La Voce - anno I - n. 24 - 27 maggio 1909
96 LA VOCE che la scuola preparatoria unica permette– rebbe alle famiglie di ritardare di alcuni anni, finch~ non fossero piu chiare le in– clinazioni degli alunni, la scelta fra le scuole di media durata e le scuole di lunga du– rata. Donde distinguer.mno le famiglie nei loro rampolli tredicenni la inclinazione a diventare maestro elementare dati' indina– zione a diventare insegnante secondario, la i(lclinnione a diventare agrimensore dalla inclinazione a diventare ingegnere? La scelta sarà sempre determinata dalle condizioni economiche familiari: e queste agiscono sia quan lo i bambini hanno dieci anni, sia quando ne hanno tre o quattro di pii1. Certo può non di rado accadere che un alunno avviatosi per la scuola di alta col– tura e di lunga durata ,·eda a un certo punto In opportunità di di\ferE:,ere ,·erso le scuole di media coltura e di media durata, sia perchè la famiglia abbia a\futo un dis– sesto finanziario, sia perchè non si senta la foru <li subire la disciplina piu rigida delta scuola più elevata. Ma per prov\fede1e a questi sbandati non è necessaria la scuola preparatoria unica : basta il 11islivello di difficoltà, che deve - come abbi.uno visto - esist~re fra i corsi preparatori delle due scuole, e che permet• terà sempre il passaggio dal primo grado delle scuole di alla coltura al secondo delle scuole di media coltura. Viceversa, gli alunni. che a dieci anni devono scegliere fra i due generi di scuole, se hanno fino d'allora in– gegno eccezionale, devono essere attirati su· bilo con ogni aiuto alla scuola più difficile e più elevata ; se l' ingegno eccezionale si ri\'elerà via facendo, 1roveranno nel loro ingegno le forze per compiere felicemente il passaggio, e ad ogni modo troveranno sempre, alla fine della scuola niedia 1 lo sbocco verso la corri~pondente scuola superiore spe· ciale. Chi, poi, la cap:1cità intellettuale necessaria per p1ocedere ve1so gli studi uni· versitari e godere dei diritti annessi alle carriere di concetto, non l'ha a dieci anni e non la ritrova in seguito, colui è bene che si contenti delle carriere scolastiche d' or– dine, qualunque sia la loro posizione sociale, ed è bene sia escluso nl più presto possibile dalla scuola più elevata. Tenendo, i1wece 1 nella stessa scuola gli uni e gli altri, si avrà - lo ripetiamo - quest'effetto : che o la scuola sarà dinicile per 1utti 1 e allora saranno sacrificati i meno, per i quali sono fatte le carriere d'ordine i o sarà facile per tutti, e allora la scelta fra le carriere d'ordine e le carriere di con– ceuo sarà determinata dalle sole condizioni economiche, e la democrazia della scuola preparatoria unica servirà solo a rendere pili comodo il curricolo scolastico alle classi <:conomicamente e soci:1lmente privilegiate. Xl. Ed eccoci ali' ullinu e più ristretta forma di scuola unica : a quella che do\'rebbe tenere insieme per alcuni a1111i postelementari i soli alunni delle scuole di alta coltura classica e moderna, in modo che questi si dividano solo dopo un primo periodo di studi comuni. C'è bisogno di dimostrare quanto sia u– moristica la posizione di coloro, i quali dopo m·ere ammessa, non solo per le classi sociali la necessit!l di scuole popolari apposite ; ma anche per la borghesia meno a~iata la ne– cessità di scuole di media coltura autonome iìno da principio, continuano anche per que– sta forma di scuola unica a parlare di ... af– fratellamento fra le classi sociali. Certo agli alunni di questo gruppo social– mente omogeneo non si può imporre che di– chiarino fino dai I o anni la professione che intendono scegliere a 18, come fa la nostra scuola tecnica a chi si destina alla sezione fisico-matematica i perchè mentre dipende dalle condizioni economiche familiari la scelta di una scuola di bre,·e o di media o di lunga durata, non quesle condizioni possono indi• care a un bambino decenne, destinalo agli studi unh·ersi1ari 1 quale genere di scuola uni– ' ersilaria preferisca Ira otto anni. La scuola classica è preferiL'l o~gi alla scuola tecnica appunto perchè lascia la pili assoluta libertà d'opzione tino alla Ime degli s1ud1secondari. Ma il problema di ac.sicurare questa