La Voce - anno I - n. 33 - 29 luglio 1909
&ce ogni giovedì in Firenze, via dei Robbia, 42 $ Diretta da GIUSEPPE PREZZOLINI $ Abbonamento per il Regno, T renio, T riest'-, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero ceni. IO. Anno I JI, N: 33 JI, 29 Luglio 1909. SOMMARIO: Il "patto d' ■lleaaia .. LA Voce - Augusto Murrl, li., ALDF.R·ro VtmKANI - Rlcorreue: La Ba1t11lla di Cualou, CKl'l'l':RE1.1.o - Lellerc Triestine, ANGIOLO L,\NZA 1 Sc11•10 S1.AT, ,1•1e:R - ll•h••I 1ll'Ealero, V.: Capplello, ARDF.NCO SOFFICI - I.a .irranmurlica, chi.I, G1usF.Pl'E PREZZOLINI - Accuse alla "Voa., Sc11'10 S1.ATAPER - Libri da leggere. Il " patto d'alleanza ". L'arte del comico 11011 ebbemai rnltoricosi efficacintgli tjfelli e cosivari neime;_:;J. qunnt<J inquestigiorniperi11disc11tibile td irricompema– bile merito dei nostri autori teatrali che liti– gava110 co11 i loro colleghifrancesi intorno al « patto d'alleanza » strl'llofrn autori e at– tori d'Italia. Gilr i dr.stiuoche rhi 11011 riesce n far ridere qt1ando SI' lo proponesul serio, faccia i11veariderequandod'esserseriosi pro– pone sul srrio. il pagliaccio eh, ci stomaca ,ull'aret1acoi suoi Jazz.irancidi}ri par buffo se escitoall'apertovuolparlarci dei desti11i del mondo t persuadercidella sua abilitapolitica. Gli autori italia11i efrancesi hmmo scomodato in questigiorni tropperose sacre,percbCuon si debbanutrir 1111 po' piti d'1111 vago sospello s11llalegittimi/a di q11rsto troppo frequenteai• vici,mmmto agli nltnri; 11011 roiitmti, infatti, di mostrarsiitttimamen/eamicidelrArte banno, ptr sopramrrcato,svmtolato la bandiera pa– triottica. Ma gli ,mi, comegli altri, non se– guo110 nè arte ,,e, patria: r, disp11ta110 per il de,,aro, quelli d'oltre alpe timorosi di veder scemata ,ma comoda rendita, quelli di qua dall'alpe desiderosid'aumentarla.Oggigli ar– tisti che faccia11dtl /Miro perchenel teatro provino """ completa soddisfazio11e del loro staiopoetico,si ro11tn,w sulle dita d'1111n mano, e ce 11'edi troppo.Gli altri 11011 SOIIO chefab– brirnt1tidi rmnmedie,veri e propri uegozia11ti, .!tn:{U 1k·ssttnintento d'arte. Gtd In lotta si imptg11a sopra due 110111i: Re Riccardie Marco Praga. Chi sia il primo, tutti sa11110: nego– z}antt di commedie francesi. O,i sia il secondo, non tulli ardisconodirlo, ma 11oi lo diremo. Anzi glie lo faremo dire co11 le suestessepa– role, lo faremo ritrarre dalle sue stessecon– fessioni. È lui, duuque,che inJerrogato percbt avtsse scritto I' Erede, rispo11deva : (e Ho scritto I' Erede per ,ma ragio11e sola: mi or– e-no dodicimila lire , l'Erede feddmente me le ha date ». È lui che spiegandoil per– chi della sua. produzione diceva. : « Cosi di– vttmi drammaturgo.Da allora ho scrittouna commediaall'anno perch,.,mi occorreper vive– re ». È lui che dommulntose il successope– mniario d' ,ma sua commediaavrebbepotuto i,u/urlo cc a mitigartila.crudez.z.a del dramma ,mturalistti con qualche pnrvwz.a d' iutreccio attoapiaure ·alpubblico)),rispondeva: cc Cerio. li pubblico ; parte menziale della co11cezio11e di un dramma. ,, È lni rbe,riassumeudotu/lo u,i tolloquio dove I' ù,terlocutoremo andava in crrw di pri11ripiie di ronfessùmid'arte, rispo11dtvancora: (e Cometi bodelloio dcYO scrivere un drammaalran110 per vivere.Quando il p11b/,/ico 11011 tte vorrlz piti saperedi me me/• ttr6 su bottega. n Qu,ste cose 1/;ceua 1\lfarco Praxa a Ugo Ojelli, , possono, mi pare, siu– golarmmle islruirri sopragli inlenli