La Voce - anno I - n. 21 - 6 maggio 1909

LA VOCE per nuove creazioni? Solo che il pic– colo numero di spiriti ardenti, di cui parlavo più sopra, lo voglia e il mira– colo potrà effettuarsi domani. Osare! - dice,•a Ileine - è il segreto della vittoria in arte come nel la rivoluzione ... e in amore. I giovani pittori del nostro paese non hanno bisogno se non di esempi di coraggio per osar di affran– carsi dall'idolatria dC1ll'a11tichità - le– gittima in si!, ma funesta alla sponLa– neità della creazione i - e cli questo coraggio ogni impressionista poLrà dare sufficientissimi esempi. La libertà con la quale al di là d~lle alpi si considera ormai il disegno. l~t composizione, il colore, e generalmente tutti i modi di espressione di un artista; la coscienza della legittimità dì qualunque tentativo, purchè sincero, di esternare con evi– dente novitd, o ciascuno secondo l'ori– ginalit.à della propria tempra, Je imma– gini ingenerate nel la nostra fantasia dal mondo vivente; l'emancipazione da tutti i falsi criteri, sian essi edonistici. lette– rari o scolastici, che per troppo tempo hanno pesato sul giudizio estetico - tulle queste son cosC' che una volta innestate al nostro gusto per l' equi– librio, la logica occulta delle forme, la realtà e fermezza del s.:>ggetto, non po– tranno se non condurre ad un'arte po– tente, arditamente moderna, degna in tutto e per tutto di ricollegarsi all'an• tica, che dalla concomitanz.i di questi elementi traeva tutta la sua grandezza - e continuarla. Nè vi :;arà pericolo di precipitare negli eccessi professio– nali in che s'è inabissato I' impressio– nismo di llfonet, di Sisley e dei loro seguaci, e nei quali s'introgola da qual– che anno, per goffa barbarie, quello di alcuni orsi teutonici. Amando e se– guendo la natura, come la divina cd -0terna maestra di tutte le arti, il pit– tore italiano imparerà che - come lo provano specialmente i capolavori di Cézanne e di Degas - se il disegno, la tecnica e la colorazione non son cose fisse, immutabili nel lo,o concetto, as– solute nei loro aspetti ma in perpetua trasformazione, fluide come Ja stess.-1. vita, imparerà, dico, che nè quello, nè questa, nè quest'altra devono esser l'og– getto unico del le sue ricerche, sibbene il mezzo del quale si servirà per estrin– secare il e concetto suo della 111cnte c/1e i· in I& . Il che è, davvero, importantis– simo. Nè su questo nuovo cammino sarà senza guida. Un grand' uomo che an– ch'esso fu a modo suo un fratello - e il più glorioso degli impressio– nisti ; che la nostra nazione dovrebbe venerare e non venera. l'ammaestrerit: Giovanni Segantini. Congedo. E a questo caro nome avrei voluto far punto, con l'augurio che delle mostre e delle pubblicazioni bene illustrate, fatte da chi 11e avrebbe l'obbligo e mezzi, con– corressero a diffonder fra noi la cono– scenza dei resultati delta scuola impres– sionista e dare ai giovani la lezione di libertà di cui hanno bisogno ; se nonchè mi preme di fare una dichiarazione una volta per sempre. Intendiamoci bene! Come m'è già avvenuto e mi accadrà in seguito di parlare, qui e altrove, della moderna pittura francese con ammira– zione, e di proporla come csen1pio al– i' Italia, io non voglio si creda che il mio intento sia quello cl' imbastardire la nostra arte, di sviarla dietro forme e concetti d'origine e d'indole straniera, né che io proponga l'impressionismo quale un metodo pittorico da esser se– guito