La Voce - anno I - n. 13 - 11 marzo 1909
LA VOCE Pedagogiasessuale. Fù,o d.,II' i11i\iOJd/a \'oce abbiamo avuto I' inlmp·oue di dùude,·e liberamenle la que• stione sessuale. Accogliamo percù} vo/mtieri quts/o ar/ù;o/o di Ncern 1 5tbbme le nostre idee in propos,lo s,,mo proprio opposte alle sue, comt appa,irà dt1 altri proHimi ar!,coli. Eccoci dunque arrivati a questo. Un pro– fessore propone sul serio che si debbano aprire corsi di pcdagogi;i, sessuale (c:1rina la denominazione) non fidandosi a quanto pare del naturale insegnamento della \'ita. Le madri, secondo lui, dovrebbèro occuparsi per tempo di questo importantissimo problema; non dice se prima ancora che i bimbi abbiano imparato a sofiiarsi il naso col fazzoletto e ad :tbbottonarsi da soli i calzoncin1 1 ma in– fine la ~osa pare molto urgente poichè la si è port:.ta a pubblica discussione e il profes– sore insiste anche presso i maestri. A dire la \·eri1l in un tempo in cui gli studi sono continuamente sballoltati da un progrnmm:1 all'altro 1 in cui la disciplina va facendosi più difficile, e bassa e fumosa si contorce la fiaccola dell'idcnle nella maggior parte delle nostre scuole, il bisogno di sol– le,•are una questione di tal genere non si sentiva proprio i a meno che non si voglia offrire un facile compenso ai ragazzi bocciati in grammatica: cinque in grammatica; pa– zienza, quando si potr3 aggiungere con giusto orgoglio: dieci in pedagogia sessuale. Si faranno poi dei progressi: il metodo froebelli:mo po1rJ sostituirsi con vantaggio alla teoria e appositi giocherelli industriosa• mente combinati daranno ai nostri figliuoli nozioni cosi esatte che renderanno possibile io famiglia (sia lodato Dio !) qualunque di• scussione. Fra il cacio e la pera, padre, madre e prole, in\'ece di p,1rlare del caldo e del frtddo che sono evidentemente discorsi inu• tili, si istruiranno a vicenda sulle fonzioni generative. Il sistema maltusit1110 sarà messo ai voti afrinchè i figli libernmente conscienti ed evoluti possano dare il loro consenso o no alla ,,enuta al mondo di un nuovo fra– tello. Niente di più giusto. Bisognerà riformare un poco anche le bi– blioteche per )'infanzia. Tutti j racconti di Thouar. di Schmid, della Percoto, di An· derson e gli innumere,•oli altri autori con– simili passeranno al cenciaiolo, non essendo logico conservare nell'errore super!-tizioso della creazione divina e in tutle le penombre che il cattivo ~gusto dei nostri prt>decessori ha radunato intorno alle culle i piccoli scienziati che ci riderebbero sul naso. E davvero una larga risata dovrebbe essere anche la nostra risposta, di noi madri, di noi educatori, a proposte di si mii genere, se in fondo a tulio ciò non vedessimo una grave minaccia per i cari esseri che amiamo sopra tutto al mondo e per la verità che ci è cara anche di più. Dice infatti una elementare \'erità che la natura procede a gradi, che è dannoso sfor– zarne lo sviluppo e dalle continue ossen•a– zioni dei fatti inerenti il buon senso popolare ha dedotto la massima: non meltere'il carro innanzi ai buoi. Ora io domando se fra l'am• masso di cose che il fanciullo deve imparare e che impara cosl poc.0 1 cosi male, cosl im– perfe11arnen1e1 beuche adeguate all'età sua, alla sua intelligenu, ai suoi bisogni, sia op· portuno innestare questo bizzarro insegna– mento nuo\·o di una funzione che egli al momento non può esercitare affatto e quale vantaggio gli possa derivare per la salute, per la cul!ura, per gli studi che deve fare, per la carriera che deve scegliersi, per l'integrità del suo carattere, per la sua onestà e per la sua moralità la conoscenza esatta '1elle somi– glianze e dissomiglianze