La Voce - anno I - n. 52 - 9 dicembre 1909

LA VOCE rtdentismo, con cui i 1rentini - secondo lui - cerca,·ano di lordare il nome paterno. E qui l';unico Soffici non -.ep1>emettersi nello spirito di quei trentini che. a,pirando all'annessione con l' Italia, (· 11a1urnlc infondano uno scopo politico in un ~ignificato, per i rt:gnicoli, pura– mente artistico. Oggi ~i fo bene a ridere di Dame precursore di ;\lazzini: mn nel '48 chi ci rideva era in fondo uno che 0011 !-ape\'a "i"ere le necessità <,loriche del suo tempo. E se Sonici vi,·esse, non dico nel Trentino pt:rchè il Trentino non è affalto tutto irreclentistn, ma nell'anima dei trentini vera– mente irredentisti, vedrebbe che l'apparente umi– liazione dcli 'artt: per farla servire alla politica ha in sè qualche cosa cli passionale, cli anche esteti– camente bello. E per di pilÌ Giovanni Segantini, benchè di tendenze socialiste, era tutt'altro che anti irredentista. i\la questo Soffici non poteva sapere e io ne,rnche non sape\·o e moltissimi altri anche. E dunque qui Soffici non ci ha colpa; ma continuano imperturbabili, comr tanti soldati tedeschi in sfilata, i falsi OJ>Cratisul pensiero del padre da Gottardo innamorato di Fr:mcesco Giu– seppe I, e che con i suoi brindisi causa am:sti e processi per crimine di le-.a maesttl. Sta il fatto che tr.werso il comportamento e il commento del figlio, Giovanni Segantini ri– schiò di passare per un antiitaliano, almeno qui nel Regno. Intanto - progenie d'una fami– glia italianissima - non s'è 111a1 sentito in dovere di dire che il suo babbo era veramente italiano. E star zitto mentre agiva da tedesco significava lasciar supporre che egli agisse in conformità alle idee politiche del padre. Ora Giovanni Segantini fu italiano anche di sentimento. Certo che quando un artista conce– pisce secondo lo spirito della nazione, ha fatto per lei quanto pote\·a: e noi non s' ha il diritto di chiedergli di più anche perchè tutta la poli– tica d'una generazione non vale, pur nel senso puramente nazionale, quanto la sua opera. Ma Segantini è nato nel Trentino ; cioè in una terra dove la patria è ancora qualche cosa da con– quistare, e che perciò vh-e in un dramma in– soluto, in uno stato d'agitazione quasi lirico. E l'arti~ta specialmente, più degli nitri, non se ne può sottrarre. Ecco le pro\'e. li 21 settembre 1890 Segantini scrive\'a a Vittorio Zippel: « accetto con piacere il Suo invito 1>atriottico a collaborare alla Sfre1111a lrentùw che uscirà prossimamente. lo faccio quel che mi è possibile. Mi creda, ora e sempre, fe– delmente devoto alla patria •· In un poscritto del 4 agosto 1891 allo stesso: « Le manderò alcune fotografie delle mie opere e un disegno per la Slre1111a •. E cotesta strenna fatta pro Leg-a ,\"a::io11olt! era di indirizzo più che italiano. Nel 1896 si inaugurava a Trento il monumento a Dante. Tutti sanno che significhi. (Anche la polizia: che l'ha fatlù voltare verso l'Alpi l'\or– diche : prima mostrava : ora minaccia). Il Zippel nell'ottobre del 1 96 inviò a S. un ricordo. E 5. rispose: • I lo ricevuto il caro e prezio:-o ricordo « I Trentini a Dante Alighieri •···· '.