a!Ja cieca, comC' si è fatto fin qui (e si seguita) per tantr altre teorie arti– stiche e letterarie venute cli fuorivia e degenerate fra noi sino a diventar argo– mento eterno di risa - o di lacrime. lntrndiamoci bene. a costo magari di ripetersi: Amante sviscerato del genio delJa nostra razza, io non aspetto la luce dal norde; credo anzi - e la storia mi conforta in questo - che la luce· - la \'Cra - sia sem9rc sort:t e sia ancor per sorger di qui; ma vedendo nei tentativi <lell' impressionismo la possibilità di un ammaestramento virile.che raccolto dalla nostra gioventù potrebbe servirle come di 5pint::t verso ricerche personali, di caraucre tutto nostro e capaci di ren– dere un frutto vitale, l'accenno. Xon dunque pedi~equa imitazione consiglio; ma sfruttamento e sorpassamento di un principio che mi par buono; e ciò fa. cencio non intendo quindi far mostra di bestiale idolatria per cose esotiche e peregrine, bensì mostrare alla meglio il mio sincero amor per la patria, sicuro che il tentar di giovarle sia un atto d'amore. Eccettoché - s' intende - non si debba pigliare per un assioma di ve– ritù. ciò che scriveva ironi11.ando molti anni fa Crisostomo•Bcrchet ; e cioè: che e chiunque ama davvero la patria sua non cerca cli migliorarne la condizione». Ardengo Soffici. Poj:gio • C.j.ino, marzo 1909. Tra l'uscio e 'I muro. - Si,,ignori ! C'è della J{ente che a trat1arla ben<: t: un \ero J>(:Ccato m<)rlal<:, e che imt!ce di rngioni ha bisogno d' t·..,..,erpresa per il petto, ,battu1:1 contro un muro, <.- messa nelle concli:doni di dO\"Cr per fon:;1 annusare il mal fatto. A qne!'>ta gente J>O· trchbe anche appartenere, per cs~mpio, il cliret– tor-.: d'una rivista nazionalista alla quale,· mal– cauto, il nostro amico Papini concc!'><;e, in branco con l'altre, l'onore d'una seria discu-.sione. !\on l'an.·s-,e mai fatto! Eccola :,,,ubito fuori con gli ilN1hi, gli improperi e I<: moM,t. da lrh·io. 11 nostro amico Papini è lonlano da Firenze, e non so quando e se ,·orr:\ rispondere a simile J{Cnte. !\la, per metter le cose a posto e chiarir il fondo assai torbido al quale nttingc la virulenza sforznta di certi nazionalb,ti poniamo in chiaro le ,;eguenti cose : ,; a cotesta ri,•ista per ben tre \"Olt<- fu im itnto a collaborare Gio\"anni l'apini, che per due tacque, la h::rza poi, costretto da una car– tolin,1 con risposta pagnta, rispose, e per coe– rcn .. m, rifiutando ; ~) che uno dei direttori della stessa rivista, tal )lario Viana, cosi scrivc\"a nlln Voa, il di :18 febbraio 1909: . li sigflor C. Prc::::oli11i dirci/ore della \'oce. FirrH::c. /:.j:rrgi Sie-nori, mafldtJ loro l'unilo articolo co11prc1rhicra di p11Mli'ra::io11e [e l'articolo rifiu1ato .tpparve poi nel 10 numero del 7rù:olore]. /11 raso contrario san) loro )[ratissimo se me lo vorra,1110ritornare. Saluti /mrlico/ari a Ciol'a1111iA,pini. ."iafuti l' gra::ir. +Il. Vilma. Cv11gralula::ioni a Cepperello. A Tori110kanno fi,llo furore i suoi articoli. • luguro alla \'oce di cssrrr più /J,,ll11.1rliera t•d 1,ssalilrirr. S1.rluli. fl/, /', Ila <1uesti, e da ahri fotti du.· polrcmo, se O('<"orrer;:\,documentare, ri,ulta hen chiaro che fino n ieri /...a Vc,rc dovc\·a e.,-.ere una l'"i\"i– <ita l>t'n fatta ed onesta e: per..ino calma poi- 4.:ht: le -.i mandavan mano-.critti e congratu– la,-i,mi e J,1si csortarn alla hntlaglia ; ma eia ieri a questa parte, da clu:, ,ingoiar l·oinci– dcnw !, gli articoli del ,iguor )I. \'iana non ehbcro accoglienza nella Vore, ess.t è di\"entata una • l'<JCe di :-.chimnazzi notturni dO\"è vanno willnneggianclo Giov:111niPnpini, Giuseppe Prez. .1.oli11i e Luiid Ambrosini •· Xon -.i può dire <1u:1ntoci -.1ucchi e ci stufi ,ct:nclt.