Vita Nova - anno III - n. 10 - ottobre 1927

2 UNIVERSITÀ FASCISTA ' - I I della storia, ma si è fe!mata, nella ricerca, alla materialità dei fatti : e qui ha creduto di cogliere l'unit'à intima del suo svolgimento. La coltura positivistica ha rivendicato anche in ·questo campo della storiografia una libertà puramente negativa ; ha bensì studiato la politica del Machiavelli con perfetta libertà da ogni a,tratto pregiudizio estra- , neo alla storia di quel m~mento, ma senza quella libertà che è luce e con1prensione. Quindi ha giustifìcatq quel realis~no politico .che aveva un pochino scandalizzato persino gli ammiratori, ma con un giudizio ancora esteriore, che non illumina · l'intimo significato di qu ~na dottrina. Per i grandi come Machiavelli una giustificazione del pensiero è sempre un pochino un'offesa. Per non offenderlo bisogna capirlo ; ed evidentemente quando noi vogliamo giustificarlo, dicendo che egli ha dato al suo principe quei perversi consigli perchè erano perversi anche i tempi, e i metodi politici che egli consigliava erano applicati senza restrizioni da · tutti, noi mostriamo chiaramente di non aver capito ancora Machiavelli. Qui non si tratta di fare una difesa dell'uomo domandando per una sua colpa tutte le attenuanti generiche e specifiche, e sostenendo la provocazione grave, l'eccesso di difesa, se proprio non si può sostenere la legittima difesa. Il problema non è quello di difenderlo ma , di capirlo, di spiegarci chiaramente e quale il valore~e quale il significato del suo pensiero nella storia della Nazione Italiana. ' puo Una migliore comprensione 'del Machiavelli. risultare senza dubbio dalla nostra moderna coltura idealistica, che ha per primo principio filosofico l'affermazione della realtà dello spirito come unità viva, tutta presente ed operante così nella sua eterna storia ideale come nella storia temporale delle contingenze. Ed infatti noi troviamo già una interpretazione del Machiavelli molto più profonda e quindi molto più libera in un prege- . · vole volume di Francesco Ercole, che per l' appunto risente viva l'influenza della filosofiacrociana. L'Ercole ha studiato per molti anni amorosamente il suo e nostro autore, e nei saggi raccolti in questo volume egli tenta la ricostruzione di una vera e propria filosofia politica del Machiavelli, o forse, _,,per essere più esatti, trae dal Machiavelli gli elementi per ricostruirsi una sua filosofia politica : ad . .ogni modo l'Ercole ci presenta in questo suo lavoro il realismo del Machiavelli con tutta serenità senza scandalo celato o manifesto, e senza· giustiBibli teca Gino s~anco ficazione più o meno ac~usatrice, collocandolo crocianamente nel primo momento pratico della vita , spirituale, puramente utilitario ed economico, che è precisamente · la materia del diritto e della politica. Resta però sernpre a mio parere a studiare la formazione storica ed il carattere peculiare di questo realismo del Machiavelli, da determinare il valore e la deficenza, la moralità e l'immoralità e quindi anche spiegarci ·la strana fortuna del Machiavelli nella coltura dei secoli seguenti, e renderci conto così non solo dell'ammirazione strappata ai suoi detrattori, ma anche delle riserve implicite nelle giustificazioni, che hanno sentito il bisogno di fare i suoi ammiratori. Il che vuol dire dunque che, per comprendere ciò che è intimamente vivo nel pensiero del Machiavelli, bisogna· rifarsi a considerare le forme, i lineamenti essenziali della coscienza , politica dell'età sua e trovare così nella realtà concreta della nostra storia nazionale quanto questo realismo politico del Machiavelli valga, e che cosa manchi al suo pieno valore. E rifacciamoci dunque a considerare le forme ed i lineamenti essenziali della moderna storia Italiana. * * * È inutile dire che in questo caso, parlando di storia moderna dell'Italia, si vuole intendere la storia che s'inizia col secolo XIII e che rappresenta l'inizio della risurrezione ideale e della nostra nuova gloria, dopo la notte del Medio Evo .. L'idea cristiana si era propagata per tutto l'occidente nell'epoca della decadenza romana, e lungo i secoli di ferro dell'alto medio evo era venuta maturando con sicuro ritmo la coscienza occidentale ; ed ora fra il cadere del secolo XII e il sorgere del secolo Xlii appt;1iono i, primi segni primaverili della nuova produzione. E evidente che nel lavoro della nuova giornata un compito di prim •ordine doveva fatalmente essere riservato all'Italia. La tradizione latina era assopita ma non era spenta. Bastava il fermento di una nuova grande idea perchè l'anima italiana riavvivasse in sè l'antica virtù, riprendesse la sua missione e la sua dignità antica di sovranità spirituale. Era evidente che se il Cristianesimo doveva avere un suo ideale sviluppo in Europa e creare una civiltà ed una coltura dovev.a. · anche risuscitare la tradizione latina, rielaborarne gli elementi alla sua nuova idea, ed anche adàttare la sua nuova idea alle forme ed ai caratteri

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