La Voce - anno I - n. 27 - 17 giugno 1909

LA VOCE conteggio, e anche ceni « puri matematici » che pervennero all'alloro universitario per la parca via del corso tecnico e, come Baldas– sarre, si trovano sempre un po' mancanti di fronte agli altri colleghi d 1 origine classica? È naturale ed umano che chiunque avverta d'ignorare qualche co,;a in confronto dei propri pari, inclini a non ritener punto ne– cessaria quella dottdna che a lui per qual– siasi caso è mancata. E cosi focero quei bravi professori e diedero il loro primo calcetto a certi « vecchiumi ». Anche gli innumerevoli discorsi e discorse che oggi si sciorinano sul!' istruzione pratica e popolare hanno finito per pesare non poco sulla bilancia dei cervelli a coltur:1 ristretta e a forla bellamente 1raboccare verso l'umile concelto di un, is1ruzione medi11 che fosse tutt'al più un compleme11to e un perfozic,na– mento della scuola elementare. Ì\leno uno sa - anche questo è naturale - e p1i.1 tende, sia o non sia professore, a dare importanza alle preoccupazioni pili miopi e superficiali del bisogno immediato e materiale e clell'at· timo fuggente; egli vede cono su di un campo visivo limitato e non può avvertire e sen1ire gl' intenti e le preoccupazioni che sorgono soltanto in chi ha potuto acquistare senso storico e quindi in condizione di mi– r.ire pii.I ampio e piì1 lontano. Del beotico esito del refermdum furono benemeriti anche parecchi grossi e piccoli ho1111eb· della Federazione che facevano e forse fanno ancor.a all'amore - direbbe l'Oriani - cogli --: ergastoli sindacalisti ». Cacciatori cortigiani del facile plauso e della inesora• bile lndulgema dei circoletti e delle osterie al garofano rosso 1 con una esilarantissima Ìrovata degna da\'vero di capileghe, non si peritarono di sostenere quella cara « scuola unica > come espediente prezioso di ugua· glianza e comunanza scolastica giacobin.i. Non mancarono infine di cooperare al suc• ce~so della votazione comunista i magri re– sultati del\' insegnamento classico impartito da tanti frusti e denutriti campioni del clas– sicismo, disseccati dai bizantinismi del me– todo più filotei1tone che (ilologico 1 che fa studiare Cicerone ed Orazio non per se stesso e per il suo valore estetico e morale, ma come pura occasione a passare in rassegna tutto l'esercito tedesco degli emendatori cri– tici del testo. La conoscenza omeopatica e frammentaria delle letterature classiche, ine– vitabile conseguema di questo metodo, pre– scritto indistintamente al professore univer• sitario e al modesto docente di ginnasio, ha soppresso pressochè ogni rervore di simpatia dell'insegnante per il proprio insegnamento, ridotto a un grigio lavoro di traduzione mec– canica, non \'Ìvifìcato da quella più larga e geniale interpretazione che solo può fare chi ha signorile familiarità con tutte le let– ter:?ture, e non chi copre le sue miserie con l'orpello delle etichette di Lipsia e di Ber– lino. 1\la ora, ricordandomi della tirannia dello spazio, devo in fretta conchiudere che l:1 ri– forma della scuola secondaria dovern signifi– care, da un lato sfollamento e ad un tempo rinforzo del corso classico nel suo elemento fondamentale, dall'altro, crea7.ione di nuove scuole di istru1.ione pratica media e popolare. Invece. i calligrnfi 1 i ginnasti 1 i contabili. gli aritmetici a prezzi popolari ed ahri professori ed anime secondarie, tutte menti tranquille adagiate in un beato semplicismo, ed anche ceni cattedratici ampollosi, certi rabbini della Federazione che si son messi a fare i Par– pagnoli della scuola per un tozzo di batti– mani da un uditorio di coscienze ed orecchie evolute, abbacinati dal sole de!l'avvenire, in– tuirono, per il bene dell' umanit~ una scuola tecnica unica univers1le 1 purificata da qua– lunque anticaglia classica che non interessa punto, anzi offende le suscettib1li1.