BOLOGNA 39 essa è la libertà che deriva dall'alto: non la libertà suscitatrice, generatrice di passioni nel popolo come quella che i Mazziniani predicavano e che doveva investire e infiammare tutti gli individui, ma una libertà che si realizza attraverso alla costituzione. Cavour rispetta in sostanza le antiche ·istituzioni e gli antichi valori, ma introduce in essi un nuovo spirito. perchè essi soddisfino alle nuove esigenze dei popoli e appaiano impegnanti di una più fresca e più fattiva circolazione di Yita. Cavour realizzò • l'unificazione d • f talia, in quanto dominò tutti gli avvenimenti, tutte le forze, tutti i programmi che si contendevano il campo per formare l'Italia : traendone :via via gli elementi vitali ed effettuali. La politica divenne nelle sue mani opera d'arte e strumento di creazione. Egli sapeva provocare tutte le possibilité nelle quali avrebbe svolto quella attività di grande ministro. E in questa sua missione di fare l'Italia egli prodigò tutto se stesso, anima e corpo. Negli ultimi . anni non aveva neppure il tempo di dormire: r~" posava appena qualche ·ora su di un lettuccio preparato nei locali ·dello stesso Ministero. Sentiva che non c'era tempo da perdere, che bisognava affrettarsi, sentiva forse che la vita gli sfuggiva quando ne aveva bisogno. Diceva ai suoi medici quando era già vicino alla fine « guaritemi presto, ho l'Italia da fare », e stendeva ad essi supplichevole le sue braccia. Quel dover morire mentre c'era ancora tanto lavoro da compiere, quel dover morire mentre ancora tanti prùblemi gravi reclamavano di essere risolti, diedero agli ultimi momenti di colui, che era vissuto con la passione di fare l'Italia, lo spasimo della tragedia. Ah I quel delirio della morte in cui egli rievoca l'opera fatta, in cui i problemi dell'Italia ancora incompiuta lo affannano come un incubo, laggiù, egli dice del,rando, non sono ancora educati, sono cosi arretrati t Ma non è colpa loro, quel briccone · di Ferdinando ne è il colpevole I Bisogna moralizzare il paese, educare l'infanzia e_la gioventù, adat- .tarla a lavorare ; e invece mi chiedono decorazioni, mi chiedono croci I lo darò tutte le decorazioni, tutte le croci, che desiderano purchè siano onesti, purchè lavorino: non voalio lo' stato d'assedio, goBiblioteca Gino s·anco vemo in libertà, in pochi anni quelle provincie saranno le più ricche d'Italia. ' « E Garibaldi ? E un galantuomo ed egli mi · accusava I Ha respinto la mano che gli tendev• perchè l'ho fatto straniero in patria con la cessione di Nizza : egli vuole andare a Roma, vuole andare a Venezia, ma nessuno ha più fretta di noi d' andarvi. E l'Istria? E il Tirolo? Questo sarà lavoro per un'altra generazione: noi abbiamo fatto abbastanza per l'Italia. » La sua vita politica era cosi connaturata in lui, con tutta la sua essenza umana che fino le sue estreme parole sono per la sua politica ecclesiastica. Quando il frate, parroco di S. Maria degli Angeli, si presenta per dargli i supre• mi conforti religiosi (s•era messo d•accordo con lui perchè nè voleva ritrattare quello che aveva fatto · . nè voleva morire scomunicato e senza sacramenti e senza sepoltura sacra come quel- ministro che aveva firmato la legge siccardiana con la quale si ·abolivano i privilegi ecclesiastici, perchè era an-- ticlericale ma anche credente e cattolico,) quando . frate Giacomo venne a dargli r assoluzione in punto di morte : Eh I frate Giacomo, libera chiesa in libero stato : furono le sue estreme parole. L'uomo che aveva fatta la rivoluzione essendo conservatore, l'uomo che aveva avuto della rivoluzione un concetto che la distruggeva in pieno, perchè dei mezzi rivoluzionari diceva : se sono utili, efficaci, adatti a raggiungere lo scopo, dobbiamo seguirli, ma allora non sono più rivoluzionari, ma sono ordinari ; se sono invece inadatti allo scopo, a nulla serve chiamarli rivoluzionart perchè non valgono a nuUa. Questo concetto caratterizza l'uomo capace ed audace, pronto a tutte le rivoluzioni, a tutte le iniziative, a tutte le azioni più temerarie quando vedeva che vi erano delle probabilità di realizzazione. Per questo egli fu il più grande uomo politico del nostro Risorgimento. Per questo la sua opera è viva e sostanzialmente immortale, anche se il suo liberalismo sia oggi, come forma di governo, superato ; le teorie politiche hanno il loro ciclo : forse esse non muoiono mai del tutto, ma rivivono nel loro contenuto migliore transustanziate in teorie più attuali e più vaste : muore il liberalismo, la libertà d'Italia non muore. E finchè l'Italia sarà libera, Cavour sarà vivo. . .
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