La Voce - anno I - n. 34 - 5 agosto 1909

LA VOCE 139 11011 è facile, anzi richiede quel che a1>punto non si può pretendere da chi desideri pili leggere che s1udiarc un cla10 libro. Vice\'ersa, nei cataloghi delle nostre case editrici non \' 1 è forse mai s1:i.1a tania penuria di classici italiani come in ques1i anni. Fall:tsi rnrn e costosa 1:-igrnnde Naccolla milanese della Società dei Classici ; rare anche pili, se non costose, le numerose edizioni, quasi tutte a tiraturn limitat.1, di scriuori del trecento curate uella prima metà del secolo scorso d,1i puri• sti ; per gran parte esaurite le collezioni nazionali ed umanistiche prodotte nel miglior periodo del risorgimento; la libreria it:11i:rna di questi ultimi trent'anni non ha avuto nessuna grnncle iniziati\·a, e A'è contentata di produrre au1omaticame11tt: le edizioni (1iplomaliche e critiche dovute alla parti~ colare industria dei filologi. Ma 1111 testo pubbli– cato con ortografia antica, munito cli un pesante apparato critico, è c1uauto cli men leggibile si 1>0ssa dare pt:r 1111 giovane, per una persona !'-ent· plicemente colta, per un non filologo, seuza con. tare che è sempre relativamente costoso ; e le edizioni critiche e cliplom:ttiche, destinate sciu:a dubbio ad essere utilissime per le nuove edizioni umanistiche, sono perciò rimaste compiutamtmte imHtive, fuor che nel circolo degli studi stessi da cui uscivano. Non p:.rlo delle edizioni scol.tstiche: alcune ve ne sono mirnbili, ed utili anche fuor della scuola; ma troppo spesso i crite,1 rigorosa– mente scolastici delle scelte, la pedantesca sovrnlr bondanza delle note, e non di rado la trascurnuza e la fretta dovute al moltiplicarsi, per ragioni tutt'altro che di cultura, delle collezioni, le rendouo inadatte al fine che noi ci proponiamo. Amd h:. men buone nuocciono alle migliori che pure me– riterebbero di diffondersi. Delle edizioni nazionali ba p.1rhtto il Papini in uno degli ultimi numeri della Voce; ed io pa,-ole 11011 ci appulcro. So che mi si obbietterà : ma non sono ancor vive le magnifiche collezioni, ad esempio, del Bar– ~ra e del Le Monuier? Uscite, amici miei, dalle vostre biblioteche l>en forni1e, e guardale i C.'\ta– loghi attuali della Gialla, della Diama11le, della Na::io'1nle; sono simili a campi di battaglia con le file enormemente decimate. Scorrete i bellis– simi Am,ali bibliog ra/ici della casa Barbèra ; Co• aosco pochi m,ri pitì vivi; rnppresentano con mi– rabile ellicacia un intelligen1e e operoso fervore di opere par1icol11rmente nel decennio che va dal '6o al '70 i gli anni seguenti, le edizioni clas– siche si fan sempre più di melo, es' es;:iuriscono, e l(l)t.~SO r-apichm1ente, senza che si1rn ristam1><"le, quelle del periodo anteriore. ti Citr<lucci avevR dettalo una Nola della Diamanie (pp. 131-2 degli Annali), che, attuala, avrebbe fatto di quella Bi– bliotechin<" un magnifico quadro della vita intel– lettuale e fan1astica dcli' Italia: ma in tutto non ne curò se non quattordici volumetti, dei quali soli cinque de' meno interessanti, sono ,rncorn in commercio. Simile proporzione si set ba per tulle le edizioni Harbèra, ed oggi invano v1cerchereste, per non dire che del trecento e del cinquecento, i Viaggi ;,, 1è,·ra