Vita Nova - anno III - n. 10 - ottobre 1927

8 UNIVERSITÀ FASCISTA r I ideale politico. Il valore della vita è tutto nella capacità di significare un'ideale forma di perfezione ché sorride nell'alto dei cieli pur riavvicinati alla terra. Ma nessuno ha un concetto di un valore da attuare nella organizzazione della vita sociale. Nel mondo della coltura si faranno ampie discussioni sui fini e sui metodi che la politica debba proporsi ; ma non appare all•uomo del Rinascimento un fine politico che risulti determinato e concreto dalla realtà pratica e che s'imponga al suo dovere. Parlando del momento dantesco si osservava la strana contraddizione di un così sfrenato , impeto di egoismi in tanto fervore di fede. Ora possiamo osservare quest'altra contraddizione altrettanto strana, che cioè non mai forse come nel Rinascimento si sono scritti tanti trattati di morale, e forse non mai come in quell'età la vita ci appare così spregiudicatamente sciolta da ogni di- . sciplina. Ripensavamo dianzi con una certa meraviglia al Signore medioeval ~ capace di prosternarsi davanti all'altare della Madonna prima di scendere nelle segrete del cas_tello a finire il suo avversario. Con altrettanta meraviglia possiamo ripensare ora al Signore del Rinascimento, che dopo aver dato ordini ai sicari per liberarsi di' un rivale incomodo, passa in biblioteca a leggersi un classico , latino o greco, e dà ordini ad un g~ande artista per la decorazione di un loggiato del palazzo. La causa di tutti i mali è sempre quella del momento dantesco, cioè la mancanza di uno Stato. Nel Rinascimento è caduta l'utopia dell'Impero, che colla sua moralità astratta impediva alle concrete organizzazioni politiche di assurgere alla dignità morale di Stato. Senza dubbio lo sparire di questo impedimento ha rappresentato un progresso verso la soluzione del problema dello Stato, ma non lo ha · risolto : ha dato alla coscienza politica la sua libertà, ma Qna libertà puramente negativa, senza un.idea concreta di Stato in cui gii impulsi egoistici della coscienza Italiana trovino un limite ed una disciplina. L'Italia dovrà sperimentare tutte le sofferenze di questa libertà politica puramente negati'Va prima di giungere a sentire positivamente la necessità di sup_erare I•egoismo individualistico nella disciplina etica dello Stato. , * * * Per tutto il Rinascimento la coltura ha ancora sempre carattere di universalità internazionale, la coscienza della nostra nazione italiana è ancora • Biblioteca GinO Bianco sempre essenzialmente cosmopolitica e individualistica. Il Signore, sulla rovina del Comune dilaniato dalle lotte di parte, ha costituito un dominio, che del vero e pFoprio Stato ha il carattere, che mancava al Comune, -di una precisa ed evidente unità sovrana trascendente la pura e semplice coalizione d •interessi : ma anche la Signoria come il Comune manca di quella profonda idealità -morale, che costituisce la verità ed il coronamento dello Stato, e gli conferisce il diritto sacro di sovranità. Ecco perchè la Signoria è ancora instabile come il Comune ; se non è insidiata dalle fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini o dei Bianchi e dei Neri, è invece insidiata dalle cospirazioni ardite nei corridoi di palazzo o all'ombra di una casa rivale. E questa mancanza di un'intimo valore etico della Signoria ci spiega il perchè essa, come il Comune, non abbia avuto la capacità di creare nel suo sviluppo uno Stato nazionale. Anche la Signoria non ha in sè la sintesi che è la verità dello Stato, è anch' es- . sa pura e semplice individualità e quindi non ha ' potenza di espansione. Anche la Signoria non ha l'universalità di un'idea da attuare, e quindi non può, come non poteva il Comune, estendere la sua orbita in una compagine salda e duratura. Le città che uri Signore ha riunito sotto il suo domi- • • • t • n10 non cost1tu1scono un u~1co compatto, ma sono altrettanti possessi del Signore, staccati l'uno dal- , l'altro e diversi d'importanza secondo la diversa stima che il Signore ne faccia per il suo tornaconto e per il suo prestigio. Anche il valore con cui si conquista e si mantiene la Signoria risente la mancanza di quest'idea universale : è sempre un'abilità tutta esteriore che si esercita su dati e fatti particolari, ma non si rivela mai come forza morale capace di scendere nell'intima vita spirituale del popolo, per comprendere ed interpretare le sue esigenze, . per compiere un bene che ne conquisti quell'assenso che dà diritto anche di im- ' porre un sacrificio. E un'abilità che è solamente abilità, e che quindi riesce a sfolgorare in un momento di successo fugace, ma non riesce e non riuscirà mai alla creazione di un vero e proprio Stato, capace veramente di stare, secondo l'etimologia latina, fondato cioè sul consenso di ciò che è più vero e pià stabile nell'umana coscienza. Per molto tempo l'Italia sopporta senza conseguenze troppo gravi questo suo disordine politico, ., ma ce un momento nella sua storia in cui d'un tratto si sente il terrore di una situazione profon-

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