-rc a que~tc minuscole con!tiderazioni ; ,1ua11to ,-i ,piaccia do\"er ricorrere a queste J>O– lemid1t!; ma tutti ,t:<1011, per dio, che ci siamo tirati pt!r i ca1>clli e che per welrire il fondo mescl1i11ame11tep<:rsonale di ccrll• biuc, ci vo– glion, di fronte al puhblico, <loc-un1t·1Hidel ge– nere di quelli che dinmo nlla luce. Jr. pr. .\ ·d prossimo 1111111cro 1111nrlimlo di llE:<l'OJClTO LROCE. Bibloteca Gino Bianco Caratteri. Il toblll11ort. - Che \i g.trba n ,oialtri il mc-stierc del ,icario? no n:ro? Xeanche a me. Eppnrt! c't:' della gente che d<:\'é r-rc:derlo di\·er– t<:nti,.,imo e anche onorc\'OI\;". Infatti l).'1,tn che uno -.j pigli la bega di porlare 1111 >o' cl' acqua ,u.-lla ,talla cl' Augia, di dire il fotto MIO a qual– che pa1)a\ t:ro de' pili alti, che l<:nti cli racldi– rinar Il' gmnhc ai c: i.ni, di prNlicarc a' porri: cli fon• i11-.0111ma, nel suo piccolo, il caballero ,mdante clt•l1'Ideale, pc.rchè una bella notte si 1rovi fm i 1>i<.-diun omino \·t'rde di bile mal cli},:'c,ta cl1l' arditamente glielo proponC'. i,;, co– ~tui, il più delle volte, un arti,1òlo umiliato, uno st:.·rillordlaccio senza te:;.ticoli, un IX><.·tante "Pll· lacchinto, una cli quest'animc ,;chia1T1:ggin1e, in• \l'l<>nitc, anime da sen•itori che C<: l'hnnno col Jl.tclrone, che nuornn nel!' odio si~tematico di 1ut10 e cli tutti come nel loro natur:ilc elemento e il 1,i R'f'stigo è l"impott•n,:n <' In codarclin. Talrnìtn ~ un semplice bahl><.-ocontri..,tato da livori privnti, il tiuale. pigliandovi J>er un p.u– zerellone nn·entato e senza giudizio, \"Orrebbe approfi1tar"' della ,·ostra tcmeri1:\ IX'r farvi suo J>.'llndino. In OJ{'ni caso è un e!-,erc ahbietto che cercn cli sobillar\·i e \"i suggeri<,cc mille imbo– scate: - Perchè tu che prelcncli dire la \"erità non accusi il tnle che ha favorito il tal' :iltro nell'ultimo concorso? pcrchè 11011 dai addosso n Tizio che fa carriera k",·i:111do.,i rimorchi:i.r dalla moglie? perchè 11011 tiri una schioppcllata a C:1io il quale arraffa sempre tulle le commis– -.ioni? pcrchè non isbudelli Sempronio che non vuole stampare i miei \"ersi, che ride delle mie prose, non vuol rappresentar le mie tmlr{'edic e rifiuta i miéi c1uadri? perchè non fulmini il mio 1>ndronc di casa che m'è sempre die1ro minac– ciandomi dcli' usciere? D:\lli, d:\11i a tutti questi birboni, scuoiali, squartali, inceneri<teili; te ne fornirò i meu:i, ti darò tutte le informa:doni pos– sibili ,ul loro conto. t'istruirò di o,cni lor ma• gagna di funzionari e di privati, t'aiuterò alla lont:rna. Stem1inali ! r\uf! A \ 1 0i verrebbe \"Oglia senza dubbio di clomnndare a que~lo tristanzuolo: - Ma perchè, scusi, non ci si pro\·a lei, se crede che sia una hclln prodezzn duellar con le cimici? lo mi oc– cupo d'altro, sn? e non difendo la bors.t o la vnnità di nessuno. Faccia un po' il mnscalzonc da st: ! Ma io in,·ecc che cosa fo? Piglio il scrpeu– tello per la coda, lo tengo fermo, gli metto il calcagno ~pra, e, per fargli capire che se si dovesse 1>igliarseta con tutte le bes1ie minute bisognerebbe rifarsi da lui, gl' infmngo un po' - cosi - delicatamente - la testolina vario- pinta. A. S. Il voltalrlno. - Eccolo