\li fa pia– cere d'udire che il monumento e la festa della consacrazione siano riuscite bene. lo c'ero pre– -,ente in spirito e col mio cuore». Ed era felice he i trentini fossero sempre informati « dei pro– gressi del loro Segantini • (17 ouobre 1897): e parla spesso con gioia di poter rivedere presto il suo Trentino ecc. Di più; chiest e, pare, ot– tenesse la suddiwnza italiana: « I lo ricevuto da Roma privalim la notizia che il ministero ha ac– colto favorevolmente la mia domanda per la cit– tadinanza italiana. Se non si può ottenere il cer– tificato dello svincolo dalla cittadinanza austriaca mi basterebbe una dichiarazione eh' io ho fatto ufficialmente pratiche per tale svincolo •· Mi pare che basti, per ora. E domando per• dono se ho do,·uto tradurre dal tedesco l' ita– liano di uno che in questo modo sentiva I' ita• lianità. Ma: che per leggere Segantini bisogna conoscer - cau:ut i uobili suoi figli - il tede– sco ; e che per comprenderlo bisogna buttar giù l'opera vergognosa di cotesti suoi nobili figli, è la più gra,·e condanna contro di loro. Frattanto la gentildonna Bianca s'accin~e. con coscienza purissima, a narrar la vita di suo pa– dre. Illustrata d~I pillore Gottardo? Sc1.-.10 ScATAl'EK. Jf.. ?\on a caso rimpro\"eriamo all'Italia d'esser<:i lasciata sfuggire i c1uadri del Segantini. Re, go– \·erno, privati, ne c;ono egualmentt colpevoli. Artisti, critici e pubblico furono eguralmente igno– ranti. Citiamo quel che 3\"Venne a Firen7.e nel 1896-97 ali' Hsposi::io11e di /Jelle Arli per la Ft>– sla de/1'. lrk,. dei Fiori /inaugurata il 19 dicem– bre 1896). Figuravano tra i quadri degli invitati tre opere del Sel{antini (\·edi Catalogo n . .565, 566, 683) me'ise re3petti\'amente a Lire 20000, 10000: la terta era senza preao, fra le « AJ;r· giunte e Correzioni. » Quale eccellente occa-;ione d'emulare il ~0\"erno e l'imperatore au<.triaco! Con trentamiJ;.1 lire avremmo an1to due capola– \"Ori in Italia, mentre ora nei no.,tri mu"ei 11110 solo, e non citi mi1.::liori,,;:;itro\·a a Roma. Ilo "CKuito nei giornnli ciel kmpo la descrizione delle nmmirazioni provate dalle LL. )lae-.tà e ci trovo Corcos. Cclii, t;!:o,i, Serra. Bcnjamiu Con-;tant. Dngnan Uouvrct; il prof. Celli fu an7.~i chiamato dni Sovrani e p:irticol:mnentc congratulato: e S. ì\'I. la Reginn « ammirò molto le acque forti della signora Dc Boutin » (Nn:iom• 20 dicembre 1896). Di Seg:uuini nes•.imo clis-;e 1111n parola. Du– rante l' c<.,pO!:oi7.ione ci furono banchetti. confe• renze. cinematografie, balli cli hambinie diadulti; ci furono critiche. ricompen~e, compere, premi. Le LI.. i\lac'-là comprarono(\ edi che c;,... o !) per trentamila lire circa di quadri. proprio quanto ci sarebbe ,·oluto per a,sicurare :lii' Italia due Segan– tini: ma in\"eCepreferirono Serafino de An1\ano. Giuseppe Xiti Zanctti. Alessandro Campriani. Emilio Bor._a, \'incenzo Ca1>rile. Gaetano Espo– "ito. ecc. ecc. r.\'a::io1tr 5 gennaio 1897). L.'l giuria clo\·e figurarono i nomi cli l~ttore Ferrari. di Ce– sare Zocchi, cli Augusto Passaglia, di Raffaello Sorbi, e d'altri imbecilli di quest:l. faua, non fu meno intelligente delle I.I.. :'llaestà, e premiò Gaetnno Es1>osito, Giacomo Grosso, :'lloisè Bian– chi, Pranc-.:sco Gioii, Angelo Tommasi, Aristide Sartorio ccc. ecc.: elette In medaglia d'oro a Leon Bonnat, a Hcnclrich ì\lesclag, a Aimè '.\lo– rot, a R. l.esprins. Il pubblico poi superò tutti quanti e elette il premio del verdello 1>opolare al quadro del prof. Senno, Al Bosro ! [L'unico cl1e allora protestasse era il ,llnr::oao ; ma non disse nulla per il Segantini. Innalzò un ripetuto inno per la presenza delle l .L. Maestà (20 dic. 1896. 14 marzo 1897): pubblicò una prù– testa di artisti contro la meschina idea di attirare folla all'esposizione con feste eia paesetto: e un asterisco contro il voto pubblico dato alla vacca del Senno, che finiva: « Quella votazione av– ,·enne forse di venerdi, giorno di mercato? L 'af– fluenza de' contadini in Firenze, in tal giorno, lo farebbe sospettare!