San/a o le Le,:xe11de (ed. Del Lungo) o gli scritti di fra Bartolommeo, o le no– velle del Sacchelli, o le lettere cli Santa Cate– rina o le rime di Cino e de' minori o la Fiam• •ella del Bocc.iccio; o ancorn le satire e le com– medie dell'Ariosto, le commedie e I' Arie della g1'erra del ì\T;;.chiavelli, le rime cli Vittorio Colonna e di Gaspua Stampa, I' Apolo~·in e gli Sh'accio11i del Caro, o le opere minori del Tasso o quei bizzarri Marmi del Doni : e cosi degli allri secoli. Lo stes~ è avvenuto delle edizioni Le i\lonnier: casa gloriosa e vernme11te nazionale dal 1 50 al 70, che si fregiava de' nomi cli Guerrazzi, Nicco– lini, d'Azeglio, e ristampava Alfieri e rivelava Fo– scolo e Leopardi, oggi non ha più in catalogo nemmeno tutti i volumi degli 11h1mi due, si che alcune prose capitali ciel Foscolo sono divenute introvabili fuor che nella libreri:1 antiquaria. Ben– chè il Le Monnier abbia ristampato molte delle sue ed1z.ioninella Na1.io11a/e J,fco11omica (che è l'ultimo rifugio de'nostri classici). pure moltissime, e non le peggiori, sono esaurite senza risrnmp.t: il Filangeri e il Beccaria, ad es., curati cfal Vi\lari, le Opue mi– nori dell'Ariosto, curate dal Giohert1, il Libro del– l'A,./e del Cennini, curato dal Milanesi; e poi: l'Ala111auni, il Huonarroti dcli.i Fiera e della Ta,,cùr, il Colletta, Luigi da Porto, il Celti, il Panciatichi, il Pania, il !;assetti, il SeKneri, cd altri. Nè d'essere queste collezioni oramai simili a ci– miteri, incolpo gli editori: il loro ristagno è dovuto da 1111 Jato al fatto che gli eruditi e i filologi vollero rifar da capo, risalendo ai codici e alle antiche Stampe, tutto; dall'altro, al chsinteresse del po– polo italiano per quel eh' è più suo, proprio de' Primi tempi della terza Itali.i compiuta. Una sto– ria delle edizioni è infi11it.1men1e pili spirituale che uon si creda. E le brutte edizioni della Classica &ononaca del Sonzogno, iniziate appunto verso il '70, so110 testimonianu d'un nobile sforzo. con• tenuto entro umili forme, per I' :wversità dei ttmpi, Ma, se carità di patria non ci vela gli occhi, i tempi sono mutati: l,1 conoscenza e la curiosità aument:mo insieme, e troppo spesso quella è co– stretta a rimanere par1i,1le ed esteriore, questa insoddisfatta, dalle reali difficoltà di procurarsi e di possedere i testi. Sup1>liscono le bihlioteche, ma im1)erfettamente, e solo per gli studiosi; ma i giov:111i, e le persone colte e gli studiosi non fi. lologi, i quali dedicherebbero i loro olia in quelle letture, 11011 lo f,111noappunto per la poca oppor– tunità che n'è loro oHerla. Una nuow, collezione di classici, semplice ed economica, munita di succinte note bibliogrnfiche e storiche, di glossarietti pe1 testi pili autichi, cli /d11/s o cenni metrici e lingui– stici, che sul tipo dei Temple's clnssics. ad es, o di alcune edizioni scolastiche di Cambridge, raccogliesse e volgariuassc.; il frutto degli studi cli erudizioue <~ cli filolo~ia, meltendo alla portala di ognuno gh 11critti meilio s1g11ificati\ 1 i clei nostri autori, in corretta le1:ione e nella loro giusta luce: sarebbe, io pPnSO, un'opera ri'-ponclente a molti bisogni, e suscitatrice, " su,1 vol1a, di nuove cu– riosit:\ e nuove conoscenze. Agli