Vita Nova - anno III - n. 12 - dicembre 1927

Frartc~sco Crispi: la vecchia e la nuova Italia L'ora della giustizia è sonata da -un pezzo per Francesco Crispi, e la celebrazione che ne fa oggi il Governo Fascista costituisce un dovere di riconoscenza nazionale, oltre che un atto di piena consapevolezza del proprio compito e della missione del1' Italia nel mondo, che il Crispi con ardore di apostolo predicò. « L' antjco esule irrequieto - dice il Volpe ·--·- sempre ·in fermento, era persuaso che orm•ai fosse legge per tu:ti partecipare alla gara per più ampi commerci, per nuove fonti di lavoro e di ricchezza. Ma si fissava specialmente sul Mediterra- -neo, in quanto volesse dire sicurezza navale del-- I' Italia, espansione economica, civiltà da diffondere, tutela dei nuclei italiani disseminati lungo le sponde di quel piccolo e grande mare. Per questi scopi, egli coltivò l'amicizia dell' Inghilterra, fu triplicista convinto, cercò di divergere il pensiero degli Italiani da Trento e da Trieste. Anche perchè vedeva utili compiti dell'Austria di fronte al mondo slavo e sentiva il pericolo, l' inutilità di una politica di pro-- vocazione verso la duplice Monarchia, fiancheggiata dalla Germania e destinata, da ultimo, a sfasciarsi da sè. Forse primo fra gli uomini di governo della nuova Italia, Crispi ebbe alte ambizioni per la sua patria risorta; le additò, credette di poterle imporre alte vette. Mazziniano di origine ed unitario fino alle radici, egli era di quelli che, anche durante il Risorgimento, consideravano l'unità, essenzialmente, come mezzo di potenza. « Questo statista ha il concetto più alto e più forte dell'unità italiana, che è l'amore, la fede, la religione della mia vita » - scriveva negli ultimi suoi anni Giosue Carducci, cogliendo con queste parole il vivo e profondo dello statista siciliano. - · In tempi di avviamento alla dissoluzione statale, Cri- _ spi rappres~ntò l'unico argine saldamente costrutto ed opposto alla montante e fangosa piena. Ma l' argine fu spezzato, la trincea sommersa, la resistenza travolta, e il parlamentarismo fu l'unico criterio di governo : il parlamentarismo o la politica del giorno per giorno. Il gigante caduto alla fine venne sostituito dal volpone, annusante a tutti gli angiporti di· Montecitorio, uasto come l'Italia intera, a tutti i venti fidi e infidi, soffianti da tutti gli angoli del . plum~eo cielo dell'opportunità. E fu il giolittismo; ma anche lo stato nella sua. ratio fu. E venne il grando travaglio della sua crisi, e la guerra democraticamente condotta, e la :vittoria non difesa nel suo spirito e diplomaticamente perduta, e il rigurgito delle passioni faziose inferocite in un sogno di vendetta, da cui il 28 ottobre del 1922 ci salvò. Ma riconquistato il concetto di Stato noi abbiamo riconquistato l'anima del nostro grande Siciliano. E quasi ci sembra un solo abbraccio quello che ci tien saldi al nostro posto di cittadini in un consapevole sfogo di disciplina, e quello· che ci avvince al suo fiero cuote di soldato e di apostolo, in_uno slancio entusiastico.di amore. Riconquistato il senso e il concetto. · di autorità dello Statò come equivalente a quello di libertà della Nazione, era nella natura delle cose che la catena spezzata riattaccasse e rinsaldasse i suoi anelli, e la nuova storia si trovasse come preformata e sotto un certo rapporto anticipata e posta nel1'opera del Crispi. Insomma, questi, ardente democratico, ma nel culto della patria vivente e operante, e per questo culto combattuto, vilipeso, trascinato nel _fango, eppur in questa sconfitta tragica tragicamente ergentesi dalla cintola in su dalla fossa dei pigmei che gli mordev~no le calcagna e lo inzozzavano, alta la fronte rupestre, dritto lo sguardo come di marino _adusato a tutte le tempeste, che scruti il lontano orizzonte di fra le folte e aggrondate ·sopracciglia : Crispi, dico, è un lucido simbolo, che sdegna ogni commento ed ogni rettorica, d'una vita sacrata fino al sacrifizio, ali' idea e alla grandezza della patria. E questa è la sua immortalità e la sua gloria. Ma Crispi rappresenta qualcosa èl' altro, di diverso al nostro pensiero di storici. Egli ardentemente democratico, come si è detto, ma ancor più ardente assertore dell'autorità dello Stato e dei fini ,della Nazione, immanenti in ogni vero atto di governo, esprime la necessità del superamento e del1'inveramento delle sue astratte premesse ideologiche. Approfondire il concetto di popolo arbitro del proprio destino o ritornare indietro al concetto d autorità assoluta di origine divina e trascendente- /

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