I LA GEOGRAFIA E LA. SCUOLA ITALIANA I • . . Dopo il X Congresso Geogra•fico Nazionale, tenutosi a 1Milano nel settembre scorso, è tornato con più vigore alla ribalta della pubblica op1inione italiana il problema dell'insegnamento della ge(?grafìa ,in ogni ordine di scuole. 11 problema era stato prospettato, discusso, vagliato le centinaia di volte in tutti i ritrovi di geografi, di uomini politici e d'affari, ma finora senza nessun pratico risultato. , Anche recentemente fu detto, con grande autorità, che lo scetticismo nazionale, che fino a pochi anni fa gravava la coscienza d~gli italiani, s,i doveva in parte alla supina ignoranza geografica delle classi ,dirigenti, che in tutti i problemi iimpellenti di espansione commerciale, coloniale e politica, giudicavano a caso, o si manifestavano abulici, colà dove le altre nazioni giun ... gevano ferrate di conoscenze vaste e con volontà consapevole ,dei problemi da risolvere; i quali, essendo i più politico-economici, avevano sempre una base geografica. · Si è proclamato pure a gran voce, anche nel campo • dell'istruzione, ch,e lo scandalo doveva cessare, che la geografia doveva tornare, come in realtà essa è, a rappresentare la sicura sintesi della cultura nazionale, coordinatrice delle disoipline economico-storiche e di quelle biologico-fisiche. Finalmente, nel nostro dopo-guerra, la pubblica opinione manifestatasi largamente anche sui giornali politici, sotto l'assillo delle necessità e delle crisi tremende da cui l'Italia è finalmente uscita, ha reclamato una riforma degli studi geografici, che devono aderire sempre più strettamente alla vjta, che devono porsi a disposizione del Paese, il quale vuole .risolvere finalmente tutt,e le questioni che la sua situazione geogra- - fica, le sue condizioni naturali e demografi.ohe, i suoi rapporti internazionali reclamano. La geografia non deve solo - si disse - creare dei professorii, ma deve - servire cc ai numero,si seguaci ·delle arti liberali, che· da una preparazione· geografica possono trarre gran giovamento ». N,egli uffici pubblici, nelle grandi· organizzazioD:Ìindustriali e commerciali, nei cenacoli politici e di cultura la geografia dovrebbe trovare largo campo di -utilizzazione « giacch-è ,essa va considerata come ~cuoia degli uomini politici e degli uomini d'azione». L'interesse che le classi fattive della grande metropoli lombarda hanno dimostrato per questo Conw ' gresso Geografico, sembra confermi questo senso ormai largamente diffuso neUa Nazione, perchè si conosca quanto si fa ali ',estero per la ,diffusione più larga possa bile della coltura geografi.ca, strettamente legata ali' espansione •economica e politica dello stato. . Se questo si sa e si sente, come spiegare che la scuola, oggi ancora, sia così lontana dal 1111ovo st;>irito ? iblioteca Gino . . . . '- Come mai questa disciplina - cu,i. la nuova. Riforma dell'insegnamento ha allargato teoricamente 1I campo nelle Università, negli Istituti medi, nelle scuole elementari - praticamente presenta una stasi, se non un regresso, nella ~ul~a italia_na e r.im~n~ sempre _la di~iplina sopportata dai vecchi e nuovi 1nsegnant1, odiata dagli scolalli ? . . , . lo penso che ciò sia dovuto sopratutto ali ignoranza che, sull'essenza, i compiti, i metodi della geografia nel suo. attuale :indirizz,o, ·hanno ancora parecchi de.i burocratici e molti degli stessi docenti. Non è raro incontrare illustri ~professori, valenti fun- ~ zionari, att,ivi uomini politipi, che con una ingenuità commovente dimostrano d'ay.ere ancora della geografia il concetto puerile di una disciplina mnemonica, nominalistica, formale, quà.le fu loro· propinata ·sulle panche scolastiche, e non immaginano, nemmeno alla lontana, c·he essa possa trattàr~ · di molti dei problemi attuali della vita di una nazione. ' Ma la colpa di tutto questo stato di cose non risale for&eagli. stessi geografi ? Cosa hanno fatto, cosa si fa p·er togliiere questo pregiudizio, p·er dare al gran pubblico la sensazione che la geografia è l'insegnamento basilare per ogni cultura ? · Basta leggere anche gli ultimi programmi di geografia per le scuole medie - che si pensa dovrebbero essere stati proposti dai geografi - per comprendere che i fini degJ,i argomenti ivi elencati non possono nè inter1essare molto la scolaresca, nè indurre gli insegnanti, già sovraccarichi di altro lavoro, a,d apprezzare questa disciplina, nè tanto meno a persuadere· le famiglie e i dirig,enti la scuola, che i futuri combattenti per la vita devono essere ferrati anche in questi studi per conquistarsi l'avvenire. Neglii Istituti m~•di superio,ri (Liceo Classico, Liceo Scientifico, Istituti Magistrali), dove si forma la cultura e l'anima dei futuri uomini di governo, dei direttori delle grandi azien1de economiche, degli educatori del poJ?olo i~aliario, no,i troviamo la Geografia relegata per ult~mo, 1n un vastissimo programma ,di Chimica, di S01,enz,enaturali - che da sè sole all'Università costituiscono un'intera Facoltà - e magari d'Igiene ; il tutto con un numero d'ore irrisorio, per l'enorme carjco di materie da insegnare. E gli arg?m€:nti di pura Geografia ? Nei programmi sono el~ncat1 .gli elementi ,indispensabili di geografia matem~t1c~, d1 geografia fisica, molti di geologia, qualcuno d1 b1~1 ~o~rafia -e antropogeografia e nozioni varie sulle cond1z1on,1-economich•e e politiche ,d'Italia e dei principali. stati del mondo, senza nessun legame, almeno log1co, col programma di Geografia generale dianzi esposto.
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