s1ra11ieri curiosi della nostra le1terat11ra, bene spesso noi clobbfomo rispondere che il tale o tale altro autore è introvabile: una IIU0\·a col• lezione risponderebbe anche a questa richiesta, e non serve dimostrare quanto sin per giovard l'ac– crescer la conoscen,:a e I' nmore delle cose nostre fuori de' confini. Tanto è vero e re.ile questo bi– sogno, eh' essi non hanno atteso che vi provvf9- dessimo noi. mn noi prendiamo dalle loro mani la sola edizione compiuta <li Oantt:, q11ell:1 cli Oxford. o i ,•olumetti della Bibliolltrca Romanica del Gr0l,er. Fino ad un certo pnnlo rispondercbhe :.I no– stro <lesiderio la troppo scar:-:a Piuoln /Jiblioleca llnlin11a del Sansoni, 1>~r la quale ad esempio il Torraca curò una scelta assai significativa del.tea– tro italiano del duecento e del trecento, e il Ca– sini riprodusse, ma forse spogliandola troppo, la edizione CMdnccinnit del Polizi:tno senz.t l'appa– rato filologico: m.i oltre a non avere molta vita– lità, essa ha un difetto capitale, quello d'essere una bibliotechina. Que ..to vezzo tosc::1110dei liber– coletti serve assai 1>iil H dar,· la compiacenza di possedere in poco spazio molta materia, che non ad invogliare :t leggen: seriamente: unch; il for• malo della nuova colle;,:ione s'è spontaneamente determinato in quelle che si fanno oltr'alpe, nè varia molto dalle innumerevoli inglesi, alla Ta11ck- 11ilz, alla /·lesse. Da noi, invece, il vez1.o è giunto fino alle edizioni microscopiche o quasi, graziose come gingilli, ma altrettnnto inutili. Si facciano per gli autori il cni valore è spro– porzionato ,1.lla mole dei loro scritti, scelte rap– presentative sul tipo ini:lese, e con criteri ben diver– si da cp1elli che presiedouo alle scelte scolastiche; dei maggiori si diano tutte le opere, come fa splen• didamente la I-lesse cli Li1>sia ; si restiluiscano agli italiani i loro ~rillori di scienza. dal Viviani allo Spallanzani, (!al Redi al Savi, ottima cli:o.ciplina per lo stile degli scien1.k,1i e per la menle dei let– terati : dei minori si facciano raccolle sig-nificative, come pel piccolo elegante Parnaso llalia110 rece nel settecento il Zatta, dal dolce stile agli arcadi, dai petrarchisti ai berneschi, per rendert- lo spi– rito di tutta un'epoca talvolta meglio visibile ap– J>unto in coloro che pili soggiacciono ai tempi e alle scuole. E giungerei fino a consigli.ire, ora che si discorre :tS3''\i spesso di decadenza e di secen– tismo, giudiziose scelte di paidne di degenernzioné letteraria, dnll' 1/yjmerolomacl,ia, a Fidenzio Glot– tochrysio l.udimagistro, medicina clell'auima na• zionale secoudc- il metodo di 1.icurgo. Uella nostra letterl\tura religfosa e poJ>Olare, si resuscitino i Leg– ge11dnrl, gli Assempri, le Colla::io11i, le Prediche, le Laudi, le Sacre Napprne11/a11::e, dove vive in cosi schietta veste, un'anima cosi forte; e rapporti diplomatici (chi legge oggi Rinaldo degli Albizi o il Cardinal 8entivoglio 1), t" lettere di negozi e fa. miliari, e memorie udii e irmlili (povero Carlo Gozzi!), e polemiche, scritti prepMato,T all'azione (dal Prima/o. che non si trova. del Gioberti. al d'Azeglio, al Guerrazzi, al Balbo) c! faran cogliere in ogni momento e in ogni piega della storia l'at– teggiamento