che esistono fra il maschio e la femmina? Si obbietta che poichè la conoscenza o presto o tardi de\'e venire e viene per lo più a spizzichi, velata, misteriosa, nascosta, tanto vale somministrarla tutta in un colpo come un buon purgante e farla finita. Sicuro; poichè 1 tra i \'antaggi preconizzati, il più prezioso sarebbe appunto quello di troncare colla realtà il volo funesto dei sogni; cosi i nostri figli quando saranno veccht non a\'ranno nemmeno piì.1 il malinconico rimpianto della loro in– nocenza e pratici o sc.iltritì fin dall'età già tenera nessuno giuocherà ad essi il brutto tiro di metter loro un:1 benda s:igli occhi in nome di quel tristanz.uolo di .\ more. Di vizi poi, prodotti dell'ignoranza, non \'e ne sarà piì.1 alcuno; basta infatti guardare negli adulti, che 11011 sono ignornnli, la rarità veramente impressionante delle abitudini viziose. li ri– medio è così semplice che pare impossibile nessuno \'i abbia mai pens:110 pl'Ìma. Ah I voi r.1gazzi siere curiosi di sapere da quale uovo ,·eni1:te fuori e voi gio\linetti trem.:ue e arrossite nel cingere col braccio la fremente vitina Jella ,·ostra comp,1gna <li giochi. :"\iente paura. State fermi un momento, tanto come per str:1ppare un dente, e l'illusione funesta ,,j sar:1 tolta per sempre. L'ovo s'ottiene cosi e cosl. Siete contenti? E qu.111to a voi, gio• vinetti, quel fremito, quel turbamento, quelia dolcezza insolita che ,,i corre per le \'Cne - non date retta ai poeti per carità - non è altro che. . . . .\li manca la parola 1 ma la troveJ:I il profossore. C'è qu:1lcuno che non sia persuaso che quando una rivelazione scientilica abbia sneb· biato la mente degli adolescen1i non si ve· drnnno più manco in isbaglio raccolti nei cantucci a confabulare di segrete cose, ne a sfogliare certi libri 1 nè ad arrestarsi alle edi• cole dove la pornogralla trionfJ ? O non si tro\'eranno in\'ece lanto più autorizzali e in strad,ni ad occuparsi di una materia che fa parte del programma del loro insegnamento? Se ora come ora arri\'ano alla mèta arram– picandosi per sentieruzzi dirticili e spinosi potranno \'antarsi in av\•enire di avere per• corso la strada in automobile. Ecco il \lan– taggio. Davanti alla grande autoril:'1 della natura io non sono del parere di anticiparne le espe– rienze con un freddo 111t!t0Jodi scienza. Gli errori che ne \'errebbero sono Ji gran lunga superiori a quelli che si pretende cli evitare. M:i dato anche che in circos1:1nze speciali si imponesse l'obbligo di una spiegazione questa non dovrebbe mai essere impartita dalla cat– tedra, fra i banchi di una scuola, da persona che non conosce ogni singolo temperamento dei fanciulli a lei artida1i e che per il fatto di inoltrarsi in un recesso !Joto delicato della coscienz3 violerebbe i più sacri ed esclusivi diritti dei genitori. Il concetto del bene, del male, di oppor· tunità, di materialità, di delicatezza è tra i pii1 classici, cosl che fra le persone stesse che se ne dichiarano partigiane la distanza risulta in proporzione dello sforzo che si fa subire all'elastico. È certo che prendere un ragazzo di punto in bianco, mentre forse non ci pensa nep• pure, e mettersi a parlargli di rapporti ses– suali è una goffaggine che ha del grottesco anche se animata dalle migliori intenzioni e questo è ciò che avverrebbe con un3 grande proporzione cli casi O\'C il maestro se ne in• caricasse . .