• (7 marzo 1907); il Jllnr: :or.co allora ave,·a dello spirito.] Cosi la nostra be•aialità si esprimeva, mentre l'imperatore straniero si acquistava dei titoli alla tutela del nome del Segantini e ,,unsi un docu– mento alla sun austriacità. Erano nei Comitati ordinatori di questa Esposizione tuttt: quelle so– lite comparse dcll 'aristocra7.ia della borghesia e dell'intellettualit.\ fiorentina che ancor oggi vengon tirate fuori quando c'è da C()mmetter gloriosamente qualche ~ciocchena ciel genere di quella che fu allora commessa non acquistando i quadri ciel Segantini. C'erano Ridolli, Torri– giani, Firidolti, Gioii. Po7.zolini. Philipson. Ro– ster. Ciofi, Pegna, Ricasoli, e altri meno rag– J{uarde\'oli ma non meno ciechi personaggi. E per questo pote\'a il Segantini scrh-ere sugli italiani. • 1Ji'pi111[0 d11t·t>11li n1111i./11questi ve11- l'amd /10 polulo :,e11deretrgli ilolia11i 11el/epub– bliclu esposi::ùmi so/la11lo 1ot quadro al Jli11i.slero, 10,a lesln al pillore /...evi e Ire sludi alla " So– cietà delle belle arti. , , E du11que,se11::apericolo clu: m'i11g-amti, posso credere rlte il pubblico ita– liano, lolle porlt-t· eae::io11i, 11011 ama 111desidera /'arie mù,, e p,-or•o quindi il se11lime11lod'essere per il mio /mese:1111 arlisl" /t1111111/1011e e i11ulile.,. (10 dic. 1898.) E degli nu~trinci? Degli nustriaci pote\·a dire : « Quesl'a11110 i seressio11isli di Vie1111n mi hanno im•ilalo a nm,,dan• a/In loro esposizione wm rarco/hr delle opcrt• mie. e avn 1 a11pro111.,ed1do a ,uu, sai" d" ormu·t• in slilr acro11cioalle open· mie. i· 1•ero dtt: uo11avevo ab6nsla11::alavori p,:r riempirle,; t' pure delk mie opere si ve11dèpe,· 60000 lfre. • (id. id.) g. pr. è uscito: ANTONIO ANZILOTTI LacostituzionB nt rna dBIID stato fiorBntino sotto IL DUCA COSIMO I' DE'MEDICI Volume di pp. 200 pmso FRANCESCO LUIIIACHI, Rdit.· Fir6Dle ...::. Li,-e 4,00 .;;, Se ,•o/rie La Voce a sei fagi11c, abbo- 11atn.'ie fate ab/;011arri ·rostri amici. Bibloteca Gino Bianco La feste delle matricole.- i\ell"atrio dtl R. J...ti– luto cli s111dii,uperiori c' \;".\l>l>iccicato un iran manifo.,to ro:-... n. e :-.11 que,to un altre,. piccino. mano ..critto, TO'.-.'>O <: ,erde in un latino macche– ronico - si fa c1uel che '>ipole - dove s' in\'i• tano gli Muclcnti a partecipare all:'l festa dtlle matricole. rinnov;1ta in tulla la sua antica bal– doria, sotto gli auspici citi nomi più conosciuti a Fireme. Tre o quattro ~iorni di cerimoni(' e osterie: u1ssa. per gli an;-inni. quattro lire: per i « foeticlis-.imi • matricolini. sei. Quattro, sei lire: il prc:ao d'un bel libro: uno cli que' libri cht noi studenti l)t."r lo pili ci lagnamo di non po1er comprare qunudo qualcuno c1 ob– bliga a confessare di 11011 conoscer<". ;\'iente libri : le biblioteche ne ~on piene! \'a btne. ~la con quattro o !-ei lire si fa più d"una gita spcn· siernti1, in campa){nrl., a lnvar ... i un po' gli occhi e l'anima. Koi, studenti (cioè: io no) preferiamo invece rovinarci lo stomaco ed t:sser S\Ogliati pt:r una seuimana, causa il ttmpo sciupato e lo spirito dls1)(:r;o in occu1>azionicli111;gu<;;1ose e frac:tssi e al– legrie maialesche. Preferi:-cono gli studenti spo~– sarsi in un tanfo di pipa e grappa e sperma. Salute! Cioè : salute a quelli che oggi :-tudenti. do– mani medici, letterati, filosofi, non sanno e non sapranno goder la vita che impippiandosi e trincando e strofinando il muso su donne stanche come la loro animn. Salutt:, perché fanno compassione, pO\'erini ! i\la il male è che cotesti, con lo scetticismo onde ammantano il \"U0to, han l'aria cli aver patito veramen1e e cli a,·er trovato l'unica soluzione possibile alla ter– ribilità mostruosa