spirituale necessario dell'uomo colto italiano nella vita pralic--a italiana. IV. Si faccia meno di c111d eh' io clico, se in al– cune parti è lroppo; si faccia :u1che più, chè le mie parole non es:1.11risco110hl infinila materia; ma soprattutto si renda :.gli italiani il loro patri– monio spiriurnle, epurato e aHinato e compreso dai lunghi srncli severi. Sia. almeno come possibi• Jità, di tutti, quello che oggi è di pochi. Ed io credo che I' impresa non sarebbe stolta nemmeno ,fai punto di vista commerciale: ho detto dei bisogni reali .ii c1uali ris1>0nde; e non ho p:irlato delle biblioteche, delle bihliotech1ne 1>01>0lari,milirnri, marinare, ecc. che si moltipliM Bibloteca Gino Bianco cano in I1a:lia e di cui essa sarebbe, J)er una sua buonl'l parte, il natural nutrimento. E se non ba· srasse, io ho fede che ancora si troverebbero e abbonati e sostenitori; se un:1 c.isa editrice non avesse da sola l'ardimento, perchè non la assicu– rerebbe una società di perso11e colte, riprendendo una dimenticata tradizione della libreria italiana? E ancora, poche copie di lus'-0 e rileg<"te, ,•endute .igli strnnieri ed ai ricchi, gioverebbero as;;;aia tener basso il prezzo delle copie usuali, destinale alla diflusa ed umile opera di cultura. Senta il popolo itAliano scorrere nelle sue vene il suo sangue; e preparandosi all'a,,venire, possa prima rermarsi a considerare la propri.t imaginc piil vera e migliore nello specchio delle opere dei maggiori. HAFl•ARI.I.O P1cco1 I. Caratteri. 0lovanoltloo dalla cruatta, si, chiamo pro1>rio te. E tu ti sei volta10 facendo roteare il ha~toncello di bambusa, elastico e vuoto come la tua spina dorsale. E ti sei trovalo a 11111so a muso con 1111 gioviuastro che ha impolverate perfino le scarpe. Che ,,uoi? sono andato in cam1>agna per ri1)()sar• mi: tu allora uscivi fresco fresco dal tuo im1>iego dove oltre che cianciare e fumare bisogna auche leggere il giornale 1>er : lm1111uz.tr tempo e noia. Ed eccoti al p:,sseggio. Su e giù, gil1 e su: gu:udi, commenti, rasenti, godi. Poi cli natie, oltre le cinte daziarie, se An– netla fu bonina e gli amici allegri e il vino gustoso, tu canticchi con nccomp;:ignnmento di chitarra, tra il e ,rira la In ro/a • e il e cio11#cl,i11a, cio,, >, l'mno di GaribRldi. Compiendo il dovere di buon pa– triotta. E da buon fratello conduci :ti ballo la so– rella che è amic:1 di lei, quella che passa, già: piede sinistro in avanti, mezzo i;:iro cli braccio, a(ferrare con garbo 11 cappello, eseguire il saluto d'ampia periferia inclinando il tuo bel faccione da cretino sorridente. E anche l'umanità ti preoccupa quando arringhi nei comizi, vero? La vita insom111a in tutte le sue pii1 importanti forme. E va bene: ma noi, gentagli.i, brutalmente amia– mo la vita. Da ~lvaggi. E quando calati giù a•piom• l>0 dai nostri so~ni la vediamo illanguidirsi sotto i vostri braccini s1>elluzzettati e il vostro alito in– sipido lordarle il viso come i cani le cantonate, l'abbranchiamo furibondi quesla nostra g;rancle e bella amaz.zone che vuol pugui e baci e morsi e attanagliamenti virili per darsi nuda sulle sloppie della landa o sul lastricato fetido della città, via dai nascon~Hgli d'ombra e di ipocrisia, sollo il sole che palpita di