là, in ter,:a pnginn, con la sua breve noterella, in corsivo o in londo: I' uomo di spirilo della com1)agnia. C'è l'amoroso, il padre nobile, il loltatore: ci \"uole anche il Tony che faccin sorridere negli intermezzi. Il voltairino difatti sorride di tutto, sorvola su tutto, fa il deli1.ioso ed ha qucll' arin ador.1bile di scimmiotto lezioso che ogni rumore distrae e che og11i ro11zio devia dal filo dei suoi pensieri. È l'uomo che t'ha in orrore se tu mostri un po' di p.tssione o gli confessi una convinzione e una fede; e che si mette a odiarti del suo pia) cordiale odio se non hai I' abitudine di 1>arlare del bene e del male, delle donne e cieli' arte, del pen!-iero e delln scienza con quel sorriselto di -.;uperiore compa,,ione proprio alle anime :1ristocratichc tirate ,u a pasticcini, a caramelle, a girmduiotti e :i. creme con la vainiglia. Ln filosofia 11011 sa dove s1ia di casa: ma ce I' hn ;1 morlc lo M<:~soe ti batte1.1.a filosofo per 1>ocoche lu ri– fletta cd abbi una coscicn1.a 1111po' rigida. Il ,uo ideale è mangiar bt:ne, bt'r meglio, star– :,,,eo• in pnnciollt: più che può, la\ ornrt: il meno po:,,,\ibilE.-, p<h~r la serata allel{rnmcnte, e non riCC\er forti impres:;.ioni da nulla, ncmrn<:no se la madre gli muore o se una co!-Cienza sincera l'avverte, prima amichevolmente, della bruttura iu cui vive, -.: poi, quando lo vede irremovi– bile in Satn1rn, Kli sputa in faccin il MIO di– ,pre.1.r.o. )la lui « se ne strafotte•· Giil ,i <;.Ira• folte cli tulio, clonmque passa col ,no volo leg– gero. Qui ,ucchia un po' d'arte, 11 !'I' anicina al (X."ll';icro, e cli là guarda di lont,1.110 la ~– tria '-"magari fa una formalina sopra 1111 l{emo: e poi \'ol,1 \·iri. E' pare una mo:;ca, cli quelle che ro11.1.anoun po' da l)Cr 111lt0,sui fiori e sulle 111crdc,sul n,1.sogoccioloso d' unn \•t:cchia e sui rapdli dornti cl' una giov:mC'; e come una mo,cn diffnndc le malnnie e In pu1rccli11e.Non c'è, difa1ti, nulla di più deleterio <lclla gente di qucc;1n ~pecic, e nulla cli pit) antinaLionalc andu.• ,1ua11do ~i c;unuffa eia na7.ionalista. Non c'è 11ut·-.tio11c,per grave che sia, che non te 83 la risolw, con un risolino, con un lnzz ,, con un motto di ~pirito, e quanto più :,,,focciatii;:-li cscon cli boccn 1a1110più .,e la gode. \la il pub– blico, che ,enle ciò oscuramente, l• con es .... , terribik X(,n tro\'andoci la '-tOff.'1 cli un N>m– merriante laborioso e 1estardo. cl' 1111 soldato d'onore e valoro~o, di un s.,cerdo1e rigido e sen:ro, <li 1111 npostolo caloro,o e riwegli;i– toré, In pag;i per ri-"loro dei dopo pranzo labo– riosi: la 111:111tie11e nl suo serd,-io po,11·tirso• • piler '" nife, e come i re a..,,ohui ave\"ano una \·oha i buffoni di corte, cosi Ol{gi lui. pub– blico democratico e SO\rano. ha i giomali,ti di spirito, i \'Ohairini, i buffoncelli di krl;\ J>a• gina, dopo l' nrticolo del padre nobile, dd lot• tatore nsmatico, e del ripetitore ginnasiale .... //', pr. Caratteri triestini. L'lrrcdu1l11a scrio. I.o pokte tro, are .tnche, come 1111 cigno tra le anatre, nel partito dei nazionafo,ti : t!' anche perfino, come una \ iola nell'orto, tra i soci,1- listi. '.