\la, ripeto, può darsi che un dato giorno, in un d ,lo momento, sotto l'impressione di circostanze speciali il fanciullo si trovi di fronte a una domanda che lo sgomenta nello stesso tempo che lo attrae allora sorga la necessità di una spieg:1zione. E sia data. ,\la solo un padre, solo una madre porgeranno le cognizioni armonizzanti con l'ambiente della fami!)lia in cui il fanciullo vive e do\'e più l'aria stec.sa è satura del grJdo di morale del padre e della madre: sulla quale morale nes– suno che senta profondamente l'altezza della propria missione vorrà transigere nè cedere ad altri la appassion:11a responsabilità. Neera. LETTERETRIESTINE lii. - Allrc islituzioni di coltura. I nm:i concitladini ~11110come, ~uu l'opera del cava(;rngo, crollò proprio nel mare nostrum il nostro nuovo molo che aveva già l'aria di donunatore: il l.woro <l'uno che cerchi di fare da cavafougo pili di annoiarli 11011 dovrebbe. J lo buona volontà incarnantesi in sode spalle: se io non le couverto in spallucce come loro, ma tenterò di 1>icconarequalche pietra e di 1>0rtarl.t, .. BiblotecaGino Bianco alla costrmiione del nUO\'O molo, non dovrebbero impOrtunare lo sgobbonE-. E lo sgobbamento, fra il loro quaq1111 importuno, se credono, ma in pr~scnza di tutti gli italiani che \ 1 ogliono gturd:irlo: perchè è tri'<te e \ 1 ano pro– clamarsi fratelli e non aver 11coraggio di esser vicendevolmente sinceri; lagnarsi di 11011 esser co– nosduli da essi, e nascondersi pudicamente in llueute velo bianco rosso verde; invocar l'aiuto fraterno e aver paura di iudicare i nrnli che lo re11dono necessario, 111tu11i i casi: i cani-poliziotti che :;;irispeltano atleudono che il pre,.unto malfattore compia il suo misfatto e 11oi l'agguantano: aspeuino se vogliono esser rispe1ta1i. E zampe cli logica e de111idi cifre, per l'agguantamento; non oflese e 1>aroleche sono ringhi e bave d' im1>01enz:a. Mi dis1>iace di non poter ringrnzmre e rispon– dere ai buoni che mi critic.1110seriamente per quel che dissi: nrn La Voce 11011 può neanche di mezza colonna farpedan~ a<lacc:iclemia di scherma. Trieste è !Wc:glfa,ora. Ogni ciuà pulita dopo u11 5011,10 d' A ligi sente il desiderio di ravviarsi i capelli e lavarsi la faccia. Ma altro che penine e sapone a mutare l'anima: lo s1>iri10 storico! Che a Trieste - lo abbiamo ,•is10 - è commerciale. Ma mi sidi"'Se: - Con il commercio per il tra– mite della ricchezza alla cohura. - Posa piano! : oggeui frngili nella e.issa ciel determinismo eco– nomico. lo ammetto che la ricchezza sia un nido cal<l11t:cinoper la collura: mn senza l'uovo niente; senia sua potenzialità volaslri rachitici. O tordi che ben panciuti saltellano chioccolando. Cioè: una colturn sorta da condizioni dì soprabbon• danza, non im1>0stada una necessilà interna che ap~na abbi11sangue suflidente vuole e l:n-ora; di svago. non seria; leatrnle, con(erenzesca. A colpi di dollaro: che si sente in obbligo di vedere e 11dù e Caruso e Ferri, perchè l'ugola di Caruso e Ferri sono in Europa celebri. E io osser\'o che Trieste - come l'America - scambia il belletto con ìl tonico ricostituente, troppo spesso. Ho detto: ha biblioteca e musei. Ma trascurati. E poi sono istituzioni che ogni città benestante, oggi, vuol possedere: 11011 dimostrano più in fatto di coltura che di beneficenza un alloggio 1>0polare o un orfanotrofio. Non dico che non sinno utili, anzi! ma sono istrumenti che la città-fabbrica fonde in stl\m1>i stereotipi l\nche senza ordina– zione di richiesta sollecita, Indi d11 per lutto bi– blioteche e 111ust:i:obbedieuza qunsi pMsivn alla consuetudine, pi\l che alla necessilà; strumenti efficaci cli coltura sem1>re, ma 11011 sempre (spe– cialmente se lasciati arrugginire} segui; etichetta eguale per ncqua - alcool - tamarindo e bor– deaux. La prova invfce della coltura d'una città è nello spirito e nelle forme delle 111ani(es1azionintellet– ti.ali che non possono ingannare: le società di