consenso e gioia. Tu - dio, come ti sei schifato I - tu la pizzichi, la vita. Ti sei educato le dita e il senso sulle sartine. Ti dicono esse;: - Gil1 le mani! - E s'infregolano di gusto, certe cli 1>oterti mostnu trn poco le lividure. E dunque tu tenti d'jllividire anche la vita. Per questo :11caffè, fra i 111oieguali, dh:;serti di arte, di politica, cli scienza. Sparli molto: e fa il tuo c:omodo. Ma it!ri ti ;;en1ii dir bene di Dante. Hada ; è 1>ericoloso. Q11alcuno potrebhe mescolare un 1>0' di canto 111 e XVI II del!' Inferno e ficcar– viti dentro. E allora il vestito nuovo che non hai neanche pagato? s. s. Il piccolo plnch. - La signora sdraiata sul largo sofà; egli il 1>iccolo pinch. su lei: e tan10 soave– mente le pieghe della veste gli vellicavano la pelle nervosa mentre il suo musettino dormiva sul fior <lella pancia cedevole della padrona ! Anche lei dormiva; ma di tratto in trntto le si socchiudevano le pupille e guardava, il mento sul seno, il pinch ronfant~: la signora, caro pinch, è 1>iù resistente di te e vuol ridere e scherzare di nu0\'0, Onde bianche dita aHusol:lle ti stuzzicano; e - a1>el ! - ti svegli. E allora piccole striclfl e baciucciamenti e capitomboli e leccamenti sul largo sofà. Buflo tu sei, piccolo 1>inch ! Ne:mche R metterti 1111 dito in bocca, sai mordere. E se ti pizzicano, beli ; e se ti biscottano, tremi ; e se pnr– lrm forte, sussulti. Eppure l'altro Riorno il piccolo pi11ch tra il so11110 e la veglia com1>rese che ormai l: disonorevole essere il e canino della signora•· E poi, udito nella strada un ringhio forte, 1)()i un altro e 1111 altro, come un coro di botoli auannanli i farabulli, pensò che ora dovevano esser cli moda i rini:hi. E ringhi.indo sgusciò ruor della porta: per pi• sciAre, credette il portinaio. Invece lui andava a lìberare il mondo dagli indegni cli vivere. E V1Ja11. 1 vu,w I contro il brav'uomo che tirava il carretto pieno di pacchi e l'innocuo pacifico che tornava a casa dal suo lavoro e il penente che domandava l'elemosina. E z•11n11 I e :>11a11 ! e twa,, I 1anro che un l>0tolo accorso tirandogli delle brutte z<"mpate lo persuase a ri1ornar a casa sua. Orn - Achille uelif, tenda - il piccolo pinch torna a dormire fra la gonna ddla 1>adrona. s. s. I discorsi dell'Egregio Collega. l'amico personale. - Dice I' Ei;rreKiO Collega: 11 Tal dei Tali? Altro che lo conosco I È un ma– riolo p:ltentato, 1111 bricc-one con I' unghie piil lun~he del desiderio. lm furfautdlo furbo e scal• trito, che non c'è \·crso di coglierlo con la m:rno nèl sacco. I I:!. fatto di tutto: '-Ocialista e: bor– ){hcse in,;ieme, parava le lasche ai banchieri C:11- tolici e :ti cassieri proletari. poi buggerò gli uni è i:-li altri per un ricco massone, -.po.;() una g'ros.c;:1 dote e ora fa l'uomo ri-.pettabilt• rn1>presenta11tc la moralità con cinquantamila lire di rendita aJ. l'anno. Che ca11ng-lia, caro mio! Quanto ;1 c;1uzzicarlo. a n1tnccMlo, a dirgli sul muso quel che ._i merita, è u11 ahro paio di ma. nichc. l.ei è padronissimo di farlo dove vole, 111:1 non qui. Pcrchè, g-lie lo dchho dire, il Tal elci Tnli l· 1111 mio :unico personnlt·. e per quanto po,;..,n dis,.enlirc da lui ... ecc. ecc. Libri da ,·endere. - C-he bel libro, i": \ tro? JI. lu-.tratu bene. stampato meJ,:lio, col nastrino cli .