incon– dizionata facoltà di azione bisogn:t risol,·erlo con la misura radicale di pareggiare i nlon giuridici delle licenze finali classiche e mo– derne, non col mezzo termine Ji prorogare l'obbligo della opi.ione per soli tre o quattro anni. Una famig-li:t che non può dire pel suo bambino decenne quale professione meglio gli converr,\ fra otto anni in una lista di molte professioni economicamente e social· mente equivalenti, potrà quest.1 scelta farla quando il figlio sarà giunto a treJici anni? Tanto a tredici quanto a dieci anni, nel– l'atto di scegliere la scuola classica a pre– ferenz.a della moderna, perchè apre più age· \'Ole l'adito a cene professioni che l'altra o viceversa, essa si ribelled sempre alla pretesa di chi vorrebbe rendere questa scelta definitiva, e chie<lerJ sempre giustamente di non-essere iugulata cosi presto, e farà tre aoni dopo le proteste che un:t volta facen tre anni primaj e continuerà a proteshre finchè la sceha definitiva 11011 sia provocata fino all 1 e– stremo limite scolastico. Cioè, pareggiate giu– ridicamente le licenze finali, la scuola unica per quel che riguarda In scelta delle profes· sioni, è del tutto indifferente e vana. Quanto alla opportunità di far ser\fire questa terza forma di scuola unica a saggiare per alcuni anni le vocazioni e le inclina– zioni naturali dei giovinetti, prima che questi si decidano per gli studi c1 .. ssici o per quelli scientifici e moderni, bisognerebbe una buona volta definire in che cos:1 consistano queste famose abusate \'Ocazioni. La vocazione fon– damentale di un raE:,azzo~, n0\'e ,·olte su dieci, quella di non studiare nulla e di giocare a palla. I somari tro\•ano sempre di essere so– mari non per poltroneria o per deficienza mentale, ma per mancanza di ,,ocAzione per gli studi che sono costrelli a fare, mentre avrebb:ero lanta inclinazione per... quegli altri 1 Molte volte in noi la vocazione o la ripugnanza per una dat:1 materia è nata dal– l'esserci noi incontrali in un maestro abile o in un maestro disadatto ; e il cambiamento del maestro fa cambiare la vocazione. l; e– sperienza di tutti noi ci dice che le voca– zioni non si rivelano in generale che a... tS anni I Quanti di noi non sono stati almeno incerti, dopo presa la licenza liceale, sulla propria cosiddetta ,•ocazione e alla fine ba dovuto riconoscere che le aveva tutte e non ne aveva nessuna ? lo rimasi a lungo incerto fra la Facoltà di Lettere e quella di Scienze: esclude\'o le altre facoltà, perchè a,,evo la vocazione pel sacerdozio, e un prete non può essere che professore se non si contenta di esser prete. Pochi mesi di vita universitaria bastarono a fare sfumare la vocazione che aveva deter– minata la scelta professionale, mentre questa oramai era diventata irrevocabile. E si era volta alla fine ,•erso le lettere, anzi che verso le scienze, per il semplice motivo che spe– ravo, studiando leuere, di avere una borsa di studio, senza cui non avrei potuto fare nessuno studio univer5itario e :t\frei dovuto contentarmi di una carriera d'ordine. In ge– nerale si sceglie una facoltà piuttosto che un'altra, perchè quella facoltà è più vicina a casa; perchè c'è in e~a un professore a– mico d'un amico di ca5:tj perchè nostro cu– gino ha fatto .... il contrario i per tanti mo– tivi in cui la vocazione non entrav.a animo. i\ella medesima facoltà uni\'ersitaria la sceha di un gruppo di studi n preferenza di un al tro, è determinato da mille circostanze indi– pendenti dalle voca1ioni : influen1a personale cli un proressore più simpatico, speranza di trovare pl'Ìma un posto, pre~unta maggiore indulgenza nella discussionedell:1 1es1di laurea; e ~pesso la sceha si fo dopo lunghe incer– tell.e, proprio quando si è con l'acqua alla gola, e bi.segna, se non si vuol perdere un anno, decider~i a fare un salto. Solo in casi eccezionali si rivelano vere vocazioni speciali: e questi casi si danno tanlo a sei, quanto a dieci, <1uan10 a venti, quanto a cinquan- 1'anni, e la scuola non può foggiarsi sul- 1'2spetta1i,·a di que~te rarissime, ipotetiche e discontinue rivelazioni mirabili: le quali - fra l'altro si affermano e vincono senza della scuola, e anche contro l:1 scuola. Bibloteca Gino Bianco Che le famiglie abbiano modo di scegliere per i loro figli fra le di\•erse scuole di alta coltura secondo le loro tradizioni, i loro in· teressi, 1 i loro pregiu.lizi, magari, e indipen· dentemente da ogni preoccupazione che possa nascere in esse a causa di pri,·ilegi e di mo– nopoli conce!