Vita Nova - anno III - n. 12 - dicembre 1927

noscenze in verità ànno progredito pochino. Forse che questo concetto di economia e di utile viene lumeggiato in seguito ? A pag. 258 l'autore ancora ,insiste nella sua concezione . . negativa. « Confesso che do qualche importanza al.I' aver messo in luce, come non so che sia stato fatto da altri [ ? !] , questo ufficio dell 'utilità o dell'economicità. L'utile è stato riputato finora dai filosofi o un fatto secondario e misto, o un semplice caso di deviazione dalla morale (egoismo). Esso è, invece, a mio parere, un momento distinto e autonomo della vita dello spirito: il momento in cui la volontà è volontà, senza essersi ancora determinata e dialettizzata in morale e immorale». L'utile è adunque il momento in cui la volontà è volontà. E dopo, ne,l fatto morale, la volontà non è più volontà ? Che cosa vuol dire e che cosa spiega la frase magica : la volontà è volontà ? Indubbiamente la vacuità della definizione dell'utile e ouind,i del- )' economico e quindi del concetto di economia nel sistema crociano deriva semplicemente àal la artificios,ità della distinzione dei gradi dello spirito. Il momento meramente econ0mico della volontà è una finzione e sopra una finzione non si può fondare una definizione chiara e ianto . meno una scienza positiva. · Nè più chiaro r•isulta il per<;iero crociano nell'opera « Filo:;o!ia della pratica » (B~ri, Later7~. 3a ediz. 1923), dove a pag. 221 si scopre che ,l'utile è fatto pratico, a pag. 224 è detto: << L'utile non . è il minimo •morale, ma il premoraie ... » e infin,e a pag. 225 s.i afferma che la coscienza utilitaria si distingue dalla morale, perchè nella prima è implioita ossia attualmente inesistente la. moralità, che nella secon·da è esplicita. Tutta questa nebulosità di pensiero e di espressione non è ,:erto fatta per fandare saldamente e far progred,re con sicurezza la scif'n- • za economica. La questione è che per determiRASSEGNE nare il concetto di utile e quindi definire l'economia bisogna use.ire da.Ile formule vaghe della filosofia crociana e di altre del genere, che, avendo riassunto I' un,iverso intero in una frase, credono che basti rievocare la frase per fare da capo riscaturir fuori la realtà viva e vera, che non si lasci invece facilmente imprigionare nelle formule. Il Croce r•improvera Pareto di non avere chiari davanti a!Ja mente i concetti filosofici generali da cui è partito implicitam~nte nella . . sua trattazione economica. Se anche ciò fosse {non vo6liamo qui e ora addentrarci in un esame analitico del pensiero par~tiano, che può anche suscitare critiche di qualche importanza), è ben certo che il Pareto sul terreno eco- . . . nom1co s·1 muove con una s1cure?.za ben diversa da quella del Croce. · E definisce il concetto di utilità, fondamentale in economia, -senza tanti filosofemi, ma con chiarezza e solidità. << Le mot utilité est amené a signifier en économie politique toute autre chose que ce qu' il pent signifìer da,ns le langage courant. C 'est ainsi que la morphine n. est pas utile, au sens ordinaire <lu !Ilot, puisqu' elle est nuisible au morphinomane ; elle lui est au contraire utile économiquement, puiJqu' elle satisfait un de ses besoins, alors meme q·µ 'il est ma•lsain. Bien que les anciens économistes aient déjà fa.it mention de cette équivc4ue, on I' oubliait encore parfois; aussi Pstil indispensable de ne pas employer le meme mot pour in,diquer des choses aussi diff érentes. Nous avons proposé dans notre Cours de designer I' utilité econo·mique par le mot ophélimilé, que d 'autres autews out adopté depuis ». (Pareto, ·Manuel d'Economie Politique, Paris, Giard et Brière, 1909, pag. 157). Così, utile, per il Pareto, vuol d,ire, in sostanza, adoprabile per ottenere uno scopo voluto. L'elemento sentimentale è nettamente m-esso da parte e ~'economia fondata sul concetto dell'equilibrio fra i gusti (in effetto: le voiizioni) e gli ostacoli. · . E la scelta .economica si esercita iblioteca Gino Bianco 825 sui mezzi che si reputano piu ada1ti a raggiungere il fine voluto. Il mezzo più conveniente, più economico e quindi preferibile è quello che p,erm,ette di ottenere il massimo effetto col minimo sforzo. Questo è il terreno con<:reto su cui si muove l'economia, che à un ' ' . suo contenuto e non a nessLill n1c;ogno di essere definita negat,ivamente, co·ncepen1dola soltanto di riflesso in quanto non è la moiaL~. GIACOMO DONATI COMMERCIO Produzione libraria straniera. Continuando nel nostro esame sulla produzione ,librar.ia intemazio-- nale possiamo dire che la Svezia con ben 3114 pùbblicazioni nel 1925 tiene un posto ben elevato nella graduatoria delle nazioni. Se pensiamo al numero dei suoi abitanti che è di circa 6 milioni e li raffrontiamo con i nostri 40 -milion,i m,ettendoli in rapporto con i ,libri pubbl,icati nel 1925 da noi, avremo p-er ogni 100.000 abitanti 53 pubblicazioni in Sv,ezia e appena 1O in Itali a. Anch,e in Svezia .il magg,ior contributo è dato dalla letteratura, viene poi la religione, caratteristica di quasi tutti i paesi nordici. Non sarà male dare uno sguardo anche al lontano Giappone il quale, per .la sua civ,iltà e Ila .sua cui.tura· ' . . ' puo stare a paro con 1 p1u progrediti paesi dell'Europa· e dell 'America. L'aumento delle pubblicazioni di libri dal 1924al 1925 è stata d,i ben 3668 volumi portando il to-- tale a 18.029 volu1ni pi11 del tri- .. pio della nostra pro<luzioo•e. La percentuale maggiore è d~ta, caso rarissimo, ma che prova il profondo senso che ha questo popolo di migliorarsi sempre più, dalle pubbl,icazioni sull'educazione eh-e costituiscono più di un se1 sto dell'intera produzione, ·seguono vicino la letteratura e a qualche distanza la musica, la religione, la tecnologia, l'industria, la geografia e i viaggi.

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