\ ugual1ta• rie del proletariato e il suo sincero amore per la semplicità di spirito e cl' idee. Senonchè, con tutto il rispetto ai suddetti rabbini, amorosi cultori di pappagalli co– scienti e plaudenti, io penso che per gli alti uffici e professioni dev'essere riservata una coltura di solido fondamento che ponga I' uo– mo in grado di fare almeno uso decoroso dello strumenio del pensiero 1 voglio dire del linguaggio - presupposto. questo, d'ogni scienza e dottrina, come è Palfabeto d'ogni semplice lenura - 1 e di farne uso senza incappare in quegli equivoci e deformazioni ortografiche e verbali che sono così frequenti nella giovine e colta generazione dei panuc• chieri, lettori inderessi di tanta patata stam– pata e illustrata. Inoltre, a chiunque non sia un perfetto analfabeta può anche interessare che la scuola secondaria, , iatico agli studi superiori, con– trihuisc:,. a mantenere, almeno nella parte pili illumin~ta della socie1:), nel suo i:tato maggiore, il culto di gloriose tradizioni e ma11ifes1,11:ioni di pensiero e d'arte, quel pa• trimonio ideale insomma che costituisce il substrato fecondo eia cui attinge forza ed alimento perenne la continuità della vita e del sentimento nazion:ile. Cosl bisogna in– tenJere la I iforma della scuola se si vuole una buona volta meltere insieme una nazio– ne degna di rh-petto, 1111 org.1nismo politico 1 provvisto di sano cervello dirigente, e non un animale decapitato in preda a tetaniche con,·nlsioni pci:telegratiche 1 tramviarie 1 sani– t.trie ed altre ancor.i. Il Selenita. Italiani ali' Estero. IV. - FERRAR! Vi ri.-:or<l;He,signora, (Id I0rtellini (lel Ferrari? e delle ulive in guazzo, e del cotechino, e ddla soprassa1a? lo sì. Anzi 11011 posso mai pensare a \'Oi che subito 11011 ri\'eda l'opulenta bottega di piazza del!' Opern, la sera fra 'I lu<;coe il brusco, quaudo il viavai e il brusio della gente riempie il centro di Parigi; allorchè tra il fomo, la polvere, e il fragore dei tnuwni, degli omnibus, degli au– tomobili e di mille ,·etture; fr,:1 lo strombettio, lo scampanio, il sibilo e l'urngano di tutta una ver· siera di macchine, scoppia i111provvis:11nentela luce elettrica e fioriscouo tra i rami degli alberi, per le stra(\e e finsopra le case, fiamme e fiammelle di l:internee di lumi, rosse, verdi, j!ialle, turchine e cli tutti i colori. Perchè, ern quella l'ora della nostra visita al glorioso pizzicagnolo. I tamhure\li delle baccanti nude e danzanti del Carpe;iux, lì accanto, suonavano freneticamente sopra alla nostra testa, come magnificando la gioi;1.inaudita di vivere e d'ingrassare; e voi ent1avate quasi con passo di danza nel tempio sacro ai gastrolatri. Tempio si, e magnifico, in veri1à, dove Gargan1ua avrebbe volentieri eftusa la sua anima erutt;rnte cl' uomo satollo, in compagnia di frate Gianni, del buon Panurgo e del figlio Pantagruel. Che ne dite? Per me quelle colonne luccicanti, nere come l'ebano, falle cli forme di parmigiano e che sostengono una volta cli prosciutti e di sal:lmi pensili; quelle file di fiaschi cli Chin111i, di l'omino e di Carmi– gmmo, somiglianti n organi di un modello novis– simo; quelle vetrine piene di paste cla mii>estra, cli caunt:lloni e cli spaghetti, con la loro Mia d'al– tare; e le bigonce