coltura, la vita dei teatri, le iuizia1ive :ntistiche. Sappiamo: Trieste le possiede in buona quan– tilà. Vediamone orn il \'estito e sotto il vestito, anche a rischio di passare per adolescentuli im• pudiclti. Prospera benissimo e la biblioteca circolante popolare •· E proprio mentre in Italia si 1>uò sol– tanto sperare che lt: chiacchiere sul bisoguo di ristaurare <111esta istituzione si:rno il primo e non unico sfogo di buonn volo111à.Cioè: 11011 mentre: prima: nr1c<1ue 11e\1900. E crebbe noridn clo1111a quando leconsorelle rcgnicole preci1,iu1v11110 verso il terzo stadio d'etisia. l'erchè vive in modo sem– plice, naturale: un'iniziativa cittadina sovvenzio– nata dal Comune, ma semiautonoma, modesta nei principi (una sezione: ora ne ha c111attro),senza stri1oh1toio burocratico. Non si richiede al lettore che un biglietto di riconoscuuento (scritto dal pndrone o da uno degli operai fiducinri); ore di prestito serali; stanza di riviste e 01>ere di co11- sulta,do11e; stofl,1 <lerm:uoid - co111ro i grassi - per rilt"gare i volumi. Che nel 190? formarono 8ooo opere-, da 3000 iniziali; le:ttc da 1675 asso• ciati con 122011 letture. N'umero che si pub tri– plic.tre per la partecipazione non suscèttibile di statistica dei parenti e conoscenti. 1. ,ppa sui 1>iedidella mia tesi, se av,s,;i una tesi. Invece se sapesse la decima legio del l'onore 1rie– sti110come mi si allarga il respiro c1unndo 1>0sso d,r bene Ji Trieste! E come mi rnttd!ioto pcu• sando che l'ouore di Trieste la d~cinm leg10 se l'è ficcato d1e1ro le aste e vessilli per riufrancarsi della sua intangibilità invece che renderlo intan• gibile. E come mi è hufl.1 la decirn,1 legio quando con .tste dirith: e ve-,silli spiegati r.i oste contro chi cerca dimostrargli che standosene i11 panciolle si può frugare nel taschino <111,11110 si vuole, ma non si pese.mo quarti di nobihà. U11'.il1rn fiue!-.traper l'allargamt'nto dd mio re• s1•iro Mirehbe I,, e mostra 1>ernu111e11te d'arte •· Una L>ellasala, 11ell:1pi,1u:a centrale, data dal Comune al e circolo ar1is11co >, che dapprima il pubblico visitò spronato dall,1 uovit:\, i->ersuaso d.tll' iugre3so gratuito. Poi afft:zionatosi ritornò tulli i giorni, impar:mdo molte cost!: come si guardi 51 un qtrndro e si dis1iugua 1111 :rntore clall'altro, per esempio. Non solo: ma possedendo la maggio– ranza dei nos1ri nrtisti gran vale11tia di iniziativa (più che di 1>ropriaarte), il 1mbblico potè mera– \'ig:liarsi. curioc;are, :tmmirare davanti a mostre di arte giap1)0nese, di incisioni trop1>0 varie, di arte e 1ninuzzaglia artistica raccolta dalle case private. lo dunque non la criticherei questa is1i1uzio11e, se non fosse piÌI commerciale che cli coltura, A Trieste 11011 si compra molti quadri; gli anisti stentano. I~ la permanente è cooperativa di pro-– duzìoue e vt:11clita. Perciò: nessun cri1erio uell'accetlazione; so– praffazione dtl genere esitabile; i11,.crv1limento della concnione ar1istica a quello che \'a. Per di più l' arti'ìta perchi'- ili si compri cinquanta cen– timetri di tela ne produce di\·ersi metri quadrati e di tutti i g-usti. E così il pubblico senza buon in1uito domina invece di esser dominato. L' e università del popolo». Non occorre dire che sia: u1ilt specialrnente eta quando - per in– segnamento tedesco - le lezioni cominciarono R far capolino tra il frascame delle co11fc:renze. Le quali in generale sono dei mulini a vtnto per allettamento degli spettatori. Poche volle belle esposizioni di studio severo; il conferenziere è quasi sem1>re uno che pula articoli. Ed è supe• riore alla giustitia cestinatrice. Io 11011 so perchè le couforenze non si possano fischinre. Lezioni