Vita Nova - anno III - n. 10 - ottobre 1927

4 UNIVERSITÀ FASCISTA .J presentare il centro della sua· nuova civiltà. Ma • se a,veva il fortunato privilegio di cos~ituire ·il cen .. ·tro di questa nuova civiltà e di questa •nuova coltura cristiana neolatina essenzialmente cattolica ed internazionale, aveva anche il privilegio triste di dovere fare intera l'esperienza dell'astrattismo utopistico che e' è nella concezione politica di questa idea. È in fondo la concezione politica di Dante, che presumeva di poter dare alla società umana un pacifico ordinamento saggio e felice sotto una unica legge ed un'unica potebtà dedotta e santificata da una verità che se rappresentava la finalità ultima e suprema della coscienza e della vita, rimaneva pe1fettamente estranea agli interessi ed agli ideali che si agitano neIla concretezza della sua storia. C'è qualche cosa di stranamente contradditorio nell'animo di questo secolo · che quasi improvvisamente esce dalla notturna barbarie medioevale con tutti gli impeti selvaggi dei suoi istinti , primitivi, e colla più ingenua passione d'amore ad adorare le nuove spirituali forme di fede che si illuminano nel fresco mattino della civiltà nuova. Ma la concezione politica di questa nuova idea religiosa che sale all'orrizzonte, ha ancora fortemente accentuato questa contraddizione aperta n~lla coscienza e nella vita del Duecento. La concezione politica della nuova coltura cattolica conteneva un.idea etica di tale valor.e ed autorità da affascinare subitamente quanto vi fosse di più nobile e di più puro nell'anima di questa umanità nuova ; ma quest'idea morale còl carattere assunto di astrattezza universalistica superio~·e ad ogni differenza Nazionale, non aveva alcuna capacità di organizzare gli interessi pratici della vita sociale e di dare ai voleri degli individui la di~ sciplina di un diritto superiore a tutti i loro singoli diritti. L' idea morale della coscie~za religiosa del Duecento, insomma, manteneva intera la sua potenza fìnchè si rivolgeva alle ispirazioni umane che miravano verso le finalità ultime supermondane della vita, ma perdeva la sua potenza quando doveva rivolgersi agli interessi pratici della vita sociale, e doveva determinarsi in -quella concrt ta moralità che crea molte delle compagini politiche e che santifica la sovranità dello Stato. Ecco perchè, forse, non n1ai altra età sognò con più ardente passione un più puro ideale di vita e si abbandonò con più selvaggio impeto di egoismi ci ~chi alla libertà più sfrenata di istinti. Noi non ci meravigliamo dunque di vedere il signore di Biblioteca Gino Bianco Romagna che si prosterna davanti all'Altare della Madonna in atto della più angosciata contrizione, e un momento dopo scende con feroce gioia nella segreta del castello ad uccidere il suo avversario fatto prigioniero. Non ci meravigliamo di trovare il poeta cavaliere che dopo aver composta la più dolce. canzone in onore di donna a~gelicata, spirituale forma nella sua fantasia religiosa tutta cinta dell'oro e dell'azzurro. dei paradisiaci sogni, passa di un tratto ad armarsi d'ira e di ferro per la battaglia di fazione. Non ce ne meravigliamo : anzitutto solo perchè conosciamo quest'anima procellosa e ingenua del Duecento, tutta fremente di giovinezza e di desideri, sempre pronta ad amare e ad odiare fino alla passione, ma anche perchè se·ntiamo che manca all'uomo del .Duecento una potestà ed una legge sovrana che ne disciplini gli istinti individuali nella concreta moralità dell'organizzazione giuridica dello Stato. Non manca veramente lo Stato, lo Stato c'è ; ma gli manca quell'intima unità di elementi ideàli donde gli deriva la capacità di attuare la sua missione e di disciplinare lo svolgimento della vita. Il Sacro Romano Impero risponde perfettamente alle superiori aspirazioni dell'anima religiosa, rappresenta politicamente il suo supremo valore, ha in sP- tutta la dignità dello Stato, è universalmente riconosciuto come la .potestà sovrana a cui è dovuto la devozione fede le degli uomini. Ma nell'esercizio effettivo del suo potere sovrano l'Impero non riusciva e non mai sarebbe riuscito a comporre gl'interessi profondamente diversi dei diversi gruppi della popolazione soggetta sotto l'impero di norme generali che limitando le singole libertà ed i singoli diritti ne assicurassero proprio mediante il loro limite un ulteriore sviluppo alle libertà e l'appagamento di più importanti diritti ; e tutti i diversi. gruppi etnici che riconoscevano l' au .. torità dell'impero e che professavano tutta la devozione alla Maestà dell'Imperatore, viceversa rivendicavano tutta la loro autonomia, quando si trattava dell'amministrazione dei loro interessi e cercavano di crearsi per loro conto delle organizzazioni giuridiche alle quali affidavano, nello svolgimento della vita pratica, i compiti che lo Stato non riusciva ad assolvere. In fondo l'unità dello Stato veniva a scindersi proprio in quegli elementi opposti che esso dovrebbe conciliare. Al di sopra lo Stato con la sua idealità morale, e colla maestria delle forme sovrane ma senza una funzione effettiva nella pratica della v.ita ; e al disotto infiniti stati

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