• IL PITTORE AMLETO MONTEVECCHI 789 • - Prendevo dieci e mezzo -- vi spiega ridendo - perchè undici era proibito. - Poi vinse una borsa di studio e con 40 lire mensili affrontò l'Accademia e la vita di Bologna. Insegnavano allora Puccinelli, Ferri, Barberi, Cordini, Panzacchi faceva storia dell'arte. Ne frequentavano i corsi il povero Valeri e Protti. - Però, interrompe, lo studio di figura più serio, più che ali' Accademia, l' ho fatto da barbiere a tastar le faccie degli avventori. Ce n 'eran d 'ossute e di grasse, di rugose e di liscie, di vecchie bada sempre al dramma e all'azione. La figura umana, ad esempio, non è mai stata considerata da lui alla stre-- gua di una natura morta, come carne da posa da buttar sul tavolone di uno studio e copiarla come si copia una mela o un 'aragosta. La critica e la pittura bolognese hanno . . perseguito e perseguono 1n massima questa tendenza, ma la personalità di Montevecchi non ha subìto scalfitture. Egli si è tenuto in un'atmosfera sempre superiore. È stato isolato, è stato combattuto, come sono isolati e combattuti quanti rifuggono dall'edonismo nell'arte, ma le diffidenze e gli ostracismi lo hanno lasciato intatto. E non era possibile altrimenti. Chi può met- - tere il bavaglio all9 spirito? e di giovani. E ho imparato molto anche a fare il viag- . giatore di piselli. Sì - ci assicura - ho fatto tra l'altro anche questo, sono stati diciotto i miei mestieri. Ma con la scusa dell'abbonamen- LA PREGHIERA DEL CLERO La rivolta s' accumulerebbe fìno a diventare tellurica ; to ferroviario ho visitato tutte le gallerie di quadri dell'alta Italia. Sono stato impresario teatrale, persino, eppure sono l'unico artista puntuale agli appuntamenti. - Montevecchi, rovescio della logica, è un passionale; egli guizza, balza come i felini, non ha metodo alcuno tranne l' improvvisazione e la sorpresa. Egli è un romantico. A questi tempi deve sentirsi solo, spaesato, troppo diverso, troppo lontano da tutti. A fissare lo sguardo sul panorama estetico dell'ora presente non troviamo in lui nemmeno l'uomo che appartenga a un'altra età. Perchè coi macchiaioli non ha nulla di comune e con gl' im- . . . press1on1st1 neppure, a meno che non si equivochi su quel suo improntare rapido di quadri e poi lasciati lì. Egli non cerca mai nell'opera una soddisfazione fisica di rapporti, di colori e di toni; al colore e al tono non rinuncia, si ca- . . ' pisce, ma per pura necessita l'uomo non può tappare i vulcani. Montevecchi ha varcato la soglia del fuoco buttandosi nel rogo dell'anima umana. Certo è più prudente non avventurarsi; sedersi dinanzi a un drappeggio, a una schiena di modella, a quattro oggetti purchessia, curare insomma qualche elemento della pittura, star sulla riva e non affrontare il largo battuto dai venti può essere da saggi, ma è meglio perdere da eroi che vincere da vili. D'altronde l'arte non è la sag. - gezza e per quanto certa critica esalti la vigliaccheria e la mediocrità coli' opporsi allo slancio e al tentativo, slancio e tentativo sono l'aureola più bella per chi si butta nell' ignoto. E bisogna proprio che ogni dignità umana sia .:Oorta nel cuore di questa gente per deridere chi parte verso i I pericolo. La storia della civiltà è tutta una storia di tentativi, di cadute, di morti, di sangue, di rivincite. Per deridere chi ha perduto, la vita stessa non basterebbe a finir di sghignazzare. Avanti, dunplastica. Non è l'epicureo che fa di questi elementi lo scopo della pittura come della tavola v'è chi fa lo scopo della vita, e non è neppure l'asceta che si mortifichi, egli va predando quanto gli capita, ma LA PREGHIERA DEL POPOLO .que, ridiamo sui primi volatori che si son fracassato il cranio sulle pietre, ridiamo sui combattenti che son caBianco
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