piene di riso e di piselli, e i sacchi cli nrnrroni, e le bombole d'olio, e i cara– telli di tonno, e gli !ltracchini e le lingue :i.numi– cate e i panforti: tutte inson11n.1 qudle delizie .1ccatastate luogo i muri e sui b;rnchi come tante onerte votive, e perfino i grnncli festoni decornti,•i di rocchi di salsiccia, mi parl;wano cli una divinità ubriaca di profumi grnssi, impiuguata di esala– zioni sostanziose; e per pil1 mesi l'ho cercata co·u gli occhi, dietro i bariglioni delle acciughe, fra i buattoli maestosi delle c:1rni in consen•i1, accanto agli immensi pani di burro. Non mi riusci disco– prirla; ma forse hisognav:t scrutar me1:lio la faccia rubiconda di quella signora che, seduta con tant:t maest;\ alla cassa, non pul~ e 11011 ride mai? Chi sa! Intanto voi, signora, passavate da 1111 banco all'a.\t10 sfiornuclo il guitto illustre, il banchiere bo11g11st,1io,il vecchio nubile nostalgico e la cantante in vo~a. clittro al garzone dal bel grem• biule hianco, che vi serviva e aHt:ttava per voi il prosciuuo 11ostrnl~. rosso come le vostre labbra o striato di bia11co come q11t>.,ti nostri cieli pri111:1- verili - e vi si leggeva l'aclornzioue negli occhi. E anch'io :ldoravo, e :rncora .idorn il ricordo cli quel bacc:male di profumi e di s.ipori. Certo. Gli è che vedek', signorn, quella bolleg2 rappresentava per me un pezzo della patria lontima. È 1111.1 fetta d'Italia presa e rnes~a lì frn la mièvrcrie dt:lla salumeria fraucese, come 1111 hel coscetto arrosto in un pranzo scipito o pep:110 da stomachi rovi– nati: è 11110 dei t:mti emblemi della salute e della gagliardia dc:lla nostra rnzz.1,e se 11011 avessi Jl;rnra cli scandaliT.zarvi, direi che è l'ultimo resto cli poesia italiana, qualche cosa come una novella. del Boccaccio o uu canto cieli' Oda11do sotto forma Bibloteca Gino Bianco alimentare. Sicuro! Ai bei tempi l:t nostra .1rte er,1 s:,porosa e sanguigna come questi prosciulli. succulenta come ~111es1e ariste, profumata come qm:I vino vecchiv che ma1ura sui nostri poggi av,·am1>ati dal sole, e tulio il mondo se ne nmrh·a. Oggi è gi:\ una bella cosa se non avendo piit J>oesia di quella fatta, si manda all'estero 1111 po' di gioia insaccata, infiasc;:itao messa in salamoia. Non ride1e, signora, parlo sul serio. 1\leglio 1111 Ft:rrnri che ce1110 Cammini Anlona•Trn,·ersi e mille poeti Pink: c'è più sugo. Andando insieme con voi da questo salumaio ho imparato a 11011 disperar del lutto dcll':lv,·enire del mio paese. ARDENGO S01-111c1. Caratteri. La passeggiata dcli' uomo stipiente. - Ci \'UOle una stagione proprio come questa: ~oli::, m:, iir•,llidito dalla piogtfa ; pioggia, ma rasciugata dal vc-nticcllo ; \'enticello, ma riscaldato dal so– le; allora l'uomo sapiente scligiunata la vuo– leaa che lascia la notte con unn tnaa cli caff'-' e latte e cento pagine di Spenccr, .._iappiccica gli occhiali a ..,tm1ghetta, piglia l'ombrello, ccl esce. Eccolo col suo grancl'ombrellone spiegalo co– me una nuvola che nasconda il citlo, sulla strati,\ maestra ; perchè solo la strada maestra ha le pietre miliari, cd egli sa di dover fare, anelata e ritorno, quauro chilometri. Orben\.': il prato in\'acle anche la s1racla nrnc– str:i con la ... ua erba \'i,·a. E calpestandola l'uomo sapienle sogghigna: - Stupida! Po1evi restartcnc a casa tua: do\'e le mie <;Carpe non si degnano di andnrc. !