<:-iad una scuola con danno delle altre, queslo è fattibile e necessario. Che gli alunni dopo esser:.i provali nello stuùio di una determinala materia, abbiano modo di ab– bandonarla per un' allra, in cui credano di riescir meglio, prirna di rinunziare ad ogni carriera scolastica, anche questo si capisce ed è opportuno : e si può ottenere consentendo, con esami di integrazione, il passaggio dalla scuola classica alla moderna o ,•ice\'ersa. Che un alunno, dopo essersi provalo nelle scuole d'alta coltura, :1bbia modo di rivolgersi, via facendo, verso scuole meno ardue e di più ..IJreve durata e di una meno lontana utilità professionale, anche questo è utile e si può ottenere. Ma credere possibile che a dieci, o tredici, o diciotto anni esistano \"Ocazioni con– sapevoli e sicure pro o contro, 5/udi 11011an· ..:oraprot•ali, questo è andare contro ogni esperienza e contro ad ogni reallà. Xli. A parte, poi, ogni altra con~idera1ione 1 il grande scoglio contro cui si frange questa, come qualunque altra specie di scuoh unica, è la questione del latino.O nella scuola unica si mette il latino; e si danneggiano gli alunni destinati a non continuare pili questo studio nell:1 scuola moderna, obbligandoli a tre o quattro anni di lavoro inutile: perchè è per– fellamente inutile lo studio di una lingua classicJ cominciato e lasciato in asso. O dalla scuola unica si esclude il latino, e allora gli studi delle lingue e letterature classiche ri– dotti da otto a cinque e magari a quattro °3nni diventano impossibili. In Italia non ci troviamo oggi in questa curiosa condizione. Fra i classicislÌ si è for– mata una corrente abbastanza lnrgn di per– sone concilianti, che pur sempre convinte della superiorità dell:t coltura classica, non disconoscono la necessità di una scuola mo· d~rna, e arrivano ad ammettere anche la completa parità giuridica delle licenze finali, e possono, insieme ai modernisti, costituire contro i classicisti intransigenti una maggio– ranza vigorosa e vittoriosa a favore della scuola moderna. Ma i modernisti non sono contenti di ottenere la istituzione della scuola ad essi cara: muovono anche all'assalto della scuola classica, pretendono metterci dentro le mani, e strapparle tre anni di latino, obbligando gli alunni della scuola classica ad attraversare anch'essi il primo triennio della scuola moderna. E tutto questo si fa per ... rinforzare l'insegnamento classico. Pro· prio cosi. In Italia, da alcuni anni a l\Uesta parte, di persone che vogliono abolita la scuola classica, non ce n'è piti. Tutti coloro, che una volta si affermavano disprezzatori della scuola classica, sono dÌ\•enrnti i più grandi difensori della coltura classica, e ,·o gliono difendere il classicismo contro i clas– sicisti, rinforzando lo studio del latino me– diante un:1 scuola unica senza latino, che posdcipi di tre anni gli stuJi cl:lssici. Quando il latino - dicono essi - si comincerà a studiare tre anni dopo da alunni più ma– turi e con maggiore intensità, noi faremo 111 cinque anni più carriera che non se ne faccia oggi in otto. Se non che la questione, rido1ta in quesli ristretti termini, non è più che una questione tecnica, una questione di metodi didallici, a pronunciarsi sulla quale i soli competenti sono i classicisti, e non gli storici, i fisici) i matematici, i calligrafi, i callifughi e gli odontoiatri. E i classicisti, ai quali dobbiamo bene rimettercene fin ·h1 l'insegnamento del latino e del greco don:l essere fatto da essi e non dai professori di attrezzatura na,·ale o da quelli di ginna~tica, ci dicono a grandissima 111aggioran1..1 1 che concentrare utilmente in cim1ue anni il latino e il greco non si può ~ che la scuola unica senza latino sarebbe la ilne della scuola classica. È ben~, ,·ero che alcuni cla~~ici~ti - e fra essi taluno è autore,·ole assai reputano potere l'insegnamento classico, posticipato e intensificato, dare buoni resuhati. E