arlistici ~onchi 1wz.io11a/; di chi e oggi a rapo della Societ:i degli Autori, e da ragioniere ti' 11n'o– pt,'ll pia s'e fatto rapprese11ta11tr di quello cht si chiama tl'Dlroilaliauo, benché uou sia, nel seuso serio e, vero della parola, nè teatro ni ita/in,10. NI' co11d11dit1mo cl,,, il s(~uor ragioniereNlarro Praga è veramente oggia s110 postoe fa bmr a difmdere gli i11- ltressi della sua dilla: ma per raritl,, non ri stccbi, lui e i suoiamici,co11 l'arte e rou I' f– talifl. /lincnno loro o Rr Rirrttrdi t Jut(11m1 s1tsst1 rosa t rbi si intrrrssa nll'arlt• e ama dm.,vuo /{I patria, puJ stare simro rbt ,us– srma dtllr dut corre pericolo a/mno - o mrglio: rbt rorrouoJutt'edut lo slessopericolo. LA Voce. .I\UGUSTO )f URRI Il professore che anche da studente pubblicò critiche ai suoi maestri Frerichs e Virchow, e che dopo trent'anni d' in– segnamento dice a' suoi scolari: « Nella Clinica, come nella vita, bisogna avere un preconcetto, uno solo ma inalienabile - il preconcetto che tutto ciò che si afferma e che par vero può esser falso: bisogna farsi una regola costante di criticar tutto e tutti prima di credere : bisogna domandarsi sempre come primo dovere : pcrchè devo io creder questo? >, è naturalmente tutto l'opposto di quel diffuso tipo professorale contro il quale Carducci implacabile vibrava i suoi ful– genti sarcasmi, quando lo descriveva procedente co' passi della sibilla incam– minantesi al tripode e il tripode era una cattedra di legno più o meno tarlato, più o meno verniciato. Ci -sono dichia– razioni di l\[urri circa i rapporti tra ma.estri e discepoli, che non le direste di un maestro, ma piuttosto di chi ha scritto iJ capitoJo sul maestro in un Ji– bro de' nostri tempi su u la coltura ita– liana •· Quella che Giorgio Sorel dice sua ambizione, di contro alla inerzia dei discepoli esigenti dai loro m::testri la chiusura dell'epoca dei dubbi e le solu– zioni definitive, l'ambizione cioè di su– scitare in loro la ricerca personale e la fiamma nascosta forse nel profondo d'o– gni uomo che vive :::_ e: 'fiamma tanto più minacciata di spegnersi quanto lo spirito abbia ricevuto, già beli' e fatte, un maggior numero di teorie »--, que– sta nobile ambizione soreJiana è anche in ~Iurri tenacissima. Trentadue anni fa diceva in una lezione: « oggi chi pre– tendesse imporsi colla burbanza, col mi– stero e con asserzioni autoritarie si ren– derebbe ridicolo i il libero esame penetrò alfine anche nelle nostre scuole e l'i"pse dix,! fini per s~mpre. Qui dentro voi ed io subiamo tutti un medesimo dominio: quello dei fatti e della ragione. e da per tutto chi meglio. chi più sa, chi più per– suade, quegli è più abile, è elevato, è potente ». Oggi riafferma lo stesso pen– siero, anche in forme più solenni e re– cise: « Quel che vedete fare da noi non dev'essere punto una regola per voi. Non siamo sì stolti da proporci a voi come incriticabili, non crediamo nei privilegi degli altri nò di noi: l'unica raccoman– dazione illimitata che perciò vi facciamo è di ponderar tutto, di discutere tutte le opinioni, di non concedere alcun valore alle autorità delle persone: solo una cri– tica sana e severa del le cose deve per– suadervi che siete nel vero. Per la no– stra coscienza scientifica un ossequio solo è legittimo : l'ossequio ai fatti e alla ragione >. E dice a' suoi scolari : « la mia autorità (se pure fosse una) deve valer zero per voi, come vale zero per mc quella degli altri: l'errore della mia mente non potrebbe scusare voi se non aveste cercato di preservarvene », e la– menta che ci siano clinici che insegnano per sentenze e per aforismi e scolari che portano a casa col tesoro degli aforismi gli errori dcli' insegnante; nel qual greg– ge e da quei pastori si formano poi i moltissimi che « trovano qualche nome Bibloteca Gino Bianco da invocare e non s~nno riflettere, per– chè nessuno li ha abituati a pensare di– versamente dai maestri e dai libri ! >. çon tutto ciò l' in:Wgn:imento di 1\furri è una scuola perseverante di modestia intellettuale e di dubitare benefico e di diffidenza contro quell'affermare reciso che • passa per indizio di grande sa– pienza nel pubblico e perciò non c'è un ciarlatano che esiti.... Se le domande concernono relazioni non ancora osser-· vate nessuno di noi può vergognarsi di confessare che non sa. La vera, la ver– gognosa ignoranza è tutta di coloro che pretendono delle risposte tuttora impos– sibili, o di coloro che s'ar'rogano di darle facendo asserire dalla scienza medica cose che non furono mai dimostrate e che perciò non sono degne di essa •. Ora chi conosca un po' l'ambiente me– dico più in là delle feste dei congressi con annesse glorie e rivendicazioni, e vi conosca dentro, accanto a molta sapienza e a molto eroismo, anche qua e là del marciume in buon dato, potrebbe esser tratto a pensare che tutta la splendida pro!Jaganda di austerità intellettuale fatta da questo Maestro abbia avuto fin'OIII una piuttosto scarsa virtù dr penetrazione e d" infiltrazione. Che se qualche disce– polo ne fosse pervaso e posseduto fino a farne la regola a cl\i informare la vita, ogli ~orse si troverebbe a rinnovare un poco la figura dello scolaro reduce da Bolo~na nella novella di Franco Sac• chetu. • Disse messer Ridolfo: E che bai fatto a Bologna ? Quelli rispose : Signor mio, ho apparato ragione. E mes– ser Ridolfo disse: Mal ci hai speso il tempo tuo .... O che ne farete s'ella non s' usa? ». Non si usa la ragione, anche in senso più largo di quello della no– vella, e non si usa la critica, anzi si odia : e la si sopprime in sè e la si pu– nisce in altri: e le colendissime autorità più o meno universitarie e i professoru– coli arrivati la scomunicano sotto nome di loicismo, di violenza e di ribellione. La libertà intellettuale è una virtù peri– colosa dove prospera l'arrivismo lustra– scarpe prostrato in untuose e bugiarde umiliazioni, accarezzato da sorrisi pro– mettenti e gentili. La ragione e l'auste– rità intellettuale sono insieme una za. vorra incomoda quando • sopra idee puerili gabella.te per esperienze ». non solo si sono vinti i concorsi, ma, dice 1\Iurri « si sono fabbricati preparati, si sono fondati gabinetti di cura, si sono quasi creati dei medici specialisti, sono str1-te. d~l use le speranze e alleggerite le tasche cli mille malati », mentre dura nelle terze e nelle quarte pagine, a suon di nomi fan°1osi, il mercato di rimedi infallibili. e Quella quarta pagina - scrive Murri - ò uno dei tesori della povera gente. Con cinque centesimi ap– pena costoro ricevono i consigli di me– dici illustrissimi, i quali li assicurano che le cartine tali o le acque tali altre o la mistura x guariscono il loro male ... 