\la sulla ~tracia macs1ra egli va lenlamenle, gottosamcnte, ma \'a. Anche j:li zoppi sulla strada maestra possono anelare, non è vero? Cosi è che l'uomo sa1>iente arri\'a al ciliegio che succhiando la linfa clnl campo protende amorosamente i suoi rnmi oltre al muricciolo e offre i suoi ).!ioconcli frutti anche al vian– clnme. L'uomo sapiente ne mangia, poi stronca i rami ; - perchè è una cosa innnoralissima - brontola :-degnato - che tutti possano gustare ciò che è proprietà del proprietario. E continua la passeggiata, mentre due farfalle innamorate dopo averlo sfioralo più \'Ohe con mal garbo si buttano pazze in un roveto e 11011 nu posso11ouscirest non punzecchiandosi. L'uo1110 sapiente estrae il suo 11oles e appunta : - Le far– falle innamorate sono ridicole. Ma scrivendo non s'era accorto che calpestava terra più molle, :tccumulata da un monello in forme bizzarrissime. - Pfoi ! si insudicia col faogo ! - E schiva il fango e procede. Ma il monellaccio, \'isti crollare i suoi palazzi, le sue torri, i suoi ponti, gli tirò una sassata ed egli cadde riverso senza aver ne,111che petulo veclere com' ern stupido e immorale e ridicolo quel gesto cl'una piccola mano infangata che se la piglia\'a con l'uomo sapiente. s. s. 0marino fa l'Opera. - Anelò ;t letto pensando: - Perdio! anch'io sono!; dormì sul fianco sinistro e svegliatosi spalancò la finestra urlando sul mondo già aHalicato: - lo farò 1'01)t:r.t, Una galli1rngli schiamllu.ò: Cocococlè! Diss'egli: - Stupida! tu fai le uova e io farò l'Opera. 1:: µokhè in ca111p11g11a 1011 c'crnno che galline d1e facevano le uowl e piante che fruttificavano e uomini che zappavano e <lonn~ che figliavano, Om:irino andò in citt!l, per prender co11siglio. Chiese al primo che i11cou1rò: - Come si fa a far l'Opera? E il primo gli rispose: - Pensa, E nn altro: - Vivi. Un allro: - Guarda, Un altro: - Senti. Uu altro: - Studia. E l'ultimo gli sogghignò: - Infischiati! Lui poi, Omarino, 1>er ~,,o conto s'accorse che in cillà con molto denaro si ,,ote\'ano fare molte co,;;e, E allorn s'intrufolò trn le gambe delle canzo– nettiste, e runolò nt:lla f,mg-higlia delle strade con tutt:1 l'orda hri:'1cadegli amici e ferì il marito <le\la donna 1>0ssed11ta e rt$pirò fii:iti da postribolo e (ligeri afTrouti e si lisciò amor0S;tmeule schiaffi e pedate. Finchè \licie che i tempi erano giunti a matura• zione. Ounque eccolo rovescii:ir dal cac:setti le lettert: profumate, i fiori vizzi, le futoirnfie, le 1rine e i nastrini delle camice e delle m111ande remminili, e tiugerle delle pJ;1rd1e di minio e delle sfumature cl':rntimonio e iut1ecciarle con le ciocche clei c:1pelli po-.tirci rhe le ani ..te gli avevan lasciato sul \'i,;c,, sugli nbili; ed erullò tulli gli schifi e le ,·olutlà e le noie commiste in un flutto viola,eo di vinacci e afroclisiaci e dolciumi impastm1clo il tullo con il s.inguc cavn10 al marito; lappò le clisug1rngli;111ze con la mota dt:llt: strade e la rogna grattHW"i gilt dal corpo, e incartando il fe1ido an1111assodi quello che aveva visto, pens;ito, sen- JJJ tito, ,,issulo, cou gli studi per falsificar le cambiali ci sputò sopra infischiandosi di tutto. Poi scrisse sur 1111 foglio di cart;:i: l.A MIA VITA: L'OPERA! e lo piantò come vessillo sul mucchio. s s. Bibliografie. 111. La questione sessuale. Poid1è 11(,i sianm romù,ti rht il /11·,,bltnta .us– s1111k, 11110 d,·i più ![r<wi e ,·ompkssi ddla <•ila preu11h•. 11011 possll t'.'iSO risollt1 se• 11011 nudùwk lfll/1 sana,· ,w::it111t1k rdurd::Ùmt·, n·c·ditrmo oppor• Irmo dar r/tli flkrm,· ,wli::it• /liblù,.