Vita Nova - anno III - n. 12 - dicembre 1927

BOLOGNA 29 febbraio di quello stesso anno scoppia la rivoluzione a Parigi : la dinastia degli Orlèans è rovesciata e' viene proclamata la repubblica ; l'ondata rivoluzionaria dilaga per l'Europa : il 14 Marzo anche Pio IX concede la costituzione. Giunta la notizia della rivoluzione di Parigi, anche a Vienna scoppia la rivoluzione ; alla notizia della rivoluzione di Vienna, il duca di Modena fugge a Torino, la rivoluzione scoppia il 18 marzo a Venezia e dal 18 al 22 marzo Milano insorge contro gli austriaci che vengono cacciati dalla città. Carlo Alberto, personaggio complesso, contradditorio, enigmatico, nia che meritò non ingiustamente il titolo di magnanimo, è caratterizzato da queste due tendenze : una religiosità spinta sino al bigottismo, che lo rendeva schiavo di pregiudizi e ligio ai gesuiti e, d'altra parte, una antica e sincera e profonda avversione contr~ - l'Austria sopraffatrice d'Italia. Ma, benchè animato da buone intenzioni e ispirato certamente a nobili sentimenti, egli non era certamente un genio politico nè un genio militare. Quando la rivoluzione scoppiò a Vienna e V enezia era in rivolta e in Milano la popolazione era impegnata contro i soldati di Radetzki, se Carlo Alberto fosse stato un uomo geniale avrebbe man- · dato le sue truppe sul Po e intercettata la fuga agli austriaciche in grandisordinesi ritiravanoda Milano verso Mantova. Egli invece avuta notizia della insurrezione, si affretta a inviare una missione per trattare coi milanesi la loro annessione al Piemonte offrendo loro a questa condizione il suo aiuto nella lotta che avevano impegnato contro gli austriaci. Si sciupò così tempo prezioso in trattative, mentre i milanesi riuscivano. con le proprie forze a sopraf- . fare gli austriaci e il loro comandante Radetzki. Cosi avvenne che quando Carlo Alberto si presentò a Milano, gli austriaci erano già fuggiti ed egli apparve fare il suo ingresso nella città non .più come aiutatore ma come approfittatore. A questo errore politico, egli aggiunse un errore militare perchè invece di inseguife gli austriaci fuggenti in disordine e di sterminarli con il grosso delle sue truppe prima che ricevessero dei rinforzi, egli ~sita e continua a trattare coi milanesi, le cui opinioni erano discordi, poichè mentre i moderati si mostravano disposti a procla~are l'annessione al Piemonte altri, e tra questi i mazziniani, volevano che la questione venisse trattata e risolta dopo che gli austriaci fossero stati definitivamente scacciati, e intanto continuava a raccogliere voti per il plebiscito che avrebbe doBibliotec Gino Branco vuto legittimare l'annessione: così men~re Radetzki stava raccogliendo i suoi soldati per tornare alla carica, Carlo Alberto perdeva il suo tempo . migliore in Milano a raccogliere voti che dovevano legittimare l'annessione agognata. Infatti, quando l'accordo coi milanesi non era stato ancora raggiunto e Carlo Alberto temeva ch·enon ottenendo l' an- · nessione della Lombardia la rivoluzione avesse po- · tuto scoppiare, dilagare anche in Piemonte, Radetzki, riorganizzati i suoi soldati e ricevuti rinforzi, ritorna fulmineo, attacca i piemontesi a Custoza, li insegue fin sotto alle mura di Milano e li sgomina. L'atteggiamento del principe era · stata una vera delusione. I liberali dei vari Stati, nei quali era stata concessa la costituzione, e specialmente dello Stato Pontificio e del regno delle Due Sicilie, avevano costretto i loro principi a man- , dare delle truppe sui campi Lombardi in aiuto dei piemontesi. Quand'ecco çhe Pio IX ordina per primo il ritiro delle sue truppe. Oltrechè egli era stato trascinato, ripugnante, ali' atto di solidarietà nazionale, era· poi venuto a trovarsi improvvisamente di fronte ad una gravissima difficoltà : il gabinetto di Vienqa minacciava di provocare uno scisma nel clero austriaco, qualora egli avesse continuato la sua politica di solidarietà col Piemonte. Di fronte alla minaccia dello scisma Pio IX, che era il pontefice della Chiesa prima di essere principe italiano, ritirò le sue truppe e nella famosa~ ·allocuzione del 29 Aprile 1848 dichiarò la sua neutralità nella guerra austro-italiana. Nel maggio le truppe del re delle due Sicilie ricevono l'ordine . di ritirarsi, dopo che era stata domata· la rivolta, vuota di senso comune e quanto mai inopportuna in quel momento, che il 1 5 marzo, i democratici napoletani avevano inscenato. In conclusione dei tre principi che avevano preso parte alla guerra contro l'Austria, uno si era mostrato inetto a condurre l'esercito alla vittoria e gli altr~ erano stati traditori e fedifraghi. Il programma di Gioberti, impero.iato su una federazione di principi con a capo il Pontefice, faceva miseramente naufragio. Fallita la guerra, fallito il programma moderato, si rialzano le sorti del programma mazziniano, ed ecco che nel 1849 Venezia proclama la ·repubblica e Roma convoca la costituente romana dichiarando decaduto il potere temporale dei Papi. Pio IX fugge a Gaeta e in Roma si forma il triumvirato del quale fa parte anche Mazzini. Anche la ,,, I

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