se cosi fosse ,·errebbe meno ogni motivo di di'òpu~ tare, 1 e nessun cld5Sicista si opporrebbe pii.1 alla scuola unica. ~la prima di abbandonare la casa ,·ecchia, noi abbiamo il diritto di essere sicuri che ci tro\'eremo, se non meglio, almeno non peggio nella casa nuo,•a. E in tanto dissidio di pareri la sicurezza non ci può venire dagli atti di fede aprioristici di una sparuta minoranza classica. Si istituisca la nuo,·a scuola in quattro o cinque grandi città, le quali abbiano anche 1a scuola classica e l.1 scuola moderna di– stinte fino dall'inizio i si dieno alle licenze finali di tutte le sezioni della nU0\'a scuola gli identici diritti che alle scuole tradi7ionali; si affidi in queste scuole l'insegnamento classico a maestd, che credono di potere insegnare in cinque _anni tanto latino e greco quanto se ne insegna dagli altri in otto; si aspet1i pazientemente che gli alunni entrali nel primo anno della !-cuoia compi,mo 11 in– tero corso de~li studi medi: e se gli alunni delle sezioni classiche quinquennali delle nuo,·e scuole risulteranno non inferiori a quelli delle scuole classiche di otto anni, nulla impedirà allora che i piani degl' inse– gnamenti cla~sici sieno rielabor:1ti in tutte le scuole secondo che la esperienza avrà consi· gliato. Ma sconvolgere a un tratto con una riforma generale e irrevocabile la scuola cla1:sica, senu una ,·era sicureua di andare \'erso il meglio o per lo meno di non per– fezionare lo stato attuale. questo non è lecito farlo. Salvo che il rinforzamento ddla scuola– classica, mediante la posticipazione del latino, voglia essere il passo decisivo per I' aboli– zione della scuola classica. E in questo caso sarà bene parlar chiaro. Xlii. E sarà bene anche farla finita con la com– media di ridurre tutta la questione scolastica a quella del latino da rispettare o da posti– cipare, e di far credere che cou questa ri– forma .... a buon mercato instaureremo in quattro e qu11t1r'ot10 il paradiso scolastico. Se non ci sono denan per fare una seria riforma scolastica, se le necessità reali o presunte della difesa nazionale esigono che per altri anni ancora il paese rinunci ad ogni speranza di serie inno\"azioni nei servizi civili, il Go, 1 erno abbia il i;oraggio di chie– dere questo sacrifizio al paese, e non cerchi di girare la posizione, trattandoci come bam~ bini o delicienti, e illJJdendoci e mistifican doci con pseudo riforme, il cui solo merito è di non costar quattrini e il cui solo effetto sarà di peggiorare, a bre\'e scadenza, i mali attuali. Ridurre lutto il problema scolastico alla questione del latino da ritardare, è una ,·era e propria mistificazione. La questione del latino non è che uno dei punti, e non il piì.1imporlante, di un enorme ammasso di problemi, che vanno trallati sintelicamente, che devono essere dsolu1i con una visione sicura dell'insieme e delle parti, e l:1 cui soluzione esige molte fatiche, molto tempo e sopratutto molto denaro. Perchè non biso• gna solo riformare le strut1ure delle scuole medie; bisogna riformare l'ordinamento uni– ,·ersitario, at?!nchè ci dia maestri bene pre– parati per le nuove scuole medie; bisogna organi11a1e da cima a fondo le scuole per Ia preparazione degl' in~egnanti di lingue mo– derne, a cui nessuno pensa sul serio mentre tutti in\'ocano la scuola moJerna i bisogna S\·ecchinre il \·orpo insegnante con una legge speciale sulle pensioni; bisogna unificare col ruolo unico le condizioni economiche degli insegnanti per poterli liber:unente trasferire dai vecchi ni nuo,·i tipi cli istituii; bisogna rinnovare ~li edifici scolastici e il mate1 iaie didattico ; bi~ogna ridare la do, uta serietà agli esami i bisogna ridurre e distribuir me glio le \'acanze ; bisogna estirpare il cancro pestilenziale delle classi aggiunte. E bisogna anzitutto riordinare il i\lmistero, affinchè non sia piì.1 1 quale è stato linora, fucinn di riforme inette, ostacolo ad ogni riforma buona, causa di disorganizza1ione continu,1 1 centro d' infe– zione moralf'. ~lenire la ca~a b1ucia da tutte le parti, e le questioni si affollano, si aggro,·igliano 1 di– ,·entano o~ni giorno piit clamoroS>e, è \'era-
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