~rnjidu s11//'111-..._ gomru/tJ. ('tusla bihlfo)tr11Jù1, 11t1l11rrrlm,·11le. t 1 l,111,i: i dall'oso romph.:la: p111·c· , ssa romj)rt•mk 111/1,• k opo·e piu imporla11li rd i più rh,· .rnj}frù·nk p,:,· chi i'O_l[lia ,uquislur una r1111os,-or:11 umpia ,· si– cura dd g·rm·is.rimo proliknm. I L\Hil.01.:K E1.1.h . .Jlim mtd 1/'oman: a .1/ur/_1• nf lumuru sc,·undn,y so·uaf dmnrdt.,.s. Thc \\'alttc'r Scott. !)uh. Su. l.t)ndon, 190.1. (➔• cd.) Libro :1111mirc,olc per I' impar.1.ialit;i t.· la pro- fondit,1 di cui l'auton.• d,1 pro,a nd 1rauarc la compl<:s-.a que"tione: un ;-ero modello di ricerca scicntific;\ wri:1 e cosci~111iosa. - l\rdwltJ.l[Y o/ .)l·.1. Philaddphi.1, 1900 e seg-. 51:.'ricdi \'Olumi intorno al problema se..,suale. I ,·olnmi pii, II0k\'oli di (JllCSl:l ~cric importau– tis~ima sono; .'lt.· 1 ual fm•o·sùm (1901). Tltt• t7.'0• lrdio11 af .\t•.1· (1903) . . \i.•.rnal .':idaliou ù, "1/a,r (1905) e1c. e ha~ta.110 a mostrarci in I lavdock Ellis uno degli studiosi più accurati e geniali della queMiùnc dd ',cS"o. ni questi libri, si t" ini.1.iata una tracln,donc francese a cura ciel .lkr– rnrc d,· J•ì·aua. EDW,\RD CAkl'hNTER. Lo; 1 e's comÙ~!.{Oj .·l,1;e. S011- nenschein. London, 1906. (\'. ed.): (Trncluzionc ilal. L'amor,· dil 1 r11la ma,~{!'ion:111u. P. B. S. ~I. Bocca, 1909. L. J). Questo libro che nella \'er-;ionc tedesca ha rag– ~fonto la 17 ed., C il pifi suggcsti,·o che sia stato .sçritlo sull'argomti1to cd hai\ merito di presentarci in forma concisa ma chiara ed csatta tutto il v:.,sto problema. Non è un libro 1ec11ico,sebbene sia preciso e coscienzioso: ed è tutto :mimato da un sonio di s.tno idealismo che al{giunge valore a.Ilo !-.tudio profoudo e arduo della questione ses– suale. - - T/,c /11/ermedialt• Se.i-. S01111enschein. Londou, 1908. I n11>0rtantissimo per chi voglia occuparsi di 11110 dei lati più g:ra\'i e discussi del problema: quello dcli' in\'ersione sessuale. FOREI~. Dic St•.rndk I-i-a.tre. ~lfmchen, 1905. (Traci, ital. /.a q11esliom· sessuale. B. S. ~I. Bocca. Torino. 1907. L. IZ). Libro fondamentale per il lato psicologico e scienlifico della questione. - Se:rnel/e I.li/lii.-. Mlinchen, 1906. (Trad. ita\, h'lira Sessuale. P. B. S. ~I. Bocca, Torino. 1909. L. Z.) Interessante specie per l'ampia documentazione cli casi ossen·ati direttamente clall' illustre psi– chiatra di Zurigo. Orro \\·,-:1N1Nc1u1.. Cesd,lahl 10,d C/,a,·aklcr. Brnumoller. \\'ien une! Lcipzig, 1905. 7 aun. (p:,g. XX 111. 6o8). 11difetto fondamentale di questa ampia trat– tazione, pur notevole sotto tanti rispetti. consiste nell'essere: troppo sche111atica. L'A. co11sidcrn l'uomo e la donna come lij,i, fuori clella n:altà: e ispira11closia 1111 conce::110 scl1openliaucriano della ,·ita, sostiene I' infcriorit!l a:-soluta della donna nella quale ,;;i aHCnua la volontii di vivere. li. WEGF.:>:1-:k. lf'irJut1.lfC'111/tl1111cr. Berlin, 1906. (Traci. ital. .Voi Giovani. P. B. S. )I. Bocca. Torino, 1906. (2 ed.) I.. 2.50). Aureo lihrellu, tutto inteso a !.0sknerc la pu– rezza nella \'ita ~e!;Suale di oi,rni gio, ane prima elci matrimonio. :\lol~un·s. /Ji'ilrare ::ur Lcltre ;.,o,,dl'11 (,'eschle– d1t.s-U11krsddl'llen. ~larhold-l lallc (dodici fa. ._c_icoliu~citi a Mk. t ciascuno). lnteres<.;antc pyhblit·a1.iont" u1ilc: a <.·onsultarsi sebbene non llltle le idee dèll'J-\. siano acceua– bili, ~peci e per quel che riguardn la condi.1.ionc fisica e intdlcttualc della donna rispctlo ali' uomo. F. UE Ro1rnwro, L ·amore: fisiolog;a-psicolo.,i:-ia- moralc. pag. \'lii. 518. Casn Eclit. Gnlli. ~li– lano, 1895. L -4.50. Notevole per molte e buone: osservnzioni psi– cologiche: le considerazioni morali sono piul– tosto discutibili e incerte.

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