1 Badate! Non son sempre fruttivendole o ciabatti~i questi cultori della quarta pa– gina! Anche dellr dame che divorano almeno un volume cli r lachette tutti i giorni, anche eruditi che han letto i dia• loghi di Platone, sono fra questi sapienti. Che dico? Ci sono anche medici illu– strissimi e colendissimi, i quali pure pre– scrivono questi rimedi infallibili che gua- riscono tutti i mali, ma specialmente gli inguaribili >. È il più modesto uomo che io cono– sra. Per virt•Ì di una mirabile sagacia egli è stato (lo notava in questi giorni Perusini nei Folt"a Neuro-Biologica di Lipsia) di profonde e fecondo idee pre– cursore nella sua scienza e nella sua arte. Non mica che gli soccorressero fa– vorevoli le circostanze e gli aiuti mate– riali dei poteri pubblici e di quelli che dovrebbero essere ministeri di pubblica istruzione : ·- « sono sette anni, scri– veva nel1 1 831 che chiedo e sette anni che non ottengo un laboratoriuccio qualun– que per fare degli esperimenti » i e fin verso il 1890 e dovevamo contentarci - scrive altrove - di una piccola stam– berga della soffitta, dove eravamo tolle– rati appena dall'Amministrazione ospita– liera- ». Così è: le nostre classi intelli– gentemente dirigenti, a volta a volta scialacquatrici e taccagne, lasciano solo Sanfelice nella sua lotta col cancro, e mandano :Murri ne' suoi anni migliori a far gli esami del sangue in una soffitta. La pianta di virtù qui cresce ancora per– chè i muli se ne facciano strame. Ciò non ostante, per sola e nuda virtù di una straordinaria perspicacia, essendo e– gli assertore primo di alte e feconde idee nella sua scienza e nella sua arte, non s'è data mai la più piccola cura di farne accorti i moltissimi i quali, diceva Leopardi, « se tu non ti lodi da te o non ti fai 'lodare da altri, spontaneamente non faÒ.no motto per grandezza di va– lore che tu dimostri >. Io l'ho sentito molti anni or sono, far lezione sopra un malato di emoglobinuria da freddo, senza che mai gJi avvenisse cli accennare che era pur suo uno studio memorabile e fon– damentale su quel morbo. Nessun cipi– glio di caposcuola in lui ; è anche suo il pensiero di Carducci ; « io non sono il capo nè la coda di alcuna scuola o parte o accademia o consorteria : quelli a cui fa comodo e piace possono imagi– nare una scuola bolognese, ma scuola bolognese non esiste ». Perciò a un con– vegno in due volumi delle Scuole Ita– liane di Clinica medica, non consentì di· partecipare. A Bologna, egli diceva, una Scuola (nel senso partitivo e figurativo e accademico) di Clinica medica non e– siste: ci sono solo degli studiosi dispe– ratamente fedeli al processo logico: os– servare e inferire, obscrvatio et ratio. E poichè la prima conciizione per rendere efficace il lavoro della ragione è che essa sia alimentata di fatti molti e buoni. perciò le storie dei malati che si leggono nella lezione clinica del 1\rurri sono le più lunghe e le più noiose. Egli le a– scolta con profonda intensità di racco. glimento, e, se l'uditorio non dà prova di altrettanto stoicismo, se ne affligge come di mancato rispetto al la serietà dcli' indagine. Allora comincia la parte che più specialmente è sua, io direi che so/u.m è sua. e: T .. a parte che tocca più a me è queJla d1 desumere dalla grande congerie dc' fatti raccolti un' idea che sen·a a comprenderne le relazioni reci– proche di coincidenza, cli successione, cli causalità. Questa è educazione prevalen– temente mentale: perciò I' importanza di essa non è valutata molto da tutti •. Nascono allora li per li quelle splendide sintesi che saranno sempre l'ammirazione
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