-.eta per !<>C.l(nare i ripo-;i: di 1111 buon editore, t· orn rie parlan pnrccchi. I.' hn scritto il Tale, 1111 t!CCellentc amico della rivi-.ta, ... bisognerà llirne bene. I la capito? (Jualtro paroline ammodo, the ne ,i:!. contento. Se no quc:-1canchero è c:,– pace d'arrabbiarsi l' di formi un tiro 1>el mio romanzo che -.1a pt:r 11._cin:. i~ 1·0-.1permaloso ljllt:11' accidente! TcnKa, tenga. ma dopo ... me lo riporti - e -.enza taKlinre: tanto c--hc ha proprio bisogno di leggerlo? E 1111 buon libro e basta .. Ah s\? I.ci ha di quc-.ti scrupoli? ma KUardi cosi di tralice, in meuo .1llc pagine, ci si legge bene lo Me<.so.... c poi ... tanto non glielo credo che lo \"O~li:1. legJecr ... 111 ,uio. lo. \edt-, non l'ho mai letto quel che scri,c il nostro amico - e 11011 hu rimorsi, -.a? 1wrchc un giorno, o non ci fu un di!' miei fij.!li11oliche ha il \'i✓.iaccio di co111111arlihl'i. che mi tro\·ò sopr;1 un c,1rrct10 I' uh imo libro mio cli poe:;ie. regalalo al nostro ,unico, e co11 tanto di dedica? E ... a, neppur ta– ;.:-liato, l'nvea, qul'lla canaglia, capi,;ce? neppur tagliato! 10 1 almeno, In dedic.i la <itrappo - la tiro \ in - cosi - vede - e pili ,;icuro ... pili decente, no? e si ,·cndc 111t::glioil volume. Pcr– c--ht·. capi!-ce·. se dt>\·Cs..,i leggere. ci \'Orrebb' al- 1ro. col mio mcs1iere ! leKKere eh! che peda11te– rie ! eh, '-e leKgl•'-'-Ì. c:iro lei, lo -.a cos' m·\·c:r• rebbe? avverrebbe, perdio. che non c.criverei pifl, i.:aµisce ! Recensioni. - Sentr1 un po' lei che -.'occ1q>a di le1ter:1111ra, è parecchi(, tempo cht' non se11e parla, nel nostro f_:'iornale. Bisogna dirne qualche co~a: ..,a bene che in ltnlia un giornale ,;cnza lettera– tura 11011 pare neppur(' italiano. E poi molti -.i lamentano: a che cosa ,,i ser\'e un giornale se 11011 parlate cli libri? lri11.;1issi1110,non le pare? Che cosa mni ,;i può fare in un giornale SI! 11011 '-i parla di lihri? A c1uc<;10 modo finiamo 1>er O<ita– C()lart: il commercio. Perch(· i libri oggi si fanno con gli articoli, mc lo ha detto nncht.· X, il ,-:rande editore: poi si scri\'0110 articoli sui libri O arti– coli -.uj:"li articoli cl1t' pnrlnno <li lihri; e infi1w '-i r:1dunano que-.ti :1rticoli e se ne fa un libro che si offre all'editore <lei cui lihri si t\ detto meglio, e c:;j fanno '-Cri\'ere altri nr1icoli in lod(• del libro, Non è cosl? N()n foc(·ndo così si fa del male a).!li nutori e ag,li editori, e; chi ci reMa d'amici? Dunque. , cnti:l.mo che i.:o:-a e' t.· cli 111.10\u. Il romanzo di ,.\? Non mi par roh,1 per noi. i•: 1111 tipo, quello. che vuol fart.' l'ark sul <;crio: ._i im– nmJ,fini un pò: Ke parleremo qtmndu snrà cele:brt·. E uscito di ARDENGO SOFFICI: 11CasoMedardo Rosso Un volume di JOO pagine con 20 Hlustrazioni L. 2,50. Chiederlo ai librai e atl'edi– lore Succ. B. Seeber, Firenze, Via Tornabuoni, 20. Gli abbonali alla VOCE o a VITA D'ARTE potranno averlo p<r L. 1,50. li volume < la VOCE da oggi lino al 1910 (20 numeri) per L. 3,40, invece di 4,50, inviando cartolina vaglia alla nostra Ammini– strazione. Per gli abbonati esteri il volume L. 2,00 e insieme alla VOCE L. 4,00.

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