci, <:te.; un -,cminario giuridico ed un Circolo Giuridico, 1>rivato, molto ben fornito, un gabinetto geologico, un· museo 1.oologico. lmporta11te,• se 11011 bello, è il l\luseo nazio• nale della ciuù per opere classiche e medioevali, raccolte speciali, e la galleria che snlvo qualche rara lacuna, può servire a formarsi una chiara idea dello s,•oli;-crsi della pittura in Sicilia. L' Istituto di Uc:lle Arti, diretto dal Basile, non ha d:1ti grandi risult:lti ma s.1rebbe strano accus.,re un istituto della maucanza del genio ; sono cose antitetiche: c' è anche una Scuola d'Arte ap()licata all'industria, molto utile. L'istituto musicale, non privo di tradizioni,~ oggi fornito d'una sala per concerti popolari, 111a in due a1lni ha dato 1>0ehisaggi, cosa troppo modesta per contribuire all'ele,azione della col– tura musicale. Dei tre editori llrincipali di Palermo, uno (il Biondo) è tutto <ledito ai libri scolastici; un altro si appoggia a quel movimento di studi storici e di carnttert= regionale cui accennavo sopra, (il Rebcr); il pilÌ vivo di tutti, il Snndron, con la « Biblioteca di coltura moderna•, e con I' « Indagine moderna• contribuisce oggi n quel• l'opera di diffusione lilJraria intesa ad elevare la coltura italiana, come prinrn del '6o contri– buiva all'opero di nazionalità procurando in se• creto le pubLlicazioni di quel movimento. Ma l'assenza d'unità d'indiriuo rendt: l'o1>eraspesso incerta. Gh:mmli e rivi~te letterarie e artistiche non mancano, ma nascon morte, e vivono di briciole o di vacuità. V. FAZIO ALLMA\'ER. Nei prossimi num,ri: Pisa dl ERNESTO Co· 01GsoLA ; La provincia di Bari di R1cCARDO ZAOAR1A. Tulle le p1t66!icazio!li della VOCE si trovano in vendila a Milano presso la Libreria Editrice Sociale, via S. Vito, 41. Se avete a1111ci a Parigi dite loro di comprare la VOCE pre,so Paul Delesalle, 16, rue Mons-ieur./e•Princc, o at chiosco 131, Bd. dcs Ca/mcilles, t U$Cifo: ANTONIO ANZILOTTI La costituzionB intBrna dBllo stato fiorBntino sotto IL DUCA COSIMO \ 0 DE'MEDICI Volume di pp. 200 presso FRUCKSCO L l!CHI, Kdlt. - Plrenie """Lire 4,00 ~ Casa Editrice R. CARABBA • LANCIANO CULTURA DELL'ANIMA COLLEZIONE DI LIBRETTI FILOSOFICI DIRETTA DA G. PAPINI OGNI VOLUME DI CIRCA PAG. 150 - L. l,00 Volumi pubblicali: 1. ARISTOTELE. il primo libro della Metafisica. 2. GALILEO GALILEI. Pensieri. 3. ARTURO SCHOPENHAUER. La Filosofia delle università, 4. EMILIO BOUTROUX. La Natura e lo Spirito. 5. FRA PAOLO SARPI. Scritti filosofici inediti. 6. JOHNATHAN SWIFT. Libelli. 7. FRANCESCO GU\CCIARDINI. 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