della vita nel fondo d'un bicchiere sporco. E ~li altri, gli studenti sani che non hanno saputo ra,so<lar ancora la loro volontà e piantarla dura e sicura in mezzo a tanti buzzi, magari bucaudone (1ualcuno. i veri « matricolini • della vita che hanno letto Lo sludenle di Padot•a e sentono, venendo ali' uni– \'ersità, un vago desiderio di nuovo, e son un poco dubbiosi e timidi come si sentono aftìdati a se stessi, subiscono inconsciamente cotesti misere,·oli credenti nel Bagordo e nella sua sacerdotessa ì\leretrice, e s'abbandonano. Tanto più che si sentono giovani, vogliosi di. espandersi in allegria: e le nostre università non mostrano, come le inglesi, praticamente, che lo sport dà questa possibilità. Veramente nel gioco all'aria libera si serve lcldio in letizia: e i gio– \'ani che si senton giovani perchè non I' accet– tano come la nuova forma di giocondia d'una società che è profondamente seria? Serietà musona, pedante? Che! lo, per conto mio, l'odio con la ferocia e il gusto dei miei ,·ent'anni. i\la appunto perchè giovani, noi si do\'rebbe vedere che niente intristisce e ammu– sonisce di più l'anima che il costringerla in formule di allegria mi1111mificata. raggrinzita tanto che va dissolvendosi come un mucchietto di poh-ere al contatto dei nuovi tempi. Il carne\'ale è morto. Perchè risu.;:;citarlo? O lascinte almeno che lo risuscitino i negozianti e gli albergatori, per il proprio utile: tanto in tutti i casi è buttar \·ia dell'ossigeno. Ma le feste studentesche in Germa– nia son Aoride ancora? Prima di tutto esse in Ger• mania hanno un significato che in Italia no: indi• cano una tradizione e un'organizzazione Studente– sca che in fondo è molto seria; è come lo specchio dello spirito e del\'educazione tedesca. ì\la son molto grottesche anche quelle. E voi volete far rinascere il grottesco assoluto, perchè qui co– teste feste non significano più niente. E proprio in un momento in cui anche in Germania sor– gon delle corporazioni per combauerle. Dunque di,·ertiamoci. pure. ma divertiamoci veramente: in isvaghi di gente che ha capito la serietà della vita. Discussioni; un po' di buona musica: qualche buon narratore in meao a un piccolo crocchio d'amici che racconti qualche cosa, e intanto si gusta un buon caffè e si fuma; gite.... tante coi.e, piccole, senza chiasso, che danno all'anima un riposo non infiacchitore e soflocatore, ma in cui si respira 1>il1libtri e tutto par vena eia conqui~tare, e la necessità del l:woro ti afferrn e tu l'ami come una clidna grazia. i\la non faccinmo finta di divertirci in cretinerie che al più al più po~~ouo distogliere dalle cose serie e belle. E che cotesrn vostra festa delle matricole, puuolentc come i cadavèri clissottc::rrati, 11011 v'appesti troppo il fiato, l'0m- pagni cari! SCIPIO S1./\TAl'ER. A quelli del •Cimento• e della • Difesa dell'Arte•· _ \"o~diamo dir quolcosa ai ,:iornni che fanno il ('imenio e la Jhfa" dd/'. lrlt'. :-..'oi.,iamo l)er la t,::io, im:zza, per il corai,:-J(in.per la ~ucrra, per l'artt: e pt."r tulle l'altn: <:o ..t· d1e ,anno l>t:ne con queste. Noi 11011 .. iamo comc Ct."rtigiorna– listoni di no~tra, ahim1.:. luu~.t conoscenza che agli ancr ... ari rispondono con un ..,ilenzio gr.nido di culunnit e che guardano ai gio\ani, :li nllO\Ì. 223 a~li o-.curi che ,cngon .. 11. come ntf)pur la Sfinge del de~erto ~u.1rda le formicole cht ~frano fra la rena intorno a lei. Oo,e si J>otrtbhe tro\ar<: qualruno mtjtlio di– spoc:to cli noi! Sarebbe una gran belln co-.a strin– ger le mani a quattro bra, i e coraggiosi ra– gazzi e buttarsi rome cli-.perati anche in guerre non dichiarate eia noi. Invece .... ln\'ece, ragaai miei. permettete che i vostri fratelli maggiori (i trent'anni s·anicin.1110 anche per noi) d dicano liberame11te sul viso qunlche parola che vi !