Vita Nova - anno III - n. 12 - dicembre 1927

.. \ 30 UNIVERSITÀ FASCISq:A Toscana non tarda ad instaurare un governo demo- • • • crat1co mazz1n1ano. li 1849 è il momento della massima influenza di Mazzini ; democratici e mazziniani hanno nelle loro mani gran parte dei governi della penisola : in Toscana, in R<:)ma, in Venezia, in Sicilia. Nello stesso Piemonte abbiamo un parlamento e un ministero democratici. La rivoluzione sembra trionfare dovunque, forze notevoli sono poste agli ordini di Ca_rlo Alberto per continuare e condurre alla vittoria la guerra contro l'Austria. Appare imminente il trionfo del • • programma un1tano. , Ma i disastri si susseguono, 1'esercito pie~ontese, dopo essere stato nuovamente costretto a riprendere le armi contro I'A~stria per volere dei democratici mazziniani, è battuto definitivamente a Novara, Carlo Alberto ha abdicato la corona in favore di Vittorio Eman:uele 11, Ferdinando di Borbone, appoggiato dall'Austria, restaura il regime assoluto, nel luglio del 1849 la repubblica romana è sopraflatta, nonostante l'epica resistenza, dalle truppe francesi, nell'agosto Venezia è costretta ad arrendersi alle truppe austriache, cosicchè, se nel 1848 si era avuto il fallimento del programma .moderato, il 1 i49 segnò il f alliment~ del programma mazziniano. La grande rivoluzione che doveva rinnovare tutta l'Europa era fallita : l'Austria si era mostrata più salda d1 quello che Mazzini non credesse, i principi ritornati nei loro stati erano· animati da propositi di reazione, i clericali in Francia erano padroni del governo. Non ostante tutto questo, una cosa apparve . chiara agli occhi di tutti, che il sentimento nazionale aveya ormai pervaso le masse cittadine, che, se la campagna era ancora ostile od inerte, la grande massa della popolazione cittadina aveva vigorosamente partecipato al movimento costituzionale, dimostrando così che essa era già acquisita al bisogno delrindipendenza nazionale. Non più pochi gruppi di malintenzionati rappresentano il programma· dell'indipendenza ma tutti gli strati della cittadinanza delle più importanti città italiane come Milano, Brescia, Roma, Venezia. Ma l'esperienza aveva anche dimostrato che non era possibile fare insieme la rivoluzione e la guerra, che bisognava fare l'una o l'altra, per eh è la guerra richiede eserciti regolari che la l'ivoluzione tende invece scom- . pag1nare. Se il 1849 segnò la disfatta e il fallimento iblioteca Gino ·s·anco del programma mazziniano, l'opera non era stata vana. Essa era stata strumento ed insieme era indice del progresso compiuto dagli ideali d'indipendenza e di libertà cos ituzionale tra le grandi masse dei cittadini ; e questo è un fatto· importante, perchè esso pone il problema italiano nella coscienza di tutto il mondo come problema vissuto da un popolo cosciente. Non ostante i disastri militari, non ostante il fallimento dei vari programmi, in questo momento critico c'è un fatto decisivo che a prima vista appare poco importante e che invece è desti- . nato ad essere il punto d'appoggio, la leva per i fatti che seguiranno. Mentre venivano restaurati i governi reazionarj, mentre la costituzione era abolita in Toscana, nello Stato. pontificio, in Sicilia, invece nel Piemonte rimane la costituzione. La lealtà di re aveva suggerito a Vittorio Emanuele II, successo al padre Carlo Alberto dopo la rotta di Novara, una decisione geniale. Mantenuta la costituzione, nonostante le pressioni austriache, in Piemonte, questo assume di fronte al resto della penisola, un compito decisivo per lo sviluppo ulteriore del nostro Risorgimento. Soltanto in Torino vi è un parlamento elettivo e un ministero responsabile e vi è sufficiente libertà di stampa. Questo parlamento piemontese, dapprima con maggior cautele, finchè alla presidenza del ministero è Massimo D'Azeglio, poi con un vigore, con una libertà, .:con~una efficacia straor .:!inaria quando sarà retto dalle mani di Cavour, incomincia una serie di riforme interne di cui accennerò le principali, quelle che hanno avuto maggior risonanza, e più efficace influsso nella politica nazionale. La riforma di maggior importanza politica fu quella che investiva le relazioni fra il ~lero e il governo costituzionale piemontese. Fino al 1848-il Piemonte era stata la regione più clericale d'Jtalia, la regione maggiormente dominata dal clero. Il clero aveva propri trib~nali civili ed ecclesiastici, godeva del diritto di asilo, dominava sulle scuole, controllava la beneficenza ; e poi era numerosissimo : c'era un prete per ogni 214 abitanti, ,mentre I'Austria ne aveva uno su 61 O abitanti e non e' erano meno di 500 monasteri. Massimo D'Azeglio aboliva, nel 1850, i tribunali ecclesiasti~i e il diritto di asilo, mentre Cavour abolirà nel 1858, i -benefizi ecclesiastici, incamerandone i beni non ostante la reazione più energica degli ecclesiastici. Anche nella politica scolastica f.urono combattute asperrime lotte per sottrarre le scuole al dominio deg~ eccle-

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