organiche, chiare, ci \'oglior10: come si et-rea di for ora a Trieste. l\la vi si rit:sce molto imper(ettame111e. Perchè la nostra università po. polare è nata e cresciuta co11una malattia d'am– bienle: la preoccupazione contro il socialismo e i socialis1i. QuauJo questi cominc1aro110 con il e circolo di sludi sociali > a i~truire il llOJ>Olo, si fondò - contrnppcsto borghese - l'università popolare. Fra le prime conferenze vi fu 1111 corso di economia politica dove un occhialuto ignoran– tello tuonò in favore del capitale. Poi un diluvio - dura ancora - di gragnuola lette-r,1ria e arti– stica, luccicante; fatta a1>1>0staper sironca re i buoni desideri. Pochis')imo di sociologia. l'eggio: poco di istruzione scien1ifica•pra1ic,1. Meraviglia se gli operai 11011 la frequentano? se i professori bene intenzionati che vogliono esporre cose, de– vono soprariscalr.fare la forma o gelare l'uditorio di piccoli borghesi? Le istituzio11i po1>0larisiano in mano <lei popolo: è logico. l\111 anche per la borghesia occorre c1ualche cosa? E va bene. l\la non intitoli dal 1>opolo i suoi istituti, come il negoziante appiccica un grosso Di Oolog11a a tutte le mortadelle. Alle domeniche, poi, c•~ la con(erenzona cui -se uon splende un bel sole - centinaia e centinaia di personededicanoapplausi furiosi, sistematici. E di tanto in tanto capita uno che li meriti\ : ma gli altri! J\Iuliui a vento: contro cui 11011merita di fare il secondo Don Quixotte. Un altro prodotto di preoccupaiioue anlisocia• listica è il rece11te e teatro 1>0polare •· I.' ha ge• nerato un'idea del e circolo di studi sociali • (e. conciata dal dispetto dei nazionalisti. Parliamo dunque prima dell 1 a\'O, Circolo di studi sociali: fondato nel 1&.)(J per educare il popolo. Mezzi: biblioteca, ltzioni, vi• site scientifiche nelle fabbriche e negli opifici; poi anche: couforenzc e il teatro. Modellato su tipo della Gerurn11ia, dove la co\lettivilà colta sa in– ventare nuovi istrumenti per migliorare le sue condizioni. In Italia non ne so esempio; a Trieste non esislerebbe se non l'avesse creato un sogno individuale che volle esser~ a tulli i costi reallà. È un'istituzione che ~I• italiani, senza distinzioni di partiti, dovrebbero s1udiare: in 1>0chianni cli vita, con 1>0chissimimezzi, ha sapulo formare una biblioteca a prestito, seria, senza romanzi d'appen• dice, di più che '2000opere: l'unica a Trieste che possa servire per studi di sociologia ed economia. lo 11011 faccio l'apologista: ma mi rico1do che quando entrai nelle sale del circolo (la rossa è per riviste e opere non asportabili; l'altra per i numerosissimi giornali) provai un senso gioioso di fiducin. Cinque o sei librerie di manuali, colle• zioni, enciclopedie; sui tavoli allineate 30 riviste, sui muri tavole colorate, riproduzioni artistiche. gessi: mm gliptotcca embnonale. E regna il buon gusto nuche in tutte le piccole particolarità. Un altro merilo, grande, di questo circolo: far si che il movimento i111elle11uale cl' Italia giunto ali' ludri non rinculasse come c,rte beslie 1>aurose dell'acqua, ma contiuuasse a vh·ere nella vita d1 Trieste, per opera dei suoi migliori rappresentanti. Noi dobbiamo ai socialisti d'aver conosciuto l.om• hroso, Ferrero, Salvemini, L'lbriola, Ze1boglio. Se:rgi, Battelli... ; l'aver se111i10parlare, 1,cr la prima voli:., di Mazzini e di Garibaldi da Salve• mini e Ferri. E come! Perchè è 1111 fallo intereS9 san1e: dopo il 1!)02 il circolo socialista (d 1>ro1>a– ganda di coltura, di coscienza, di s1>irito italiano. E dunque anche del socialismo italiano: ma e .111• che • e e italiano >.
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