-Cm– brerà ingiu<.;tn e clura, ,wn. Guerreggiare i.ta bene, ma 11011 creda il si– gnore Scattolini o Seuimclli di !ibriciolare D'An– nunzio citando una !-erqua cli immagini che non son più strambe cli <111elledi c1ualunque poeta quando si vada a cercarle col lumicino o ripe– tendo quel che il Graf e il Cesareo dicevano più di una cliecin:l d'anni fa ~u 1:>erle pagine fitte e gra\'i della Suoi·a A11loloJ[ia. N'on creda il signor Settimelli o Scattolini cli aver riclouo Croce a mal partito per a,·ergli chie-.to a ogni piè sospinto: provi. provi. pro\'i. Kon credano i suddetti e non lodati ragazzi di es-:ersi impa– droniti delle chia,•i della Critica, perchè stam– pano a ogni riga la 1>arola ragione e intanto ritornano alle sante memorie di lJgone Blair o del padre Colonia. Non creda il signor ~lario Carli di essere un i\lorgante con 1a1110 di bat– taglio a \'Olla ciel giornalismo italiano, perché ripete e ingrossa e sciupa e dice peggio quel che da liii anno si va scrh-endo qui sulla Vore. E non creda neppure quel!' /f!11olo 11010 del Ci– mc:1110 che non ha a,·uto lo spirito di firmarsi col suo nome e cognome (Giovanni Costetti) di aver abbassata la critica o l'arte del nostro Ardengo Sonici ripetendo le di lui idee condite con notizie inutili o sbagliate. Quelli del Cimento e della Difesa ddl'Arle son gio\·ani e debbono essere 1:>er forza un po' ro– domonti, un po' ignoranti e un po' ridicoli. Ma qui non c'è soltanto la spavalderia. l'igno– ranza e il ridicolo, che sono cose sopportabili inevitabili e a certa età necessarie, ma c' é anche la sciocchezza, c' ~. per giunta, anche una certa meschineria. Noi crediamo e soste– niamo che per arrivare a dir poche belle e pro– fonde cose bisogna averne scritte parecchie brulle e superficiali, ma non :l questo modo. Bisogna che ci si veda sempre un pensiero, uno sforzo personale e sincero, un certo spirito ge– neroso. i\la qui non vedo, J>Cr ora, che scim– miottatura urlatrice e un po' di \'anitosa mali– gnità. A noialtri questi giornali dovrebbero far piacere, giacchè sono, per certi versi, la parodia e la caricatura della Vocr ed è bene che quelli che han dato addosso a noi, chiamandoci igno– ranti e screanzati, vedano che c'è una certa differenza tra il nostro modo di fare e quello di questi ultimi \'enuti. Ma questa soddisfazione egoistica, se per un momento ci diverte, non ci appaga, anzi ci attrista. Noi desideriamo sin– ceramente che tra quei gio,·ani a' quali oggi parliamo cosi duramente si le"i qualcuno che di tra le sciocchezze e le pose piccine tro\'i la sua strada e ci sotterri tutti quanti. :\la per ora, ragazzi miei. s.i va mnle 1>arecchio. C10,·ANN1 PAr1N1. Il Comitato per la pubblkailone degli acrltll di Marcello Teddel: (presso /...t1 l'ore, 42, via dei Robbia, Firenze) ha già raggiunto circa due teni della somma occorrente per le spese di stampa, e prega quindi tutti coloro che intendono sot– toscri,·ersi a farlo prontamente inviando le schede firmate al nostro indirizzo. Vita d'Arte Rivista mensile d'Arte Antica e Moderna SIENA - 4, Piazza Abbadia,4 - SIENA CONDIZIONI D'ABBONAMENTO ITALIA ESTERO Anno . L. .. I Anno . L . 40 Semestre . » 16 Semestre . ,. 22 Un fascicolo Un fascicolo separato. ,. 3 separato. > 4 Nel prossimi numeri ci occuperemo dcli' rlrlio11 Frcw(1,is,· con nrticoli di Jean Florence, t un'in– ten i... ta con l"it·rre La~scrrt.

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