Vita Nova - anno III - n. 10 - ottobre 1927

, BOLOGNA 11 illuminismoS.i capisce al volo la profonda differenza derivante dal fatto che egli abbia vissuta la sua utopia nell'opera d{ scrittore invece che nella sua opera di funzionario del Governo Mediceo. E per questa differenza che si capisce al volo, noi pensiamo, come si diceva avanti, quasi con una specie di pausa_ retrospettiva, alla possibilità che i Medici accettassero l'opera sua nel nuovo Governo e benediciamo a quel rifiuto che gli ha tolto la prima illusione di poter giovare al compimento del suo ideale nel campo dell'azione e lo ha segregato nella modesta vita di S. Cassiano a vivere il suo ideale - nella conversazione cogli spiriti grandi degli antichi e nella sua grande opera storica e politica che egli lanciava come un sacro insegnamento a chi avesse la virtù di accoglierlo e di attuarlo. Anche Machiavelli, come Dante, a un certo momento della sua esistenza è stato sospinto dagli eventi a celebrare nella solitudine dell'esilio un suo utopistico ideale pratico. E, come Dante, dalla celebrazione di un'utopia ha espresso una di quelle monumentali opere d'arte senza le quali non si può più immaginare la storia di un popolo senza alterarne totalmenté la fisonomia. L'utopia che il Machiavelli celebra nel Pr.incipe e in tutta l'opera sua di scrittore politico è per altro molto meno utopia che non l'idea dantesca. Anzi si può dire che è utopia non tanto nel contenuto sostanziale dell'idea quanto nelle forme in cui egli si proponeva di attuarla. L'utopia del Machiavelli in fondo consiste in questo : . che essa non ha ancora penetrato la coscienza e la vita Italiana, non ha ancora trovato nel fondo della coscienza nazionale la sua verità santificatrice, e non ha potuto ancora costituire nella realtà della vita i dati di fatto fondamentali per la sua attuazione. Machiavelli è utopista perchè non s'accorge che mancano nella coscienza e nella vita tutte le condizioni che sono assolutamente necessarie per il suo ~oncretamento nella storia. Perciò egli è costretto a fidare in una virtù che rimane estranea all 'id~a nello stesso modo che l'idea rimane estranea alla realtà storica. Ma l'utopia del Machiavelli non è più utopia se viene affidata non più ad un individuo perdhè la traduca in atta con uno sforzo di abilità. astratta ; ma a tutto un popolo che la traduca in atto inserendola nel procP-sso della · sua storia e traendo dalla verità dell'idea i mezzi e anche la loro giustificazione morale. Collocandola in tutto if- processo storico della formazione del nostro stato nazionale italiano noi ci potremo apie- ■ 1an o gare esattamente ciò:,che vi è in essa di astratto, di falso, dì utopistico, di immorale, ma non ci potremo spiegare anche che essa rappr~s~nti uno sforzo del pensiero politico verso la realtà concreta della vita ; ci spieghiamo ciò che vi è in essa -di vero, di nobile e di santo ; ci potremo spiegare che essa sia stata per secoli cosi aspramente giudicata, e insieme che si sia sentito per secoli il bi- ' sogno di occuparsene, anche condannandola. E una medicina amara contro cui l'organismo si rivolta. Ma pur rivoltandosi, l'organismo sente che in fondo di quell'amaro vi è una sostanza buona di cui può giovarsi, ed effettivamente si giova sempre più ef- . ficacemente a misura che si viene ·rafforzando e riesce più prontamente ad assimilare il buono e ad annullare il male nel circolo della sua vitalità più vigorosa. Il Machiavelli, abbiamo detto, è il Rinascimento che cerca di superare le sue posizioni politiche, è un momento della coscienza · politica italiana nel suo sforzo secolare verso la concreta sintesi del1' ideale I etico e della realtà pratica in uno Stato Nazionale. Quando lo Stato Italiano è stato com- . piuto noi abbiamo potuto cominciare a capire effettivamente la intima continuità della nostra storia, che è appunto storia della formazione d~ questa sintesi da cui sorge il nostro Stato Nazionale. Ed a misura che noi sentiamo più profondamente fusi e compenetrati i due termini della sintesi e più viva la sintesi stessa, a misura cioè che sentiamo più intensamente dentro di noi e in sè più vigorosa )a nazione italiana ed il suo Stato nazionale noi comprendiamo anche più nitidamente la continuità della storia e con più sicuro senso storico valutiamo quanto vi è di vero e di falso in tutti i tentativi per avvicinare i due termini e , comunque per saldarli. Oggi possiamo scorgere ciò che vi è di vero nella concezione politica del MachiaveHi, nella sua negazione dell'ideologia internazionale dantesca e nell'affermazione dell'esigenza sia pur astratta quanto si vuole di uno Stato nazionale. E non escludiamo nemmeno che domani noi sentiremo l'idealità morale, perfettamente fusa colla realtà pratica della vita, palpitare con così ampio ritmo e premere con tanta virtù di espansione, sì da dover scorgere una verità 11uovaanche nella utopia dantesca. Il Machiavelli non è un filosofo. Si capisce bene che in un grande pensatore qual'è il Ma- - • • • • ,I . "

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