6 UNIVERSITÀ f ASCiSl A ' tità aveva quella « sanctitas » di un'idealità morale, che costituisce la verità intima dello Stato e l'origine della sua forza di stabilità e di' resistenza. Visto che l'unità di queste organizzazioni rispondeva puramente a coincidenze d'interessi utilitari, era evidente che esse si modificassero in una turbinosa vicenda col modificarsi di queste coincidenze e che smarrissero la loro· individualità in un continuo frazionamento della loro natura puramente empirica, come lo Stato imperiale smarriva la sua individualità in- un'astratta universalità di pura estensione. La divisione tipica di questo tentativo d' organismo statale era data da un raggruppamento di abitazioni rurali o cittadine su cui si stendeva l' ordinamento del Comune o il comando del Signore. L'unità concreta dello Stato è segnata insomma dal giro delle mura levate a ·difesa, dalla torre della Chiesa del Santo protettore, dal Castello che , sorge sul colle, coli' atteggiamento fiero di minaccia e di difesa ad un tempo ; ma se nella unità dello Stato non c'è idea morale capace di comporre i diritti in un dovere, non c'è ragione che essa non si frazioni ancora, non si restringa dalla città ad una clientela o ad una . consorteria, ~ ed .abbia il suo confine segnato semplicemente dalle case fortificate di una famiglia più numerosa e più potente desiderosa di primeggiare a capo. Si capisce quindi che nessun Comune e nessun Signore avrebbe mai potuto nonchè unificare l'Italia, nemmeno costituire uno Stato regionale, ben saldo e compatto. Non avrebbe potuto farlo per la semplice ragione che mancava al Comune la consapevolezza ·di un'idea morale immanente nello Stato. Per operare una conquista duratura è necessario saper vincere l'esclusivismo della propria individualità materiale, ed accogliere i vinti nella solidarietà della propria vita. Non si attua un vero e proprio ampliamento nella propria individualità se non si sente entro di se un'idea più ampia della propria individualità, se non si ha insomma coscienza di essere sintesi di universale e . d'individuale. Ora il Comune non aveva coscienza di una sua idea e di un suo valore più grande dei suoi confini, non sentiva nella sua organizzazione statale il palpito dell'universalità. In fondo il Comune era e si sentiva semplicemente organizzazione d'interessi: tant'è vero che anche dopo la vittoria, trovava naturalissimo inchinarsi davanti alla sacra maestà dell'Imperatore, rappresentante legittimo dello ,Stato e della sua moralità. Quindi nessun Comune Biblioteca Gino Biancoera in grado di superare questo intimo egoismo materialistico segnato dal giro delle mura o dall'ombra del campanile, e fondere un'altro Comune vinto nella propria organizzazione statale con parità di doveri e di diritti. L'astrattismo dell'Impero universale aveva portato il Comune ad una posizione arretrata rispetto a quella dell'antica Roma pur nei primi passi del suo fatale cammino. Il vinto non poteva essere per il vincitore che oggetto di conquista, possesso materiale soggetto al suo comando ed alle sue esigenze. Il senso della nazionalità non costituiva un vincolo di solidarietà particolare entro l'informe · universalità : non impediva quindi al vincitore di asservire il vinto a sè e alle sue formalità egoistiche e si capisce non impediva viceversa al vinto · di allearsi con qualsiasi forza straniera per scuotere il giogo e fare la vendetta. * * * Così avveniva che proprio mentre era'più fervida nella coscienza italiana l'aspirazione alla pace, invece la vita fosse più sconvolta ed angosciata dall'anarchia di tutte queste cieche forze egoistiche in disordinata guerra fra di loro. Come abbiamo accennato avanti, il Papato e l'Impero nell'universalità della loro natura e delle loro funzioni erano potestà troppo astratte dalla concreta realtà della vita per poter comporne il caos politico ad immagine di quell'ideale gerarchia di verità che rappresentavano sulla terra. E non potendo colla potenza della verità che rappresentavano dominare la molteplicità degli interessi e delle coalizioni d'interessi che si dibattevano convulsamente nella realtà, per salvare i loro interessi particolari, così il Papato . come l'Impero erano obbligati a scendere anch'essi nel mondo delle competizioni, che invece avrebbero dovuto dominare, e si adattavano persino a servirsi della loro suprema autorità pacificatrice come d'uno strumento di guerra. Da una parte, sudditi che rifiutavano di obbedire, e dall'altra le supreme potestà che rinunciavano a comandare. L'origine prima di questa contraddizione, in cui la coscienzà italiana dolorava, era nell'utopia politica, che discendeva dall'idea cattolica che essa andava spiegando nella gloria della nuova coltura. Si capisce quindi che la coscienza italiana non potesse avvertire l' origine della sua contraddizione e del suo dolore, dovesse semplicemente
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