\la più facilmente è un giovane repubbli– cano: 1.11110 sognatore che crede fatti oggetti\"i i palpiti propri. Le s11nspcrnnze lmtt:'\le nell'.i\drintico si con• vertono in torpediniere italiane; il respiro ciel suo andito fa ~nmtolar sull' Alpi Giulie il trico– lore itnlinno. \"ecle che l'impiegato A., che il g-io\'ane n., che il nego,:iante C.... , che quasi ltllle le let– tere dell'alfabeto si ...chierano armate d' indif– ferenza, di \'iglinccheria, di positivismo conlro la sua idea : ma egli se la difende come 1111a pianta l:1 propria linfa. Ed ha fiducia ndl' X, In sua unic;1 nllcata fedele. Neanche lui sa , 1 ernme11te chi sia qutsta X : chissfl.? rorse come un improvviso mutar di lello del fiu– me J>Oli1icoitaliano che Huisce con tanto par– lottio 1>-·rnrosoe sorrisetti ipocriti; o fo~e la peritonite (14:Jlamembrana austriaca che, stringi stringi, qualche pugno dei tanti reci1)r0Ci fra i dodici popoli se lo può buscare nnche lei. Ed egli sente già ripcrcotersi quel colpo nel suo cuo– re, come una cannonata che mandi nll' aria lo s/a/11 quo. Snrehhe la redenzione: dal!' affanno dell' iner1.ia, cln\la sciocchezza che egli sente vana, dei grandi gridi e delle piccole cose, dnlla rnb– bia di far da zimbello per I' onore e In tao,ca della btfpta (annullc,na. Combatterebbe, egli. S'è educato su Mauini e Garibaldi. J..a guerra è per lui I' unica possi– bilità di esprimere limpidamente la sua anima : la carta bi.tnca. Con parole di sangue. L'lrrcdeat1,1a « Fl1hl e zlblbc. » - Per schi1.7.arlo ho davanti ngli ocrhi come modello il signor Cinquanlapercento di Trieste. Perciò prego su– bito lutti gli altri componenti la fomiglia trie– stina di non \'Oleri;i riconoscere nel ritrailo. È, se \'Ogliamo, 1111 signore sagace. I la un naso tanto fino che dopo a\"erlo cacciato con buon frutto nella politica interna dei suoi affari, lo ficca, scn,:n sforzo. nella politica estera degli stati. Con buon frullo: perchè subito s'accorge, per esempio, che avendo i turchi boicottato il suo z11ccht:ro, l'Austria ha violato inclegnnmcntc il trattato di Berlino con l'annessione della Bosnia-Er,cgovina. Perciò gli studenti italiani a Vienna fanno l>cne a pigliarsi le re\"olverate per m·cre I' uni\'ersità, quanlunque sarebbe lx:llo che Roma fosse In no!'itrn capitale e la 110:;lra11111• versit.'l: - dice: e intanto si ficca più profon– damente le mani in tasca a far\"i risonar I' :1r– gento che la rapprescntnnza della ditta Ors/rrreirll é:' (IJ1gttn, Kli ha fauo guadagnare. E pensa anche: - l.'irrcdcntismo è una <:Oo;anaturnle in tutti i popoli oppreisi, tanto pil) che se di là fossero tutti irrcclen1is1i \'enezin rinunzierebbe gi:\ ora al suo commercio. ~la l'irredentismo in Austria hi~ogna tener'-elo per sé, perchè ,e no t'arrestnno e tu 11011puoi pili far prosperare col commercio e l'industria la tua J)O\"emci1tà. E fuori di cn~a no~tra gli slavi ! s' è \ i-,to anche ora che mi tocca pagare gl'interessi del pre~tito fa1tomi dnllc loro banche così a buone condi– zioni che mi sollcvnrono un pochino. Un'enorme ingiustizin 1>0iche il governo non mantenl{n le scuole italiane: CO<il perchè parlino perfotta– ment'e, proprio come tedeschi, il te<le'-Co che è indispcns.'lbil<.>, i figlioli bisogna mandarli alle scuole tede~he. - Che succede? l\'011 si può pil) neanche mangiar in pace? - Nella strada urlano: \'irn Trieste itnliana ! l.ui \"a .tlla finestr.1., e \ 1 is10 che il fonnle 11011 lo può illuminare perchè t: troppo lontano, 11\'Cntola la pezzuola. Poi !t' a– sci11gn il sudore, e mentre giù ~i scauott:1110 con gli sbirri, agguanlato il figlio che vuol scappnr giù, -.i rimette n ta\·ola. Sc1r10 S1.ATAl'~R..

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